Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

lunedì 29 maggio 2017

26-28 maggio 2017: INCAGLIO!!!

All'una di notte di venerdì 26 maggio 2017 diamo fondo tra l'isola di Awai, penisola in bassa marea, ed il Capo Sud di Malekula nel tortuoso fiordo delle Maskuline Islands. Vi arriviamo nel buio più pesto di una notte senza luna in un dedalo di bassi fondi guidati da un invisibile filo di Electra Arianna che ci indirizza sul  suo GPS cartografico, come in un videogioco, con l'orecchio attento al “pigolatore”, un ecoscandaglio che con voce di pulcino ci avverte degli ostacoli a prua. Rivolgiamo un pensiero grato a chi ci ha preceduto in questi mari allora sconosciuti e senza tanta dovizia di ausili. Bougainville arrivato in questi paraggi scriveva: “On ne se figure pas avec quels de soins et quelles inquiétudes on navigue sans ces mers inconnues, menacés de toutes parts de la rencontre inopinée de terres et d'écuils,  inquiétudes plus vives encore sans le longues nuits de la Zone Torride. Il nous falloit cheminer à tâtons, changeant de route, lorsque l'horizon étoit trip noir devant nous. La disette d'eau, le défaut de vivres, la nécessité de profiter du vent, quand il se daignoit de souffler, ne nous permettoient pas de suivre une navigation prudente et passer en panne ou sur le bords le temps de ténebres.” Di giorno, dopo un ricco primo bagno della stagione nei pressi dell'isola di Sakao, allo sbocco della mitica baia dove attraccò l'HMS Resolution, ci portiamo nella Gaspard Bay per passare la notte.
Sabato 27 di buon ora salpiamo e ripercorriamo a ritroso il periglioso cammino trai coralli per uscire dalla baia. Ormai è giorno, siamo ormai sicuri di noi stessi in un percorso già conosciuto e per giunta in alta marea, Bougainville doveva essere un vero pivello! Non facciamo molto caso alla strumentazione elettronica e, come allocchi, finiamo dritti dritti ad arenarci nei bassifondi. Inutile la marcia indietro, inutili i tentativi col dingy di sbandare la barca; cosa possono fare 8 miseri cavallucci marini contro i 15 tonnoni di Argentina? Si riesce a malapena a direzionare la poppa per evitare i coralli più appuntiti.
Argentina in difficoltà
Si perde del tempo prezioso inviando Giancarlo e Sandro col tender dai cavalli imbizzarriti a remi a chiedere aiuto al due alberi “Musique” ormeggiato là dove avevamo passato la notte. Ci rispondono in frenchenglish che la marea sta ormai scendendo, ci verranno a trainare al tramonto. Si ritorna frettolosamente da Argentina e si tenta qualche manovra tirandosi con cime legate ai coralli, ma, troppo tardi, la marea sta rapidamente calando ed Argentina comincia ad inclinarsi. A mezzogiorno la marea raggiunge il minimo, Argentina è ormai quasi all'asciutto tra le terre emerse, su di essa regna ormai la Concordia. Dentro di essa Paolo e Sandro si muovono a tentoni camminando con circospezione sulle paratie rasentando i paiolati, cercando cime, facendo rotolare oggetti vari, seminando il disordine totale. Arriva il Capo Villaggio su una moderna piroga in vetroresina dalla vaga forma di scatola di sardine sospinta da un potente fuoribordo. Ci spiega che siamo finiti in una zona tabù, suscitando le ire degli spiriti dei coralli. Occorrerà pagare alcuni tributi allo spirito preposto al galleggiamento. Torneranno più tardi con una serie di boette e taniche vuote che verranno legate con intrigo spaventoso di cime tempestose sotto la barca. Verranno pure dedicate a tali spiriti alcune composizioni floreali fatte di parabordi disposti come petali di margherita, margaritas ad porcos. Per addolcire il Dio del galleggiamento vengono pure sacrificati 400 litri di acqua del serbatoio, nel tentativo di rendere meno salato l'Oceano. Con uno speciale rito 8 taniche di gasolio vengono deposte sul tender, ed anche l'equipaggio viene tenuto a digiuno per renderlo più puro ed alleggerirlo dai peccati di gola. Adolfo, Giancarlo ed Ornella vengono spediti al villaggio per presenziare ad altri riti propiziatori. Condotti in sacro boschetto dovranno purificarsi con un santo lavaggio per indurre Melaneolo, la Divinità nera del vento, a soffiare in direzione della laguna  e sovralzarla; dovranno poi ingerire dei molluschi sacri per convincere il Sole e la Luna a mettere da parte i loro bisticci familiari e questa sera andarsi a coricare insieme sizigialmente, ché dalla loro unione qui, in Oceania, son nate tutte le stelle del firmamento ed altre continueranno a nascere questa sera. Verso le sei di cala il buio più totale in questa notte di luna nuova, la torcia subacquea si adegua
alla negra Melanesia, rendendo del tutto superflua l'immersione di un mutato, vale a dire vestito di muta, subvisore. Dalla goletta “Musique” ci viene portata un enorme gomena che non facciamo a tempo a sistemare in alcun modo, e, nell'oscurità, ci viene strappata via a tutta manetta, ci sfugge e non ci resta che contare i feriti di questa maldestra e scoordinata manovra. Dal “Musique” riparte una
barca per porgerci la pesante gomena, ma nel frattempo la cima che avevamo sistemato a poppa la mattina si lasca. La cima legata ad un corallo... Si allenta... Proviamo a cazzarla... Non si cazza... Si
allenta ulteriormente... Ci si tira sul corallo... Si lascia la cima cadere a mare... Galleggiamo: ... miracolo! Si dà un po' di motore in retromarcia... Si prega il Dio degli Intrighi... Il groviglio sottobordo finirà nell'elica? Si prega il Dio del Corallo... Ce ne farà trovare uno bello grosso sulla pala del timone? Dopo una manciata di lunghissimi secondi sfiliamo, motu proprio, in retromarcia a pochi metri dal “Musique” nel canale navigabile. Sospiro!
Sandro

27 maggio ore 6  Gaspard Bay,  Isola di Malekula
TUTTO E' BENE QUEL CHE FINISCE BENE.

Sveglia alle 5 per navigare verso Louganville. Le prime luci spengono le stelle della baia.  Accendo il motore e dopo poco lascio il timone con la consegna di ripercorrere la traccia, segnata ieri sul plotter, che ci porterà, con uno slalom fra i refe, fuori da Gaspard Bay  verso il mare aperto. Scendo in dinette per azionare il dissalatore; cinque minuti e risalgo in pozzetto.   Il sole, anche se radente illumina tutta la baia, il mare sembra tutto uguale, non ci sono ancora i contrasti di colore che evidenziano le acque più profonde dai reef coperti dall'alta marea. Mi appoggio allo spoiler per godermi in pace l'uscita dalla baia. Invece all'improvviso un colpo; mi giro verso il timone: un altro colpo che ferma definitivamente la barca. Siamo completamente fuori rotta al di fuori della traccia di ieri e finiti sul reef ancora sommerso dalla marea che lentamente sta cominciando a scendere. Riprendo il timone e tento a marcia indietro di riportare la barca in acque più profonde.  Niente da fare.  Allora per capire meglio, maschera e pinne per verificare l'immaginato: la chiglia della barca si e' piantata in mezzo a due coralli. Provo a cercare una roccia sott'acqua dove poter legare una corda che mi aiuterà ad uscire fuori. Nuoto verso la miglior direzione di uscita ed a 30 metri dalla barca trovo un solido corallo a cui assicuro la corda. Mettiamo in tensione con il winch e motore indietro ma niente! Mando Giancarlo e Sandro col gommone a chiedere un traino da una barca che sta nella rada dove abbiamo dormito.  Partono ma dopo poco si spegne il fuoribordo; pure questa ci voleva!!! Continuano a remi.  Torneranno troppo tardi, quando ormai la barca ha cominciato ad inclinarsi facendo perno sulla chiglia, con la notizia che il comandante di “Musique” si e' detto disponibile a trainarci  ma con la prossima alta marea alle 18,30.
Ammutolito comincio a tormentarmi, consulto le tabelle di marea:effettivamente l'alta e' alle 18:42 ed è la più alta dei prossimi giorni perché oggi e' luna nuova.  Quindi o va stasera o mai più!!!
Mentre vago nei miei pensieri ecco arrivare una barca di locali che chiedono se vogliamo aiuto. “May be, but what can you do?”  Rispondono che possono portare tanti galleggianti da legare intorno alla barca e affermano di aver già contribuito a salvare altre barche nelle stesse condizioni. Chiedo il prezzo dell'operazione.  50.000 vatu (quasi 500 euro) e' la risposta.  Non ho molte alternative anche se sono molto dubbioso sulle loro capacità.   OK accetto: loro chiedono i soldi ma gli anticipo 20.000, il resto ad operazione conclusa. Allora si apre una trattativa su un altro capitolo. Nel suo e nel mio inglese scadentissimi lui si dice sicuro di tirare fuori la barca...ma se in caso la barca fosse bloccata e quindi diventasse un relitto, tutte le attrezzature interne ed esterne possono essere tolte e portate via (sopratutto l'elettronica).   Si ma chi e' che se le tiene?  Frasi incomprensibili a volte mi fanno pensare che le vogliono loro, a volte che le possiamo tenere noi. Dibattito intenso e concitato.  Alla fine lui mi presenta due foglietti: uno con il prezzo di 50000 vati per l'operazione e un altro con il discorso delle attrezzature della barca. Sopratutto il secondo veramente incomprensibile. Comunque alla fine, esausto, scarabocchio una sigla sui foglietti. Torneranno tra due ore con i galleggianti.
Intanto la barca continua ad inclinarsi sul fianco sinistro.   Mi ummergo ancora e cerco di calcolare l'assetto quando ci sarà il minimo di marea.  Per fortuna due grossi coralli sono distanti ma uno più piccolo può essere pericoloso: continuando ad inclinarsi la barca ci si potrebbe appoggiare e piegarsi o addirittura bucarsi. Aiutato da Sandro metto una grossa tavola, legata da entrambi i lati della battagliola: non so ancora quanto scenderà la barca ma quella tavola potrebbe salvare la fiancata.
Ogni venti minuti mi tuffo per controllare la situazione.   Con la maschera giro intorno, mi immergo, calcolo la distanza che ancora manca al contatto con lo scoglio. Mentre riemergo accarezzo Argentina e le dico di stare tranquilla che ce la faremo, ma nel mio profondo sono pieno di dubbi.
Dubbi che si fanno ancora piu' forti quando si presentano i locali con una quindicina di taniche da 15 o 20 litri.  In tutto non saranno neppure 300 kg di spinta! Mi aspettavo almeno una cinquantina di taniche da 20 che avrebbero fatto una tonnellata di spinta. Lo sapevo che c'era millantato credito!!
Decido di buttare a mare 400 litri di acqua del serbatoio, operazione non facile dato che la barca e' inclinata proprio da quel lato, ma la pompa che mi ha consigliato Enzo Fonti fa il suo lavoro in pochi minuti. Cosa altro sbarcare?  Mi guardo intorno e ogni cosa mi sembra intoccabile. Alla fine sposto le taniche di gasolio sul gommone: altri 160 kg Intanto i locali stanno cercando di fissare sia le loro taniche che i miei parabordi tutto intorno alla chiglia con una quantità di cime e nodi che sembrano inestricabili. A mezzogiorno e mezza circa siamo al minimo di marea, la barca è inclinata paurosamente, più di 50 gradi ma per fortuna, tranne che sul siluro terminale della chiglia, non ha toccato ne sul timone ne sullo scafo. Dentro non si riesce a camminare se non strusciando tra pavimento e pareti.
Basta!! 
Ho fatto tutto quello che potevo; ora devo aspettare sei ore che torni l'alta marea. Ornella, Giancarlo e Adolfo (che, unico, si e' saggiamente preso un borsello con soldi e passaporto) vanno via con la barca dei locali per raggiungere il villaggio nell'isola di fronte.  Li  verranno invitati a mangiare qualche mollusco (precauzionalmente rifiutato) ed a partecipare ad un rito quasi propiziatorio per la riuscita dell'operazione. Io e Sandro rimasti in barca mangiamo qualcosa e cerchiamo di rilassarci. Alle quattro tornano tutti mentre bisognerà aspettare ancora un'ora per vedere avvicinarsi la sagoma di “Musique”. Viene a bordo il comandante dell'altra barca e prendiamo accordi.  Loro ci porteranno una grossa gomena e tireranno Argentina da poppa quando ci sarà il picco di alta. Alle sei di sera è ormai notte e il locale che ha portato i pochi galleggianti mi dice di accendere il motore e provare.   NON SE NE PARLA! La barca, pur raddrizzata, e' ancora troppo inclinata e il profondimetro segna 1.9 – 2 metri.
Siamo alla bassa marea
Passano i minuti e io tocco sempre piu' ferro o meglio alluminio e inox. L'enorme gomena portata a bordo da “Musique” dopo un tentativo di fissarla scappa via inesorabilmente. Intanto,nel buio più totale, si sono fatte le sei e mezza.  Ci siamo quasi! Vedo il profondimetro segnare 2.3 (ma potrebbe leggere anche qualche corallo sotto), la corda che avevo legato stamattina al lontano corallo si allenta.
Provo.

Do motore indietro e dico a Giancarlo di recuperare veloce la cima. Sulle prime sembra non succedere niente poi una leggera oscillazione della barca mi avverte che stiamo galleggiando. Continuo delicatamente a motore sperando che la strada sia senza altri coralli , che tutti quei galleggianti e quel groviglio di cime non finiscano nell'elica. Intanto il capo dei locali mi dice: "speed, speed” ed io di risposta “be quiet, be silent !!!”.
Alla fine lentamente Argentina trova la strada per uscire dal labirinto dei coralli e il profondimetro ci da 3, 4, 5 metri.   SIAMO FUORI !!
Dopo un attimo di deconcentrazione salutiamo e ringraziamo “Musique”. A quel punto il capo dei locali inizia una una pantomima che non ho nessuna intenzione di subire. Prendo i 30000 vatu del saldo e ,perentorio, gli dico che se vuole ci vedremo domattina a Gaspard bay da dove eravamo partiti stamattina e dove ritorneremo con poca navigazione a dormire. Alle otto buttiamo l'ancora nello stesso posto di ieri.  Finalmente tutto e' finito.
Tutto e' bene quel che finisce bene.
Paolo

p.s. la mattina dopo sono tornati i locali a riprendersi i loro pochi bidoni e hanno preteso altri 10 mila vatu  (a quello che si capiva) per presunti danni all'ambiente (anche se non una goccia di gasolio e'
finita in mare).  Dopo mezz'ora di discussione mi ero talmente rotto i c. che ho preferito pagare e licenziarli
Una volta risolto il problema dell'incaglio si tratta coi locali

domenica 28 maggio 2017

In navigazione verso Malekula, giovedì 25 maggio 2017.



Lunedì 22 di buon ora abbiamo dato fondo nella baia di Port Vila. Un gentile ragazzo australiano ci ha accompagnato col suo potentissimo tender provvisto di motore fuoribordo che non si spegne mai fino all'Ufficio di Dogana dove si è materializzato Simon il doganiere ormai nostro intimo virtuale amico col quale ci eravamo scambiati una miriade di lettere di smentita varie ed astruse. Espletata la Dogana si è effettuata la Quarantena, così chiamata perché dura una quarantina di minuti, e che consiste nel pagare una tassa esclusivamente in moneta locale che ovviamente nessuno di noi aveva ragion per cui dovremmo tornare dopo essere stati in banca. Ci rassegniamo a passare  qui a Port Vila molti giorni poiché si prevede per tutta la settimana un fortissimo vento anomalo da Ovest. Smentiti dai meteorologi che ci conducono per mano da Roma si è scoperto che avevamo sbagliato il collegamento internet connettendoci col sito di propaganda delle cerate.
Martedì 23 abbiamo affittato una macchina per fare il giro dell'isola sull'unica strada percorribile dopo essere passati a saldare la quarantena. Qui, nei pressi degli Uffici Doganali, abbiamo visto rievocare un'antica tecnica di pesca ben descritta nel diario di
Forster: un certo numero di piroghe inseguono il branco dei pesci e lo dirigono all'interno della baia dove altre piroghe disposte ad imbuto richiudono le reti dietro i malcapitati. Le uniche varianti moderne consistono nel fatto che le piroghe sono ora sostituite da pulmini, i pesci sono sostituiti da turisti scesi da una grande nave da crociera e le reti da una rete di bancarelle mobili che vendono un'infinità di paccottiglie made in China. Il giro dell'isola ha offerto molti panorami incantevoli sulle acque sia salate che dolci. Irripetibile è la risalita del fiume Mele per una serie di cascatelle in cui ci si fradicia completamente fino ad arrivare ad una grande cascata in mezzo ad una fitta giungla.
Mercoledì 24 si è visitata la grande metropoli di Port Vila capitale della Repubblica Vanuatu, iniziando dall'interessante Museo. In esso si possono ammirare diversi oggetti a testimonianza della cultura indigena.
Un modellino dell'alta torre da cui si gettò la bella Tamale succube di un marito autoritario e violento, essa salì fin sulla cima inseguita dal suo despota che la voleva trattenere a sé, nella lotta concitata che ne seguì caddero entrambi ed egli si sfracellò al suolo mentre lei si fermò a pochi centimetri da esso trattenuta dalla liana che si era legata al piede. Da allora anche gli uomini hanno capito l'antifona e questo è divenuto lo sport preferito praticato dai giovani dell'isola di Pentecoste anche se non funziona più nei confronti delle rispettive mogli, ma funziona con i turisti. Nel museo sono esposte molte antiche monete locali che vanno dalle usuali conchiglie, che subirono un'inflazione paragonabile a quella della Repubblica di Weimar, alla più solida “stone standard” costituita da una ciambella in pietra dal peso di circa un giovane maialino, per finire alla moneta stuoia in fibre vegetali intessute a formare complicati disegni anticontraffazione della superficie di circa un giaciglioquadro che poteva essere agevolmente ripiegata e riposta nell'astuccio penico durante lo shopping. Sempre nel museo è conservato il glorioso vessillo giallino del Condomio Pandemonium delle Nuove Ebridi su cui sono raffigurati l'Union Jack ed il Tricolore di Marianna insieme con la Croce di Lorena, che non si sa che cosa ci azzecchi. La collezione più interessante del museo è costituita da preziosi reperti di ceramica, residuo dell'antica millenaria civiltà Lapita. Anche se nessuno degli storici e degli archeologi lo ritiene corretto, è ovvio che il nome Lapita derivi per corruzione da Laputa, l'isola volante scoperta da Gulliver nella sua terza impresa. Nell'isola volante risiedeva il Governo che poteva così ispezionare l'intero continente della Terra Australis. Era questa una civiltà che aveva raggiunto eccelsi livelli di conoscenza. Ogni scienziato della sua Accademia si accompagnava sempre con un servitore munito di un buffetto con il quale percuoteva la sua guancia nel caso in cui il grande luminare, assorto nei suoi elevati pensieri, stesse per cadere in un pozzo. Si effettuavano studi del massimo interesse come ad esempio quello per invertire il ciclo nutrizionale facendo ingerire escrementi umani dal fondo schiena all'assistente, lieto della sua immensa utilità per il progresso, nel tentativo di vederli poi vomitati sotto forma di cibi freschi e fragranti. Nulla è rimasto di tale Accademia, ma si sospetta che alcune delle più prestigiose menti si siano infiltrate presso i nostri Atenei, sembra ad esempio che sia frutto della ricerca Laputa l'affinamento dei metodi Montecarlo per disporre in maniera urbanisticamente corretta strade, edifici e buche nelle periferie delle grandi metropoli. Nel variopinto mercato di Port Vila intere famigliole, lattanti compresi, vendono e riparano di tutto, dai frutti esotici alle magliette policrome, al servizio elegante da pranzo in foglie di banano, all'igname confezionato in borse di palma intrecciata, mentre nei banchi a fianco si mangiano varie poltiglie indefinibili. Al supermercato invece si diletta negli acquisti una raffinata clientela in buona parte bianca tra cui il parroco di Lotoror, nell'isola d'Espiritu Santo, che sta per andare in vacanza a Reggio Emilia, ma non importa, o con lui o senza di lui, noi Lotoror non la possiamo perdere. Nel negozio di artigianato locale il venditore originario della vulcanica Ambrym ci decanta le magnificenze della sua Patria, della sua gente, del suo capo villaggio di cui si accinge a vestire le penne trai capelli ed il bastone da maresciallo da cui sgorga un cespuglio di peli ed in tal guisa simula un discorso ad un'enorme platea. Poi illustrandoci le mirabilia di una serie di tamtam antropomorfi comincia a percuoterli delicatamente, pare che sussurrino “aux armes citoyens, formez vôs battallions” e così fino a “qu'un sang impure abrève nôs sillons”, sembra questo l'ultimo ricordo della dominazione francese.
Dalla visita superficiale di questi tre giorni alla capitale delle Vanuatu sembra di poter concludere quanto segue. A differenza di quanto avviene in Polinesia qui  i residenti occidentali sono praticamente inesistenti; quel che vi è di occidentale deriva più dalla globalizzazione imperante che dal Condominio Anglo Francese: gli inglesi hanno lasciato la lingua e poco altro, nonostante le lingue officiali siano tre, inglese, francese e lingua locale, il francese pochi lo parlano. La Francia, a differenza del Regno Unito, ha lasciato qualche segno tangibile di civiltà, i supermercati e soprattutto la scuola, che qui è sempre indicata  anche dai segnali stradali come “école maternelle”, “école primaire” etc., poi gli ospedali di cui, per nostra fortuna,  non abbiamo avuto bisogno, ma ci basiamo sulla testimonianza di “Refola” che ci ha preceduto. Nel futuribile edificio del Parlamento non compare nessuna scritta, nessun recinto, nessuna guardia, neanche un usciere, solo famigliole con bambini che giocano. Poco più in là un edificio ben protetto da una alta inferriata con cancelli automatici, videocamere di sorveglianza e la scritta “Australian Council”, deve essere questo il vero governo dell'arcipelago.
Sandro

lunedì 22 maggio 2017

In navigazione da Tanna a Port Vila, Domenica 21 maggio 2017.

Sabato mattina abbiamo finalmente dato fondo nella baia che prende il nome dalla
mitica HMS Resolution. Sandro, approfittando del gentile passaggio sul tender del vicino catamarano di una cordiale coppia australiana, scende a terra con documenti vari alla ricerca di qualche specie di doganiere, mentre Paolo e Giancarlo si dilettano con il dingy. Sceso a terra si imbatte in due naufraghi abbrutiti ed irriconoscibili, che da tempo alloggiavano nell'isola dove si erano costruiti
una miserrima capanna di frasche, ed erano sopravvissuti bevendo cocchi,
mangiando manghi, papaia, frutti dell'albero del pane, banane fritte in olio di palma cotte direttamente sulle innumerevoli solfatare.
Turisti in attesa dello spettacolo folcroristico


Con stupore ci si accorse che essi comprendevano a stento qualche parola di italiano che molto tempo addietro era stata la loro lingua. In breve si scoprì
trattarsi di Ornella ed Adolfo. Trovato l'addetto all'immigrazione vengono
espletate le dichiarazioni di rito firmate in via telepatica anche da Paolo e Giancarlo, nel frattempo alle deriva sul dingy provvisto di un efficace motore autospegnente.
Nel pomeriggio Paolo, Giancarlo e Sandro si recano a rendere omaggio alla
principale divinità del luogo, Yasur, il Vulcano.
Più fortunati del naturalista antropologo John Reinold Forster, che viaggiando
sulla HMS Resolution non riuscì ad avvicinarsi e tanto meno a raggiungere il vulcano per il divieto impostogli dagli indigeni che gli dissero che altrimenti lo avrebbero mangiato. Facendo lui finta di non capire la lingua ed insistendo nel procedere gli spiegarono, molto affabilmente
e senza possibilità di equivoci, come lo avrebbero sezionato, in che modo pulito
le interiora, separata la carne dalle ossa e con quali erbe condito. Quello che Forster non sapeva è che bastava dar loro diecimila vatu e lo avrebbero portato in jeep fin quasi alla bocca del vulcano dopo averlo reso “tapu”, sacro ed inviolabile grazie ad una cerimonia che consiste nel
raggruppare i novizi per contrade d'origine e sottoporli ad un lungo sermone
bilingue in vatuenglish e vatufrançais di cui non s'è capito nulla a parte l'interiezione “any question?” con cui terminava ogni frase. Essendo noi solo tre del gruppo “Italy” ci siamo uniti al più numeroso gruppo “France” formando il gruppo francofono “Communité Européenne” in cui abbiamo
accettato, solo per poco e solo perché carina, una turista inglese. Al sermone
seguivano le danze folkloristiche in castigatissimi costumi costituti, per entrambi i sessi, da un bolerino che copriva dalle spalle alla cintola ed un gonnellino lungo fino ai piedi entrambi di corteggia  in fili spioventi e svolazzanti. Ben diversi da quelli descritti da Forster che ci informa che gli isolani di Tanna sono di colore bronzino, di forme gracili ed angolose, hanno il naso largo, occhi pieni e dolci, i lineamenti ispirano vivacità e spirito. Essi girano nudi “and the genital only are curiorsly wrapped up in leaves tied by a string and then tucked up a rope which they wear round
the waists” e che invece di nascondere le nudità ha il privilegio di farla meglio risaltare. Somigliano, dice Foster, al dio tutelare degli orti della mitologia
greca.
Le donne di Tanna, prosegue sempre Forster, piccole di statura, sono assai avvenenti in gioventù, gli occhi dolci e buoni non mancano di una certa grazia; vestono in maniera simile“have generally
long hanging breasts and beside the sealskin on their backs a small patch of the skin of a bird or seal to cover their privities. All have a countenance announcing
nothing but their wretchedness”.
I capelli sono naturalmente crespi arricciati e bruni; talvolta portano metà del volto dipinta in rosso e  metà in nero. Sul lido le donne vanno cariche di fardelli, mentre gli uomini non portano altro che le
loro armi.
Turisti incolonnati verso la cima del vulcano

Attività vulcanica

Sulla cima dello Yasur sul ciglio del cratere si assiste ad uno straordinario spettacolo pirotecnico secondo solo all'analogo spettacolo che si gode dalla cima dello Stromboli.
La mattina dopo si salpa dopo aver saltato per l'ennesima volta la dogana con i
cui uffici si è avuta una fitta corrispondenza di mancati appuntamenti e di disdette. Argentina viaggia ora clandestina nelle acque territoriali delle Vanuatu con a bordo 5 fuorilegge regolarmente immigrati nella relativa Repubblica; viaggia esponendo regolare bandiera gialla, che in passato significava: abbiamo la peste a bordo. Ora si va verso Port Vila dove si prevede di arrivare, come sempre, di notte a meno che questo vento non faccia particolari bizze; mezzanotte, è l'ora in cui indisturbati durante il
turno di guardia si redigono i diari, la direzione di Argentina cambia di continuo per l'incostanza di Eolo, ce lo dice la prosaica strumentazione di bordo, ma c'è chi preferisce sdraiato nel pozzetto
ammirare il firmamento e la Croce del Sud altalenante all'estremità della Galassia.
Sandro
Simile a Stromboli, ma il nostro è più bello

sabato 20 maggio 2017

20 maggio 2017: Arrivati. Ora siamo fermi in rada di port resolution Tanna

20 maggio 2017  -  Lat: 19.57 S - Long: 169.35 E

Ore cinque.
A 28 miglia dall'arrivo sono da poco montato di guardia per l'ultimo turno che ci porterà all'isola di Tanna. Sandro con la sua consueta generosità non mi ha svegliato, ma la randa ha cominciato improvvisamente a sbattere. Stavamo passando dietro Aneityum, la prima isola delle Vanuatu, quando il vento ha avuto un calo improvviso e il rumore mi ha richiamato dal sonno. Esco e trovo Sandro che, al timone, cambia la rotta ma il vento e' calato decisamente. Decidiamo di mollare una mano di randa e la barca riprende un po'. Questi ultimi due giorni sono stati un piacere: finalmente, entrati nella zona dell'Aliseo, la navigazione e' stata semplice e pulita. Un vento di  20-25 nodi da sud est  ci ha permesso una rotta dritta a nord verso il nostro obiettivo andando sempre tra 8 e 12 nodi. Ora, da solo, mi sto godendo quest'ultimo tratto di navigazione con la luna che disegna i contorni dell'isola appena passata e di Tanna: la nostra meta. Dopo tante mail con la dogana delle Vanuatu, sembra che ci abbiano concesso di approdare in una rada sicura ma non prevista per le formalità d'ingresso. Io, in verità, già da Roma avevo chiesto ed ottenuto di approdare ad Aneityum ma per cercare di guadagnare tempo e recuperare Ornella e Adolfo, che stanno aspettando a Tanna, abbiamo tentato questa alternativa; vedremo come va a finire la parte amministrativa.
Per quanto riguarda la navigazione direi che tutto è andato abbastanza bene. In una settimana abbiamo percorso più di 1200 miglia effettive con 48 ore di motore per venti deboli da sud seguite da un fronte violento che e' durato poche ore. Altre notizie dopo la visita della dogana. Ovviamente ancora niente foto senza collegamenti internet.
Paolo
Il percorso in verde si riferisce alla traversata dalla NZ alle Vanuatu appena terminata. I tondi verdi sono i cancelli indicati dal metereologo.  In rosso la traccia dello scorso anno dalle Fiji alla NZ

giovedì 18 maggio 2017

Oceano Pacifico: 22.47' S, 169°54' E, ore 6 di venerdì 18 maggio 2017.

Abbiamo da poco oltrepassato il Tropico del Capricorno, lo abbiamo notato pascolare tranquillo sulle acque, senza curarsi affatto della nostra inopportuna presenza, in compagnia di una vezzosa capricornetta che, pur intenta a brucare, con occhio vigile non perdeva di vista due scavezzacolli capricornini che giocavano a nascondino tra le onde del Pacifico.
Lentamente, faticosamente, ci stiamo avvicinando alle Vanuatu dove contiamo di arrivare  domani mattina, rallentando per arrivare con la luce, e dove abbiamo appuntamento con Ornella ed Adolfo a cui ci presenteremo con un ritardo di una dozzina di giorni, mentre Bruna, data l'incresciosa situazione, ha preferito fissare per l'intera stagione ombrellone e sdraio in uno stabilimento di Ostia. La navigazione si è svolta tutta secondo copione, grazie al router Bob Mc Davitt che ci ha riferito di aver brindato alla nostra salute con un calice di Pinot Grigio. Ci ha consigliato di seguire una rotta per nordovest che lambisce l'isola di Norfolk e di qui, passato il fronte puntare verso nord direttamente alla meta. La prima tratta del percorso la si è svolta al lasco, mura a dritta, prevalentemente a vela. Il fronte con raffiche oltre i 40 nodi lo si è passato nella notte di martedì con randa terzarolata al massimo e trinchetta, il passaggio è durato solo poche ore, sufficienti a fradiciare qualche cuccetta, dopo di che si è instaurata la calma più totale. Il passaggio del fronte, definito da Bob raucous, è stato comunque molto opportuno perché ha consentito all'equipaggio di Argentina di esercitarsi in nuove specialità olimpiche, valide per i prossimi giochi di Roma, quali la staffetta con pentola a pressione rovente e vaporante su coperta freneticamente oscillante. Durante la cena poi si è approfondito e perfezionato il metodo Chaplin per lo scambio di piatti di  minestrine bollenti tra opposti commensali. Tutto mercoledì e la notte seguente, calmatesi le acque ed i venti, non c'è rimasto che andare sempre a motore, eseguendo spericolate manovre di travaso di gasolio. Giovedì notte si è risvegliato Eolo, un po' sonnecchiante a dire il vero, e ci ha permesso di risalire verso Nord a vele spiegate a 7 – 9 nodi al lasco. Ora siamo a poche miglia dal nostro favoloso obiettivo e non vediamo l'ora di arrivare in questo arcipelago tanto decantato. Se si chiede a persona anche bene informata qualche ragguaglio circa le Vanuatu questi cadrà dalle nuvole e non saprà neppure dirvi dove si trovino. Eppure esse sono state e sono tutt'ora di primaria importanza per lo sviluppo della nostra civiltà e per gli equilibri mondiali, oltre ad essere di rara bellezza e di raro interesse soprattutto geologico. Le isole, che dal 1980 hanno ottenuto l'indipendenza, si sono costituite in repubblica  che ha assunto il nome della popolazione tribale dei Vanuatu, mentre fino al 1980 costituivano l'improbabile condominio anglofrancese delle Nuove Ebridi, definito “pandemonium” dai suoi stessi amministratori. Il nome di Nuove Ebridi era stato loro assegnato nel 1778 durante la sua seconda circumnavigazione sull'Her Majesty's Ship Resolution da James Cook, che ne aveva anche tracciato una precisa cartografia e ne aveva preso possesso in nome del Re Giorgio III°.
Precedentemente esse erano state comprese nel piu' vasto arcipelago delle Grandes Cyclades da Louis Antoine Bougainville che le aveva visitate nel 1768 e ne aveva preso possesso in nome del Re di Francia. Circa 170 anni prima (1606)Quiros le aveva ascritte alla ancora più vasta Austrialia del Espiritu Santo e ne aveva preso possesso in nome della Corona di Spagna. Ma andiamo con ordine.
E' noto dalla Fisica che la materia è costituita dai cinque elementi fondamentali in ordine di peso decrescente Terra, Acqua, Aria , Fuoco ed Etere Cosmico, che tendono ai loro luoghi naturali costituiti da sfere aventi centro comune nel centro dell'universo. Osservando poi il moto della volta celeste risulta del tutto evidente, ed è quindi una verità di ragione oltre che di fede, che noi sul nostro pianeta ci troviamo al centro dell'universo. Tale equilibrio risulta stabile se alla ben nota Eurasia si contrappone un altrettanto esteso continente australe incognito a farle da contrappeso, la “Terra Australis Incognita”, in essa si trovano grandi ricchezze e tra l'altro le favolose miniere d'oro di re Salomone. Tale continente esisteva sicuramente nell'antichità come previsto dal sommo Aristotele e testimoniato dall'astronomo Claudio Tolomeo ed è fedelmente riportato in tutte le carte successive.
Principale scopo segreto dei navigatori dell'età moderna fu quello di esplorarlo, di valutarne la ricchezza e di prenderne possesso in nome delle rispettive monarchie europee. Ordine segreto noto a tutti tranne talvolta ai diretti interessati, come fu nel caso di Cook che nella sua prima spedizione sull'HMS Endeavour lo ricevette dall'Ammiragliato in plico nascosto e sigillato da aprire e leggere solo dopo aver concluso lo scopo ufficiale della spedizione che, come noto e come riportato in un diario dello scorso anno da tutti ritenuto incomprensibile, consisteva nello spiare, per conto dei rispettabili membri della Royal Society, Venere che uscendo dalle acque si stagliava nuda in controluce davanti al carro di Apollo.
Il primo europeo a giungere, con la benedizione del papa Clemente VII, in tale favoloso continente  fu il portoghese Pedro Fernandes de Queyros, Quiros per gli spagnoli per i quali era al servizio, che lo battezzò col nome di Austriala de Espiritu Santo, in onore dell'austriaco re di Spagna, e vi fondò la effimera colonia di Nova Jerusalem. Che si trattasse di un continente molto grande egli lo dedusse dalle indicazioni avute dagli indigeni dell'Isla de la Gente Hermosa, lo verificò lui stesso nelle sue esplorazioni e soprattutto dall'inconfutabile prova che era continuamente soggetto a terremoti. Nella sua relazione a Filippo III egli descrive la nuova terra dello Spirito Santo come un meraviglioso Eden ricco di oro, di argento, di perle, di spezie e di tutti i prodotti di una terra molto più fertile della stessa Spagna e la cui dimensione è un quarto dell'intera superficie terrestre e tutti i regni sottoposti al dominio spagnolo non arrivano alla metà della sua estensione, inoltre essa ha l'innegabile vantaggio di non essere a portata di Mori e di Turchi. Ma Quiros, si sa, era un tipo stravagante e poco affidabile al punto che, facendosi un giretto per prendere un po' di fresco attorno all'isola di Santo Spiritu, perse la bussola in mare e si ritrovò non si sa come in Messico, lasciando nelle peste il suo vice Louis Vàez  Torres con la nave Almiranta a districarsi nello stretto passaggio  tra la Nuova Olanda e la Nuova Guinea. Quiros non era certo il tipo da mettere tutti i puntini giusti sulle i, il che diede luogo ad ulteriori equivoci, l'austriaco divenne australe e l'Austriala divenne Australia, e, ciò non bastasse, gli esploratori successivi, gelosi della sua scoperta, gliela ridimensionarono completamente sotto il naso e ridussero l'Australia alla sola Nuova Olanda, e la sua Espiritu Santo divenne un'isoletta tra le tante della Melanesia. Del resto anche i filosofi naturali non lo difesero poiché le mutate esigenze in fatto di gravitazione non avevano più bisogno dell'esistenza di un continente australe.
Però ancora agli inizi del '700 il continente australe era enorme , come testimoniato dal grande viaggiatore cattolico irlandese, peraltro ben introdotto nelle alte sfere britanniche, Lemuel Gulliver che vi compì ben quattro fortunosi viaggi.
E' indubbio che il primo paese visitato da Gulliver fosse proprio l'arcipelago delle Vanuatu, tutto sembra corrispondere alla descrizione, tranne le dimensioni degli abitanti. Sussisteva in esse un'irriducibile divergenza di opinioni circa il modo di rompere le uova dalla parte appuntita o da quella tondeggiante. Un simile conflitto riguardante gli stessi fondamenti dell'esistenza non poteva che sfociare in tremende guerre in cui lo stesso Gulliver venne coinvolto ora su un fronte e successivamente, dopo lo scandalo provocato per aver spento l'incendio del palazzo della regina di Lilliput col suo idrante naturale, sul fronte opposto. Solo nel ventesimo secolo gli animi si quietarono,  si arrivò al compromesso e si creò lo strano condominio pandemonium tra le due fazioni, venne tollerata la rottura delle uova da entrambe le estremità, meglio se al centro, purché sempre nel paniere. Ma il fuoco che da tempo sembrava sopito covava sotto la cenere per esplodere con più virulenza. È di questi giorni la sconvolgente notizia della “e&brexit”, acronimo per “eggs and bacon religion exit”, lo strappo dei puritani che reputano sacrilego sostituire il sacramento delle uova e pancetta con quello del burro e marmellata, per non parlare poi dei riti tribali del cappuccino e cornetto o peggio ancora delle pratiche dei selvaggi dello yourt me meli.
Sandro
P.S. per Ornella ed Adolfo se ricevono. Stiamo cercando di contattare la dogana per sapere se è possibile andare direttamente a Port Resolution.

mercoledì 17 maggio 2017

giovedì 18 maggio 2017 ore 15.30



30*30' S 172*43'E, mezzanotte del 15 maggio.

Carissimi,
questo non è un diario, ma una semplice comunicazione per chi ha appuntamento con noi e per chi in lontananza ci segue da vicino. Sabato, il primo giorno di navigazione abbiamo seguito un percorso piuttosto tortuoso per inseguire il vento ed abbiamo impiegato piu' tempo del necessario. Tutta la giornata di ieri e buona parte di oggi siamo dovuti andare a motore per il poco vento e per la sua direzione sfavorevole. Nel complesso abbiamo accumulato una mezza giornata di ritardo sul previsto. Oggi pomeriggio si e' ricominciato ad andare a vela ed ora il vento sta rinforzando. Prima di notte abbiamo preso
una mano di terzaroli, arrotolato il fiocco e svolta la tormentina. Bob, il nostro router, ci ha confezionato un itinerario piuttosto lungo che lambisce l'isola di Norfolk e poi punta sulle Vanuatu. In realtà ora stiamo seguendo una rotta più diretta che punta alla Nuova Caledonia, ma, se sono vere le previsioni di meteofrance la rotazione dei venti ci farà percorrere una “rotta del cane” che ci porterà proprio laddove Bob ci voleva mandare, annullando l'effimero recupero attuale.  Attualmente siamo a circa 330 miglia da Whangarei e 650 miglia dalle Vanuatu, ma fare una stima sui tempi di arrivo è praticamente impossibile. Vi terremo al corrente nei prossimi giorni. Ora vado a scarrellare un pò la randa in quanto stiamo andando troppo veloci, sopra i 10 nodi. Qua fuori c'è un bellissimo gioco di nuvole rischiarate dalla luna ed a tratti si vede la croce del sud, all'orizzonte una pallida luce verde, poi rossa dell'unica barca che incrocia questa zona, mentre l'autopilota cigola e con voce stridula ripete ossessivamente le prime note dell'andante della sonata a Kreuzer.
Un abbraccio,
Sandro

Aggiornamento di martedì 16 maggio.
Questa mattina il vento è rinforzato toccando i 30 nodi e girato un po' verso nord. Abbiamo ulteriormente ridotto la randa alla seconda mano e poggiato avvicinandoci alla traiettoria consigliata da Bob ed arrivando ai 30 gradi  di latitudine con circa 8 ore di anticipo rispetto al Bob's piano e rimanendo un centinaio di miglia sopravvento. Alle ore 10.30 siamo a 29*27'S 171*10'E. Nel pomeriggio abbiamo
eseguito un nuovo collegamento per aggiornare le previsioni meteo e ricevere le mail di Bob con le ultime disposizioni.
Sembra non sia cambiato un gran che, il fronte che stiamo attraversando dovrebbe
attenuarsi questa notte, il vento girare a SW ed attenuarsi. Da quel momento potremmo puntare direttamente sulla meta.
Sandro

Aggiornamento di mercoledì 17 maggio.
Mercoledì 17 ore 4. Il fronte è passato con raffiche oltre
i 40 nodi, avevamo  comunque preso due mani di terzaroli e la tormentina. D'improvviso ci siamo ritrovati in calma di vento e di mare ed ora si va a motore puntando direttamente alla meta. Attualmente la nostra posizione è 28*31'S, 169*56'E, la distanza da Aneytum e' di circa 500 Nm, procediamo a circa 6kt, la stima è di 3 giorni all'arrivo. Se tutto va bene potremmo essere ad Aneytum il 20 ed il 21 a Tanna, dogana permettendo.
Arisandro



Aggiornamento di giovedi 18 maggio ore 9,30   lat 25 34 S, long 169 58 E
Siamo a 330 miglia dall'arrivo ma dovremo fare un bordo per arrivare e quindi prevediamo di arrivare sabato. Speriamo di non avere problemi con la dogana anche se li ho avvertiti. Abbiamo fatto 48 ore di motore, c'era poco vento da sud.  ora e' tornato il vento e stiamo andando a 9 nodi (notizia per Renato: il watt & sea va alla grande). un saluto a tutti.  Paolo

Aggiornamento del 18 maggio ore 15.30; lat 24 47, long 169 59
Stiamo andando alla grande a 10 nodi finalmente con i primi caldi degli
alisei.  Ora il problema e' dove fare dogana perche' non mi rispondono.  Dovevamo andare alla
prima isola Anetityum ma arriviamo sabato e forse sono chiusi. Vedremo.
ciao
Paolo