Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

domenica 24 maggio 2015

L’isola del Diavolo


23 Maggio: Eiao
L’isola del diavolo: questo è il sopranome dato dai Marchisiani all'isola di Eiao. Così almeno ci ha detto una signora che abbiamo incontrato in una baia deserta a nord di Nuku Hiva. Lei era in attesa del marito e dei nipotini usciti in barca per la pesca e stava preparando un pranzo sulla spiaggia. 
Io, con la mia solita faccia tosta, le ho chiesto dove avrei potuto comprare del pane (ben sapendo che non c'era nessun villaggio nelle vicinanze) e lei mi ha regalato due baguette, dolcetti e futta. A volte queste persone ti stupiscono per la loro gentilezza, semplicità e generosità.  Enrico voleva visitare l’isola di Eiao,la più a nord e lontana delle Marchesi, perchè sperava in acque pescosissime dove poter fare immersioni. Incuriositi anche dalle descrizioni della signora siamo partiti ieri mattina da Nuku Hiva e dopo 50 miglia al traverso ecco le scogliere alte e selvagge. A prima vista un'isola inospitale e di difficile accesso . Nelle  poche rade è difficile approdare e scendere a terra. Le roccie sul mare ricordano qui, molto più che nelle altre isole, l'origine vulcanica delle Marchesi. I colori ocra, marrone e giallo della lava e dello zolfo creano un bellissimo contrasto con il verde brillante delle palme e l'azzurro del cielo.  In quest’isola, abitata solo da capre e galline, venne nel 1960 un giornalista franceswe, George de Caunes. Imitando Robinson Crusoe voleva descrivere alla radio francese le sue impressioni del suo volontario isolamento: una sorta antesignana dell'isola dei famosi. Durò poco e tornò alla civiltà prima del previsto: forse il mito del buon selvaggio è stato e sarà sempre solo un mito.  Noi alloggiati nella nostra bella barca volevamo solo fare qualche immersione ed esplorare queste acque incontaminate. E invece forse per sfortuna o per chi sa quale altro motivo le acque erano più torbide che in tutte le altre isole:niente immersioni. Effettivamente queste isole Marchesi sono molto più belle fuori che dentro l'acqua. Di pesci ce ne sono tanti: l'altro giorno eravamo all'ancora e ci è passata sotto una bella manta,ma se metti la testa sotto la visibilità è di 3-4 metri. Ci rifaremo alle Tuamotu dove ,invece, fuori ci sono solo poche palme ma dentro ci promettono pesci di tutti i tipi e sopratutto un'acqua trasparente come nel nostro Mediterraneo.   Domani torneremo nella civiltà (!?)di Nuku Hiva.
Paolo

giovedì 21 maggio 2015

Guglie dolomitiche in mezzo al Pacifico

18 maggio Ua Pou: baia di Hakahau
Sembra esagerato il titolo ma è proprio così. Avvicinandosi all'isola di Ua Pou lo skyline assomiglia a quello del gruppo del Brenta con il Campanile Basso oppure quello delle Torri del Paine in Patagonia. Infatti si stagliano contro il cielo delle guglie di origine vulcanica alte 2-300 metri. Il caldo invece del freddo e le palme al posto degliabeti. Per il resto pareti verticali tanto da attirare arrampicatori americani che hanno scalato, due mesi fa, il picco più bello. Attirati dalla visione cartolina e delusi dalla fallita passeggiata del giorno prima alla ricerca di una bella cascata scendiamo a terra e cerchiamo una guida come consigliato dalla Lonely Planet. Chiediamo a una marchisiana, intenta a rompere grandi conchiglie per prenderne il mollusco, di aiutarci a trovare chi possa condurci e lei chiama Michel. Dopo dieci minuti ecco arrivare la nostra guida: è un quarantenne figlio del solito francese rimasto affascinato da questi luoghi e da una marchisiana. Lui si informa sulle nostre capacità atletiche sulla sensibilità alle vertigini. Qualche dubbio ci avvolge e Giorgio, informato sul dislivello di 700 metri e sulla ripidità del percorso, decide di rinunciare per non sollecitare troppo un ginocchio malandato. Partiamo così in quattro più Michel. Passando davanti al cimitero mi indica la croce dove è sepolto il padre e con l'occasione mi conferma la sua fede cattolica. Poi la strada sale e, ad un bivio senza alcuna indicazione, Michel ci guida nel bosco su una traccia di sentiero. Guado di fiumi, boschi intricati ed infine una ripidissima cresta aerea (occhio alle vertigini) ci porta ad un'esile piattaforma alla base della parete della guglia più bella del gruppo montuoso. E' veramente affascinante vedere sotto di noi la boscaglia tropicale che degrada fino al mare e sopra la parete verticale che sfuma nelle nuvole. Io e Dario immaginiamo ipotetiche vie di salita su questa guglia che, come le altre, si è formata dal raffreddamento della lava nel camino del vulcano; gli agenti  atmosferici hanno poi eroso tutto il vulcano intorno scoprendo la futura guglia.  Dopo uno spuntino scendiamo a capofitto per un altro percorso addirittura con pezzi attrezzati con corde fisse per calarsi. Scendi,scendi arriviamo alla casa dell'ennesimo europeo, tedesco, che finirà i suoi giorni in quest'isola coltivando cacao e vendendo cioccolata nella speranza che un giorno i suoi figli, in Germania, si ricordino di lui e lo chiamino al telefono.
Paolo

lunedì 18 maggio 2015

Una spremuta di pompelmus al tonno...

15 maggio Nuku Hiva: baia di Taiohae
Sono ormai cinque giorni che siamo fermi in questa baia. Siamo arrivati il 10 dopo una bella  al lasco e abbiamo buttato l'ancora in mezzo ad una cinquantina di altre barche. Lo scenario della solitudine  e della wilderness qui non è di casa. Intendiamoci, non siamo mica a Ponza ad Agosto perché la baia è molto ampia e lascia spazio per tutti. Siamo praticamente al centro di quello che era il vulcano più importante dell'isola delineato da ripide falesie. Taiohae è il capoluogo ed il centro amministrativo più importante delle Marchesi. Ben fornito, è però dipendente come tutta la Polinesia francese dai rifornimenti che arrivano da Tahiti due volte al mese con la nave Aranui.  Questa nave è una vera istituzione, un cordone ombelicale che lega ogni isoletta al centro di Papete (Tahiti). Spesso quando arriva la nave c'è un'accoglienza con canti e danze sia per festeggiare i rifornimenti sia per creare atmosfera per i turisti che ormai vengono ospitati,a caro prezzo, insieme alle merci. Tra queste isole esiste solo il collegamento aereo e l'armatore della nave ha pensato bene che conveniva destinare  metà dello spazio.  Qui è il posto migliore per cercare qualsiasi cosa e infatti noi abbiamo cercato un interruttore differenziale(come quello che a casa fa da salvavita) che si è rotto. Un pezzo importante che fa lavorare il generatore di corrente. Per ora non lo abbiamo  ordinarlo a Tahiti  e aspettare Aranui o l'aereo che lo porti. In più qui si trova internet gratis. C'è un ristorante sul molo che fornisce il collegamento ai clienti. I prezzi sono bassi e i piatti discreti, ma la pulizia e l'igiene ve li lascio immaginare. C'è il padrone, che cucina, vestito con una maglietta che più zozza non si può ;la moglie obesa oltre misura che mangia sempre. Giorgio chiede una spremuta di pomplemus (pompelmo) e il padrone,che stava con un  pezzo di tonno in mano, posa il tonno e dopo aver spremuto il pompelmo lo gira con il manico del coltello del pesce e arraffa con le mani una manciata di ghiaccio e lo butta nel bicchiere. Alla faccia di tutti gli uffici di igiene!!! Giorgio sconsolato prende la spremuta e la beve incrociando le dita.  Resteremo qui, o nella baia  a fianco, sicuramente fino a domani quando  Dario e Diego. Poi insieme fino al fine mese gireremo per altre le isole.

Paolo

martedì 12 maggio 2015

Pizza con funghi...con bagno

10 maggio In navigazione da Ua Huka a Nuku Hiva
L'altro ieri siamo partiti da Hiva Oa. Eravamo in una baia bellissima, sabbia bianca, palme e naturalmente solo noi all'ancora. Scesi a terra abbiamo incontrato l'unico abitante che raccoglie la copra. Ciha regalato 3 cocchi, appena staccati dalla palma, che con un bel macete e maestria ci ha aperto in un attimo offrendoci sia il latte che la polpa. Ieri siamo invece partiti da questa baia per andare a Ua Huka, un'altra isola dell'arcipelago. Nel primo pomeriggio siamo nella baia di Hane che pare sia quella da dove è iniziata la colonizzazione delle Marchesi tre millenni fa. La baia è grande e, come al solito, senza barche. Tentiamo di scendere a terra col gommone ma le onde che frangono ci impensieriscono e,tornati in barca,proviamo nella successiva baia di Vaiapae. Niente da fare: lo sbarco è più semplice ma è troppo stretto l'ancoraggio. Si torna indietro. Vediamo alcuni marchesiani che rientrano con le loro canoe in un punto dove frange di meno. Il portolano parla di uno sbarco che  can be challenging" insomma una sfida. Rincuorati dall'esempio dei locali, accettiamo la sfida.

Osserviamo le onde, cerchiamo il momento più tranquillo e via: due potenti pagaiate e, prima che arrivi l'onda successiva, scendiamo in acqua per mettere in secca il gommone. Con un po' di fortuna tutto bene. Giriamo per il villaggio;come da copione quattro case,una chiesa (naturalmente cattolica) e pochi abitanti che volentieri scambiano due chiacchiere. Per la cena cerchiamo un ristorante. Un cartello indica un hotel ma tutto è inesorabilmente chiuso. Sulla strada del ritorno incontriamo un francese che ci propone la sua pizza fatta in un furgone-cucina. Accettiamo e mentre la sua donna marchisiana inizia a preparare, scambio con lui due parole. Anche lui, emigrato dalla Francia, ha lasciato appendici in patria ed ora si sta rifacendo una vita con questa giovane polinesiana. Ha messo su questa modesta attività di ristorazione con cui mi dice che riesce ad andare avanti. D'altra parte qui le necessità sono molto ridotte e si campa con poco. La pizza, condita con le cose più strane, è buona e abbondante. Di birra neanche a parlarne: qui le tasse governative sull'alcol sono fortissime,circa sei volte più alte che in Europa. Un modesto Jonni Walker che da noi costa poco più di 10 euro qui costa più di 60. Finiamo di cenare e il francese si offre di accompagnarci al gommone e sopratutto di illuminarci con i fari della macchina per aiutarci a superare la barriera dei primi frangenti. Mettiamo  acqua il gommone saltiamo su e cominciamo a remare forsennatamente prima di poter mettere giù il motore. Purtroppo un treno di onde improvviso e violento ci sommerge completamente. Completamente bagnati continuiamo a remare consci che indietro non si può tornare.
Pizza con bagno !!! 
Paolo

Archeologia in Polinesia

8/5/2015: Hiva Oa baia di Hanaiapa
Siamo ancorati da due giorni in una bella baia sulla costa nord di Hiva Oa.  Incredibilmente soli in contrasto con l'affolamento nel golfo della capitale Atuona. Qui tutto è luce, vento, silenzio in un'armonia di colori tra il verde-bruno della terra e l'azzurro del mare e del cielo. Una cascata alta duecento metri all'ingresso della baia e uno scoglio che ricorda il profilo di un nativo rendono il luogo veramente "moltopittoresco"(come direbbe un inglese al tempo del gran tour). Ieri, da questa atmosfera, abbiamo deciso di visitare quello che la guida definisce il sito archeologico più importante della Polinesia. Scesi a terra iniziamo a chiedere ai pochi che incontriamo se c'è la possibilità di raggiungere in auto il sito archeologico di Lipona vicino al villaggio di Puamau. In una casa troviamo un francese, pensionato della marina militare, riconvertito alla vita polinesiana avendo una compagna locale, un figlio adottivo a studiare a Tahiti e due figli, ormai grandi, lasciati (forse per sempre) nella patria francese. Chiediamo anche a lui; Patrick prende il telefono e chiede alla sua amica tassinara di Atuona. Centociquanta euro. OK il prezzo lo accettiamo e montiamo in macchina mentre lui continua a raccontarmi (solo io parlo un po' di francese)la sua vita. E' stato per la marina francese a Mururoa, atollo polinesiano, dove facevano i tests nucleari e forse per questo è venuto a vivere in questa baia sperduta, lontano dalla civiltà. Lui guida il suo fuoristrada su stradine sterrate a precipizio sul mare che si infila in tante baie deserte dove la pista sale e scende. Dopo due ore arriviamo al paesino di Puamau; quattro case, l'immancabile chiesa cattolica e un negozietto in cui prendiamo dei crackers, un formaggio improponibile e,incredibile a dirsi, la pasta Agnesi a prezzo  per il posto. Riprendiamo l'auto e in cinque minuti arriviamo al sito archeologico. Una serie di terrazzamenti in leggera salita delimitano spazi dedicati a rituali, celebrazioni, sacrifici (forse  anche umani). Quattro Tiki (enigmatiche statue dalle sembianze umane) troneggiano sulle varie terrazze. C'è il tiki del grande Guerriero, della moglie,di un sacerdote (forse) e di una donna sdraiata con le braccia al cielo che la guida ci propone in veste di partoriente. Certo,abituati alle statue greco-romane, rimaniamo un po' perplessi davanti a tanta approssimazione nella rappresentazione umana. Fidia e Prassitele avrebbero abbozzato un risolino ironico pensando alle loro sculture realizzate quasi due millenni prima.  Comunque il posto è molto bello paesaggisticamente e lasciando correre l'immaginazione possiamo vedere folle di persone che si stringono sulle terrazze per le celebrazioni. Questo fino all'arrivo dei missionari che dal '700 si sono ben dati da fare per convertire,cambiare modi di vita e cancellare gli spazi dove venivano celebrati i riti pagani: grandezza della civiltà  !! Per fortuna gli archeologi francesi negli ultimi anni novanta hanno recuperato e riposizionato tutto quello che era stato disperso.  Prima di andar via arriva un taxi con tre amici italiani. Anche loro stanno facendo un giro del mondo e ogni tappa importante ci fa rincontrare: piccolo il mondo!

Paolo






lunedì 4 maggio 2015

Oggi è domenica: andiamo a messa

3/5/2015: Tahuata, Vaitahu.
Oggi è domenica e (da pessimi cattolici quali siamo) siamo andati una tantum a Messa. Non per osservare il comandamento "ricordati di santificare le feste" ma per curiosità e per ascoltare i magnifici canti sacri"himene". La mattina puntuali sbarchiamo col gommone a terra, sempre con qualche difficoltà visto lo strato di viscide alghette sul pontile e alle 8 ci incamminiamo verso la chiesa. La strada passa prima davanti alla chiesa protestante dove incontriamo una signora che sta entrando in quel semplice e disadorno luogo di culto. La saluto; lei si ferma e mi spiega che le due comunità cattolica e protestante convivono molto tranquillamente e a volte festeggiano alcune ricorrenze insieme. Potenza della semplicità: quello che in Europa non è possibile con le varie Curie, qui è del tutto naturale. Poi faccio i complimenti alla corona di fiori che cinge il capo della signora ma lei quasi scusandosi, precisa che sono finti:una vera protestante ligia alla verità. D'altronde la confessione credo sia un sacramento solo cattolico. La signora mi saluta perché la sua funzione sta iniziando. Altri cento metri ed arriviamo alla chiesa cattolica: una vera costruzione in pietra con, sopra l'altare, una magnifica vetrata policroma  che raffigura una giovanissima Madonna con bambino tra paesaggi Marchesiani di alte montagne e foreste di palme, manghi e banani. Probabilmente qui i cattolici hanno investito molto più dei protestanti e questo la dice lunga sulla concorrenza che si sono fatti nei secoli passati.  Arriviamo in chiesa e rimaniamo all'esterno appoggiati su davanzali di finestre inesistenti: qui proprio non servirebbero.  La messa è officiata da tre uomini (preti,diaconi?) che non sono all'altare ma lateralmente quasi a sottolineare la loro scarsa rilevanza rispetto ai fedeli in contrapposizione con il sacerdote che nelle nostre chiese si pone, dietro l'altare, sull'asse della chiesa assumendo la funzione di cerniera-mediatore tra i fedeli e la presenza divina. Anche il momento della transustansiazione per i polinesiani avviene in modo naturale senza l'intervento del prete mentre nelle chiese cattoliche è il sacerdote che sollevando l'ostia al cielo decreta che è avvenuta la trasformazione dal pane al corpo di Cristo. Forse sarò troppo smaliziato ma secondo me anche i particolari della forma hanno il loro valore.  Brevi letture dei testi sacri si alternano con canti a cui partecipano tutti i presenti. Sarà un caso ma questi Marchisiani sembrano tutti intonati e la loro lingua, con una maggioranza di vocali rispetto alle consonanti, consente ai canti una dolce e solenne musicalità. Se non fossi in chiesa, ascoltando questi canti senza ovviamente capire una parola, potrei immaginare una spiaggia al tramonto con una colonna sonora dei film visti sulla Polinesia. La comunione conclude la messa e i fedeli, usciti sul sagrato, rimangono a chiacchierare come da noi in una qualsiasi domenica con la gente vestita per la festa. 
Buona domenica anche a voi. 
Paolo

Tahuata: due Mondi a confronto

2/5/2015: Tahuata
Fermi in una baia di fronte al paesino di Vaithau.  Stamattina scenderemo a terra per comprare schede con cui speriamo di riuscire a collegarci e scaricare la posta personale. Qui è tutto sempre precario e rallentato, almeno secondo il nostro modo di concepire il ritmo della vita. Certamente per gli abitanti di queste isole il tempo ha un altro valore e dimensione. 
Due mondi a confronto!
Paolo




domenica 3 maggio 2015

Come lentamente si perdono anche gli ultimi angoli di paradiso

30 aprile Fatu Hiva
Fatu Hiva è uno degli ultimi paradisi rimasti: un puntino in mezzo all'oceano Pacifico fatto di montagne sorte dal mare e coperte da foreste di palme e tante altri tipi di alberi in un susseguirsi di valloni, creste, meravigliose cascate di un acqua che più pura non si può. La baia delle Vergini, dove siamo approdati, sembra addirittura finta con le sue valli e sopratutto i suoi alti pinnacoli di roccia vulcanica (da cui il nome di verghe e non vergini come i missionari hanno imposto). Al tramonto le verghe si illuminano grigio scuro, in contrasto col verde brillante delle palme, quasi a simulare l'ingresso nella valle dell'Eden. Dietro la "porta" una strada con case semplici e una chiesa cattolica dove la sera si riunisce la comunità a pregare cantando "himene" (inni sacri). Tutti ti salutano e sono estremamente gentili, ti dedicano il loro tempo. Nella nostra società, dove il tempo è denaro, al massimo forniamo una rapida informazione se qualcuno la chiede. A proposito di denaro, qui vale più il baratto dell'acquisto: si preferisce scambiare un sacco di pompelmi con una bottiglia o con una maglietta. Peccato che noi siamo arrivati impreparati e avevamo ben poco da scambiare. Allora siamo ricorsi ai nostri euro per avere frutta, lavanderia e cene (solo in case private perché non esistono ancora  alberghi o ristoranti).  Ed è qui che casca l'asino, che l'Eden comincia a snaturarsi. Mentre la maggioranza delle persone ancora mostra una disponibilità illimitata e disinteressata,quelli che invece cominciano ad essere in contatto con i pochissimi turisti (in pratica solo quelli delle barche a vela) mutano mentalità e iniziano a farsi i conti; azzardando a volte prezzi esagerati. E' la fase di transizione tra lo scambio-baratto e l'uso del denaro con tutte le sue regole. Credo che anche qui a Fatu Hiva,la più sperduta delle isole Marchesi,tra poco l'Eden sarà finito e tutta la poesia dei quadri di Paul Gauguin rimarrà solo nei musei. A proposito di Gaugin ora partiremo verso Hiva Hoa, l'isola dove il pittore è sepolto e dove noi,c ome tutti i turisti andremo a fare il "pellegrinaggio" contribuendo così ad affollare i luoghi e a chiedere acquisti e non scambi. Così va il mondo.

Paolo