Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

giovedì 21 maggio 2015

Guglie dolomitiche in mezzo al Pacifico

18 maggio Ua Pou: baia di Hakahau
Sembra esagerato il titolo ma è proprio così. Avvicinandosi all'isola di Ua Pou lo skyline assomiglia a quello del gruppo del Brenta con il Campanile Basso oppure quello delle Torri del Paine in Patagonia. Infatti si stagliano contro il cielo delle guglie di origine vulcanica alte 2-300 metri. Il caldo invece del freddo e le palme al posto degliabeti. Per il resto pareti verticali tanto da attirare arrampicatori americani che hanno scalato, due mesi fa, il picco più bello. Attirati dalla visione cartolina e delusi dalla fallita passeggiata del giorno prima alla ricerca di una bella cascata scendiamo a terra e cerchiamo una guida come consigliato dalla Lonely Planet. Chiediamo a una marchisiana, intenta a rompere grandi conchiglie per prenderne il mollusco, di aiutarci a trovare chi possa condurci e lei chiama Michel. Dopo dieci minuti ecco arrivare la nostra guida: è un quarantenne figlio del solito francese rimasto affascinato da questi luoghi e da una marchisiana. Lui si informa sulle nostre capacità atletiche sulla sensibilità alle vertigini. Qualche dubbio ci avvolge e Giorgio, informato sul dislivello di 700 metri e sulla ripidità del percorso, decide di rinunciare per non sollecitare troppo un ginocchio malandato. Partiamo così in quattro più Michel. Passando davanti al cimitero mi indica la croce dove è sepolto il padre e con l'occasione mi conferma la sua fede cattolica. Poi la strada sale e, ad un bivio senza alcuna indicazione, Michel ci guida nel bosco su una traccia di sentiero. Guado di fiumi, boschi intricati ed infine una ripidissima cresta aerea (occhio alle vertigini) ci porta ad un'esile piattaforma alla base della parete della guglia più bella del gruppo montuoso. E' veramente affascinante vedere sotto di noi la boscaglia tropicale che degrada fino al mare e sopra la parete verticale che sfuma nelle nuvole. Io e Dario immaginiamo ipotetiche vie di salita su questa guglia che, come le altre, si è formata dal raffreddamento della lava nel camino del vulcano; gli agenti  atmosferici hanno poi eroso tutto il vulcano intorno scoprendo la futura guglia.  Dopo uno spuntino scendiamo a capofitto per un altro percorso addirittura con pezzi attrezzati con corde fisse per calarsi. Scendi,scendi arriviamo alla casa dell'ennesimo europeo, tedesco, che finirà i suoi giorni in quest'isola coltivando cacao e vendendo cioccolata nella speranza che un giorno i suoi figli, in Germania, si ricordino di lui e lo chiamino al telefono.
Paolo

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