All'una di notte di venerdì 26 maggio 2017 diamo fondo tra l'isola di Awai, penisola in bassa marea, ed il Capo Sud di Malekula nel tortuoso fiordo delle Maskuline Islands. Vi arriviamo nel buio più pesto di una notte senza luna in un dedalo di bassi fondi guidati da un invisibile filo di Electra Arianna che ci indirizza sul suo GPS cartografico, come in un videogioco, con l'orecchio attento al “pigolatore”, un ecoscandaglio che con voce di pulcino ci avverte degli ostacoli a prua. Rivolgiamo un pensiero grato a chi ci ha preceduto in questi mari allora sconosciuti e senza tanta dovizia di ausili. Bougainville arrivato in questi paraggi scriveva: “On ne se figure pas avec quels de soins et quelles inquiétudes on navigue sans ces mers inconnues, menacés de toutes parts de la rencontre inopinée de terres et d'écuils, inquiétudes plus vives encore sans le longues nuits de la Zone Torride. Il nous falloit cheminer à tâtons, changeant de route, lorsque l'horizon étoit trip noir devant nous. La disette d'eau, le défaut de vivres, la nécessité de profiter du vent, quand il se daignoit de souffler, ne nous permettoient pas de suivre une navigation prudente et passer en panne ou sur le bords le temps de ténebres.” Di giorno, dopo un ricco primo bagno della stagione nei pressi dell'isola di Sakao, allo sbocco della mitica baia dove attraccò l'HMS Resolution, ci portiamo nella Gaspard Bay per passare la notte.
Sabato 27 di buon ora salpiamo e ripercorriamo a ritroso il periglioso cammino trai coralli per uscire dalla baia. Ormai è giorno, siamo ormai sicuri di noi stessi in un percorso già conosciuto e per giunta in alta marea, Bougainville doveva essere un vero pivello! Non facciamo molto caso alla strumentazione elettronica e, come allocchi, finiamo dritti dritti ad arenarci nei bassifondi. Inutile la marcia indietro, inutili i tentativi col dingy di sbandare la barca; cosa possono fare 8 miseri cavallucci marini contro i 15 tonnoni di Argentina? Si riesce a malapena a direzionare la poppa per evitare i coralli più appuntiti.
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Argentina in difficoltà |
Si perde del tempo prezioso inviando Giancarlo e Sandro col tender dai cavalli imbizzarriti a remi a chiedere aiuto al due alberi “Musique” ormeggiato là dove avevamo passato la notte. Ci rispondono in frenchenglish che la marea sta ormai scendendo, ci verranno a trainare al tramonto. Si ritorna frettolosamente da Argentina e si tenta qualche manovra tirandosi con cime legate ai coralli, ma, troppo tardi, la marea sta rapidamente calando ed Argentina comincia ad inclinarsi. A mezzogiorno la marea raggiunge il minimo, Argentina è ormai quasi all'asciutto tra le terre emerse, su di essa regna ormai la Concordia. Dentro di essa Paolo e Sandro si muovono a tentoni camminando con circospezione sulle paratie rasentando i paiolati, cercando cime, facendo rotolare oggetti vari, seminando il disordine totale. Arriva il Capo Villaggio su una moderna piroga in vetroresina dalla vaga forma di scatola di sardine sospinta da un potente fuoribordo. Ci spiega che siamo finiti in una zona tabù, suscitando le ire degli spiriti dei coralli. Occorrerà pagare alcuni tributi allo spirito preposto al galleggiamento. Torneranno più tardi con una serie di boette e taniche vuote che verranno legate con intrigo spaventoso di cime tempestose sotto la barca. Verranno pure dedicate a tali spiriti alcune composizioni floreali fatte di parabordi disposti come petali di margherita, margaritas ad porcos. Per addolcire il Dio del galleggiamento vengono pure sacrificati 400 litri di acqua del serbatoio, nel tentativo di rendere meno salato l'Oceano. Con uno speciale rito 8 taniche di gasolio vengono deposte sul tender, ed anche l'equipaggio viene tenuto a digiuno per renderlo più puro ed alleggerirlo dai peccati di gola. Adolfo, Giancarlo ed Ornella vengono spediti al villaggio per presenziare ad altri riti propiziatori. Condotti in sacro boschetto dovranno purificarsi con un santo lavaggio per indurre Melaneolo, la Divinità nera del vento, a soffiare in direzione della laguna e sovralzarla; dovranno poi ingerire dei molluschi sacri per convincere il Sole e la Luna a mettere da parte i loro bisticci familiari e questa sera andarsi a coricare insieme sizigialmente, ché dalla loro unione qui, in Oceania, son nate tutte le stelle del firmamento ed altre continueranno a nascere questa sera. Verso le sei di cala il buio più totale in questa notte di luna nuova, la torcia subacquea si adegua
alla negra Melanesia, rendendo del tutto superflua l'immersione di un mutato, vale a dire vestito di muta, subvisore. Dalla goletta “Musique” ci viene portata un enorme gomena che non facciamo a tempo a sistemare in alcun modo, e, nell'oscurità, ci viene strappata via a tutta manetta, ci sfugge e non ci resta che contare i feriti di questa maldestra e scoordinata manovra. Dal “Musique” riparte una
barca per porgerci la pesante gomena, ma nel frattempo la cima che avevamo sistemato a poppa la mattina si lasca. La cima legata ad un corallo... Si allenta... Proviamo a cazzarla... Non si cazza... Si
allenta ulteriormente... Ci si tira sul corallo... Si lascia la cima cadere a mare... Galleggiamo: ... miracolo! Si dà un po' di motore in retromarcia... Si prega il Dio degli Intrighi... Il groviglio sottobordo finirà nell'elica? Si prega il Dio del Corallo... Ce ne farà trovare uno bello grosso sulla pala del timone? Dopo una manciata di lunghissimi secondi sfiliamo, motu proprio, in retromarcia a pochi metri dal “Musique” nel canale navigabile. Sospiro!
Sandro
27 maggio ore 6 Gaspard Bay, Isola di Malekula
TUTTO E' BENE QUEL CHE FINISCE BENE.
Sveglia alle 5 per navigare verso Louganville. Le prime luci spengono le stelle della baia. Accendo il motore e dopo poco lascio il timone con la consegna di ripercorrere la traccia, segnata ieri sul plotter, che ci porterà, con uno slalom fra i refe, fuori da Gaspard Bay verso il mare aperto. Scendo in dinette per azionare il dissalatore; cinque minuti e risalgo in pozzetto. Il sole, anche se radente illumina tutta la baia, il mare sembra tutto uguale, non ci sono ancora i contrasti di colore che evidenziano le acque più profonde dai reef coperti dall'alta marea. Mi appoggio allo spoiler per godermi in pace l'uscita dalla baia. Invece all'improvviso un colpo; mi giro verso il timone: un altro colpo che ferma definitivamente la barca. Siamo completamente fuori rotta al di fuori della traccia di ieri e finiti sul reef ancora sommerso dalla marea che lentamente sta cominciando a scendere. Riprendo il timone e tento a marcia indietro di riportare la barca in acque più profonde. Niente da fare. Allora per capire meglio, maschera e pinne per verificare l'immaginato: la chiglia della barca si e' piantata in mezzo a due coralli. Provo a cercare una roccia sott'acqua dove poter legare una corda che mi aiuterà ad uscire fuori. Nuoto verso la miglior direzione di uscita ed a 30 metri dalla barca trovo un solido corallo a cui assicuro la corda. Mettiamo in tensione con il winch e motore indietro ma niente! Mando Giancarlo e Sandro col gommone a chiedere un traino da una barca che sta nella rada dove abbiamo dormito. Partono ma dopo poco si spegne il fuoribordo; pure questa ci voleva!!! Continuano a remi. Torneranno troppo tardi, quando ormai la barca ha cominciato ad inclinarsi facendo perno sulla chiglia, con la notizia che il comandante di “Musique” si e' detto disponibile a trainarci ma con la prossima alta marea alle 18,30.
Ammutolito comincio a tormentarmi, consulto le tabelle di marea:effettivamente l'alta e' alle 18:42 ed è la più alta dei prossimi giorni perché oggi e' luna nuova. Quindi o va stasera o mai più!!!
Mentre vago nei miei pensieri ecco arrivare una barca di locali che chiedono se vogliamo aiuto. “May be, but what can you do?” Rispondono che possono portare tanti galleggianti da legare intorno alla barca e affermano di aver già contribuito a salvare altre barche nelle stesse condizioni. Chiedo il prezzo dell'operazione. 50.000 vatu (quasi 500 euro) e' la risposta. Non ho molte alternative anche se sono molto dubbioso sulle loro capacità. OK accetto: loro chiedono i soldi ma gli anticipo 20.000, il resto ad operazione conclusa. Allora si apre una trattativa su un altro capitolo. Nel suo e nel mio inglese scadentissimi lui si dice sicuro di tirare fuori la barca...ma se in caso la barca fosse bloccata e quindi diventasse un relitto, tutte le attrezzature interne ed esterne possono essere tolte e portate via (sopratutto l'elettronica). Si ma chi e' che se le tiene? Frasi incomprensibili a volte mi fanno pensare che le vogliono loro, a volte che le possiamo tenere noi. Dibattito intenso e concitato. Alla fine lui mi presenta due foglietti: uno con il prezzo di 50000 vati per l'operazione e un altro con il discorso delle attrezzature della barca. Sopratutto il secondo veramente incomprensibile. Comunque alla fine, esausto, scarabocchio una sigla sui foglietti. Torneranno tra due ore con i galleggianti.
Intanto la barca continua ad inclinarsi sul fianco sinistro. Mi ummergo ancora e cerco di calcolare l'assetto quando ci sarà il minimo di marea. Per fortuna due grossi coralli sono distanti ma uno più piccolo può essere pericoloso: continuando ad inclinarsi la barca ci si potrebbe appoggiare e piegarsi o addirittura bucarsi. Aiutato da Sandro metto una grossa tavola, legata da entrambi i lati della battagliola: non so ancora quanto scenderà la barca ma quella tavola potrebbe salvare la fiancata.
Ogni venti minuti mi tuffo per controllare la situazione. Con la maschera giro intorno, mi immergo, calcolo la distanza che ancora manca al contatto con lo scoglio. Mentre riemergo accarezzo Argentina e le dico di stare tranquilla che ce la faremo, ma nel mio profondo sono pieno di dubbi.
Dubbi che si fanno ancora piu' forti quando si presentano i locali con una quindicina di taniche da 15 o 20 litri. In tutto non saranno neppure 300 kg di spinta! Mi aspettavo almeno una cinquantina di taniche da 20 che avrebbero fatto una tonnellata di spinta. Lo sapevo che c'era millantato credito!!
Decido di buttare a mare 400 litri di acqua del serbatoio, operazione non facile dato che la barca e' inclinata proprio da quel lato, ma la pompa che mi ha consigliato Enzo Fonti fa il suo lavoro in pochi minuti. Cosa altro sbarcare? Mi guardo intorno e ogni cosa mi sembra intoccabile. Alla fine sposto le taniche di gasolio sul gommone: altri 160 kg Intanto i locali stanno cercando di fissare sia le loro taniche che i miei parabordi tutto intorno alla chiglia con una quantità di cime e nodi che sembrano inestricabili. A mezzogiorno e mezza circa siamo al minimo di marea, la barca è inclinata paurosamente, più di 50 gradi ma per fortuna, tranne che sul siluro terminale della chiglia, non ha toccato ne sul timone ne sullo scafo. Dentro non si riesce a camminare se non strusciando tra pavimento e pareti.
Basta!!
Ho fatto tutto quello che potevo; ora devo aspettare sei ore che torni l'alta marea. Ornella, Giancarlo e Adolfo (che, unico, si e' saggiamente preso un borsello con soldi e passaporto) vanno via con la barca dei locali per raggiungere il villaggio nell'isola di fronte. Li verranno invitati a mangiare qualche mollusco (precauzionalmente rifiutato) ed a partecipare ad un rito quasi propiziatorio per la riuscita dell'operazione. Io e Sandro rimasti in barca mangiamo qualcosa e cerchiamo di rilassarci. Alle quattro tornano tutti mentre bisognerà aspettare ancora un'ora per vedere avvicinarsi la sagoma di “Musique”. Viene a bordo il comandante dell'altra barca e prendiamo accordi. Loro ci porteranno una grossa gomena e tireranno Argentina da poppa quando ci sarà il picco di alta. Alle sei di sera è ormai notte e il locale che ha portato i pochi galleggianti mi dice di accendere il motore e provare. NON SE NE PARLA! La barca, pur raddrizzata, e' ancora troppo inclinata e il profondimetro segna 1.9 – 2 metri.
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Siamo alla bassa marea |
Passano i minuti e io tocco sempre piu' ferro o meglio alluminio e inox. L'enorme gomena portata a bordo da “Musique” dopo un tentativo di fissarla scappa via inesorabilmente. Intanto,nel buio più totale, si sono fatte le sei e mezza. Ci siamo quasi! Vedo il profondimetro segnare 2.3 (ma potrebbe leggere anche qualche corallo sotto), la corda che avevo legato stamattina al lontano corallo si allenta.
Provo.
Do motore indietro e dico a Giancarlo di recuperare veloce la cima. Sulle prime sembra non succedere niente poi una leggera oscillazione della barca mi avverte che stiamo galleggiando. Continuo delicatamente a motore sperando che la strada sia senza altri coralli , che tutti quei galleggianti e quel groviglio di cime non finiscano nell'elica. Intanto il capo dei locali mi dice: "speed, speed” ed io di risposta “be quiet, be silent !!!”.
Alla fine lentamente Argentina trova la strada per uscire dal labirinto dei coralli e il profondimetro ci da 3, 4, 5 metri. SIAMO FUORI !!
Dopo un attimo di deconcentrazione salutiamo e ringraziamo “Musique”. A quel punto il capo dei locali inizia una una pantomima che non ho nessuna intenzione di subire. Prendo i 30000 vatu del saldo e ,perentorio, gli dico che se vuole ci vedremo domattina a Gaspard bay da dove eravamo partiti stamattina e dove ritorneremo con poca navigazione a dormire. Alle otto buttiamo l'ancora nello stesso posto di ieri. Finalmente tutto e' finito.
Tutto e' bene quel che finisce bene.
Paolo
p.s. la mattina dopo sono tornati i locali a riprendersi i loro pochi bidoni e hanno preteso altri 10 mila vatu (a quello che si capiva) per presunti danni all'ambiente (anche se non una goccia di gasolio e'
finita in mare). Dopo mezz'ora di discussione mi ero talmente rotto i c. che ho preferito pagare e licenziarli
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Una volta risolto il problema dell'incaglio si tratta coi locali |