13 maggio, si salpa! Si pensava che Argentina avesse
messo le radici in Nuova Zelanda ,invece con nostra grande sorpresa siamo
liberi di partire. E siamo stati pure fortunati, leggendo i resoconti dei
precedenti navigatori c'è chi ha atteso ben più di noi. Il problema consiste,
lavori di manutenzione a parte, nel trovare il giusto momento per lasciare la
Nuova Zelanda prima della stagione invernale senza incappare nei cicloni della
zona tropicale. Alle Vanuatu dove avremmo
avuto appuntamento con Ornella, Bruna e Adolfo tre giorni fa il ciclone Donna
ha imperversato oltre i limiti stagionali, ed è arrivato pure il terremoto, che
comunque sembra non aver fatto molti danni. I nostri amici si sono consolati
rimanendo a sollazzarsi alle Figi, ma la giustizia divina ha mandato loro il
ciclone Ella, che, a ben guardare, come ogni ciclone, sempre donna ella è.
Il 13 maggio si è verificata una congiuntura astrale
australe, chi l'ha persa dovrà restare a lungo in NZ, e ciò ha creato un
superlavoro all'addetto di dogana, che deve salire su tutte le barche in
partenza, timbrare i moduli con le famose dichiarazioni, senza peraltro
guardarle, intrattenere una salace conversazione sul tema Italia-Argentina ed
infine augurare buona fortuna e buon viaggio a nome suo ed a nome della Regina
Elisabetta che egli indegnamente rappresenta.
Bob, il nostro Virgilio Australe, ci ha confezionato un
itinerario triangolare con vertice nell'isola di Norfolk in quanto, stante le
attuali previsioni meteo, la rotta diretta finirebbe con una bolina troppo
stretta. Ma da qui a qualche giorno troppe previsioni verranno cambiate, poiché
la situazione meteorologica affatto instabile è in continuo divenire.
Verso le dieci di mattina abbiamo lasciato il molo della
Marsden Cove Marina per inoltrarci nello stretto canale dragato nell'estuario
del fiume Whangarei, la sua profondità è comunque molto elevata in quanto siamo
in alta marea sizigiale, solo l'altro ieri cadeva la luna piena; alla nostra
destra un'enorme spiaggia è scomparsa inghiottita dalle acque. Si lascia a
destra il molo commerciale dove alcune navi caricano una enorme quantità di
tronchi di kauri del Nortlamd. Appena le acque diventano più limpide mettiamo
in acqua il generatore elettrico idrodinamico dall'improbabile nome di
Watt&Sea, e non appena il percorso ci dispone con la prua al vento issiamo
la randa prendendo prudenzialmente una mano di terzaroli. Usciti in mare aperto
svolgiamo completamente il genova e doppiamo il caratteristico Whangarei Head.
Il vento viene da ostro ed il mare è meno agitato di quanto si poteva supporre
per i forti venti di settentrione dei giorni precedenti.
Apriamo completamente la randa e, al gran lasco,
prendiamo una rotta un po' più a destra di quanto indicatoci da Bob. Al
tramonto, dopo aver di nuovo ridotto la velatura per la notte, ci appare la
lunga nuvola non più bianca che dà uno dei tanti nomi a questo grande paese;
non possiamo inviare la irripetibile foto del tramonto via internet poiché
nessuno di noi è in grado di connettere, ma non è difficile da immaginare: è
identica a tutte le foto salvaschermo che ognuno può ammirare sul proprio
computer. Calata la notte si può constatare che gli strumenti elettronici non
mentono osservando la Croce del Sud, facilmente identificabile grazie alle Nubi
di Magellano. Al buio la rotta non si trova, ma per fortuna è una notte di
luna, che sorge quasi due ore dopo il tramonto essendo passati due giorni dal
plenilunio, rischiarando il nostro cammino. Incrociamo l'unica barca che si
avventura nell'immenso Oceano ed orziamo per evitare la collisione.
Sandro
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