Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

mercoledì 31 agosto 2016

30 agosto 2016 Sawa-I-Lau Yasawa lat 16 50 Sud long 177 28 Est A SPASSO PER LE YASAWA

30 agosto 2016; A SPASSO PER LE YASAWA

Riprendo il diario interrotto a Suva quando,scesi dalla barca i
funzionari della dogana, doveva iniziare la scoperta delle Fiji.
Sembrava tutto finito e invece no.   Il giorno dopo,per fortuna con
l'aiuto di Pietro e del suo inglese, abbiamo dovuto buttare un altra
giornata per completare le pratiche.
Un solo giorno e' durata la pacchia di girare tranquilli alla scoperta
di Suva, la capitale.
Poi ha cominciato a piovere e non  ha smesso per sei giorni. Non e' un
gran che stare in barca all'ancora sotto un diluvio.  Ci si inventa di
tutto per far passare il tempo: io ho sperimentato la raccolta d'acqua
piovana.  Su un lato del bimini ho improntato una grondaia che con un
tubo portava direttamente l'acqua nel serbatoio.   In 24 ore l'ho
riempito con altri 250 litri; come ai vecchi tempi quando non esisteva
il dissalatore.
Nel frattempo sono partiti Pietro e Mariano e sono arrivati Valeria e
Marco.  Stretti dagli impegni familiari e di lavoro sono rimasti in
barca solo sei giorni: onore al merito di aver affrontato un viaggio
cosi' lungo per un periodo di vacanza cosi' breve.

Marco e Valeria due nuovi amici di Argentina

Con loro siamo andati alle isole Kadavu, 50 miglia a sud di Suva.
Qui, mentre io rimanevo in barca a dormire, Enrico ha costretto Marco e
Valeria a sottoporsi al rito della cava.
E' tradizione che quando uno straniero arriva in un'isola vada ad
omaggiare il capo villaggio portando in dono un mazzo di cava.  Questa
e' la radice della pianta del pepe che viene ridotta in polvere e poi
sciolta in acqua: risultato, una brodaglia simile al fango dal sapore
indescrivibile che procura un leggero effetto allucinogeno.   Ci si
siede tutti a terra intorno al capo villaggio e, passandosi di mano in
mano la meta' di una noce di cocco usata come tazza, si trangugia il
liquido ripetendo da parte degli ospiti il ringraziamento per essere
stati accolti nel villaggio e, alla fine, da parte del capo il permesso
a visitare i dintorni e a navigare nelle acque limitrofe.   Naturalmente
dopo la cerimonia un solerte aiuto del capo provvede a chiedere l'obolo
per calpestare il ”sacro suolo” (e pensare che tra le varie tasse per
l'ingresso alle Fiji abbiamo pagato anche 100 euro per poter navigare
tra le isole).
Io avevo letto nei vari diari (di precedenti navigatori) riguardo a
questa cava e alla cerimonia ma, essendo ormai divenuto un modo di
spillare soldi ai turisti (anche se quest'anno ne avrebbero ragione per
via del l'uragano che e' passato in febbraio), mi sono volutamente
astenuto contribuendo solo all'obolo.  Marco in piu', tornato a bordo,
era molto preoccupato per l'aspetto igenico della cerimonia.
Dopo le isole Kadavu, con una notte di navigazione al lasco, siamo
arrivati alla marina Denarau vicina a Nadi.
Qui ci ha accolto la solita pioggia e dopo altri 3 giorni di reclusione
in rada siamo riusciti a trovare un posto in banchina. Finalmente dopo
quasi 4 mesi ho attaccato sia il tubo dell'acqua sia la corrente e
sopratutto siamo potuti scendere facilmente anche se la pioggia
continuava.
Marco e Valeria erano partiti quando ancora eravamo in rada mentre il
giorno dopo scendeva Enrico e arrivava Carlo e poi Fulvio con Laura e
Cristina.


Con il nuovo equipaggio ci siamo incamminati verso nord ovest, verso le
isole Yasawa: un rosario di isole e scogli lungo 80 km.  Spiagge bianche
che compaiono e scompaiono con la marea,pareti verticali di roccia
grigia, semplici villaggi indigeni, lagune blu protette da tante (forse
troppe) barriere coralline.   Si  perche' qui alla bellezza dei luoghi
si somma l'incertezza della navigazione.   Troppi reef, non segnati o
posizionati in maniera errata sulle carte, impongono un'attenzione
continua e una navigazione prudente nelle ore in cui il sole e' alto'.
In una di queste isole (Drawaqa) abbiamo incontrato Andrea Pestarini e
sua moglie Chicca che facevano gli skipper su una bella barca di 23
metri: La Cardinala.

ancoraggio a Drawaqa

Andrea e' uno skipper famoso per essere forse l'unico italiano ad aver
girato il mondo e toccato le latitudini piu' estreme sia a nord che a
sud della terra con la sua barca di 11 metri “Mai Stracc”.
Argentina e la Cardinala al tramonto

A cena su Argentina ci hanno raccontato dei loro progetti.  Smettere di
fare gli skipper su barche altrui e iniziare una nuova attivita' di
giramondo su un'altra barca “Durlindana” che hanno acquistato e stanno
attrezzando per navigazioni impegnative nei posti piu' belli del mondo.
La barca e' la gemella di “Adriatica” quella con cui Fabrizio Roversi e
Susy Bladi hanno girato i documentari della trasmissione TV “Velisti per
caso”.
Una delle mete di Andrea sara' l'AlasKa dove, una volta finito il giro
del mondo, mi piacerebbe andare non piu' come skipper ma come rilassato
ospite pagante.
I bambini di Drawaqa
Da sin Andrea,Chicca,Anna e il nuovo equipaggio di Argentina  Cristina, Laura, Fulvio e Carlo

Ma per ora pensiamo a finire questo giro.
Bentornati agli amici che ci seguono.
Paolo

giovedì 4 agosto 2016

3 agosto 2016 Suva Fiji lat 18 07 Sud long 178 25 Est NELLA RADA DI SUVA CONFINATI IN BARCA IN ATTESA DELL'ARRIVO DELLA CAPITANERIA

3 agosto 2016 

NELLA RADA DI SUVA  CONFINATI IN BARCA  IN ATTESA DELL'ARRIVO DELLA
CAPITANERIA

Stamattina alle due di notte siamo arrivati, dopo 400 miglia, a Suva la
capitale delle Fiji.
Dopo aver avvisato la capitaneria ci siamo ancorati nella zona destinata
alle barche in arrivo da altri paesi per essere controllate per
l'aspetto igenico sanitario.
Un bicchierino per festeggiare l'arrivo e l'attraversamento
dell'antimeridiano di Greenwich (siamo finalmente tornati con
longitudine Est che vuol dire che ci stiamo avvicinando e non piu'
allontanando da Roma) e poi a nanna.




La bandiera delle Fiji

Alle nove chiamiamo di nuovo la Capitaneria; risposta “you have to
contact the Royal Suva Yacht Club”.  E allora, senza chiamare al
telefono, ci mettiamo sul gommone e scendiamo a terra al club.  Non c'e'
nessuno; solo al bar incontriamo una graziosa cameriera che con un
sorriso a 18 carati (qui come alle Tonga vanno molto di moda le protesi
d'oro anche per mostrare la ricchezza) ci avvisa che dobbiamo subito
tornare in barca e attendere li l'arrivo dei funzionari altrimenti
rischiamo una grossa multa.  Con la coda tra le gambe di corsa indietro.
Dopo un'oretta di attesa chiamiamo il Club; se ne parlera' “after
lunch”.
Sconsolati ci arrendiamo e io ne approfitto per mandare questo ultimo
diario.   Infatti Renato, che gentilmente pubblica i testi e le foto che
gli mando, dal 5 al 25 agosto sara' in vacanza e quindi anche il diario
seguira' la stessa strada.
Due righe di storia.
Parafrasando la nostra Costituzione si potrebbe dire che le Fiji sono
una repubblica fondata sul poco lavoro.  Infatti qui in Melanesia come
in Polinesia voglia di lavorar saltami addosso.  Tutte le occupazioni
piu' seccanti sono state delegate fin dai primi del 1800 a schiavi
importati per lavorare nelle  piantagioni di sandalo, il legno piu'
pregiato del mondo fino allora appannaggio della Cina.
Le Fiji, avvistate da lontano dall'olandese Abel Tasman a meta' del
seicento, furono visitate dal solito James Cook nel 1774.  Poi fu la
volta dei missionari metodisti che dal 1835 tentarono di convertire gli
indigeni ma per venti anni finirono tutti nel pentolone.
Solo quando  il sovrano CaKobau ( anche lui prima grande estimatore di
donne e carne umana) nel 1858 decise di chiedere, per motivi di
convenienza, la protezione dell'Inghilterra e la regina Vittoria decise
di accordargliela nel 1874, fini' la moda del pentolone.  Cakobau per
convincere poi i suoi ad abbracciare la religione cristiana e a cambiare
menu' minaccio' di passare per le armi chiunque rifiutasse la nuova
fede. Cakobau cedette, come colonia, le isole Fiji alla corona
britannica ma il possesso della terra rimase ai Fijiani, lasciandone
l'usufrutto ai nuovi protettori inglesi.
Trovata la soluzione diplomatica occorreva quella pragmatica di chi
avrebbe coltivato la terra.   Il problema fu risolto da sir Arthur
Gordon che, come in altre colonie della corona, porto' lavoratori
indiani.   E cosi' dal 1879 le Fiji si popolarono lentamente ma
costantemente della componente piu' importante della popolazione.   Gli
Indiani sono ormai quasi la meta' della popolazione  e, dopo alcune
forti tensioni con i melanesiani, sono avviati ad una normale
convivenza.
Nel 1970, dopo un secolo di dominio coloniale inglese, le Fiji ottennero
l'indipendenza ma la vita delle isole fu agitata da conflitti interni
fra melanesiani e indiani ed anche da due colpi di stato.   Espulse dal
Commonwealth nel 1987, a causa dei golpe, vi rientrarono grazie alla
promulgazione della nuova Costituzione.  Come se non bastasse ogni tanto
passa da queste parti un ciclone; gravi danni e si ricomincia da capo.
Mentre finivo queste ultime righe sono arrivati i funzionari della
dogana,capitaneria e dipartimento salute.  Dopo un'ora di burocrazia e
moduli riempiti, abbiamo il permesso di sbarcare a terra.  Avanti alla
scoperta delle Fiji!!!
Paolo

p.s. come detto prima questo e' l'ultimo diario di agosto; riprendera' a
fine mese.
Fra qualche giorno sbarcheranno Mariano e Pietro, mentre il 17 scendera'
Enrico e salira' il nuovo equipaggio: Fulvio,Laura e Carlo 
Pietro e Mariano due validi compagni di Argentina




martedì 2 agosto 2016

29 luglio 2016 Nuku Alofa isola di Tonga Tapu Lat 21 07 Sud Long 175 10 Ovest

29 luglio 2016



ULTIMA ISOLA DELLE TONGA

Ieri sera siamo arrivati nell'ultima e piu' importante isola delle Tonga. Pensavamo di fermarci all'ancora e invece ora c'e' un divieto ed occorre entrare nel porto.  Per radio ci siamo annunciati ed un gommone, con due neozelandesi a bordo, ci ha aiutato nell'ormeggio. Poche altre barche condividono con noi il grande spazio a disposizione.
Il giorno dopo e' dedicato alle pratiche di uscita dalle Tonga( verso le
Fiji) che risulteranno lunghe e noiose per la gran confusione che regna negli uffici: ti mandano da Erode a Pilato senza neppure dirti dove sono collocati i due.
Paolo

Spiagge di Tonga  Tapu


31 luglio 2016 Nuku Alofa

Oggi, ultimo giorno alle Tonga, io e Pietro affittiamo una lussuosa macchina per un giro dell'isola.
Mariano si riposa in barca ed Enrico, al contrario, mostra le sue doti atletiche in bicicletta.
Noi in auto pero' riusciremo a vedere molte piu' cose.  In citta' il palazzo reale in stile coloniale, la cattedrale cattolica e la chiesa di Sant. Antonio di Padova, del 1980, con una interessante copertura in legno che ricorda, in maniera speculare, la cupola di Nervi del palazzetto dello sport a Roma (evidentemente l'architetto ha copiato al contrario).
Fuori citta' passiamo nei posti storici: la punta a nord dove nel 1670 passo' Abel Tasman e la laguna ad est dove si fermo' nel 1777 Cook con la sua nave.
Poi spiagge solitarie, protette dal reef, dove qualcuno rastrella il fondo alla ricerca di molluschi e scogliere selvagge dove l'oceano frange violento creando gaiser di spuma attraverso i fori della roccia ed arcobaleni improvvisi.
Ancora semplici paesini confinanti con cimiteri altisonanti dove il carissimo estinto e' onorato con scenografiche foto,tendaggi ed immancabili, sgargianti fiori di plastica.
La sera a cena in un posto alla moda che rivelera' una cucina modestissima e una gran confusione dovuta alla febbre del sabato sera dei giovani tongani (tutto il mondo e' paese).
Domani si parte per le Fiji.
Paolo

La chiesa cattolica di Nuku Alofa

Palazzo reale a Nuku Alofa


1 agosto 2016

VERSO LE FIJI

Se qualche male intenzionato mi chiedesse quale sia la differenza tra la navigazione a vela oceanica ed il semplice viaggiare, credo che la mia risposta risulterebbe confusa ai piu'.
Forse la spiegazione migliore la ha data Hermann Melville nella prima pagina del Moby Dick, pagina che raccomando vivamente a chi volesse una risposta esaustiva alla domanda di cui sopra.
Ma per dire il molto in poco, partire per mare per me significa sostanzialmente semplificarmi la vita e darmi agio per pensare ai casi miei. In mare, tutto improvvisamente si riduce a quella linea orizzontale che noi sappiamo stare a circa 12 miglia nautiche dalla nostra posizione. Se siamo fortunati, quella riga separera' due spazi di colore simile, differenti solo nella tonalita'. Il bello accade quando si tratta di due tonalita' di azzurro intenso e luminoso, rotte qua e la' solo da qualche leggera striatura bianca.
Chi va per mare a vela, i marinai, vivono di quella linea. Da una parte si spera sempre che continui allontanarsi, come una chimera che vogliamo rincorrere ma non raggiungere, dall'altra aspettiamo con ansia che sia rotta da una sagoma verde che ci ricordi che animali di terra siamo e che la' dobbiamo tornare.
Qualche mese fa, non importa la data esatta  - anche se io la ricordo molto bene - ed avendo alcune discussioni serie da fare con me stesso, ho deciso di mettermi in mare per un tempo sufficientemente lungo per pensare a me stesso pensante. Paolo ed Enrico mi hanno dato la possibilita' di camminare sul loro sogno ed io spero di averlo fatto abbastanza in punta di piedi da non farli pentire della opportunita' che mi hanno dato. Non che la mia vita cambiera' radicalmente dopo questa crociera, ma sono a loro infinitamente grato di avermi messo in mezzo a quella riga orizzontale, rotta solo dalle nostra rappresentazioni spaziali di questa immensa massa d'acqua che chiamiamo Oceano Pacifico.
Ah: Dimenticavo.
Chiamatemi Ulisse, figlio di Laerte, che gia' fu tra gli Argonauti.
Pietro

Il carissimo estinto

La porta metallica d'ingresso all'antico villaggio

26 luglio 2016 h 15.00 NUMUKA IKA Lat 20 16,6' S Long 174 48,3'W

26 luglio 2016 h 15.00



Ancoriamo tra le 2 isole di Numuka, atterrando bisogna prestare attenzione ad un paio di secche/scogli , il fondo di sabbia e corallo e'
buon tenitore.
All'arrivo tra le isole siamo salutati da una paio di balene! Un po'
timide pero' ...appena Pietro prende la macchina fotografica queste si dileguano in tutta fretta ... lascio immaginare la faccia del nostro fotografo !
Ma quello che la fotocamera non prende rimane impresso nei nostri occhi, momenti preziosi ed augurali a stretto contatto con la natura. Le Isole Tonga sono sulla rotta delle balene... e nella giusta stagione, come questa, non e' raro avvistarle.
Nomuka Ika e' una bellissima isola e siamo ridossati anche al vicino reef.
La scenografia e' per me sempre inaspettatamente meravigliosa .... e regala colori ed emozioni intense. Anche questa volta la baia e' tutta per noi ... cosi' come gli squarci del cielo stellato . L'isola principale di Nomuka e' li' di fronte, appena al di la' dello stretto passaggio, con il suo piccolo villaggio e le sue fioche luci... ma a noi piace di piu' il nostro ancoraggio nel “nulla”. Tutto questo arcipelago delle Ha'Apai appare piu' vero e rustico rispetto a quello piu'
“turistico”  delle Vava'u e sicuramente piu' disabitato.
Ci sono alcuni resti di una prigione coloniale. L'isola appare disabitata e dopo il tramonto si ode il barchino di un pescatore che al buio e senza luci ci rasenta per salutarci. La navigazione con Argentina e' per me iniziata  da pochi giorni e la barca oceanica e' tutta da scoprire ed insieme la percepisco come culla sicura che solca gli oceani.
Gia' si e' instaurato con tutti il feeling comune ai velisti di condividere un sogno o parte di esso.
Ringrazio gli armatori Paolo ed Enrico per avermi dato questa possibilita'  ed il loro amico di avventure Pietro.
Mariano