1 giugno 2018
A soli due giorni dall’arrivo è successo il miracolo: ci hanno assegnato
un posto in banchina.
Sarà forse perché dopo decenni che non andavo a messa, ieri avevo deciso
con Stefano di seguire la processione del Corpus Domini?
Eravamo andati alla Igreja Matrix Sao Salvador, la più importante e bella
non a caso costruita dai Gesuiti, per seguire la processione con infiorata
per le strade.
Mi aspettavo un evento carico della fede che nei paesi di origine latina e
soprattutto nelle isole è ancora possibile vedere. E infatti la chiesa
era strapiena: dalle signore ben vestite con cappellino ad uno stuolo di
militari in divisa di tutte le armi e capitanerie, ai membri delle
confraternite con palandrane rosse, ad un battaglione di chirichette (si
proprio femmine vestite di bianco e fornite di indispensabili ali
angeliche!) per finire ad un manipolo di preti officianti di una messa
sontuosa ovviamente accompagnata da un magnifico coro.
L’incenso pervadeva l’aria quasi a sottolineare la ricchezza delle
architetture e decorazioni barocche con cui i Gesuiti sono stati maestri
per esaltare la gloria divina (la chiesa del Gesù e quella di S.Ignazio a
Roma ne sono forse la massima realizzazione).
Mentre assistevo ripensando a tutti i momenti di questo rito ed ai suoi
simbolismi mi è venuta una domanda stimolata dall’andirivieni delle
chirichette e delle signore deputate a leggere brani delle Epistole ma non
del Vangelo: quello è destinato ai maschi….già perche solo ai maschi?
E perché i preti sono solo maschi? In fondo nel Vangelo non c’è nessuna
indicazione limitativa….e infatti i protestanti hanno i pastori e le
pastore. Noi cattolici no!
Forse Papa Francesco (un gesuita sveglio e attento ai mutamenti della
società😉il problema se lo sarà posto ma sicuramente la inamovibile curia
romana farà/farebbe, come in tante altre occasioni, una resistenza feroce.
Comunque mentre vagavo in questi pensieri la messa terminava e si formava
il corteo processionale.
Con Stefano ci siamo infilati dentro ma è durato poco. Michele è arrivato
di corsa con la buona novella: “In portu locum habemus!”
Niente processione; di corsa all’ufficio per chiedere chiarimenti.
Si, domattina alle 8 possiamo entrare e metterci in banchina ma attenzione
pronti ad attraccare appena le altre barche sono uscite; una specie di
arrembaggio dovuto anche alla presenza dell’ARC, la onnipresente
simil/pseudo regata che accompagna i traversatori desiderosi di
assistenza.
E così il giorno dopo alle 7,30 tiriamo su l’ancora e cominciamo a girare
nei paraggi della banchina assegnata. Tre barche, una attaccata all’altra
all’inglese, non mostrano segni di vita. Continuiamo a girare intorno
come avvoltoi che hanno adocchiato la preda; poi finalmente la prima si
stacca…la seconda ed infine l’ultima.
Il molo è libero; entro deciso; ormeggiamo e dopo due minuti ecco l’altra
barca che si appoggia noi: una coppia di simpatici argentini divertiti
dall’idea di legarsi ad una barca che si chiama come il loro paese.
Altri cinque minuti ed ecco una barchetta di 8 (dico otto) metri
attaccarsi agli argentini. A bordo uno svedese solido come una roccia sulla cinquantina.
A soli due giorni dall’arrivo è successo il miracolo: ci hanno assegnato
un posto in banchina.
Sarà forse perché dopo decenni che non andavo a messa, ieri avevo deciso
con Stefano di seguire la processione del Corpus Domini?
Eravamo andati alla Igreja Matrix Sao Salvador, la più importante e bella
non a caso costruita dai Gesuiti, per seguire la processione con infiorata
per le strade.
Mi aspettavo un evento carico della fede che nei paesi di origine latina e
soprattutto nelle isole è ancora possibile vedere. E infatti la chiesa
era strapiena: dalle signore ben vestite con cappellino ad uno stuolo di
militari in divisa di tutte le armi e capitanerie, ai membri delle
confraternite con palandrane rosse, ad un battaglione di chirichette (si
proprio femmine vestite di bianco e fornite di indispensabili ali
angeliche!) per finire ad un manipolo di preti officianti di una messa
sontuosa ovviamente accompagnata da un magnifico coro.
L’incenso pervadeva l’aria quasi a sottolineare la ricchezza delle
architetture e decorazioni barocche con cui i Gesuiti sono stati maestri
per esaltare la gloria divina (la chiesa del Gesù e quella di S.Ignazio a
Roma ne sono forse la massima realizzazione).
Mentre assistevo ripensando a tutti i momenti di questo rito ed ai suoi
simbolismi mi è venuta una domanda stimolata dall’andirivieni delle
chirichette e delle signore deputate a leggere brani delle Epistole ma non
del Vangelo: quello è destinato ai maschi….già perche solo ai maschi?
E perché i preti sono solo maschi? In fondo nel Vangelo non c’è nessuna
indicazione limitativa….e infatti i protestanti hanno i pastori e le
pastore. Noi cattolici no!
Forse Papa Francesco (un gesuita sveglio e attento ai mutamenti della
società😉il problema se lo sarà posto ma sicuramente la inamovibile curia
romana farà/farebbe, come in tante altre occasioni, una resistenza feroce.
Comunque mentre vagavo in questi pensieri la messa terminava e si formava
il corteo processionale.
Con Stefano ci siamo infilati dentro ma è durato poco. Michele è arrivato
di corsa con la buona novella: “In portu locum habemus!”
Niente processione; di corsa all’ufficio per chiedere chiarimenti.
Si, domattina alle 8 possiamo entrare e metterci in banchina ma attenzione
pronti ad attraccare appena le altre barche sono uscite; una specie di
arrembaggio dovuto anche alla presenza dell’ARC, la onnipresente
simil/pseudo regata che accompagna i traversatori desiderosi di
assistenza.
E così il giorno dopo alle 7,30 tiriamo su l’ancora e cominciamo a girare
nei paraggi della banchina assegnata. Tre barche, una attaccata all’altra
all’inglese, non mostrano segni di vita. Continuiamo a girare intorno
come avvoltoi che hanno adocchiato la preda; poi finalmente la prima si
stacca…la seconda ed infine l’ultima.
Il molo è libero; entro deciso; ormeggiamo e dopo due minuti ecco l’altra
barca che si appoggia noi: una coppia di simpatici argentini divertiti
dall’idea di legarsi ad una barca che si chiama come il loro paese.
Altri cinque minuti ed ecco una barchetta di 8 (dico otto) metri
attaccarsi agli argentini. A bordo uno svedese solido come una roccia sulla cinquantina.
![]() |
Pitture lasciate da equipaggi in transito |
![]() |
Argentina ormeggiata al molo pieno di pitture, ricordi dei naviganti.A fianco la barca degli argentini e quella minuscola dello svedese |
Ha fatto il giro del mondo da solo su una barca con cui oggi non andrei
neppure in Sardegna.
Come cambiano i tempi! Quando avevo vent’anni Enzo mi portò sul suo
Mousquetaire, una barca di 6,5 (dico sei metri e mezzo!), da Procida a Lipari
ed eravamo ben quattro compreso suo padre cinquantenne……altro che i lussi
di Argentina! Ancora ricordo la bellezza della mia prima navigazione e
ancora ringrazio Enzo.
Terminate le operazioni di ormeggio, Michele e Stefano ci salutano, vanno
in aereoporto: il loro Atlantico è finito. Resto in barca con Mariano
che, saggiamente, ha deciso di vivere questa vacanza senza fretta.
La sera andiamo a cena con Giovanni e Marina della barca Eutika.
Incredibile incontrare un’altra barca dei pochissimi italiani giramondo di
cui sapevo (dal loro diario) il percorso.
Sono dieci anni che navigano, ma ora hanno deciso di rientrare. Al
contrario degli amici Sandro e Lilli che alla mia domanda sul loro ritorno
hanno risposto “ finchè le forze ci assistono continuiamo a girare”.
Tra pochi giorni arriveranno Rita, Giovanna, Vella, Massimo ed il
presidente Piero a cui cederò volentieri la penna per raccontare
(sicuramente meglio di me) la vita su Argentina.
Paolo
neppure in Sardegna.
Come cambiano i tempi! Quando avevo vent’anni Enzo mi portò sul suo
Mousquetaire, una barca di 6,5 (dico sei metri e mezzo!), da Procida a Lipari
ed eravamo ben quattro compreso suo padre cinquantenne……altro che i lussi
di Argentina! Ancora ricordo la bellezza della mia prima navigazione e
ancora ringrazio Enzo.
Terminate le operazioni di ormeggio, Michele e Stefano ci salutano, vanno
in aereoporto: il loro Atlantico è finito. Resto in barca con Mariano
che, saggiamente, ha deciso di vivere questa vacanza senza fretta.
La sera andiamo a cena con Giovanni e Marina della barca Eutika.
Incredibile incontrare un’altra barca dei pochissimi italiani giramondo di
cui sapevo (dal loro diario) il percorso.
Sono dieci anni che navigano, ma ora hanno deciso di rientrare. Al
contrario degli amici Sandro e Lilli che alla mia domanda sul loro ritorno
hanno risposto “ finchè le forze ci assistono continuiamo a girare”.
Tra pochi giorni arriveranno Rita, Giovanna, Vella, Massimo ed il
presidente Piero a cui cederò volentieri la penna per raccontare
(sicuramente meglio di me) la vita su Argentina.
Paolo
![]() |
La balena, simbolo del bar più famoso di tutto l'Oceano Atlantico: Peter's bar, dove si incontrano tutti i navigatori |
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