Abbiamo da poco oltrepassato il Tropico del Capricorno,
lo abbiamo notato pascolare tranquillo sulle acque, senza curarsi affatto della
nostra inopportuna presenza, in compagnia di una vezzosa capricornetta che, pur
intenta a brucare, con occhio vigile non perdeva di vista due scavezzacolli
capricornini che giocavano a nascondino tra le onde del Pacifico.
Lentamente, faticosamente, ci stiamo avvicinando alle
Vanuatu dove contiamo di arrivare domani
mattina, rallentando per arrivare con la luce, e dove abbiamo appuntamento con
Ornella ed Adolfo a cui ci presenteremo con un ritardo di una dozzina di
giorni, mentre Bruna, data l'incresciosa situazione, ha preferito fissare per
l'intera stagione ombrellone e sdraio in uno stabilimento di Ostia. La navigazione si è svolta tutta secondo copione, grazie
al router Bob Mc Davitt che ci ha riferito di aver brindato alla nostra salute
con un calice di Pinot Grigio. Ci ha consigliato di seguire una rotta per
nordovest che lambisce l'isola di Norfolk e di qui, passato il fronte puntare
verso nord direttamente alla meta. La prima tratta del percorso la si è svolta al lasco,
mura a dritta, prevalentemente a vela. Il fronte con raffiche oltre i 40 nodi lo si è passato nella notte di martedì con randa terzarolata al massimo e trinchetta, il
passaggio è durato solo poche ore, sufficienti a fradiciare qualche cuccetta,
dopo di che si è instaurata la calma più totale. Il passaggio del fronte,
definito da Bob raucous, è stato comunque molto opportuno perché ha consentito
all'equipaggio di Argentina di esercitarsi in nuove specialità olimpiche,
valide per i prossimi giochi di Roma, quali la staffetta con pentola a
pressione rovente e vaporante su coperta freneticamente oscillante. Durante la
cena poi si è approfondito e perfezionato il metodo Chaplin per lo scambio di
piatti di minestrine bollenti tra
opposti commensali. Tutto mercoledì e la notte seguente, calmatesi le acque
ed i venti, non c'è rimasto che andare sempre a motore, eseguendo spericolate
manovre di travaso di gasolio. Giovedì notte si è risvegliato Eolo, un po'
sonnecchiante a dire il vero, e ci ha permesso di risalire verso Nord a vele
spiegate a 7 – 9 nodi al lasco. Ora siamo a poche miglia dal nostro favoloso
obiettivo e non vediamo l'ora di arrivare in questo arcipelago tanto decantato. Se si chiede a persona anche bene informata qualche
ragguaglio circa le Vanuatu questi cadrà dalle nuvole e non saprà neppure dirvi
dove si trovino. Eppure esse sono state e sono tutt'ora di primaria importanza
per lo sviluppo della nostra civiltà e per gli equilibri mondiali, oltre ad
essere di rara bellezza e di raro interesse soprattutto geologico. Le isole, che dal 1980 hanno ottenuto l'indipendenza, si
sono costituite in repubblica che ha
assunto il nome della popolazione tribale dei Vanuatu, mentre fino al 1980
costituivano l'improbabile condominio anglofrancese delle Nuove Ebridi,
definito “pandemonium” dai suoi stessi amministratori. Il nome di Nuove Ebridi
era stato loro assegnato nel 1778 durante la sua seconda circumnavigazione
sull'Her Majesty's Ship Resolution da James Cook, che ne aveva anche tracciato
una precisa cartografia e ne aveva preso possesso in nome del Re Giorgio III°.
Precedentemente esse erano state comprese nel piu' vasto
arcipelago delle Grandes Cyclades da Louis Antoine Bougainville che le aveva
visitate nel 1768 e ne aveva preso possesso in nome del Re di Francia. Circa
170 anni prima (1606)Quiros le aveva ascritte alla ancora più vasta Austrialia
del Espiritu Santo e ne aveva preso possesso in nome della Corona di Spagna. Ma
andiamo con ordine.
E' noto dalla Fisica che la materia è costituita dai
cinque elementi fondamentali in ordine di peso decrescente Terra, Acqua, Aria ,
Fuoco ed Etere Cosmico, che tendono ai loro luoghi naturali costituiti da sfere
aventi centro comune nel centro dell'universo. Osservando poi il moto della
volta celeste risulta del tutto evidente, ed è quindi una verità di ragione
oltre che di fede, che noi sul nostro pianeta ci troviamo al centro
dell'universo. Tale equilibrio risulta stabile se alla ben nota Eurasia si
contrappone un altrettanto esteso continente australe incognito a farle da
contrappeso, la “Terra Australis Incognita”, in essa si trovano grandi
ricchezze e tra l'altro le favolose miniere d'oro di re Salomone. Tale continente esisteva sicuramente nell'antichità come
previsto dal sommo Aristotele e testimoniato dall'astronomo Claudio Tolomeo ed
è fedelmente riportato in tutte le carte successive.
Principale scopo segreto dei navigatori dell'età moderna
fu quello di esplorarlo, di valutarne la ricchezza e di prenderne possesso in
nome delle rispettive monarchie europee. Ordine segreto noto a tutti tranne
talvolta ai diretti interessati, come fu nel caso di Cook che nella sua prima
spedizione sull'HMS Endeavour lo ricevette dall'Ammiragliato in plico nascosto
e sigillato da aprire e leggere solo dopo aver concluso lo scopo ufficiale
della spedizione che, come noto e come riportato in un diario dello scorso anno
da tutti ritenuto incomprensibile, consisteva nello spiare, per conto dei
rispettabili membri della Royal Society, Venere che uscendo dalle acque si
stagliava nuda in controluce davanti al carro di Apollo.
Il primo europeo a giungere, con la benedizione del papa
Clemente VII, in tale favoloso continente
fu il portoghese Pedro Fernandes de Queyros, Quiros per gli spagnoli per
i quali era al servizio, che lo battezzò col nome di Austriala de Espiritu
Santo, in onore dell'austriaco re di Spagna, e vi fondò la effimera colonia di
Nova Jerusalem. Che si trattasse di un continente molto grande egli lo dedusse
dalle indicazioni avute dagli indigeni dell'Isla de la Gente Hermosa, lo
verificò lui stesso nelle sue esplorazioni e soprattutto dall'inconfutabile
prova che era continuamente soggetto a terremoti. Nella sua relazione a Filippo
III egli descrive la nuova terra dello Spirito Santo come un meraviglioso Eden
ricco di oro, di argento, di perle, di spezie e di tutti i prodotti di una
terra molto più fertile della stessa Spagna e la cui dimensione è un quarto
dell'intera superficie terrestre e tutti i regni sottoposti al dominio spagnolo
non arrivano alla metà della sua estensione, inoltre essa ha l'innegabile
vantaggio di non essere a portata di Mori e di Turchi. Ma Quiros, si sa, era un tipo stravagante e poco
affidabile al punto che, facendosi un giretto per prendere un po' di fresco
attorno all'isola di Santo Spiritu, perse la bussola in mare e si ritrovò non
si sa come in Messico, lasciando nelle peste il suo vice Louis Vàez Torres con la nave Almiranta a districarsi
nello stretto passaggio tra la Nuova
Olanda e la Nuova Guinea. Quiros non era certo il tipo da mettere tutti i
puntini giusti sulle i, il che diede luogo ad ulteriori equivoci, l'austriaco
divenne australe e l'Austriala divenne Australia, e, ciò non bastasse, gli
esploratori successivi, gelosi della sua scoperta, gliela ridimensionarono
completamente sotto il naso e ridussero l'Australia alla sola Nuova Olanda, e
la sua Espiritu Santo divenne un'isoletta tra le tante della Melanesia. Del
resto anche i filosofi naturali non lo difesero poiché le mutate esigenze in
fatto di gravitazione non avevano più bisogno dell'esistenza di un continente
australe.
Però ancora agli inizi del '700 il continente australe
era enorme , come testimoniato dal grande viaggiatore cattolico irlandese,
peraltro ben introdotto nelle alte sfere britanniche, Lemuel Gulliver che vi
compì ben quattro fortunosi viaggi.
E' indubbio che il primo paese visitato da Gulliver fosse
proprio l'arcipelago delle Vanuatu, tutto sembra corrispondere alla descrizione,
tranne le dimensioni degli abitanti. Sussisteva in esse un'irriducibile
divergenza di opinioni circa il modo di rompere le uova dalla parte appuntita o
da quella tondeggiante. Un simile conflitto riguardante gli stessi fondamenti
dell'esistenza non poteva che sfociare in tremende guerre in cui lo stesso
Gulliver venne coinvolto ora su un fronte e successivamente, dopo lo scandalo
provocato per aver spento l'incendio del palazzo della regina di Lilliput col
suo idrante naturale, sul fronte opposto. Solo nel ventesimo secolo gli animi
si quietarono, si arrivò al compromesso
e si creò lo strano condominio pandemonium tra le due fazioni, venne tollerata
la rottura delle uova da entrambe le estremità, meglio se al centro, purché
sempre nel paniere. Ma il fuoco che da tempo sembrava sopito covava sotto la
cenere per esplodere con più virulenza. È di questi giorni la sconvolgente
notizia della “e&brexit”, acronimo per “eggs and bacon religion exit”, lo
strappo dei puritani che reputano sacrilego sostituire il sacramento delle uova
e pancetta con quello del burro e marmellata, per non parlare poi dei riti
tribali del cappuccino e cornetto o peggio ancora delle pratiche dei selvaggi
dello yourt me meli.
Sandro
P.S. per Ornella ed Adolfo se ricevono. Stiamo cercando
di contattare la dogana per sapere se è possibile andare direttamente a Port
Resolution.
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