6/07/2015: Papete
Sono circa le 10 di sera quando arriviamo all’aeroporto di
Papeete, siamo in 4 con me Maria Lavinia Sandro e Elena. Veniamo accolti da un
terzetto di polinesiani una danzatrice e due suonatori che cantano all’ingresso
dell’aeroporto. Pratiche doganali velocissime, ci infiliamo in un taxi e ci
facciamo portare al porto. Qui identifichiamo subito Argentina e ci ritroviamo
a casa. La barca su cui ho navigato molti anni, con cui ho fatto la prima
traversata atlantica ci accoglie con il comandante Paolo. L’equipaggio
smontante è andato in albergo per farci posto. Buttiamo su le borse e dopo una
breve chiacchierata ci addormentiamo. Il viaggio è stato lunghissimo 11 fusi
orari 165° di longitudine verso W sempre correndo con il sole. La prima parte
Parigi Los Angeles su un A 380, una grande nave del cielo, con due ponti e più
di 500 passeggeri, poi dopo diversi giri per le pratiche doganali americane ci
imbarchiamo su un aereo di Air Thaiti che in una decina d’ore ci ha portato a
Papeete, correndo per rotta SW sul pacifico. Al mattino, diverse cose da fare e capisco subito che non si
mollano gli ormeggi, Paolo sta cercando un cantiere dove lasciare la barca in ottobre per tornare in Italia, ma la cosa non sembra facile. Ne visitiamo un
paio e capiamo che qui non hanno spazi per tenere la barca in terra e
preferiscono lasciarla in acqua. Non so quale sarà la decisione finale.
Poi insieme a Maria Lavinia ed Elena, facciamo la spesa in
un mercato molto colorato con frutta e verdura di tante varietà, prezzi
altissimi, mi spiegano poi che qui crescono poche varietà e che viene tutto
importato. Sul porto c’è una casetta dove una buona rete WiFi mi
consente di scaricare la posta e telefonare ai figli; mi risponde solo Edoardo
che alla sera alle 9 di sera sta ancora in ufficio.
Faccio un giro per il marina, molto bello, pieno di barche
giramondo. Incontriamo il vecchio equipaggio che ci racconta il tragitto dalle
Marchesi a Papeete; dicono tutti di aver visto cose bellissime, io aspetto di
vederle, per ora piove e il cielo è plumbeo. Ceniamo insieme al vecchio equipaggio, alcuni di loro li
conoscevo già, Giorgio aveva fatto con noi la prima traversata atlantica.
Ancora sono un po’ stonato dal cambiamento di fuso orario,
il pomeriggio ho dormito 4 ore. Ci addormentiamo con il programma di andare
domani a Morea.
Enzo
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