Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

sabato 28 febbraio 2015

Il canale di Panama: il passaggio delle chiuse Gatun

Lago Gatun notte di mercoledì 25 febbraio
Ora Argentina riposa nelle dolci acque del lago Gatun a 26 m sul livello del mare, è un po' spaesata, ma felice, nella sua vita non era mai stata così in alto, si scrolla tutta quella salsedine di dosso con aria incredula. Ma andiamo con ordine. 
Verso mezzogiorno arriva Eric con l'autorizzazione di uscita dalle acque di Panama e ci presenta Edward il nostro quinto uomo, come richiesto dall'ACP (Autoridad Canal Panama). Eric ed Edward sono la riprova che qui i vichinghi sono arrivati prima di Cristobal Colon. 
Alle 13,30, dopo aver sistemato le gomene di ormeggio da 7/8 in, lunghe 125 ft ed eseguito i prescritti anelli terminali da 2 ft di circonferenza, lasciamo la Shelter Bay Marina nella foresta di San Lorenzo ed in un'ora circa ci portiamo nella Flats Anchorage Area a sinistra dell'entrate del Canale. Alle 18 si accosta una pilotina e sale a bordo Edward un giovane simpatico e professionale pilota che ci spiega con pazienza le manovre da compiere. Alle 18,30 si salpa insieme ad uno Swan, o presunto tale, battente bandiera canadese col quale viaggeremo appaiati. Si percorre in direzione sud il canale di circa 4 miglia che porta alle conche di navigazione di Gatun, davanti alle quali arriviamo dopo poco meno di un'ora dopo aver lasciato a destra l'imboccatura del vecchio canale del 1879 iniziato da Ferdinand de Lesseps, ed a sinistra le nuove conche di navigazione più ampie di quelle ora in uso. Davanti alla prima chiusa eseguiamo il “rafting up” con la barca canadese a sinistra e noi a destra collegandoci con una cima a poppa, una a prua ed un traversino tra la prua dei canadesi, in realtà portoghesi, e la mezzanave nostra, traversino che assicuri un certo sfalsamento tra gli alberi delle due barche. La manovra di accoppiamento viene eseguita con noi fermi, per quel tanto che è possibile in acqua, e l'altra barca che procede lentamente a marcia indietro, per fortuna siamo in assenza di vento. 
Alle 19,45 si apre la prima porta “vincinza”, del tipo di quelle utilizzate per la prima volta da Leonardo sul Naviglio della Martesana che collega Milano con il lago di Como e da qui col mare. Tali paratoie hanno la particolarità che la loro chiusura è assicurata dalla stessa pressione dell'acqua e la loro apertura è possibile solo quando il livello è lo stesso dalle due parti.
Nel caso specifico quando il dislivello raggiunge il suo massimo di 10 m la spinta sulla paratoia è valutabile, nel vituperato sistema tecnico di misura in 17 mila  tonnellate, per i puristi 170 milioni di Newton. Dopo l'entrata nella conca, nella corsia di sinistra che si pensava riservata al traffico in senso opposto, di un piccolo cargo ed uno yacht, veniamo trascinati dentro dalla ben più potente barca dei vicini, noi con motore in folle, solo di tanto in tanto qualche colpetto in avanti o indietro per aggiustare l'assetto, seguendo i comandi dell'altro pilota che ora è diventato l'ammiraglio della piccola flotta. Raggiunta la posizione corretta dall'alto della sponda ci vengono inflitti due pesanti “pugni di scimmia” uno a prua ed uno a poppa a cui seguono due sagole a cui fissiamo le nostre pesanti cime di ormeggio. Rapidamente i due ormeggiatori, quelli dei pugni, recuperano le cime e fissano i famosi anelli terminali alle bitte di ormeggio. Le porte si chiudono e l'acqua comincia a salire ed in meno di un quarto d'ora saliamo di circa 10 m.
Durante la salita le cime d'ormeggio vanno cazzate lentamente e con continuità. La quantità d'acqua immessa nella conca di 110 ft x 1000 ft è di circa 120 mila metri cubi e la portata è di circa 100 metri cubi al secondo distribuita su un centinaio di bocche per ridurre la turbolenza che pure c'è, ma non è eccessiva, quanto meno sono evitati i vortici di larga scala e la situazione è abbastanza governabile. Terminato il riempimento della vasca si lascano le cime di ormeggio ed il personale di terra toglie gli anelli dalle bitte, si recuperano le cime, ma si mantengono le sagole pilota. Si aprono le paratoie e si viene trascinati dai vicini nella seconda conca, mentre gli ormeggiatori a terra con le sagole in mano si fanno una passeggiata di trecento metri e dieci di dislivello, finita la quale recuperano le cime d'ormeggio e la scena si ripete tale e quale ad esclusione dei pericolosi pugni di scimpanzè. C'è anche da dire che un membro del nostro equipaggio si è fatto furbo ed anziché recuperare la cima a mano ha usato questa volta il winch, purtroppo noi eravamo sul lato destro, altrimenti, senza alcun pudore, avremmo utilizzato il winch elettrico che sta a babordo. Si ripete la stessa scena alla terza conca, quella dove risiede la cabina di regia di tutto il sistema sulla quale campeggia una scritta che ci ricorda che siamo ancora nell'anno del centenario del Canale che fu infatti aperto nell'agosto del 1914. Finalmente poco dopo le 21 entriamo nel lago Gatun, lago che fu ampliato artificialmente con uno sbarramento del Rio Chavres, all'epoca della costruzione la diga di ritegno era la più grande del mondo, il lago era il lago artificiale di maggior volume del mondo, e le conche di navigazione del Gatun l'opera in cemento più grande del mondo. Si procede per un paio di miglia nella notte al chiaror della luna sulle tranquille acque del lago sempre trascinati dall'altra barca senza capirne il perché. Il perché sarà chiaro alla successiva presa di boa, una manovra incredibile che non si capisce se dettata da altissima professionalità o se concepita da dilettanti allo sbaraglio. Lo  yacht che ci aveva preceduto era ormeggiato su una grande boa metallica ben serrata al suo giardinetto destro, la barca che ci trascinava si è portata colle sue mura di babordo al fianco destro dello yacht e tenendo in mezzo la boa ha iniziato una serie di avanti ed indietro per accostarsi utilizzando anche abbondantemente l'elica direzionale di prua, dotazione piuttosto insolita in un veliero. 
Nel frattempo un paio di marinai si erano portati sulla boa per ricevere i lanci delle cime di ormeggio da 7/8 di pollice pesanti e rigide, lanci che sono tutti miseramente falliti. A questo punto il nostro quinto uomo, Edward, dal ventre  pingue, rotola con agile mossa sulla barca dei vicini ed afferrata la gomena la lancia prodigiosamente verso la prua dello yacht alta più di 5 metri ed abbastanza distante. Il miracolo è compiuto, il pacchetto yacht-boa-barca canadoportohese-Argentina è ben serrato, salutiamo i piloti che una lancia viene a ricondurre a casa e tutti vanno a dormire appagati, ma esausti ad eccezione dello scrivente che non resiste a registrare gli eventi di questa memorabile nottata.

Sandro

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