Partiamo da Pangai verso ovest per visitare un'isoletta che il portolano
definisce molto interessante per lo snorkelling. Prima a motore per
evitare i reef a pelo d'acqua poi a vela in acque piu' tranquille
navighiamo tutta la mattina . Alle 12 buttiamo l'ancora su 13 metri di
sabbia. Maschera e pinne, si apre sotto di noi il consueto mondo di
pesci, coralli e spugne. I colori sono vivissimi, l'acqua trasparente
come ormai siamo abituati da Niue ed ancor prima da Palmerston.
E' sempre bello...ma forse di queste isole comincio ad averne un po di
stratificazione. Rimpiango un po le alte montagne delle Marchesi.
Forse alle Fiji qualche camminata in mezzo ai boschi mi dara' qualche
novita'.
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I bambini all'uscita dalla Chiesa |
Prima di pranzo ci passa a salutare un catamarano di neozelandesi che
avevo inconrtrato l'anno scorso alle Tuamotu. Dopo due chiacchiere ci
offrono un po'di pesce :ne avevano pescato troppo. E cosi' ci
recapitano due bei tonni da 4 kg l'uno. Noi contracambiamo con mezza
bottiglia di burbon.
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La spiaggia di Lofanga |
Nel pomeriggio scendiamo a terra. Ci accoglie un cartello scritto a mano
“Welcome to Lofanga”. Una stradina a prato inglese si inoltra tra file
di tronchetti della felicita' fino al villaggio. Ma, sorpresa, sembra
deserto. Un cancello chiude una recinzione alta un metro. Mentre
Enrico, Mariano e Pietro si arrendono e tornano sulla spiaggia, io non
demordo e comincio a contornare il confine in mezzo alla foresta.
Possibile che non ci sia nessuno o che siano tutti a dormire? E' vero
oggi e' domenica, la giornata dedicata al riposo per legge Tongana.
Giro,giro... alla fine vedo lontani tre uomini in giacca e cravatta
nera. Io saluto e il piu' giovane si alza e mi viene incontro. Mi
invita ad entrare aprendomi un vicino cancello secondario. “My name is
Sivihiva (che in polinesiano vuol dire uomo sorridente) I am Paolo”.
Poi mi presenta gli altri due: sono il pastore della libera chiesa
Tongana (cristiana) ed il cosi detto sindaco. Entrambi mi salutano
cordialmente ma senza alzarsi (in fondo e' domenica ed e' vietata ogni
fatica). Sono tutti azzimmati nei loro completi e cravatta nera ma a
piedi nudi. Sivihiva, invece , il piu' giovane e' vestito di tutto
punto anche con le scarpe nere tirate a lucido. Anche lui e' un
notabile perche' e' il maestro elementare di ben 25 bambini. Mi invita
a visitare la sua scuola.
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Il maestro di Lofanga |
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cartelloni didattici |
accompagnarmi a ritrovare gli altri tre. Lui ovviamente acconsente e,
una volta recuperati i nostri, ci apre le porte della scuola. Aule
essenziali ma decorose con appessi alle pareti tanti cartelloni
didattici: dalla geografia,alle scienze...fino alle arti visive che
sorastano una serie di scatolette e lattine. Questi ultimi oggetti mi
incuriosiscono e ne chiedo l'utilita'. Sivihiva mi spiega che in
un'isola senza comunicazioni e ovviamente senza televisione, anche
l'educazione a fare la spesa e' importante. Poi ci chiede se abbiamo da
regalargli penne, matite, quaderni....qualsiasi cosa utile per la
didattica e ci racconta che la barca dei neozelandesi (quelli che ci
hanno regalato i tonni) gli hanno portato quaderni, libri in inglese e
tante penne. Mi sento a disagio perche', purtroppo, non abbiamo niente
di tutto questo. Mi tornano alla mente i viaggi negli anni ottanta in
India o in Africa quando partivamo con scatole di penne BIC.
Pazienza, sara' per un'altra volta.
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Cartelloni didattici |
Dopo averci presentato sua moglie e i suoi bei bambini ci lasciamo con
un saluto pieno di illusoria speranza. “Come back” dice e io
rispondo “May be” pur sapendo che non e' vero.
Ci avviamo verso l'uscita del villaggio , ma una sosta alla chiesa
Tongana, che nel frattempo ha iniziato la funzione domenicale, e'
d'obbligo. Anche qui tutti azzimmati nei bei vestiti della festa ma
senza scarpe. I bambini in chiesa, per nulla interessati alla
funzione, rispondono divertiti alle mie smorfie e linguaccie lanciate
dall'ultimo banco. Poi usciamo seguiti dal codazzo dei ragazzini;
divertiti mi circondano per farsi fotografare.
E cosi', con quest'ultimo bel ricordo, torniamo in barca a cucinarci il
tonno dei neozelandesi.
Paolo
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Fuori della Chiesa |
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