Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

sabato 30 aprile 2016

29 aprile 2016. Polinesia



Eccoci arrivati a ricominciare il giro con la barca.  Per ora tutto è come la abbiamo lasciata ad ottobre scorso con in più la difficoltà di farsi capire da un cantiere al cui confronto Fiumicino è un modello di efficienza.    Da tre giorni ,con Sandro, abbiamo cominciato a riattivare e risistemare ma moltissime cose ci lasciano perplessi.   Tra l'altro il tempo non ci assiste , piove spesso e tutto si trasforma in un mare di fango.   Per prudenza avevo prenotato un bungalow e un'auto  altrimenti sarebbe stato impossibile vivere in barca.   Vi lascio al diario di Sandro  che ha molta più voglia di me di scrivere.
Paolo

Argentina in un mare ... di fango 



Raiatea, Polinesia Francese 29 aprile 2016.
Il 27 aprile abbiamo lasciato la Nuova Zelanda e Bruna, Adolfo ed Ornella sono andati alle Isole Fiji, mentre Rita, Paolo ed io, dopo poche ore di volo siamo arrivati a Papeete il 26 di aprile: da queste parti gli aerei viaggiano a velocità "superlucica". 
La sera siamo finiti per caso in un campetto di basket dove giovanotti aitanti e giovinette flessuose in maglietta e pantaloncini si esercitavano in danze  Polinesiane; molto più bravi dei maori neozelandesi che si erano esibiti in balli brutali ad uso e consumo dei turisti con il nostro essenziale ma indesiderato contributo. Ci ha particolarmente colpito una danza lenta ed aggraziata di ragazze che cantavano una dolce e voluttuosa melodia che procedeva per quarti di tono ascendenti e discendenti.
Il giorno dopo un turboelica ad ala alta ci ha scaricato qui a Raiatea a ritrovare Argentina. L'abbiamo rivista. triste e sconsolata su un trespolo che si reggeva su una miriade di zeppe di varia foggia e natura..Per raggiungerla abbiamo dovuto eseguire un percorso di guerra saltando ostacoli, strisciando nel fango e superando putridi pantani cosparsi di cavi elettrici. Fiumara al confronto è un posto pulito ed ordinato.
Un ardito progetto prevedeva per Argentina una carena bicolore di antivegetativa dura lungo il galleggiamento, dove si doveva rimuovere completamente la vecchia vernice e ridare il primer,  ed autolevigante per la parte immersa il tutto da eseguirsi con l'International Trilux 33, "vera lux in tenebris, una et trina". Naturalmente qui nessuno ha capito nulla ed il risultato per ora consiste in una fiancata destra in un modo ed una sinistra in un altro. Per rimediare all'incresciosa situazione sono stati consultati i maggiori luminari  mondiali in verniciologia teorica ed applicata delle più prestigiose Università, quali l'Antivegetable College di Cambridge, l'Esquela de Tintura de Santiago de Compostella, la Farben Universitaet di Lipsia, l'Ecole Vermeil di Bordeaux e se ne sono sentite di tutti i colori.
Paolo ha passato la serata ad interrogare i maggiori esperti grazie ai buoni auspici del Dott. Fonti, mentre io ho consultato il "Supplément au voyage  de Bougainville" di Diderot per vedere come tali problemi venissero risolti nel secolo dei lumi. 
Bougainville sbarcò con la fregata Boduese da queste parti e fu fortemente colpito dagli usi e costumi del luogo. In particolare fu impressionato dalla libertà degli abitanti soprattutto in campo sessuale. Ignaro di essere stato preceduto dall'HMS Dolphin di Wallis, che aveva già dedicato l'arcipelago a Giorgio III, chiamò  l'isola principale Nouvelle Cythère, quasi a presagire una rinascita di Venere, e l'arcipelago Grandes Cyclades. Pensò di aver trovato la conferma alle tesi antropologiche allora di moda che ritenevano che l'umanità avesse dapprima conosciuto un'età dell'oro in cui il buon selvaggio viveva felicemente secondo natura, solo successivamente l'umanità si sarebbe corrotta con l'avanzare della civiltà. 
Denis Diderot nel suo Supplément in forma di dialogo sembra dapprima condividere la tesi di Bougainville laddove dice che la Nouvelle Cythère rappresenta la giovinezza dell'umanità mentre Parigi ne rappresenta la vecchiaia estrema, lì si ubbidisce alla sola legge di natura, mentre qui sono state create la legge morale, quella civile, e quella religiosa, spesso in contrasto tra loro e che hanno creato inutili regole e divieti. Nel procedere del dialogo però poi si pone l'accento sull'ineluttabilita di certi sviluppi. Alla partenza della Boduese un vecchio novantenne maledice Bougainville come capo dei briganti che impediranno ai nativi di conservare la loro innocenza, li ridurranno in schiavi ed imporranno loro gli usi occidentali.... la globalizzazione.
L'ironia raggiungerà l'acme nell'episodio di Orou ed il cappellano della Boduese. Orou ospita nella sua capanna il prete e lo invita a passare la notte con una delle sue figlie. Il cappellano imbarazzato rifiuta. Orou si dispiace e chiede spiegazioni. Il cappellano sostiene che la morale, la legge, e la religione glielo vietano. Orou non capisce ed interpreta come segno di disprezzo il diniego del cappellano. Alla fine il cappellano cede e, per non fare torto a nessuna, dovrà passare 4 notti rispettivamente con le tre figlie e con la moglie di Orou, e da buon gesuita conclude che occorre "prendre le froc du pays ou on va, et garder celui du pays ou l'on est ...moine en France, sauvage à Tahiti" che tradotto in italiano più o meno significa "fate dare l'antivegetativa secondo gli usi del luogo e non andate cercando inutili complicazioni"
Sandro


sabato 23 aprile 2016

Aprile 2016 Nuova Zelanda



Quest'anno il diario inizia nel posto in cui a novembre finirà.
Per arrivare in Polinesia invece di girare il mondo verso ovest,abbiamo preso l'aereo verso oriente e ci siamo fermati prima in Nuova Zelanda.
Era tanto che volevo venire agli antipodi per visitare un paese annoverato tra quelli occidentali in cui la natura ha una presenza preponderante.  E in effetti è proprio così .  I quattro milioni di abitanti, su una superficie grande quasi quanto l'Italia, lasciano tanto spazio vergine dove l'occhio spazia per chilometri  (sopratutto nell'isola del sud) senza incontrare una casa.  Si ha la sensazione che qui ci sia posto per tutti ed infatti chi viene qui e ha voglia di fare, non trova ostacoli ; un lavoro è facile trovarlo, la gente non è diffidente come in Europa anzi sempre disponibile ad aiutarti,  la popolazione prevalentemente giovane ,rispetto a quella della vecchia Europa, ti da un senso di vitalità.
Siamo in sei a girare con un pulmino in affitto: io con Rita, Adolfo e Bruna,Ornella e l'immancabile prof. Sandro Iannetta, vera colonna di Argentina.
Abbiamo cominciato con l'isola del sud perché, essendo agli antipodi, ad aprile sta arrivando l'inverno.  Ed è qui che i panorami sono veramente solenni: boschi  selvaggi, laghi, fiumi e torrenti incontaminati, cascate a profusione(anche perché in alcuni posti piove  10 volte più che in Italia) , fiordi,golfi, insenature profonde dove intorno al XIII secolo sono approdate le prime rudimentali imbarcazioni con cui i Maori, partiti dalla Polinesia, hanno concluso la loro migrazione iniziata secoli prima dall'Indonesia.  Noi con la barca faremo lo stesso percorso dei Maori,dalla Polinesia alla Nuova Zelanda, ma in 5-6 mesi e non in 5-6 secoli. Certo navigare a quei tempi era un po più difficile che ai tempi del capitano inglese Cook a fine settecento ed infatti i Maori si fermarono soprattutto  all'isola del nord più calda ed accogliente.  Cook,alla ricerca di nuovi territori per la corona, si spinse fino all'estremità meridionale e fece la cartografia nautica  della nuova Zelanda ( e non solo ) compresi i fiordi sud occidentali.  Ne visitò alcuni ma non si spinse, saggiamente, all'interno di uno particolarmente profondo ,il Doubfull sound (il fiordo del dubbio), in cui probabilmente non sarebbe riuscito ad ormeggiare e sopratutto ad uscirne.
Noi quel fiordo lo abbiamo visitato da turisti su una nave che ti permette di stare comodamente seduto mentre bevi un caffè e vedi scorrere i ripidi versanti del fiordo ricoperti di lussureggiante vegetazione rigata da centinaia di cascate.
Mentre ammiravo la potenza di questa natura ripensavo a Cook e al suo dubbio di fronte all'ingresso del fiordo; non voglio assolutamente paragonarmi al grande capitano ma credo che la sensazione di insicurezza quando si affronta per la prima volta una situazione sconosciuta sia comune a tutti.  Quando ho visto per la prima volta le pass delle isole Tuamotu qualche dubbio lo avevo; poi tutto è andato bene ma il il punto interrogativo ti ronza sempre in testa ed è bene che sia così.
Tornando al nostro viaggio dovrei raccontarvi tante altre belle giornate fatte di lunghe camminate, visite di moderne città con qualche bell'edificio coloniale, musei interessanti e organizzatissimi, navigazioni su bellissimi laghi ma sicuramente tante parole non valgono un'esperienza diretta.  Veniteci e provate.
L'unica cosa che aggiungerei è che qui si ha la sensazione forte e continua della wilderness, difficile da trovare nella nostra Europa, ma la si può solo ammirare dall'esterno  perché tutto è talmente ben organizzato e guidato che spesso sembra di vivere in un film dove tutto funziona perfettamente  (ricordate il film Truman show?). Si avrebbe voglia di uscire dai sentieri, di uscire dalle regole, di uscire dal film ma non lo si può fare  (perché è  vietato e perché è anche difficile ).
Ma si sa..... queste sono considerazioni di un vecchio brontolone.
Al prossimo diario, forse direttamente dalla Polinesia.
Paolo
Il fiordo di Milford Sound
navigando nel fiordo di Milford Sound
Il monte Aspiring

Il nostro pulmino

Alla testata del ghiacciaio Franz Josef dove è vietato proseguire

Il mare del parco nazionale Abel Tasman
Viaggiando in auto, una montagna sconosciuta

Il monte Cook di 3724 metri: il più alto dell'Australasia