17 – 20 giugno
La sveglia suona presto domenica 17 giugno. Alle sette
del mattino tutti in piedi, si parte per Terceira e il comandante entro un’ora
vuole mollare gli ormeggi. Facciamo colazione in fretta, con la speranza di
navigare finalmente a vela.
Lasciamo Graciosa con un po’ di malinconia: a quasi tutto
l’equipaggio, questa piccola isola è piaciuta molto, ma le aspettative di
trovare altrettanto interesse, se non maggiore, nell’isola che stiamo per
raggiungere, sono alte.
Di Terceira dicono molte cose: innanzitutto che ogni
giorno c’è una festa, in secondo luogo che gli abitanti dell’isola sorridono
sempre. Due motivi più che validi per passarci qualche giorno. Ma ce ne sono
tanti altri, come scopriremo presto.
Questa è stata la terza isola dell’arcipelago ad essere
scoperta, nel
1432: ecco perchè l’hanno chiamata così, anche se in
origine fu battezzata con il nome di “isola di Gesù Cristo”. Definizione presto
abbandonata, forse perché troppo impegnativa. Meglio una più anonima, appunto,
Terceira.
![]() |
Chiostro del convento di San Francisco |
Gli insediamenti iniziarono quindici anni dopo la
scoperta e sono continuati in modo consistente nei secoli successivi per la
favorevole posizione geografica. Del resto il motto dell’isola, “Muito nobre,
leal, sempre constante”, (nobilissima, leale e sempre costante), evidenzia
l’importante ruolo che Terceira ha svolto nella storia del Portogallo.
La baia di Angra, dove nel 1534 è stata fondata quella
che poi è diventata la capitale dell’isola, Angra do Heroismo (dichiarata
patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco nel 1983), è diventata presto
l’emporio di tutte le Azzorre, fungendo da punto di smercio dei diversi
prodotti provenienti dalle altre isole e da scalo intercontinentale delle navi
che viaggiano fra Europa e Americhe.
Ma torniamo alla navigazione: mezz’ora dopo aver lasciato
Graciosa, finalmente il comandante si decide ad aprire la randa e subito dopo
anche il fiocco, grazie a un vento che ci consente di proseguire senza motore,
con una andatura a bolina, molto apprezzata dall’equipaggio. Si andrà avanti
così per quattro ore.
Poi, mano a mano che ci avviciniamo a Terceira, il vento
cambia direzione, diventa ondivago e soprattutto cala: si torna a navigare a
motore e il fiocco viene richiuso. Resta in piedi la randa, più per bellezza
che altro. Dobbiamo superare la punta dell’isola che ci si presenta a sinistra
della prua. Aldilà del capo, ci aspetta il porto di Praia da Vitoria, dove
speriamo di trovare un posto per Argentina.
Dopo otto ore di navigazione, finalmente entriamo nel
porto, ma l’unica posizione per ormeggiare che troviamo è in seconda fila,
appoggiati a un gigantesco catamarano. Dall’imbarcazione, una signora molto
cortese, di nazionalità canadese, ci aiuta nella delicata operazione di
avvicinamento.
Risolti i problemi, scendiamo a terra per una passeggiata
in paese, che si conclude con una cena a base di pizza. Niente male.
La mattina dopo prenotiamo due rent a car per il 19 e il
20, spostiamo Argentina in un posto più tranquillo, poi in autobus andiamo a
visitare Angra do Heroismo. Sono tanti i monumenti segnalati come molto
interessanti dalle guide, ma troviamo aperte solo le chiese. Niente da fare per
i musei: il lunedì sono chiusi.
Partiamo dalla cattedrale, del ‘500, la più grande chiesa
delle Azzorre.
Il palazzo dei capitani, dobbiamo accontentarci di
vederlo solo da fuori, così come il convento di san Francesco, sede del museo
della città. E’aperto invece il giardino botanico, ricco di varie specie
di flora ben conservata.
![]() |
Il giardino botanico di Angra |
A questo proposito Massimo ci fa notare che sono
pochissime le specie autoctone. Quasi tutti i fiori, le piante e gli alberi
delle Azzorre sono arrivati dalle Indie, dal Giappone, dalla Cina. Il clima
favorevole li ha aiutati a crescere e
consolidarsi.
La città si rivela al’altezza delle aspettative: in
effetti, il titolo di patrimonio mondiale dell’umanità se lo è meritato
ampiamente. All’ingresso del porto, un antico ospedale, oggi trasformato in una
chiesa dedicata alla misericordia, serviva a curare i naviganti che tornavano
dalle Americhe malati di scorbuto e non solo.
Fuori dalla chiesa, Paolo fa un insperato incontro con un
famoso navigatore portoghese che lo ha preceduto nei suoi giri per i vari
oceani, Vasco de Gama, immortalato in una statua ad altezza d’uomo: Vella e
Rita non si lasciano scappare l’occasione di fotografarli insieme.
La città era difesa sui due lati del porto da due
fortezze, costruite nello stesso periodo storico della cattedrale e molto ben
conservate:
all’interno, ospitano la prima un hotel di lusso, l’altra
una guarnigione militare, con batterie antiaeree ancora attive, pronte a
colpire eventuali apparecchi nemici che sorvolino il cielo dell’arcipelago. Ma
il rischio appare molto lontano, fortunatamente.
Alle sei del pomeriggio, l’equipaggio riprende l’autobus
per tornare su Argentina, a Praia da Vitoria. Stasera si cena a bordo: le tre
Grazie hanno in programma una pasta condita con le melanzane, accompagnata da
un buon vino locale. Anche in questo caso le aspettative sono ampiamente
ripagate. Domani, con le nostre auto in affitto, andremo ad esplorare l’interno
del’isola.
Martedì mattina partiamo all’alba delle dieci: la prima
tappa del giro è la cima più alta dell’isola, a quota mille metri, così ha
deciso il comandante. Da lì però, la speranza di godere un bel panorama viene
vanificata dalla nebbia. La caldeira comunque è sempre suggestiva, perché anche
qui ci troviamo sui bordi del cratere di un vulcano.
![]() |
Chiesa e convento di San Francesco |
Si torna giù passando in mezzo a un fitto bosco pieno di
alberi del tutto diversi rispetto a quelli a cui siamo abituati. Somigliano
alle sequoie americane ma Il nostro esperto botanico, professor Massimo Di Rao,
ci fornisce il nome scientifico esatto di quest’albero, che rivela la sua
provenienza asiatica: criptomeria japonica.
Ci fermiamo a fare uno spuntino in un’area perfettamente
attrezzata per i picnic, completa di toilette e grill, intorno a un faro posto
in una posizione spettacolare: la vista spazia su un lungo tratto della costa
rocciosa nera e frastagliata. Le onde si infrangono ogni volta in modo diverso.
Si potrebbe restare per ore ad osservare il panorama
senza annoiarsi mai, ma Paolo vuole andare a camminare su un sentiero che porta
ad un lago, un percorso che aveva studiato sulla carta la mattina prima di
partire. Il resto dell’equipaggio però preferisce scendere sulla costa alla
ricerca di una piscina naturale riparata dalle onde, in cui immergersi alla
ricerca di un pò di fresco. E il comandante si ritrova da solo a fare il suo
trekking.
La sera invece tutti d’accordo nel concludere la giornata
in quello che viene indicato sulla guida come il miglior ristorante dell’isola,
“ilpescador”: la fama viene confermata da piatti squisiti
che superano l’esame rigoroso delle tre signore e anche dei loro mariti,
compreso lo scrivente.
Mercoledì si prevede pioggia e si decide allora di
tornare nella capitale di Terceira a visitare il museo che lunedì era chiuso,
per approfondire la conoscenza della storia della città, a cominciare dall’origine
del suo nome così strano.
Angra vuol dire baia, e fin qui ci siamo, ma perché “do
Heroismo”?
Scopriamo che nel 1829 gli abitanti si schierarono in una
epica battaglia, in favore del re del Portogallo, contro il fratello che voleva
usurparne il trono. Da qui la decisione del re di aggiungere da allora quelle
due parole al primo nome: la città, per un certo periodo, divenne addirittura
capitale dell’intero Portogallo.
Ma, a giudicare dai reperti e dai documenti conservati
nel museo, l’intera isola ha vissuto vari periodi travagliati nella sua storia,
persino una invasione napoleonica. La colonizzazione religiosa fu affidata a
francescani e gesuiti, ma questi ultimi dopo meno di duecento anni vennero
cacciati dall’isola, facendo in tempo comunque a lasciare parecchie
testimonianze della loro presenza.
Il palazzo che ospita la sede attuale del governo della
regione autonoma delle Azzorre, ad esempio, che era prima il centro di potere
dei capitani generali dell’isola, è stato costruito e abitato dai gesuiti. Il
convento dei francescani con la sua chiesa annessa, ospita attualmente il museo
storico della città.
In giro per l’isola numerosi sono gli “imperios”,
cappelle votive dipinte con colori sgargianti, così chiamate perché fra i
costruttori venivano scelti gli “imperatori”, cioè i capi della confraternita
del santo Spirito, che per un anno dovevano occuparsi dell’assistenza ai
poveri.
![]() |
Un imperio in onore dello Spirito Santo |
La temuta pioggia per fortuna non arriva e finita
l’escursione culturale in città, ne profittiamo per cercare una piscina
naturale in cui concludere la giornata, ma non si fa in tempo purtroppo, come
avrebbero desiderato ardentemente Rita e Giovanna. Si deve tornare, fare la
spesa per cucinare in barca. Per giunta ci siamo “beccati” anche una multa per
divieto di sosta ad Angra do Heroismo e dobbiamo andare alla locale stazione di
polizia e pagare 60 euro a macchina. Ma rimandiamo a domani il versamento. Ci
aspetta una carbonara con le zucchine, accompagnata dal solito buon vino
locale.
Piero
Nessun commento:
Posta un commento