sole 48 ore di voli. Si verifica che le riparazioni eseguite negli ultimi giorni al
cantiere abbiano sortito l'effetto desiderato, cioè che vi sia qualche difetto
sostanziale. Nel pomeriggio si prende commiato dal Raiatea Carenage tra
abbracci, baci, effusioni di vario genere, lacrime di commozione generale: tanto,
dato il tempo pessimo lunedì ci ritroveranno sempre qui davanti.
Sabato 11 giugno. Come previsto dal meteo non ci si muove neppure con il tender,
si passa la giornata a mettere in disordine la barca e a dormire.
Domenica 12 giugno. Lasciando infine la boa per l'ennesima volta si lancia sul
canale internazionale di chiamata il messaggio: “Raiatea Aeroport, Raiatea
Aeroport, du bateau à voile Argentina. Ia'ora'na! Nous passerons sous le sentier de
descente de la piste 9”, tra lo stupore generale dalla torre di controllo per
la prima volta ci rispondono, con uno scanzonato “bye! bye!”.
Con la sola trinchetta all'interno della laguna, incuranti della grande piovra
che lì pronta attende i marinai distratti, raggiungiamo a NW di Taha'a il mai
troppo lodato Jardin des Coraux che ovviamente non ci delude neanche in questa
giornata un po' uggiosa senza sole.
Infine ci portiamo nella baia di fronte di Tapuamu, che, nonostante il nome non
è affatto inviolabile, cioè “tapu”. A sera si va a terra per la cena alle mitiche
roulotte. Per non si sa quale regola amministrativa, suggerita probabilmente da
qualche transfuga geometra italiano esperto in condoni edilizi ed elusioni
fiscali, qui nella Polinesia Francese pullulano questi ristoranti su ruote che se
qualcuno provasse a muovere si aprirebbero in quattro e farebbero crollare
inesorabilmente tutte le sovrastrutture posticce che si appoggiano ad esse.
Le roulotte offrono sempre il solito pollo, bistecca o tonno alla griglia con
patatine fritte e non hanno la licenza per vendere alcolici, neppure la
onnipresente birra Hinano di Tahiti.
Infine abbiamo assistito alle prove di danza della gioventù locale. Incredibile
come in una località di una ventina di anime si riescano a trovare una cinquantina
di giovani disposti a praticare questa disciplina nazionale. Completamente
scomparsa nell'800 grazie all'opera moralizzatrice della London Missionary Society
la danza è stata riesumata, in forma castigata, con il grosso contributo della
Chiesa Anglicana che ha voluto ricreare un sentire nazionale, una specie di rivalsa
alla francesizzazione.
Il 3 agosto 1769, in compagnia dei ben noti gentlements della Royal Society, James
Cook si imbatté a Raiatea in una compagnia di danzatori che li intrattennero per
due ore e che “during all that time afforded us great entertainment”. La
compagnia era composta da due danzatrici e sei uomini con tre tamburi e Tupia li
informò che erano tenuti in grande considerazione da tutti. Le donne avevano sulla
testa “a considerable quantity of Tamou, or plaited hair, which was brought
several times round the head, and adorned in many parts with the flowers of the
cape-jessamine (sarà la tiaré?), which were stuck in with match taste, and made a
head-dress truly elegant.” Il collo e le spalle erano nudi così come il petto e la
parte bassa delle braccia, mentre gli avambracci erano coperti da una stoffa
nera con inserite due piccole penne nere da ambo i lati che le solleticavano i
seni. Sui fianchi vi era una grande quantità di stoffe giocose che in alto arrivano
sotto il petto ed i basso terminavano in lunghe sottane che quasi nascondevano le
loro scarpe e che fanno oscillare con tale destrezza durante tutta la danza da
farle apparire alternativamente di diversi colori. In questa foggia esse avanzavano
da un lato con passo misurato tenendo il tempo vivace e pesante dei tamburi in
maniera eccellente, immediatamente dopo cominciavano a scuotere i fianchi agitando
in un moto frenetico e travolgente le piege dei vestiti per tutta la durata, il
corpo lanciato in varie posizioni, ritte in piedi, adagiate, talvolta poggiate
sulle ginocchia o sui gomiti, muovendo anche le dita allo stesso tempo con una
velocità difficile da immaginare. Cook non ci dice nulla degli uomini, ma introduce
l'episodio delle perle della danzatrice. Una di queste ragazze aveva in testa
tre perle, una delle quali molto grande, ma brutta e di piccolo valore, le altre
due piccole come un pisello, lucenti di un bel colore anche se rovinate poiché
bucate da parte a parte. Mr Banks le propose di comprargliele a qualunque prezzo,
ma lei rifiutò anche quando le valutò quattro maiali più qualunque cosa lei avesse
scelto. Alla fine si concordò un valore molto vicino alle stime correnti, ma non
per quelle perle, ma per altre simili non bucate, come se il vero valore stesse nel
buco. Successivamente annota che ”Much of the dexterity of the dancers, however,
and the entertainment of the spectators,consisted in the wantonness of their
attitudes and gestures, which was, indeed, such as exceeds all description. Between
the dances of the women, the men performed a kind of dramatic interlude, in which
there was dialogue as well as dancing; but we were not sufficiently acquainted with
their language to understand the subject”. È un vero peccato che non abbiano capito
il loro linguaggio, sarebbe stato prezioso. In una civiltà che non conosceva la
scrittura, la danza costituiva un'importante fonte di conoscenza e di
documentazione per tramandare di generazione in generazione le principali gesta di
quel popolo, un po' come da noi lo sono stati i poemi omerici.
Lunedì 13 giugno. Si speda l'ancora su un fondale di 25 m della rada di Tapuamu
e si esce dalla Passe di Pai Pai a noi già nota. Ci si dirige su Bora Bora con
bordi al lasco, con poco vento ed abbastanza onda dovuta ai venti dei giorni
scorsi,e stimabile sui due metri. A Bora Bora davanti a Vaitape troviamo tutte le
boecgià occupate da altre barche, mentre la boa vicino al pontiletto del ristorante
dello Yacht Club, a cui siamo particolarmente affezionati, è misteriosamente
scomparsa.
Col tender riusciamo ad individuare il pendino a circa 2 m sotto il pelo dell'acqua
e lo recuperiamo. Il sospetto è che quelli del ristorante abbiano tolto la boa
perché troppo vicina alla connessione wifi. Poi invece si scopre che è stato il
proprietario della barca di alluminio ormeggiata sul pontiletto da almeno due
anni e che non vuole altre barche vicine alla sua. Ci viene a chiedere con
cortesia, ma con una discreta insistenza di cazzare a morte il pendino per rimanere
il più lontano possibile da lui, e non si allontana finché non ci vede stramazzare
per la fatica. Si conclude la serata con lo squisito tonno pinna gialla, cucinato
da Rita in maniera divina, pescato con la più stupida delle esche, mentre le esche
supertecnologiche si rifiutano di prendere alcunché.
![]() |
Motu Tau Tau col Giardino dei Coralli, Bora Bora |
![]() |
Passe Pao Pao sul fondo Raiatea |
Martedì 14 giugno. Dovendo Argentina, dopo essere passata per la sperduta
Maupiti, lasciare la Polinesia Francese per mete assai lontane, si è provveduto a
rifornirla di tutti i generi di prima necessità.
Si è riempita la stiva di perle, di collane e braccialetti, di parei, di
calamite con vedute delle isole, oli monoï alla tiaré, di immagini plastiche di
Bora Bora con la neve e di altri generi meno essenziali quali viveri e carburanti.
A mezzanotte si lascia la boa e si parte per Maupiti con l'intenzione di superare
all'alba la Passe Oinoiao quando è meno impetuosa la corrente che qui, a detta di
tutti, è sempre incredibilmente uscente, quasi ci fosse una fonte inesauribile.
Arriviamo in anticipo in vista dell'isola e per aspettare l'alba ammaniamo
fiocco e randa e procediamo quasi a 3 nodi con solo albero, boma, stralli, sartie,
drizze e mutande stese. L'onda è sicuramente valutabile al disopra di quel metro e
mezzo, che secondo i più dovrebbe consigliare a rinunciare. Appena fa luce ci
troviamo infine all'imboccatura della Passe e con decisione, col motore a numero di
giri sostenuto, ci gettiamo sul primo allineamento tra due schiere di frangenti a
breve distanza dalle fiancate. Superati i primi metri la superficie del mare si
calma improvvisamente e dirigersi sul secondo allineamento è assai agevole, anche
la paventata corrente in uscita è debole, non sembra che superi il nodo. Quindi
in tutta calma aggiriamo il Motu Pitiahe e ci ormeggiamo ad una boa. Calata la
tensione organizziamo una ricca colazione in questa splendida cornice azzurrina.
Anche il mistero della conservazione della massa viene chiarito: l'aliseo
prevalente di Sud Est crea una serie di frangenti che penetrano nel rif e innescano
due vortici controrotanti contigui che generano la corrente uscente, che quindi non
ha nulla a che vedere con la marea astronomica.
Perché poi debba essere minima all'alba questo è un mistero che gli esperti di
Meccanica dei Fluidi della Sapienza non hanno compreso, ma che tutti i mahoi
conoscono.
Sandro
Dopo le meraviglie della polinesia francese( credo che anche maupiti sia splendida), dove andiamo? Continuate a raccontare la bellezza della natura ma anche la storia di quelle lontane terre. ciao a tutti i naviganti cesira
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