26-5-15 Nuku Hiva baia di Taioa
Dopo l'isola del diavolo, Eiao, siamo tornati a Nuku Hiva con una giornata di faticosa bolina. Quando si va contro vento è tutto più duro: la barca è sbandata e muoversi sopra o sotto la barca diventa difficile, cucinare quasi impossibile, andare al bagno un'impresa. Meno male che le grandi navigazioni si fanno tutte con il vento in poppa o quasi e questo perché il giro del mondo lo facciamo da est verso ovest con il favore dei venti Alisei. La sera approdiamo nella baia di Taioa, questa volta con solo tre barche alla fonda. La mattina dopo scendiamo a terra per andare a vedere la cascata di Ahuei in fondo alla valle di Hakaui. Sulla guida si legge che è la terza più alta al mondo con i suoi 350 metri di altezza. Iniziamo a camminare in una stradina che sembra quella del paradiso terrestre; ha il fondo a prato inglese, i bordi delimitati da cespugli di fiori coloratissimi e, sia ai lati che sul fondo della valle, si vedono montagne e montagne coperte da palme che brillano al sole. Dopo poco incontriamo una casa dove la signora ci conferma un percorso di due ore e ci offre della frutta. Chiedo quanti sono gli abitanti del villaggio e la risposta è otto: praticamente la sua e un'altra famiglia. Proseguiamo e nella strada dell'Eden inaspettatamente ecco una cabina telefonica. Scettico entro e infilo la scheda, faccio il numero e incredibilmente dall'altra parte del mondo mi risponde Rita. Sembra impossibile che da questo posto sperduto il telefono funzioni e dalla città più importante delle Marchesi invece niente. Anche Dario riesce a salutare Giovanna. Sbalorditi continuiamo a camminare verso la cascata. La solita bellissima vegetazione, i guadi un po' più impegnativi del solito,le vestigia di luoghi di culto e di riunione ormai abbandonati e invasi dalla boscaglia. Arriviamo alla testata della valle dove un cartello consiglia di non proseguire in caso di piogge per la caduta di pietre. La giornata è bella e noi proseguiamo mentre due francesi con accompagnatore, tornano indietro. Arriviamo alla cascata in fondo alla valle. Un salto di 350 metri fra pareti altissime; sul fondo un laghetto contornato da una prateria di erba verdissima. Mi tuffo e, zigzagando fra massi enormi,arrivo dove la cascata alimenta il laghetto. Una enorme grotta e la barriera visiva dei massi creano un isolamento primordiale. Nuoto nel fragore della cascata tra gamberi e anguille di acqua dolce. Torno e raccomando agli altri di fare altrettanto, ma solo Diego mi seguirà con entusiasmo. Al ritorno qualcuno cade rovinosamente nei guadi ma si rialza con la baldanza tipica dei quasi settantenni. Arriviamo alla casa dove la signora ci consegna la frutta ed il marito,nel frattempo tornato dalla caccia alla chevre, ci spacca due cocchi offrendoci il latte. Lui è un bell'uomo tutto coperto da tatuaggi, lei invece pur giovane è tradizionalmente rotonda. I due bambini, belli gonfi anche loro, mi invitano a seguirli nel gioco delle carte. Il maschietto è abile nei giochi di prestigio e, per farlo contento, mostro tutto il mio stupore quando indovina le carte. Peccato, sarò uno dei pochi a cui mostrerà la sua abilità.
Paolo