Ore sette.
Sveglio Mariano che aveva fatto l‘ultimo turno ed era un po’ stanco ma
l’arrivo alle Azzorre non se lo doveva perdere. Gli altri erano già in
piedi da un pezzo a guardare l’isola che si avvicinava (cioè noi che ci
avvicinavamo a lei).
Come le altre due volte, l’arrivo a Faial è sempre sotto un cielo plumbeo
che ti da una prima impressione cupa. Poi naturalmente uscirà il sole e
tutto cambierà.
Chiamiamo con la radio la capitaneria e ci dicono che il porto è pieno;
dobbiamo aspettare nella rada all’interno del porto all’ancora.
Infatti dentro il marina si vedono barche in terza fila e in più ci sono
12 barche all’ancora in attesa di entrare.
Una telefonata all’uffico del marina (a cui avevamo mandato una mail per
comunicare il nostro arrivo) ci chiarisce ancor più la situazione: non
accettano prenotazioni, dobbiamo fisicamente andare li per dare la nostra
presenza ed implorare per un posto.
Una situazione che già mi aspettavo essendoci già passato le altre due
volte ma che oggi mi sembra peggiorata. Tutte le barche provenienti dai
Caraibi sono arrivate!!!
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La rotta di Argentina |
Dovremo gonfiare il gommone, scendere a terra e contrattare con l’ufficio.
Finiamo così oggi la tratta più lunga del giro del mondo: 3600 miglia in
23 giorni più l’interruzione di 6 giorni alla bella Fernando de Noronha.
Vela per 3000 miglia e motore per 600; in fondo una bolina non troppo
scomoda anche perché mura a dritta si riusciva a cucinare abbastanza
agevolmente (la cucina su Argentina è sul lato sinistro della barca) e, mangiare bene (grazie a Stefano) è una cosa importante in un mese di navigazione.
Vi lascio per andare a gonfiare il gommone e scendere a terra. Il seguito
alla prossima.
Ben arrivati!
Paolo
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