FERNANDO De NORONHA
Dopo quattro giorni di permanenza sull’isola la prima cosa da dire è che
bisogna venirci in un altro periodo.
Da gennaio a tutto giugno piove e quando piove ne manda proprio tanta. Ma
mentre nelle altre isole dell’Atlantico dopo un diluvio torna un sole
splendente, qui il cielo rimane coperto e questo non rende giustizia alla
bellezza dell’isola.
Si, Fernando è veramente bella. Per fortuna hanno vinto gli
ambientalisti ed è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità
per cui si sono salvate sopratutto le coste, mentre l’interno ha
un’edilizia un po’ rimediata e di scarso pregio, frutto forse del
pressapochismo che caratterizza tutti i popoli latini.
Emerge dal mare con il suo Morro do Pico (323 m) che è il condotto della
lava solidificato venuto allo scoperto dopo l’erosione del corpo del
vulcano.
Pico è un cardine visivo attorno al quale ruotano tutti i riferimenti
geografici dell’isola: lo vedi 30 miglia prima di arrivare; sovrasta la
baia del porto l’unico punto di approdo; lo vedi quasi sempre mentre ti
sposti tra le spiagge dei due versanti: quello del mar de fora
(sopravento) e quello del mar de dentro (sottovento).
I dieci chilometri di lunghezza dell’isola sono disegnati da un lato sud-
est e dall’altro nord-ovest da una sequenza di spiagge di rara bellezza:
la sabbia dorata, i contrafforti rocciosi che le delimitano, la
incredibile pulizia (credo dovuta più ad una fortunata collocazione al di
fuori delle rotte dei rifiuti galleggianti nel mare che ad una cura voluta
dalla municipalità😉e la assoluta mancanza di costruzioni restituiscono
oggi la sensazione di wilderness così rara ai giorni nostri.
C’è poi una praia particolare, quella do Americano, in cui un pezzetto di
sentiero un po’ ripido e scivoloso tiene lontano i turisti. Ieri ho
trascinato Mariano per goderci un bagno in perfetta solitudine in mezzo
alle onde potenti dell’oceano: sembrava di essere fuori dal mondo!
Invece un’altra spiaggia, la praia dos Porcos, ha un nome così azzeccato
da restare sorpresi: folle urlanti armate di almeno un telefonino a testa
scattano allo sfinimento selfie in tutte le posizioni e con tutte le
possibili inquadrature. Non tutto può essere perfetto!
Come non è perfetta l’organizzazione. Quando siamo sbarcati per
regolarizzare il nostro arrivo abbiamo aspettato tre ore prima che un
funzionario si presentasse.
Pensavo di incontrare gli ufficiali della Capitaneria e della Frontiera,
invece era quello dell’ufficio turistico che ci ha imposto la famosa tassa
di soggiorno: 30 euro a testa al giorno (compresa la barca che però è
sull’ancora e non su una boa). Direi costosa anche perché poi per entrare
in tutte le spiagge devi sganciare altri 50 euro.
Sull’isola ci si muove con un bus pubblico o con delle Wolkswagen
Maggiolino modificate nel senso che del Maggiolino è rimasto solo il
telaio e il motore; il resto sono due sedili e due strapuntini all’aperto
con due ruotoni posteriori per superare le pendenze fangose delle stradine
secondarie.
Ne abbiamo presa una in affitto (senza patente, assicurazione. . niente) ;
guidarla era un’avventura: delle quattro marcie ne entravano solo due, i
freni un optional e lo sterzo una probabilità. Ho provato ma ho
rinunciato subito. Michele invece si è messo di punta e ci ha scarrozzato
per l’isola.
Da non perdere anche il Forte dos Remedios, il più importante di 21 su
tutto il sistema difensivo portoghese.
Si erge a protezione dell’unica rada dove ci si può ancorare perché
ridossati dall’Aliseo.
Gli antichi cannoni, appoggiati alle feritoie o abbandonati a terra in
attesa di sistemazione, testimoniano le difese sostenute contro gli
invasori.
Resteremo sull’isola ancora un paio di giorni in attesa che Bob (il
metereologo neozelandese che ci ha consigliato in qualche tratta di questo
giro) ci dia l’ok per partire.
Fino alle Azzorre sarà un po’ complicato per la ricerca di una rotta
contro gli Alisei che eviti le calme equatoriali e le zone di alta
pressione vicino alle isole portoghesi.
Vedremo!
Paolo
Dopo quattro giorni di permanenza sull’isola la prima cosa da dire è che
bisogna venirci in un altro periodo.
Da gennaio a tutto giugno piove e quando piove ne manda proprio tanta. Ma
mentre nelle altre isole dell’Atlantico dopo un diluvio torna un sole
splendente, qui il cielo rimane coperto e questo non rende giustizia alla
bellezza dell’isola.
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La baia del porto con Argentina alla fonda |
Si, Fernando è veramente bella. Per fortuna hanno vinto gli
ambientalisti ed è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità
per cui si sono salvate sopratutto le coste, mentre l’interno ha
un’edilizia un po’ rimediata e di scarso pregio, frutto forse del
pressapochismo che caratterizza tutti i popoli latini.
Emerge dal mare con il suo Morro do Pico (323 m) che è il condotto della
lava solidificato venuto allo scoperto dopo l’erosione del corpo del
vulcano.
Pico è un cardine visivo attorno al quale ruotano tutti i riferimenti
geografici dell’isola: lo vedi 30 miglia prima di arrivare; sovrasta la
baia del porto l’unico punto di approdo; lo vedi quasi sempre mentre ti
sposti tra le spiagge dei due versanti: quello del mar de fora
(sopravento) e quello del mar de dentro (sottovento).
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Il pico sopra la spiaggia dei 2 fratelli |
est e dall’altro nord-ovest da una sequenza di spiagge di rara bellezza:
la sabbia dorata, i contrafforti rocciosi che le delimitano, la
incredibile pulizia (credo dovuta più ad una fortunata collocazione al di
fuori delle rotte dei rifiuti galleggianti nel mare che ad una cura voluta
dalla municipalità😉e la assoluta mancanza di costruzioni restituiscono
oggi la sensazione di wilderness così rara ai giorni nostri.
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Fernandez de Noronha tempo brutto ma spiagge bellissime |
C’è poi una praia particolare, quella do Americano, in cui un pezzetto di
sentiero un po’ ripido e scivoloso tiene lontano i turisti. Ieri ho
trascinato Mariano per goderci un bagno in perfetta solitudine in mezzo
alle onde potenti dell’oceano: sembrava di essere fuori dal mondo!
Invece un’altra spiaggia, la praia dos Porcos, ha un nome così azzeccato
da restare sorpresi: folle urlanti armate di almeno un telefonino a testa
scattano allo sfinimento selfie in tutte le posizioni e con tutte le
possibili inquadrature. Non tutto può essere perfetto!
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Un bagno solitario |
regolarizzare il nostro arrivo abbiamo aspettato tre ore prima che un
funzionario si presentasse.
Pensavo di incontrare gli ufficiali della Capitaneria e della Frontiera,
invece era quello dell’ufficio turistico che ci ha imposto la famosa tassa
di soggiorno: 30 euro a testa al giorno (compresa la barca che però è
sull’ancora e non su una boa). Direi costosa anche perché poi per entrare
in tutte le spiagge devi sganciare altri 50 euro.
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I 2 fratelli davanti al temporale |
Sull’isola ci si muove con un bus pubblico o con delle Wolkswagen
Maggiolino modificate nel senso che del Maggiolino è rimasto solo il
telaio e il motore; il resto sono due sedili e due strapuntini all’aperto
con due ruotoni posteriori per superare le pendenze fangose delle stradine
secondarie.
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Radici |
Ne abbiamo presa una in affitto (senza patente,
guidarla era un’avventura: delle quattro marcie ne entravano solo due, i
freni un optional e lo sterzo una probabilità. Ho provato ma ho
rinunciato subito. Michele invece si è messo di punta e ci ha scarrozzato
per l’isola.
Da non perdere anche il Forte dos Remedios, il più importante di 21 su
tutto il sistema difensivo portoghese.
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Dal forte de N. Senhora dos remedios |
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Avanzi in saldo |
Si erge a protezione dell’unica rada dove ci si può ancorare perché
ridossati dall’Aliseo.
Gli antichi cannoni, appoggiati alle feritoie o abbandonati a terra in
attesa di sistemazione, testimoniano le difese sostenute contro gli
invasori.
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Vila dos remedios |
Resteremo sull’isola ancora un paio di giorni in attesa che Bob (il
metereologo neozelandese che ci ha consigliato in qualche tratta di questo
giro) ci dia l’ok per partire.
Fino alle Azzorre sarà un po’ complicato per la ricerca di una rotta
contro gli Alisei che eviti le calme equatoriali e le zone di alta
pressione vicino alle isole portoghesi.
Vedremo!
Paolo
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