30 marzo 2018;
lat 15 55 sud; long 5 43 ovest
28 marzo ore 5.
Siamo a poche miglia dall’arrivo.
La sagoma scura dell’isola ormai si vede da alcune ore e
le luci dell’aereoporto ne evidenziano la dimensione.
Spengo il motore, siamo in anticipo. La barca galleggia
ferma in un’incredibile piatta oceanica.
Da 36 ore andavamo a motore dopo che l’aliseo ci aveva
mollato a 200 miglia dall’isola.
Potevamo arrivare ieri sera ma abbiamo preferito arrivare
con la luce per veder meglio quale boa prendere ed esplorare la costa sud est,
la più selvaggia, illuminata dalle prime luci.
Alle 6,30 il sole
spara i suoi raggi sulle ripide scogliere che difendono l’isola.
Accendo il motore e contorniamo la costa verso l’unico
vero approdo:
Jamestown posto a nord ovest a ridosso degli alisei.
![]() |
In rosso la rotta percorsa da Cape Town a S. Elena. In azzurro la prossima rotta per il Brasile |
Una baia non molto profonda ma riparata fronteggia
l’unica vera cittadina dell’isola. Una
decina di barche che hanno traversato come noi ondeggiano pigramente legate
alle boe.
Port Autority ci assegna,via radio, una boa. Alle nove ci leghiamo e un servizio di taxi
boat ci porta a terra per le pratiche di ingresso.
In un paio d’ore riusciamo a concludere tutto compresa
un’assicurazione sanitaria obbligatoria.
Le nostre assicurazioni qui non sono valide (Europassistance,Alliance,ecc.).
Solo Bobo ha quella aziendale di mamma Rai che lo copre in tutto il mondo, senza esclusione dei
posti più irragiungibili…. ma peccato se l’è scordata a casa. Niente di tragico, con una cinquantina di
euro per tutti siamo in regola.
Gironzolare per il paese incontrando bianchi,neri,mulatti
(frutto di secoli di incroci) tutti gentili e sorridenti.
![]() |
Il vecchio mercato |
Tappa all’ufficio turistico dove la gentilezza (e la
bellezza delle
impiegate) supera i valori medi della strada.
Quanto costa questo? Dove troviamo quest’altro? ….e così
via.
Prenotiamo una macchina in affitto per i prossimi giorni.
Poi Bobo, Eugenio ed Enrico decidono, alle due del
pomeriggio sotto un sole quasi equatoriale, di affrontare la prova suprema
della salita della scala di Jacobbe: una “scalata” a 45 gradi alla cui cima c’è
pure il timbro dell’avvenuta impresa. La
scala porta ad un’altra fortificazione posta a guardia di Jamestown.
![]() |
La costa Sud |
![]() |
Sandy Bay, il secondo approdo a sud ma quasi sempre impraticabile |
Bobo, naturalmente con la sua falcata, taglia il
traguardo per primo, poi Enrico e buon ultimo anche Eugenio, soddisfatto
dell’impresa ma che pagherà cara la discesa con le sue ginocchia doloranti.
Io, invece, decido di passeggiare in città. Il sole a picco mi invita a rasentare le case
per sfruttarne la poca ombra. C’è un
qualcosa di simile alla nostra mediterranea Grecia delle Cicladi: i muri
abbacinanti dalla bianca calce, i fiori sui piccoli giardinetti antistanti, i
bambini a giocare per strada.
Nel pomeriggio un po’ di spesa e poi a cena dove per 3
pound ti danno un collegamento di mezz’ora ad internet che funziona per tutto
ma, inspiegabilmente, non per watsapp.
Niente saluto alle signore. Vuol dire che leggeranno le nostre mail.
Se non riesco a scrivere un prossimo diario in tempo:
BUONA PASQUA!
Paolo
![]() |
Pinnacoli vulcanici |
Paolo, Buona Pasqua!
RispondiEliminaLibero.