Colon, lunedì 2 febbraio 2015
La Shelter Bay Marina è un posto molto gradevole, dove si fanno piacevoli incontri, ed il nostro giovane amico francese “avec sa charme fait tomber beaucoup de femmes”. Noi più anziani preferiamo invece passare la giornata di arrivo nelle braccia di Morfeo. Si passano le giornate successive a fare bucati, risistemare la barca, pulirla e lavarla senza troppo esagerare, tanto quando ritorneranno le signore dalle crapule cubane diranno comunque che è sporca.
Ci si incontra col nostro agente di Panama, per le iperboliche procedure del passaggio del Canale e le ancor più farragginose procedure di immigrazione, secondo le quali nel fine settimana si è dei clandestini confinati nella gabbia dorata del Marina.
Domenica sale a bordo il “Canal de Panama Mesurador”, un esperto ispano-vietnamita di conversione di litri in galloni, di metri in piedi, di metri quadri in quadrupedi ed infine di conversione del tutto in dollari. Ci si accerta anche che la cambusa sia ben fornita e che ll bagno sia adeguato dovendo salire a bordo il pilota. Questa mattina il morale della ciurma è allo stremo per la doppia questione del permesso di navigazione in acque panamensi e per il visto d'accesso del suo equipaggio, visto non richiesto per le “turistas” provenienti da Cuba in aereo. Il nostro giovane nizzardo a cui abbiamo dato un passaggio sembra condannato a rimanere con noi per sempre in questo limbo acquatico. Infine tutto il garbuglio si sgroviglia in un grande sorriso della poliziotta di
turno quando gli nominiamo Erick, il nostro agente, quello dello "slip number" per intenderci. Otteniamo in un fiato il permesso di navigazione, il timbro di ingresso sui passaporti, col che il nostro francese può lasciarci, e rinviamo il visto di ingresso alle isole San Blas, dove la procedura a mano è più rapida di quella qui in uso tramite computer. Fissiamo il passaggio del Canale per il 25 sera.
Ora potremmo anche ripartire, ma non siamo pronti, nessuno si aspettava di risolvere il tutto in così poco tempo. Grande è stata la costernazione di coloro che aspiravano ad una lunga vacanza a Colon.
Sandro
Portobelo, martedì 3 febbraio
Si lascia la Shelter bay verso le 10 locali in direzione contraria al vento che proviene da NE a 20 Kn. Si procede per bordi di bolina stretta con trinchetta e randa ridotta a metà, alla velocità di circa 6 Kn. Per non attardarsi troppo si decide di ormeggiare nella graziosa e riparata rada di Portobelo un tempo il principale porto delle Americhe sull'Atlantico prima della costruzione della ferrovia e poi del canale di Panama; da qui è passato tutto l'oro delle nostre chiese barocche, oro depredato "ad majorem Dei gloria", parte del quale veniva poi sottratto alle Antille dai depredatori (inglesi e francesi) dei depredatori (spagnoli) per costruire la nostra civile società democratica e liberale. Si decide di visitare il paese, ma il motore del tender si oppone e fortunosamente si ritorna a remi controvento all'imbarcazione. Il ritorno delle signore in barca si nota soprattutto all'ora dell'aperitivo a base di rum ed ancor più nella cena sibaritica.
Sandro
Isla Linton, mercoledì 4 febbraio
La mattinata se ne va dal meccanico che trova acqua nel carburatore del fuoribordo del tender che poi rimonta in maniera approssimativa: comunque ora il motore funziona anche se avanza qualche pezzo inessenziale ma sopratutto occorre continuare a pompare benzina se no si spegne.
Verso le 14 salpiamo ed iniziamo a compiere bordi di bolina con 3/4 di randa ed, inizialmente, trinchetta, poi genoa, essendo il vento calato a 15 – 20 Kn. Alle 18,30 diamo fondo nella Linton Bay nel canale tra l'isola omonima ed il continente. Qui all'imbrunire folgoriamo un sedicente elettricista nautico che avvicinatosi a poppa con un barchino viene ricevuto dal comandante che stava facendo una doccia in altissima uniforme.
Sandro
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