5 maggio 2018. lat
3 52 sud; long 32 30 ovest
Siamo a poche miglia dalla baia de Sao Antonio. Dopo quattro giorni di tranquilla
navigazione,spinta da un Aliseo educato e finalmente allietata da due tonnetti,
getteremo l’ancora nell’unica rada dove è permesso fermarsi.
Fernando de Noronha è un arcipelago di ben 21 isole ma
l’unica abitata è la più grande col nome appunto di Fernando dove sono
concentrate tutte le attività compresa la sede del Parco nazionale.
E’ un parco che per proteggere le sue bellezze del mare e
delle coste ha istituito il numero chiuso: massimo 400 turisti al giorno
escluse le barche a vela. Ma non credo
che troveremo molti navigatori perché le tasse per la barca, per l’equipaggio e
per l’accesso al parco sono così alte da scoraggiare molti ad una sosta, se pur
molto comoda, prima di affrontare o dopo aver affrontato (per chi viene da
nord) le calme equatoriali.
Un po’ come alle Galapagos dove pagammo fior di quattrini
per stare fermi nell’unico ridosso permesso.
Comunque speriamo sia vera la descrizione della Lonely
Planet …“questo luogo è tanto bello da reggere il paragone con qualsiasi altro
Eden tropicale esistente al mondo. Con le sue acque cristalline, la ricca vita
marina e gli spettacolari panorami, offre uno spettacolo unico in tutto il
Brasile. La Guia quatro rodas praias,
considerata la Bibbia delle delle spiagge brasiliane, attribuisce cinque stelle
a cinque sole spiagge del paese, e tre di esse si trovano proprio qui”.
L’arcipelago prende il nome da Fernao de Loronha: un
aristocratico portoghese a cui il suo re assegnò nel 1504 queste isole ma che
fu talmente disinteressato che non ci mise mai piede.
Ne approfittarono, ovviamente, tutti: inglesi, francesi e
olandesi finche i portoghesi non decisero di riprendersi le isole a metà
settecento e difenderle con la costruzione di ben dieci forti.
Come tante altre isole, sparse per il mondo, Fernando fu
utilizzata come carcere e come base militare… anche dagli americani durante la
seconda guerra mondiale.
Dopo varie battaglie tra ambientalisti e speculatori
edili l’arcipelago è stato dichiarato dall’UNESCO nel 2002 patrimonio
dell’umanità.
Vedremo se il paragone regge con gli atolli delle Tuamotu
in Polinesia che erano oltretutto gratis.
Paolo
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