Siamo a Ivato, vicino all'aeroporto di
Tana, nella accogliente casa di Amy Travel, la ottima agenzia di viaggi che ci
ha organizzato la vacanza, corrispondente malgascia dell'altrettanto
commendevole agenzia trentina Bolgia, cui ci siamo rivolti in Italia. La nostra
vacanza finisce ora e salutiamo Rita e Paolo, che resteranno qui con Dario e
Giovanna.
Veramente Amy Travel e la nostra guida,
Honoré, hanno organizzato il viaggio in modo impeccabile. Un grazie va anche
alle donne del gruppo, che si sono date tutte molto da fare per la buona
riuscita di questo viaggio. Dopo i ringraziamenti, doverosi ma non per questo
meno sentiti, qualche impressione di viaggio, o sprazzo di memoria.
Dopo il Post precedente abbiamo visto posti
veramente belli.
Tutta la zona intorno a Salary è notevole
per le sue bianchissime spiagge e per i suoi numerosi villaggi di pescatori.
Abbiamo vissuto un bel momento quando siamo arrivati in uno di questi, sotto
una candida duna sabbiosa, a venti minuti a piedi dal Salary Bay, assieme alle
barche dei pescatori che tornano a casa. Tutto il villaggio partecipa, tirando
le barche a riva e scaricando il pescato dalle piroghe a vela. Con una di
queste torniamo all'albergo, contenti di aver vissuto uno scorcio autentico di
vita malgascia.
Poi lasciamo le bianche e incontaminate
spiagge della costa Ovest, verso l'interno.
Al parco di Isalo, vediamo grandi
formazioni di arenaria, rocce spesso tondeggianti che ricordano le Olga
Mountains australiane, vicino a Uluru, o Ayer's Rock. Facciamo un giro a piedi,
abbastanza stancante per Dario, il cui ginocchio sifolino fa i capricci, ma
bello soprattutto nella parte iniziale, su una specie di plateau. Abbiamo
l'impressione che il Parco abbia grandi possibilità, ancora poco sfruttate. Il
giro che facciamo, pur bello e lunghetto, ignora totalmente una grande area di
rocce tondeggianti che sarebbe bello percorrere.
Il nostro albergo, il Jardin du Roy (loro
lo scrivono così), è molto ben inserito in questo bel paesaggio. E siamo
contenti di passarci due notti, allietate anche da un'ottima cucina.
Via poi verso Andringitra, un parco
caratterizzato da grandi pareti di granito, estese in lunghezza, ad occhio due
o tre chilometri, e in altezza, almeno 800 metri. Per dei rocciatori come
Paolo, Dario e me è una vista che toglie il respiro. Le vie sono tutte di forti
difficoltà, dato che le più facili sono intorno al 6c. La grande parete dello
Tsaranura, ha molti colori, a volte gialla e
verde di licheni su un fondo grigio-marrone. Essa s'impone maestosa allo
sguardo di chi come noi soggiorni allo Tsarasoa, una struttura che un tempo
deve esser stata molto bella ma che ora pare molto trascurata, sospettiamo a
causa di un gestore, francese, molto disattento. Il giorno dopo il nostro
arrivo ci dividiamo in due gruppi, alcuni arrivano in cima ad un roccione che
sovrasta i nostri Bungalow, il Camaleonte; io con altri faccio un lungo giro
intorno al paretone. Mentre saliamo con fatica verso un passo che separa due
segmenti del paretone vediamo una cordata impegnata in una grande via. Sono
formichine in una enorme lavagna.
A sera li vedremo che preparano il bivacco,
con portaledge naturalmente, e la mattina dopo li scrutiamo con un po' di
invidia mentre, molto lentamente, ripartono verso la loro fatica.
Questo secondo giro è lungo ma di grande
impatto visivo e direi anche emotivo. In alcuni tratti ci si deve aiutare
tenendosi ad una corda che la nostra guida, Augustin, mette giù per un paio di
brevi tratti in salita, e per un tratto, però più lungo, in discesa. Sostiamo a
riposare su un mammellone quando resta solo una mezz'oretta di facile discesa e
siamo molto contenti del riso alla cantonese che ci mangiamo al sole. In
discesa troviamo due ragazzi genovesi che hanno scalato il Lemure Wall, non più
di 6a dicono, e che nei prossimo giorni vorrebbero scalare Out of Africa, una
via aperta fra gli altri anche da Michel Piola. Conoscono anche Marco Schenone,
un alpinista genovese che con me e Paolo partecipò ad una ricognizione
nell'Hindu Kush ormai tanti anni fa, nel 2000.
Andringitra è un posto veramente speciale,
che mi resterà a lungo nel cuore. Lo lasciamo a malincuore anche perché ormai
il nostro giro volge al termine.
Abbiamo visitato un Paese dove
l'aspettativa di vita alla nascita è, dice il nostro efficientissimo Honoré, di
54 anni, difatti se abbiamo visto pochissimi vecchi il motivo è banale; muoiono
prima di diventarlo.
Oltre alle candide sabbie di Salary, alle
grandi pareti di Andringitra e alle rocce di Isalo, ci resterà nel cuore lo
sguardo dei tantissimi bambini, insieme al loro sorriso di bimbi aperti alla vita in questo Paese, dove
probabilmente Lucia ed io non torneremo più, ma che abbiano imparato ad amare
anche per merito loro, sperando che il loro futuro sia meno duro di quello che
a noi parrebbe oggi probabile.
Grazie a tutti di questa bella esperienza.