NELLA RADA DI SUVA CONFINATI IN BARCA IN ATTESA DELL'ARRIVO DELLA
CAPITANERIA
Stamattina alle due di notte siamo arrivati, dopo 400 miglia, a Suva la
capitale delle Fiji.
Dopo aver avvisato la capitaneria ci siamo ancorati nella zona destinata
alle barche in arrivo da altri paesi per essere controllate per
l'aspetto igenico sanitario.
Un bicchierino per festeggiare l'arrivo e l'attraversamento
dell'antimeridiano di Greenwich (siamo finalmente tornati con
longitudine Est che vuol dire che ci stiamo avvicinando e non piu'
allontanando da Roma) e poi a nanna.
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La bandiera delle Fiji |
Alle nove chiamiamo di nuovo la Capitaneria; risposta “you have to
contact the Royal Suva Yacht Club”. E allora, senza chiamare al
telefono, ci mettiamo sul gommone e scendiamo a terra al club. Non c'e'
nessuno; solo al bar incontriamo una graziosa cameriera che con un
sorriso a 18 carati (qui come alle Tonga vanno molto di moda le protesi
d'oro anche per mostrare la ricchezza) ci avvisa che dobbiamo subito
tornare in barca e attendere li l'arrivo dei funzionari altrimenti
rischiamo una grossa multa. Con la coda tra le gambe di corsa indietro.
Dopo un'oretta di attesa chiamiamo il Club; se ne parlera' “after
lunch”.
Sconsolati ci arrendiamo e io ne approfitto per mandare questo ultimo
diario. Infatti Renato, che gentilmente pubblica i testi e le foto che
gli mando, dal 5 al 25 agosto sara' in vacanza e quindi anche il diario
seguira' la stessa strada.
Due righe di storia.
Parafrasando la nostra Costituzione si potrebbe dire che le Fiji sono
una repubblica fondata sul poco lavoro. Infatti qui in Melanesia come
in Polinesia voglia di lavorar saltami addosso. Tutte le occupazioni
piu' seccanti sono state delegate fin dai primi del 1800 a schiavi
importati per lavorare nelle piantagioni di sandalo, il legno piu'
pregiato del mondo fino allora appannaggio della Cina.
Le Fiji, avvistate da lontano dall'olandese Abel Tasman a meta' del
seicento, furono visitate dal solito James Cook nel 1774. Poi fu la
volta dei missionari metodisti che dal 1835 tentarono di convertire gli
indigeni ma per venti anni finirono tutti nel pentolone.
Solo quando il sovrano CaKobau ( anche lui prima grande estimatore di
donne e carne umana) nel 1858 decise di chiedere, per motivi di
convenienza, la protezione dell'Inghilterra e la regina Vittoria decise
di accordargliela nel 1874, fini' la moda del pentolone. Cakobau per
convincere poi i suoi ad abbracciare la religione cristiana e a cambiare
menu' minaccio' di passare per le armi chiunque rifiutasse la nuova
fede. Cakobau cedette, come colonia, le isole Fiji alla corona
britannica ma il possesso della terra rimase ai Fijiani, lasciandone
l'usufrutto ai nuovi protettori inglesi.
Trovata la soluzione diplomatica occorreva quella pragmatica di chi
avrebbe coltivato la terra. Il problema fu risolto da sir Arthur
Gordon che, come in altre colonie della corona, porto' lavoratori
indiani. E cosi' dal 1879 le Fiji si popolarono lentamente ma
costantemente della componente piu' importante della popolazione. Gli
Indiani sono ormai quasi la meta' della popolazione e, dopo alcune
forti tensioni con i melanesiani, sono avviati ad una normale
convivenza.
Nel 1970, dopo un secolo di dominio coloniale inglese, le Fiji ottennero
l'indipendenza ma la vita delle isole fu agitata da conflitti interni
fra melanesiani e indiani ed anche da due colpi di stato. Espulse dal
Commonwealth nel 1987, a causa dei golpe, vi rientrarono grazie alla
promulgazione della nuova Costituzione. Come se non bastasse ogni tanto
passa da queste parti un ciclone; gravi danni e si ricomincia da capo.
Mentre finivo queste ultime righe sono arrivati i funzionari della
dogana,capitaneria e dipartimento salute. Dopo un'ora di burocrazia e
moduli riempiti, abbiamo il permesso di sbarcare a terra. Avanti alla
scoperta delle Fiji!!!
Paolo
p.s. come detto prima questo e' l'ultimo diario di agosto; riprendera' a
fine mese.
Fra qualche giorno sbarcheranno Mariano e Pietro, mentre il 17 scendera'
Enrico e salira' il nuovo equipaggio: Fulvio,Laura e Carlo
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Pietro e Mariano due validi compagni di Argentina |
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