Isola di malolo in attesa della partenza |
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Il carangide pescato uscendo dalla laguna prima di puntare sulla Nuova Zelanda |
Alle 8 di mattina ,dopo una notte in bolina con randa in prima mano per non correre troppo, attracchiamo alla banchina della marina di Opua. Abbiamo tentato di contattare la custom appena entrati nelle acque territoriali della Nuova Zelanda, come prescrive il regolamento, ma dalla radio nessuna risposta. Penso: eccola la, la tanto decantata efficienza british! Questi stanno a dormire e prima delle 8-9 non se ne parla. Ormeggiati ci rilassiamo un po' al sole e notiamo altre due barche arrivate prima di noi che espongono la bandiera gialla, simbolo per tutti natanti in arrivo da altre nazioni di essere in attesa di ispezione da parte della polizia, dogana ed ufficiali sanitari. Dopo poco vediamo scendere da una di queste barche un uomo in divisa, gli chiediamo cosa dobbiamo fare e la sua risposta e' inequivocabile “wait”.
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La rotta dalle Fiji alla NZ. I quadretti rossi indicano la prima indicazione fornita dal guru Bob, le crocette rosse la seconda indicazione |
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Un particolare della rotta |
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Una visione più allargata della rotta |
Waitiamo facendo colazione poi ecco il nostro uomo, cartella in mano, salire deciso in barca con i suoi scarponi da militare (peraltro lucidi e splendenti). Documenti da riempire, passaporti da timbrare e in 10 minuti il gioco è fatto, but wait you have to wait. Aspettiamo e alle 9 ecco salire a bordo gli ufficiali sanitari. Lui, il solito omone stile rugby, lei, una bella signora bruna: “Do you have some fresh food?” Solo poca roba in frigo, rispondiamo. Inizia la perquisizione, aprono sportelli, paioli e naturalmente il frigo. Risultato: viene requisito quasi tutto con strane eccezioni. Via patate, cipolle, aglio, una zucca, la pancetta (ma il salame e il formaggio no) e anche l'unica frutta rimasta: un ananas. E no dico io allora me lo mangio subito. OK, permesso accordato. Lo pulisco e lo faccio a fette; ne offro alla signora, lei cortese ma decisa rifiuta. Si sa il ruolo e' il ruolo. E cosi' scompare l'ultimo ricordo dei tropici. Raccolgono tutti i cibi come fossero rifiuti radioattivi in grosse buste nere, salutano gentilissimi e naturalmente dobbiamo ancora waitare. Venti minuti ed ecco l'ultima visita: quelli della dogana. Altri due in divisa montano a bordo e dopo qualche altra formalità controllano tutta la barca alla ricerca di alcool in eccesso droga ed altre simili amenità. Anche loro gentili e professionali. E' tutto ok. Insomma in un paio d'ore tutto a posto, siamo stati accettati dalla NZ. Allora l'efficenza british c'e' veramente. Abbiamo il permesso di spostarci ed entrare nel marina abbandonando il molo dei sorvegliati speciali.
Opua |
Altra manovra in porto e la barca e' finalmente legata in mezzo a tante altre sorelle con bandiere di tutto il mondo. Dopo più di sei mesi torno da dove ero partito in aereo quest'anno per iniziare il terzo anno di giro del mondo. Avevo passato un mese in Nuova Zelanda con Rita e gli altri amici a girovagare da sud a nord ed assaporare l'atmosfera di questo giovane paese. Appena messo piede a terra ho rivissuto subito le stesse sensazioni: colori limpidi, verde in ogni dove, case mantenute perfettamente nelle loro tinte pastello e sopratutto quell'aria fresca e frizzante che spazza via definitivamente i calori e i colori tropicali. Fra qualche giorno andremo un po' più a sud a Wangarei dove lasceremo la barca. E' stato un anno tranquillo con solo 3000 miglia verso ovest ma con tanti amici vecchi e nuovi ospiti di Argentina. L'anno prossimo ci aspetta l'oceano Indiano; 10 mila miglia da qui al Sud Africa in soli sei mesi perché a fine ottobre 2017 dovremmo già essere arrivati per non avere poi condizioni di vento troppo dure.
Per ora chiudo qui il diario ringraziando Renato Serafini (che pazientemente ha pubblicato sul blog il diario e le foto) e voi che avete seguito l'avventura di Argentina.
Appuntamento a tutti gli Argentonauti l'otto dicembre ad Amelia a casa di Piero e Vella.
Ciao
Paolo