30 giugno ore 3 del mattino. "Paolo,Paolo vieni su
che qua e' un casino". Avrei gia'
dovuto iniziare il mio turno ma Maurizio, gentilmente, mi ha fatto dormire un
po' di piu'. Scatto dal letto e sono
mezzo accecato dal bagliore di decine di pescherecci illuminati a festa come
alberi di Natale. La situazione e intricata, meglio chiudere il genoa e
procedere randa e motore. Avanziamo
prudenti in mezzo a chiatte e pescherecci su cui si vedono lavorare tante
persone.
Dobbiamo ancorare di fronte a Teddy bar, questa e'
l'indicazione di Frenky,il nostro agente a Kupang.
Vi assicuro che di notte non e' facile capire; per
fortuna ho delle coordinate suggerite da relazioni di altre barche che pero'
non specificano cosa ci sia nel punto da loro consigliato come ormeggio.
Alle 4,30 di mattina caliamo l'ancora vicino ad altre due
barche a vela.
Finalmente ce ne andiamo a dormire per poche ore perche'
Frenky ha scritto che ci aspetta alle 7,30 di fronte a Teddy bar.
Speriamo di averci azzeccato. Buonanotte o
buongiorno?
Ore 7,15 Dopo due
ore di sonno,io e Maurizio scrutiamo col binocolo se si vede
qualche insegna: niente e allora non rimane che scendere
a terra e sperare. Prendiamo il gommone e ci avviamo a riva; tre persone fanno
cenni con le braccia. Atterriamo e subito il faccione di Frenky si spertica in
"Welcome,welcome Paolo".
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Frenky il nostro agente a Kupang |
La fortuna ci ha dato una mano, il posto scelto di notte
con tanti dubbi era quello giusto (10 09 515 sud 123 34 409 est).
Frenky, ci aggiorna sull'iter burocratico, prende i soldi
che gli avevamo chiesto di cambiare e ci rispedisce in barca ( dato che finche'
non c'e' un controllo sanitario siamo clandestini e potenziali portatori di
malattie) preannunciandoci per le 10 l'arrivo della Quarantine(una specie di
ufficio di igene).
Infatti puntuali eccoli montare in barca. Compiliamo assieme due moduli mentre il collega ispeziona la barca. Niente di infettante a bordo; non portiamo
malattie; possiamo scendere. E qui
ritroviamo Frenky che ci preleva con un taxi e ci porta ad iniziare la via
crucis di custons, clearance, poi ancora quarantine e port autority. Oggi e'
venerdi e anche se a Kupang e Timor ovest sono per la maggioranza protestanti e
cattolici, comunque sarebbero in festa perche' in Indonesia (a maggioranza
mussulmana) c'e' una settimana di festa, tipo Ramadan.
Bel problema per noi che abiamo i giorni contati. Ma c'e' il nostro agente che,anche di giorno
festivo, riesce a far tornare in ufficio i funzionari per mettere i soliti
timbri su montagne di carta.
Nel pomeriggio e' prevista la visita in barca della
customs,dogana.
Alle 5 Maurizio col gommone va a prendere tre giovani
funzionari, due ragazzi ed una graziosa ragazza che per essere in tono con la
situazione indossa una gonna lunga a tubino che gli creera' non pochi problemi
per salire e scendere dal gommone.
Dopo l'inutile e formale processione di rito dentro la
barca, aprendo e curiosando in qualche cassetto, ci sediamo per compilare
l'ennesimo modulo.
Poi uno dei tre chiede come Frenky ci abbia aiutato e per
quanti soldi.
Spiego che ci ha condotto in tutti gli uffici con il taxi
iniziando le pratiche fin da marzo quando io da Roma gli avevo spedito i
documenti: ho gia' intuito che la cosa puo' farsi delicata perche' il ragazzo
aveva esordito dicendo che la dogana fa un servizio gratuito proprio per
invogliare le barche a venire in Indonesia.
Mi tengo stretto:
"gli ho dato 170 dollari che e' la cifra che lui chiede quando qualsiasi
persona gli scrive per chiedergli il suo servizio,quindi e' una cifra
praticamente pubblica". Vedo
disegnarsi sul volto di due (non tre) giovani una smorfia di disappunto. Vorrei chiedere quanto guadagnano loro ma la prendo alla larga domandando lo
stipendio di un insegnante. 200 dollari.
E' evidente la sproporzione tra il lavoro di un mese di
un dipendente pubblico e il lavoro di un giorno di un privato. Si e' vero,ma a noi Frenky ci ha fatto
guadagnare almeno tre giorni e probabilmente avra' dovuto allungare qualche
regalino per oliare la rapidita' di tutti gli altri funzionari disponibili a
qualsiasi ora.
Dicevo della smorfia di due non tre
ragazzi: infatti il terzo verra' il giorno dopo a
portarci un ennesimo documento e prenderemo insieme a Frenky una birra:
anche lui forse e' uno stretto amico di Frenky.
1 luglio. Visto
che ieri avevamo risolto tutto, per oggi abbiamo programmato una gita in
macchina all'interno per andare a visitare le famose (almeno cosi' dice la
Lonely Planet) ume kebubu (capanne adalveare) e per avere un'idea dell'interno.
Il nostro Virgilio sara' ovviamente Frenky che ha gia'
organizzato tutto:
percorso, auto, pranzo ecc. il tutto per 200 euro.
L'auto e' comoda ma le strade trafficatissime e il nostro
driver guida (come anche tutti gli altri) in maniera a dir poco
sprericolata. Sorpassi da brivido mi
convincono ad allacciare subito la cintura.
La giornata comincia con la visita ad un laboratorio dove
costruiscono un particolare strumento musicale: il sasando.
E'uno strumento realizzato con un pezzo di canna di bambu' intorno a cui sono distribuite le corde e da una cassa armonica costituita da foglie di banano. Una breve esibizione ci mostra l'ottima qualita' del suono ma non ci convince a caricarci di un altro ingombrante souvenir.
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Il sasando |
E'uno strumento realizzato con un pezzo di canna di bambu' intorno a cui sono distribuite le corde e da una cassa armonica costituita da foglie di banano. Una breve esibizione ci mostra l'ottima qualita' del suono ma non ci convince a caricarci di un altro ingombrante souvenir.
Proseguiamo fino ad un mercato eccezionalmente aperto una
volta al mese. C'e' di tutto e di piu'.
E come in tutti mercati che si rispettano c'e' una gran confusione
aumentata, se possibile, dallo strombazzare dei Bemo: mini bus che fanno
servizio pubblico come taxi collettivi.
Terza tappa: le famose ume kebubu. 120 chilometri faticosi per andare a vedere
che? Due capanne con tetto di paglia!!!!
Forse chi ha scritto la guida e' un patito
dell'etnografia a tutti i costi ma io, che immaginavo le capanne ad alveare
come una struttura complessa di tralicci arborei che sostenevano cellule
abitative tipo modulare,rimango molto deluso.
Inoltre ormai queste capanne sono rimaste come testimonianza perche' qui
non ci vive piu' nessuno. Solo una
povera vecchia dice di dormirci da quando e' nata. Compriamo due astucci fatti con canne di
bambu istoriate e poi via, torniamo a Kupang.
La sera un po di spesa sempre accompaganti da
Virgilio-Frenky che ha preteso altri 15 euro piu' 15 per l'autista. Insomma
Franky ha scelto un'attivita' per lui molto redditizia rispetto al tempo
impegnato ma quante sono le barche che fanno l'ingresso a Kupang? Poche a
giudicare da quello che abbiamo visto. E poi, ripeto Frenky ci ha fatto
guadagnare almeno tre giorni.
3 luglio Ieri
siamo partiti da Kupang verso Komodo.
E'un'isola famosa per il
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Il mercato |
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In attesa di partire con i bemo ( minibus ) |
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Altra attesa sul bemo |
suo parco nazionale dove girano indisturbati i draghi di
Komodo: sono in realta' i varani, dei lucertoloni lunghi tre metri che si
ingozzano di tutto dai topi ai cinghiali e possono diventare pericolosi anche
per l'uomo. Inoltre pare ci siano ottimi fondali per fare snorkelling ed
immesioni.
Per ora nagighiamo poi vedremo!
Paolo
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