3 settembre 2017.
Parcheggiata Argentina all'isola della Reunion, Capitan Paolo ci raggiunge a Antananarivo, anche detta Tana, capitale del Madagascar. Il gruppo comprende, oltre a Rita, Giovanna e Dario, Beppo e Renata, Lucia e me. Facciamo del nostro meglio per aiutare Paolo a rientrare in un ambito terragno e non marino; lui con qualche sforzo si adatta.
Parcheggiata Argentina all'isola della Reunion, Capitan Paolo ci raggiunge a Antananarivo, anche detta Tana, capitale del Madagascar. Il gruppo comprende, oltre a Rita, Giovanna e Dario, Beppo e Renata, Lucia e me. Facciamo del nostro meglio per aiutare Paolo a rientrare in un ambito terragno e non marino; lui con qualche sforzo si adatta.
Visitiamo, Lucia ed io per la seconda volta
a distanza di sette anni, uno dei Paesi più poveri del mondo. Eppure la gente
ride e in superficie la fame non pare un problema gravissimo. Forse la gente
vive giorno per giorno, "from hand to mouth", per dirla all'inglese,
comunque qui la vita è dura, specie se stai male di salute.
Si segnala comunque per la sua assenza lo
Stato, che qui vediamo solo nei posti di blocco della polizia, che ci dicono
servano sopratutto a prelevare infime mazzette ai poveracci.
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La nostra guida Onorè |
La nostra guida si chiama Onorè, un malgascio che parla un ottimo italiano, molto vivace e sempre presente e disponibile. Il suo cognome non ce l'ha neanche detto, tanto non riusciremmo a pronunciarlo. È lunghissimo e complicatissimo come tutti i nomi malgasci.
Vedremo Tana, in una breve visita, e il
Sud. Non vi infliggerò certo il tragitto percorso, tanto menù un diario
dettagliato, ma fra le tante cose fatte finora, cosa segnalare?
Particolarmente bella é la discesa in battello del fiume Tsiribihina, uno dei maggiori del Paese. La guida Lonely Planet ne parla come di un percorso affollato e sporco, ma questa non è la nostra impressione. A parte l'hotel La Pirogue a Miandrivazo, obbligata base di partenza, non abbiamo critiche da fare. A bordo l'atmosfera è piacevole e si mangia bene, in tenda si dorme benissimo sui banchi di sabbia. L'unico punto debole è il rumore del battello, mosso da un diesel da camion, collegato ad un'asta che fa girare l'elica. La più romantica alternativa della discesa del fiume in canoa si consiglia solo a chi voglia emozioni forti, come lo stare ore sotto il sole a cuocere senza potersi praticamente muovere...
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Il centro della capitale Tana |
Da queste parti il fiume equivale alla Autosole, unica via di comunicazione per un ampio territorio. Oltre naturalmente a dare la vita a chi gli sta intorno. E intorno allo Tsiribihina la vita brulica. Coltivazioni di riso fin dentro il fiume, tabacco, mais e altro. Lo percorrono i battelli che portano merci e persone, la gente ne beve l'acqua senza alcuna remora. Nella navigazione incontriamo anche ben due coccodrilli, al solito a mezzacqua con la loro aria sorniona.
Il barcone per la navigazione lungo il fiume |
Il fuoribordo artigianale che spinge il barcone |
Interessante il parco degli Tsingy, dopo la visita del quale incontriamo un gruppo di Avventure nel Mondo che se ne procura una bella, di avventura.
Nel parco di Tsingy |
Una delle loro due jeep ha la trasmissione anteriore fuori uso, per cui viaggia con la sola trazione posteriore. Per di più ha i freni quasi andati. Scendendo da un traghetto si impianta nella risalita sulla sabbia, non riesce a frenare e va all'indietro fino a trovarsi con la ruota posteriore destra sospesa nel vuoto. Panico nel gruppo, e anch'io penso che siano fritti e noi con loro, dato che la jeep ostruisce la risalita delle nostre jeep dal traghetto. La convinzione è confermata dal caos, nel quale almeno 7/8 persone dettano ordini contraddittori, senza alcuna direzione unitaria. Invece il caos creativo funziona, e dopo circa un'ora e mezza la macchina viene riportata sul traghetto, in mezzo ad un'ovazione degli europei e alle grida di festa dei locali. Il tutto senza alcun mezzo meccanico, a parte un crick di scarsa utilità.
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La macchina di Avventure nel mondo caduta dal traghetto |
Abbiamo dormito a Morondava all'Hotel
Palissandre, dove arriviamo insieme al presidente del Madagascar (non
aspettatevi il nome...impronunciabile), che riprendiamo in video anche mentre
entusiasta partecipa a balli tradizionali locali.
Ci siamo fatti una scorpacciata di piste
sterrate che mettono a dura prova, con l'abilità dei nostri autisti, anche i
nostri organi interni, sballottati come mai ci è capitato in tanti anni di
viaggi.
In navigazione |
Prima parlavo di Autosole ma i caselli li abbiamo trovati, sul fiume e nelle piste sterrate. Sul fiume ogni tanto ci si ferma e si paga un qualche non meglio precisato "diritto", non ho capito se dovuto per legge o per consuetudine. Anche per terra, nei luoghi più sperduti capita di trovarsi una stanga di legno che blocca il passo, di solito accompagnata dalla scritta "Barrazi (cioè Barrage) 2000 Ar.", e questa pare davvero una mini mazzetta richiesta senza ragione. I nostri autisti però pagano senza batter ciglio.
Campeggio lungo il fiume |
Il bagno del campeggio |
Finalmente una bella doccia in una cascata lungo il fiume |
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Baobab |
Non prima di aver segnalato la sistemazione peggiore - ex aequo il premio va alla Pirogue di Miandrivazo e al Kanto di Manja (sinistramente definito dalla Lonely come "senza alternative" - e la migliore, di gran lunga il Laguna Blu di Andavadoaka, tenuto da una simpatica coppia di bolognesi, che hanno anche avviato un ospedale con una Ong, Amici di Ampasilava. Che qui anche si mangi benissimo è un dettaglio secondario.
Un cantiere navale a Belo sul mar |
Una piroga con bilanciere e vela al picco |
Se non vi ho troppo annoiati, forse ci
risentiremo.
Salvatore Bragantini
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