Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

sabato 11 giugno 2016

Raiatea, 9 giugno 2016.



Tramonto su Bora Bora nel jardin des coraux

Veleggiando verso Taha'a e Raiatea

Domenica 5 giugno. Siamo rimasti in tre: Paolo, Rita e Sandro. Al mattino si
lascia Bora Bora, e con una quindicina di nodi di vento Argentina fila spedita
verso Taha'a. È la prima vera veleggiata della stagione. Entriamo nella laguna
da Ovest, dalla Passe di Paipai nell'unico intervallo calmo nella corona di
spettacolari frangenti a tunnels che incornicia l'isola.
Ritorniamo verso Nord all'interno della laguna per dare fondo in prossimità dei
Motu Tau Tau e Maharare.
Qui ci siamo immersi nelle cristalline acque trai due Motu nel celebre “jardin
des coraux”. Nessuno si aspettava di ritrovarsi in questo ineguagliabile
Paradiso Subacqueo, che supera vertiginosamente quanto mai visto fin'ora.
Coralli a fior d'acqua iridescenti, trai quali risaltavano quelli bianchi
luminosissimi viranti ai bordi verso il blu, verso il giada, verso il lilla.
Enormi anemoni di mare rosso vermiglio ricoperti da un candido mantello di
velluto. Pesci tropicali di tutte le specie e di tutte le possibili sfumature
cromatiche, che, incuriositi, ci punzecchiavano le gambe, tra questi uno strano
pesce vistoso e socievole, vestito di una ridicola e variopinta tuta da
pagliaccio decisamente comica.    Per non parlare poi delle vongole giganti, le
tridacnae maximae, che al nostro passaggio, serrando le valve ondulate, celavano
pudicamente il loro corpo di un vivido color cobalto.  Abbiamo faticosamente
risalito la corrente nel canale trai due Motu con le pinne ed una volta arrivati
in fondo, nei pressi del reef, siamo ridiscesi utilizzando le pinne questa volta
per frenare, proprio come in una escursione scialpinistica, con la differenza
che in ambiente marino non si calzano le pelli di foca.
Grande fu la nostra sorpresa di trovarci accanto la barca, battente bandiera
olandese, di Agatha e del suo “only a friend”, che ci avevano lasciato il giorno
prima da Bora Bora, allorché lei si sbracciava in sperticati saluti.  Di lei
nessuna traccia anche quando, rinforzando il vento, lui correva freneticamente
da poppa a prua rinforzando l'ormeggio e sollevando da solo, con pericolose
contorsioni, il gommone. Si sono fatte le più diverse congetture. Chi sosteneva
di averla vista percorrere in bicicletta con un attillato vestito leopardato le
strade di Taha'a, chi invece che lui, preso da un improvviso raptus, l'avesse
fatta a pezzi e riposta nella stiva.   La veritá è un'altra: lui “der fligänder
holländer”, avendo sfidato la divinità marina del Valhalla col vantantarsi di
essere il più bravo sollevatore di gommoni, è stato condannato a questo
eterno peregrinare per i mari dell'orbe, né gli è concesso di accorgersi delle
avances di lei, che si trova quindi costretta in bicicletta a percorrere tutte
le isole del mondo. Finché un giorno, grazie all'intervento di una benevola
Ondina, sarà lei ad issare il gommone a bordo con gesti ammiccanti e voluttuosi,
a quel punto lui si accorgerà di lei, se ne innamorerà, e l'incantesimo del
Vascello Fantasma sarà sciolto. Vivranno insieme felici e contenti una sana
vecchiaia nei loro Bassi Paesi, sostenuti da una modesta, ma dignitosa, pensione
erogata dal Fondo Speciale Olandesi Volanti dell'INPS.
Al tramonto del sole dietro Bora Bora, incorniciata trai due Motu, nei pressi
del Giardino dei Coralli Rita ci ha regalato una sublime crema pasticciera alla
vaniglia. È questa la “prova gastrologica” che mancava alla “Summa”
dell'Aquinate.
Vista da Argentina alla boa del Raiatea Carenage

Lunedì 6 giugno. La laguna attorno alle isole di Taha'a e Raiatea presenta un
punto di attrazione, un avvallamento nella superficie del mare, nella parte Nord
della Sacra Isola di Hawai'i, Raiatea, in corrispondenza del Raiatea Carenage.
Qui Argentina, non si sa bene come, si è ritrovata in una giornata di pioggia
scrosciante con scarsa visibilità. Qui infatti è stato creato il mondo
direttamente da Ta'aroa, una specie di Saturno, che dopo aver formato l'isola ha
fatto nascere in essa le altre divinità quali Tane, assimilabile a Giove, lo
scavezzacollo Hiro, assimilabile a Mercurio, delle cui marachelle ci si è già
dovuti occupare, e tanti altri dei, re, guerrieri, danzatori, vahine.  Ta'aroa
ha anche creato il resto del mondo, ma qui si è rivelato un po' maldestro e per
una serie di incidenti occorsi alle terre che gli scappavano dalle maglie della
sua rete da pesca, mentre andava con la sua  sua piroga, anziché creare un
continente gli è uscita fuori una miriade di isole, una poli nesia.
Il canale che divide Taha'a da Raiatea è il tratto di mare più pericoloso del
mondo, qui numerose piroghe si sono perse divorate dalla Piovra Gigante che
estende i sui otto tentacoli in tutto l'Oceano per indicare le rotte verso le
altre terre conosciute: Hawai, Marchesi, Pasqua, Rarotonga, Tonga, Nuova
Zelanda, Figi, Samoa, Kiribati. Solo chi segue le indicazioni della piovra,
pace, bontà, solidarietà, potrà arrivare sano e salvo a destinazione.
Il prossimo appuntamento con chi arriva e chi parte lo abbiamo qui tra vari
giorni; ci sarà tutto il tempo di apportare le più fantasiose “peggioríe” ai
diversi apparati di bordo.
Approfittando della pessima giornata e della pioggia scrosciante Paolo va a
recuperare qualche chilometro  più in là la famosa bicicletta di Enrico che
giace da un anno presso un ciclista cinese per le riparazioni. Trattasi di una
bicicletta progettata appositamente per scopi nautici, di ferro  amante della
ruggine, e che per piegarsi richiede l'intervento di una persona qualificata.
Noi “tre uomini in barca” per la precisione due uomini e una donna, nonché “tre
uomini a zonzo” aspettiamo con ansia  l'arrivo dell'esperto di passaggio che
smonti il cambio facendo rotolare tutti i pallini nella sabbia.
Poi monteremo la bicicletta sul gommone trasformandolo in  pedalò, di qui a
poppa della barca in corrispondenza del tubo per la doccia. Pedalando sotto la
doccia, cosparsi col balsamo monoï a base di olio di cocco e di essenza di
tiaré, ci si immergerà nel fitness e si produrrrà energia, come d'Usi del nostro
impareggiabile Pino.

Martedì 7 giugno. Finalmente respiriamo l'aria fattiva ed operosa del cantiere
di cui tanto si sentiva la nostalgia. Sale a bordo Nicolas lo straordinario
omniriparante meccanico mahoi dalla pelle bronzea, dai caratteristici tatuaggi
geometrici, dal possente corpo statuario e che a buon conto riesce a manovrare
nei più riposti pertugi della sentina ed anche nelle posizioni più scomode
riesce a lanciare frecciatine ironiche agli astanti. È accompagnato da un
impacciato apprendista “farani”, cioè francese o per antonomasia bianco europeo,
ed in quattro e quattr' otto ci sostituisce il boiler con uno nuovo venuto da
lungi, da un mitico paese molto lontano, oltre il sorgere del sole, che pare si
chiami  Ra'vennaha.
In serata si va da Mimosa una trattoriola a conduzione familiare. Più che in
trattoria mangiamo in casa della presunta Mimosa; la figlia diciottenne prende
l'ordinazione, va poi sedersi a tavola insieme alla sorellina di dieci anni che
spossata si mette a dormire su tre sedie accostate, mentre il barboncino bianco
le lecca i piedi con grande divertimento della nipotina di un anno in braccio al
suo papà, a questo punto la figlia diciottenne si apparta su un altro tavolo con
il suo giovane spasimante.

Mercoledì 8 giugno. Si è di nuovo travolti dalla vita di cantiere. Si
riallacciano i rapporti con la grande famiglia del Raiatea Carenage. Le barche a
secco appollaiate sui loro trespoli ci raccontano le loro storie. Storie di
incontri ravvicinati coi coralli: chi li ha incontrati di prua, chi di poppa col
timone, chi con una lunga strisciata sul fianco sinistro “à la skettin”, come si
dice qui.
Sandro viene spedito ad Uturua  sulla mitica bicicletta a procurarsi i generi di
prima necessità. Non arrivando ai pedali si fa prestare da Rita le scarpe coi
tacchi alti, purtroppo non così alti e così a spillo come quelli di altre
frequentatrici di Argentina.

Giovedì 9 giugno. Nella notte soffia un vento a raffiche che sollecita
fortemente il pendino del corpo morto. Rita, preoccupata di finire sui coralli
cerca di avvisare Paolo e Sandro, che,  incuranti del periglio, salmodiano
un'antica melodia polifonica russa per due voci soliste. Al risveglio il rude
Capitano le dice che poteva salvarsi da sola indossando il salvagente e
lasciando noi perire trai flutti, al che lei ribatte che in tal caso
preferirebbe morire con lui.   A queste toccanti parole anche il rude Capitano
si commuove ed intona:
Ah! Troppo tardi t'ho conosciuta!
Sublime donna, “non” t'ho perduta!
Col mio rimorso è amor rinato,
Più disperato, furente egli è!
Moriamo insieme, ah, si moriamo!
L'estremo accento sarà ch'io t'amo.
Ma tu morendo, non m'abborrire,
Pria di morire, perdona a me!
Su una melodia che rimanda sempre la conclusione, cambiando continuamente di
tonalità secondo una procedura generalmente attribuita, ingiustamente, ad un
noto musicista tedesco, un po' tronfio.
Nella giornata si concludono in maniera sempre miracolosa ed imprevedibile tutti
i lavori di manutenzione, la messa a punto del nuovo boiler, le toppe che
tengono insieme le varie parti del tender, il motore fuoribordo che, revisionato
dal meccanico latino-americano di Portobelo con componenti in oro zecchino degli
Incas, smontato a Panama e rimontato da noi con pezzi originali  della Yamaha
panameña disposti  probabilmente a caso, doveva arrivare fin qui perché
finalmente Nicolas capisse che nella guarnizione del carburatore mancava il buco
che fa passare la benzina.
Sandro

1 commento:

  1. Sandro sei grande! Vorremmo che ci fossi anche tu, oltre Rita a bordo quando veniamo noi!,,,

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