Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

martedì 24 marzo 2015

Galapagos: Visita dell'isola di San Cristòbal


Puerto Baquerizo Moreno, lunedì 23 marzo
In questi ultimi giorni l'equipaggio di Argentina ha visitato l'isola di San Cristóbal, la più orientale e quindi la più antica, dal punto di vista geologico, dell' Archipélago de Colon che lentamente si muove verso est alla velocità di qualche centimetro all'anno. Si è visitato il lago Junco a seicento metri di altezza dove le tijeteras, le fregate, vanno a risciacquarsi per togliersi la salsedine di dosso, si è visitata la galápaguera dove vivono le tartarughe giganti “in ambiente semiselvaggio”, cioè in una specie di bioparco con laghetti artificiali dove bevono e si rinfrescano, dove i guardiani portano mucchi di fogliame e dove i turisti da dietro una staccionata fotografano e fanno commenti inopportuni. Le giovani tartarughe piccole sono separate in gabbie e portano vistosi numeri segnati sul retro come riferimento durante le gare di corsa. L'ultima gara si è svolta con un certo Achille al quale è stato dato un cospicuo vantaggio, muovendosi egli con difficoltà in mezzo agli spini dei cactus, ciò nonostante la tartaruga non è riuscita a superarlo per il noto paradosso. Si sono fatte grandi nuotate attorno all'isolotto del León Dormido, uno scoglio dalla forma di sfinge, ma con testa leonina. Qui si è nuotato in mezzo alle tartarughe marine che osservavano con aria di sufficienza questi strani pinguini dalle pinne colorate che si muovevano goffamente in acqua. Si sono avvistati anche un paio di squali oltre alle immancabili foche, per l'esattezza leoni marini. Con queste ultime il nostro Capitano ha ingaggiato una lunga guerra per evitare che si sdraino sulla spiaggetta di poppa di Argentina, ha escogitato mille sistemi per impedire alle foche di salire, sistemi di cui queste ultime si fanno immancabilmente beffa: le uniche che se ne vanno sono quelle cacciate da altre foche più prepotenti. Si è infine fatta visita ad una serie di spiagge frequentate da iguane, sule e molti altri uccelli, e si è visitato il Centro de Interpretatión dove ricorre sempre il nome di Darwin ed anche nei vari percorsi ci si imbatte in busti di Darwin, monumenti a Darwin, iscrizioni indicanti la teoria di Darwin. E' opinione universalmente diffusa che qui nelle Islas Encantadas Charles Darwin abbia passato anni di osservazioni, catalogazioni e studio che hanno portato alla sua teoria sull'evoluzione. In realtà Darwin è transitato di qui nel 1835 solo per poche settimane a bordo della nave oceanografica Beagle incaricata di effettuare per conto della Marina Britannica rilievi idrografici in tutto il sud America. Qui il nostro Charles ha preso distrattamente solo qualche fugace appunto sulla geologia dei luoghi e l'unico interesse per le specie viventi lo ha riservato per le testuggini, los galápagos, in brodo. Al ritorno in patria ha giurato che non avrebbe più rimesso piede su una nave e tanto meno su queste isole. Anche i campioni di insetti presi in tutta l'America del sud li dovette buttare nella spazzatura poiché aveva dimenticato di catalogarli in base al luogo di provenienza ed erano pertanto inservibili per qualsiasi studio entomologico. Solo venti anni più tardi elaborò le teorie di suoi colleghi meno pasticcioni, ma anche meno brillanti, sull'origine delle specie mediante selezione naturale, teoria che trova conferma nell'osservazione delle specie viventi in tutto il mondo tranne che nelle  Galápagos, dove nulla si è evoluto, tutto è rimasto allo stato primordiale, con la sola eccezione delle Sule Piediazzurri che si sono adattate all'ambiente in maniera tale da non lasciare tracce quando camminano sulle acque del mare. In ogni caso in queste isole si possono ammirare molte specie viventi autoctone che sono rimaste isolate dal resto del mondo fino al XVI secolo allorché furono popolate dal vescovo di Panama che aveva perso la bussola. Da allora sono state introdotte molteplici nuove specie, tra cui una specie particolarmente invasiva di bipedi che vestono magliette sgargianti con scritte assolutamente idiote, che si nutrono di schifezzuole, bevono bevande colorate e non si sono adattate all'ambiente come si evince dalla forma squadrata e con tastiera alfanumerica dei loro lobi auricolari. Un'anziana  galápaga, miracolosamente sfuggita alla zuppa di Darwin, osserva da due secoli con acume ed attenzione le mutazioni ed i comportamenti di questa nuova specie di bipedi non autoctoni e sta per pubblicare un ponderoso saggio dal titolo “Involuzione della specie umana”.
Sandro

Galapagos: Alcune Foto


domenica 22 marzo 2015

Finalmente Galapagos


Giovedì 19 marzo, Puerto Baquerizo Moreno, San Cristóbal, Archipélago de Colon (Galápagos).
Ieri, in tarda mattinata, sotto un'uggiosa pioggerellina persistente arriviamo nella rada di Puerto Baquerizo Moreno e, su consiglio di un effervescente canadese, non prendiamo una boa di ormeggio, ma diamo fondo all'ancora. Missione compiuta per l'attuale ciurma di Argentina che in questo ultimo mese non ha fatto molta strada: dalla marina della Shelter Bay in un'ansa naturale dell'avamporto del porto di  Cristóbal della città di Colon all'Isla San Cristóbal nell' Archipélago de Colon: da Cristoforo di Colombo a San Cristoforo in Colombo girando a vuoto per mille miglia passando per il Canale di Panama nell'anno del centenario, per le Islas las Perlas e facendo il pelo all'Isla Malpelo. L'equipaggio di questa tratta era formato dall'almirante Paolo, armador y amador, che proseguirà la crociera nelle vesti di mozzo, dall'almiranta Rita, anche lei amadora y armatora, nonché gran cambusiera e perfetta barwoman oltre ad essere “la  migliore playiatra (che cura giocando) nel mondo”, come ci conferma la nipotina di 3 anni, da Mario il nocchiero, nonché chef, infine da Sandro mozzo e scriba. Ora l'equipaggio si spoglia della nobile divisa da marinaio per vestire gli scialbi panni del turista di questa disneyland equatoriale. Argentina riprenderà tra una ventina di giorni il suo giro intorno al mondo in 60 mesi ed un giorno, poiché in direzione opposta a quella di Phileas Fogg, con un equipaggio più professionale e competente di quello attuale, che è formato da pensionauti dilettanti pressappochisti e pasticcioni. Già infatti sono stati presi i contatti con una società di planning per stabilire i complessi turni di guardia, si sono chieste le referenze ai cuochi di bordo, e per ogni problema grande o piccolo saranno interpellati i migliori esperti. In mattinata a bordo di un taxi aguatico si presenta Carmela una procace agente tuttofare che ci sbrigherà le iperboliche pratiche ecuadoreñe al cui confronto quelle panameñe impallidiscono. Nel pomeriggio Carmela si ripresenta in allegra compagnia di una decina di persone che si intrattengono piacevolmente nel pozzetto di Argentina tutti tranne il sub che si immerge immediatamente per controllare che non esportassimo illegalmente nella carena ostriche con Las Perlas. Vi è una mulatta ciquita mucho bonita che veste una vezzosa maglietta del Ministerio de Interior che ci timbra i passaporti ed a cui rivolgeva sguardi concupiscenti il ragazzotto in divisa della marina ecuadoreña che si informa sui galloni di ruhm presenti a bordo e sul pescaggio di Argentina non sotto la chiglia, ma sulla linea di prua: questo notoriamente è zero, ma per non metterlo in difficoltà concordiamo 20 cm. Vi sono poi un'altra ciquita bonita col suo giovane cavalier servente, rappresentanti del Ministerio del Ambiente, che si mangiano il pompelmo proibido, segue un'altro ragazzotto che con un ostensorio benedice accuratamente tutti gli angoli più riposti della barca per la Pasqua imminente. Smontato tutto questo circolo dei miracoli ci intratteniamo con l'inseguimento dell'impianto idraulico alla ricerca di una perdita, in questo emuliamo l'equipaggio futuro valendoci delle competenze di un preclaro docente di Idraulica dello Studium Urbis che però alla prova dei fatti non ha capito un tubo. Stanchi si va infine nel letto con le sponde alzate cullati, o sbatacchiati a seconda delle opinioni, dal rollio della risacca. La mattina, non credendo alla favola delle cime che nottetempo un brujo, uno stregone, scioglie dalla bitta, salpiamo e ci andiamo ad ormeggiare ad una boa. Lanciamo una cima alla foca di turno sulla boa che prontamente la assicura con i denti e con un solo colpo di pinna descrive una gassa perfetta. Poco dopo arrivano i fumigatores mandateci dal Ministerio de la Sanidad che, a colpi di carte bollate, rendono Argentina sterile. Quindi scendiamo a terra per perfezionare le pratiche di immigrazione, per la lavanderia e gli acquisti più urgenti, per informarci sule visite da fare, per riprendere via internet i contatti con il resto del mondo. Ritornando la sera a bordo con taxi d'agua riusciamo a strabiliare il tassinaro con numeri da circo.
Sandro

giovedì 19 marzo 2015

Oceano Pacifico: Finalmente Sud

Oceano Pacifico  mercoledì 18 marzo ore 00,43 UTC
Argentina passa dall'emisfero boreale a quello australe dove, il va sens dire, si trova più a suo agio, siamo soli in un punto in cui non si vede altro che cielo e mare, mare e cielo. Grande è la delusione di non trovare una barriera, una linea ben marcata, magari solo tratteggiata o a tratto e punto, non un cippo, non un posto di ristoro, non una scolaresca vociante accompagnata da solerti professori che spieghino l'importanza della linea del perenne equinozio, neppure un doganiere che ci chieda 100 $ a testa per il passaggio. Corriamo tutti al bagno per vedere il senso di rotazione della scarica, ma è troppo presto, si sa che all'equatore i cessi nell'indecisione non scaricano più. Cerchiamo nel cielo la Croce del Sud, ma di giorno le stelle si riposano dalle fatiche notturne. Ci abituiamo ben presto a stare a testa in giù, ci siamo comunque premuniti, in caso di cerchio alla testa abbiamo la cambusa piena di mango p'a capa. Questa notte il vento è calato e si è andati a motore, ma questa mattina e per tutta la giornata di ieri si è proceduto a vela, di bolina con vento debole. Se continua così tra due anni si dovrà rivendere in Italia le taniche ed il gasolio acquistati a buon prezzo ai Caraibi dopo aver traversato il Mar dei Caraibi, il Canale di Panama, l'Oceano Pacifico, l'Indiano, l'Atlantico due volte ed il Mediterraneo: tenuto conto delle variazioni di prezzo sia nello spazio che nel tempo si tratta di un'impresa commerciale veramente molto astuta che consigliamo a tutti di intraprendere con la certezza di un buon profitto. Per spezzare la monotonia della navigazione, e per tenere desta la ciurma, questa mattina si è  smontata la timoneria che, rimasta indietro nel programma di viaggio, continuava a scrocchiare a frenetici ritmi caraibici: un, due, tic, due, tre, tac! L'abbiamo ingrassata e rimontata: ora emette una nenia lamentosa su scala cromatica pentatonica tipica delle isole del Pacifico. Prima del passaggio dell'equatore la nostra cuoca di bordo ci ha preparato un pranzo assolutamente vietato nell'emisfero sud a base di würstel, crauti, mostarda e pane croccante; ci siamo vestiti alla tirolese ed abbiamo intonato uno jodl. Al passaggio al tramonto dell'equatore, guidati da un uccello dal becco blu posatosi sul bompresso, si brinda con l'Abuelo añejo il ruhm panameño,in sostituzione di quello cubano finito da un pezzo. Aggiornamento delle 8 locali del 18 marzo: stiamo costeggiando San Cristobal a 2 ore dal porto.

Sandro

lunedì 16 marzo 2015

Pacifico Day Three

Oceano Pacifico, lunedì 16 marzo ore 12 UTC
La navigazione in quest'ultime ore procede sonnacchiosamente. Contrariamente a tutte le previsioni si continua a trovare un po' di vento ovunque in questa zona di calme equatoriali, le ore di motore sono state ben poche e più dovute all'impazienza che a vera necessità. L'equipaggio un po' rincoglionito dalle guardie notturne si dedica alla meditazione, alle lunghe dormite diurne, alla lettura dei manuali degli apparati di bordo, senza peraltro capirci nulla, ad istruirsi sui vari metodi di messa a terra, anzi a mare, dell'impianto elettrico di bordo, al capire perché il generatore di corrente idrodinamico non funziona quando investito da una busta di plastica ed ad altri importanti questioni. Poiché qualche volta dalla lettura degli strumenti risultava che la velocità della barca superava quella del vento ci si è perfino lanciati in un'audace teoria sul moto perpetuo di quarta specie, quello per cui un veliero di bolina crea col suo movimento un vento relativo da cui viene sospinto. Nel frattempo la nostra impareggiabile cambusiera scopre una pietra filosofale che trasmuta i metalli nobili in verdura fresca, ha appena trasformato un lingotto d'oro in un un piede di lattuga da 150 carati. 
Sandro

Pacific Day Two: Incontri nella notte buia

Oceano Pacifico, domenica 15 marzo ore 09 UTC (04 locali)
Magellano quando sbucò dal suo stretto in questo Oceano l'appellò Pacifico, così almeno riferisce il Pigafetta, avrebbe potuto anche definirlo Oceano Noioso, infatti qui non succede praticamente nulla. Verso sera sono comunque avvenuti due fatti di rilievo a ravvivare la monotonia del viaggio. Al tramonto abbiamo invitato una allegra comitiva di delfini a partecipare all'aperitivo sapientemente preparato da Rita, hanno scortesemente rifiutato poiché nel cocktail mancava il frutto della passione, finito da un pezzo e sostituito con un limonarancio, ma era comunque profuso di tutta l'immensa passione di Rita. La probabilità di essere in collisione con un'altra barca a vela in questi mari è pari ad una possibilità su 2pi greca fantastiliardi di casi. Già nel pomeriggio avevamo notato la presenza di una vela che procedeva sulla stessa nostra rotta con vento di poppa a farfalla con fiocco e trinchetta, mentre noi procedevamo per bordi al gran lasco e le nostre rotte si intrecciavano come i due fili di una macchina da cucire. Al calar della notte, in assenza di luna, con cielo coperto nell'oscurità più totale, quando è difficile distinguere la destra dalla sinistra e l'alto dal basso, una voce pavida di signora sul canale 16 del VHF ci chiede titubante in english-español “¿Argentina, do you have intenciones pacificas o belicosas?”. La rassicuriamo di non temere, orziamo un po', sfiliamo alla loro poppa e ci perdiamo di vista nell'immensità della notte.
Sandro

domenica 15 marzo 2015

Pacifico Day one: Verso le calme equatoriali

Oceano Pacifico sabato 14 marzo ore 06 UTC (01 locale)
Tra di noi si continua ad usare l'ora di Panama abbastanza prossima all'ora locale, ma, non sapendo bene a quale fuso orario riferirsi, da ora in poi col mondo esterno si userà il tempo universale di Londra, continuando a riferirsi al tempo locale nelle espressioni mattina, pomeriggio, sera e simili. La mattina di ieri il vento cala e gira verso ovest per cui si decide di strambare per portarsi più ad est dove ci risulta essere più intenso, sia in base alle previsioni trasmesseci da Metéofrance, sia in base alle informazioni raccolte circa le altrui esperienze sui venti prevalenti in questa zona di convergenza equatoriale. Alle 13,40 UTC nel punto di coordinate 05°52'N, 79°41' W si prendono mura a sinistra anche se ciò ci penalizzerà nei confronti di tutte le altre barche a vela con mura a dritta, però qui non si vede nessuno. La velocità si mantiene mediamente sui 7-8 kn, col vento intorno ai 15 kn da 20° - 30°. Vorremmo chiedere un nuovo meteo più aggiornato, ma disponiamo già delle previsioni di due giorni fa fino a dopodomani, sarebbe come voler pescare altri pesci avendo il frigo già pieno di tonni pescati ieri. Verso le 4 di questa notte il vento si affievolisce al punto che si toglie il fiocco, si porta la randa al centro e si procede a motore per SE dirigendoci ad un punto scelto precedentemente una trentina di miglia ad est dell'isola colombiana di Malpelo. 
Sandro

venerdì 13 marzo 2015

Si parte alla volta delle Galapagos

Oceano Pacifico, giovedì 12 marzo ore 24 (05 UTC di venerdì)
La giornata di ieri e la mattina di oggi sono state dedicate ai preparativi per la traversata. Si sono cambiate le stecche azzurre della randa con altrettante esattamente uguali, ma calzate in nero e quindi molto più eleganti. Si è smontato il dinghy, si è montato il generatore elettrico idrodinamico e si è fatto ordine. Alle 11 (16 UTC) si è salpato dalla rada alla foce del Rio Cacique in corrispondenza della stazione di marea Isla del Rey che oggi, con il sole e la luna in quadratura, e con i bassi fondali dei paraggi, è particolarmente bizzarra presentando una rilevante subarmonica di 3 ore di periodo. Si è presa un'andatura al lasco con mura a babordo per uscire dalla Bahia di San Telmo. Appena scapolati da Punta Cocos si stramba prendendo una rotta di 200°. Verso le 13 si supera l'Isla Galera la più a sud delle Las Perlas dove si pesca un tonno per la cena. Verso le 14, con l'equipaggio schierato sul ponte, si ammaina la bandiera della Repùblica de Panama. Si pesca un secondo tonno e si decide di riporre la lenza non disponendo dell'attrezzatura per inscatolarlo. Al tramonto con il vento che aumenta oltre i 20 kn si decide prudenzialmente di ridurre la randa in vista della navigazione notturna e si prende una mano di terzaroli. Nella notte le creste dell'onde frangono e si illuminano creando uno strabiliante spettacolo pirotecnico in mezzo al quale Argentina scivola veloce a quasi 10 nodi lasciando dietro di sé un solco luminoso trai flutti ricchi di plancton dell'oceano.  
Sandro

giovedì 12 marzo 2015

La navigazione nei Rio Cacique

Rio Cacique, Isla del Rey, Las Perlas, martedì 10 marzo
Lasciata la Isla Cañas si torna sui nostri passi in favore di vento, ma è talmente scarso che si va a motore. Con mare liscio come l'olio e 4,5 kn di vento in poppa si spinge l'acceleratore a tutta manetta per vedere come si comporta il sistema col nuovo passo di 25° ora impostato. Il numero di giri massimo risulta essere 2450 g/m ed a tale regime sia il  gps che il log registrano una velocità di 9 kn. Invertendo la rotta controvento il gps registra 7,3 kn, mentre il log dà 8,8 kn. Tornando col vento in poppa col motore a 1500 g/m, cioè intorno al valore di massimo rendimento, il gps registra una velocità di 6,0 kn ed il log di 5,6 kn. Ci fermiamo davanti al villaggio Esmeralda con l'ancora  che non ha agguantato  posata sul fondo, ma con poco vento e con Mario a bordo a fare la guardia. 
Si scende col dinghy che viene alato sulla spiaggia da un esercito di bimbi festanti neri neri, ricci ricci, treccine lunghe le bimbe. Evidentemente il nostro sbarco è per loro l'evento della settimana. Il fatto che non vi sia un meticcio la dice lunga sulla pulizia etnica fatta cinque secoli or sono dal diabolico duo Pedrarias-Morales tanto che poi dovettero rimpiazzare i pescatori di perle indios con schiavi africani. Mentre ci attardavamo sulla spiaggia in foto di gruppo e convenevoli è arrivata una barca di pescatori che ci ha fornito un'importante lezione di sbarco. Ci si porta ad un centinaio di metri dalla linea di costa, con la prua rivolta verso riva, si dà tutta manetta e col motore fuori giri si arriva fin sotto casa. Il mitico motore Yamaha Enduro funziona anche nella sabbia! C'è da scommettere che qui a Las Perlas ci si ispiri al celebre Archimede Pitagorico. Scesi a terra con la scusa di voler acquistare qualche cosa di fresco, non per ficcare il naso nel villaggio, non si trova pressoché nulla ed acquistiamo ugualmente una papaia, una piña striminzita ed un po' di pane tanto per mantenere un contegno dignitoso. L'unico genere che qui abbonda è il pesce, ma noi dobbiamo ancora smaltire quello da noi pescato. Grande è comunque stata l'emozione di trovare sull'edificio pubblico del villaggio un grande affresco di lui, il nostro indomito eroe  Vasco Nuñez Balboa che con il suo benevolo sguardo ci ha augurato una felice veleggiata nel suo immenso mare, di cui cinquecento anni fa prese possesso in nome della gloriosa España. Ritorniamo infine nella rada che tanto ci era piaciuta due giorni fa alla foce del Rio Cacique. Edotti dalla precedente esperienza e dallo studio di questi giorni sulle maree ed arrivando nel momento di minima, questa volta ci portiamo quasi a riva dando fondo su 5 m d'acqua con 40 m di catena ben sapendo che tra sei ore saliremo a 9 m. Nel pomeriggio si prende il canotto e ci si dirige verso la spiaggia. Qui, traducendo quasi alla lettera il nostro verbo, il Bauhaus, cavalcando la marea montante con un solo balzo si supera la duna e ci si immette nel lussureggiante Rio Cachique. Si spegne il motore e, pagaiando, ci si lascia trasportare dalla corrente entrante scivolando tra le alte mangrovie semisommerse che si riflettono nelle acque salmastre. Il silenzio è rotto dallo sciabordìo dei remi, dagli acuti versi delle aquile che planano sopra le cime degli alberi della foresta pluviale, dai richiami degli aironi bianchi ai bordi del fiume, dai cinguettii degli uccelli esotici nascosti trai rami della fitta giungla, dal sibilo dei mosquitos che volano a pelo d'acqua disegnando intricati arabeschi increspandone la superficie e preparandosi a divenire i protagonisti dell'ora vespertina. Si torna a bordo nella rada deserta e Mario, il nostro nocchiero, chef per l'occasione, ci prepara una superba “pasta ai due pesci”. Infine si va a riposare rimuginando gli eventi di questa così densa giornata. 
Tornano alla mente le radiose faccine sorridenti dei bambini di Esmeralda, poveri ma apparentemente felici. Ci si sente in colpa, noi europei che sbarchiamo nel villaggio da un veliero attrezzato con le più moderne tecnologie, provvisti di una ricca e variata cambusa, saremmo gli eredi dei conquistadores che hanno razziato queste terre, che hanno sterminato la popolazione, dei negrieri che hanno estirpato con la forza in condizioni disumane gli antenati di questi bambini dalla loro terra d'origine? Siamo i complici dell'imperialismo inglese prima nordamericano poi e delle multinazionali che di fatto a tutt'oggi depredano queste popolazioni dei più elementari mezzi di sussistenza?
Sandro

martedì 10 marzo 2015

La dura vita del pellicano Lasperlese

Isla Cañas, Las Perlas, lunedì 9 marzo
Splendido spettacolo all'alba al risveglio nella spettacolare rada alla foce del Rio Cacique, dove ancora una volta ci ritroviamo soli, unica barca nel raggio di parecchie miglia. Infatti l'altra piccola vela con salpancora umano  di norvegesi qui giunti da Capo Horn è già salpata, loro sì che sono dei veri marinai! Il silenzio è rotto solamente dai fragorosi tonfi dei pellicani e dai successivi schiamazzi delle rondini di mare. La scena è sempre la stessa: il pellicano vola elegantemente in volo planato ad una discreta altezza sul mare, poi improvvisamente avvista qualcosa in queste acque torbide e poco trasparenti, abbassa repentinamente il lungo becco che funge da cloche e si getta in una picchiata a mo' di Stuckas, ma, a differenza di questo, non richiama il becco a pelo d'acqua, ma dà una solenne craniata nel mare che lo rincretinisce al punto tale da continuare così per tutta la sua esistenza, subito accorrono solerti le rondinelle che massaggiano la testa del pellicano, gli puliscono il becco e lo rimettono in grado di rialzarsi. Lasciamo la rada e ci infiliamo nel periglioso stretto che separa l'Isla Rey dall'Isla San Telmo, passaggio irto di scogli che, come avverte il nostro portolano, il celeberrimo “Panama Cruising Guide” di Eric Bauhaus, qui alle Las Perlas sono più duri che altrove, come se il naufragar tra corallinei scogli fosse men duro. Per districarci nel dedalo delle secche accendiamo il “Pigolatore” un ecoscandaglio ad ultrasuoni che scansiona il profilo del fondale davanti alla prua della barca. Tra questi scogli, sempre secondo il Bauhaus, giace da cento anni “the Ancon, a mysterious submarine, occasionally visited from scientists”. Cosa ci sarà poi da studiare in un sottomarino affondato è un mistero, non sarà una scusa per una vacanza al mare? Infine giungiamo a motore risalendo il debole vento nella splendida rada a sud della Isla Cañas nei pressi dello stretto ed impraticabile canale che la separa dalla Isla del Rey. Qui di fronte dovrebbe esserci il villaggio Cañas, ma per tutta la giornata non si vede nulla che tradisca la presenza umana, solo verso sera vediamo passare una barca di pescatori locali e di notte spunteranno due deboli luci. Si dedica il pomeriggio alla pulizia della carena in vista della prossima traversata. Si utilizza un piccolo compressore alimentato elettricamente che permette l'immersione fino a 6 m in acque normali, qui molto meno a causa della maggiore densità di quest'acqua ricca di plancton e di vegetali di tutti i tipi provenienti dalla foresta pluviale. Tra l'altro l'acqua è così torbida che è difficile verificare il lavoro svolto, come mai faranno i pescatori di perle? Sempre per la scarsa visibilità temiamo di non riuscire a cambiare il passo dell'elica, che vorremmo aumentare prima di affrontare la zona di convergenza equatoriale. A sera Rita ci prepara sempre con grande passione uno dei suoi eccellenti aperitivi al ruhm aromatizzato con zucchero di caña e una specie di limone color arancio in sostituzione del frutto della passione ormai terminato. Ci prepara anche una meravigliosa pasta con la bottarga del maccarello e con abbondanti trance del carangide pescati ieri, pesci che avevamo già assunti in piccole dosi via via crescenti per mitridaticizzarci da eventuali tossine di ciguatera presenti nel Pacifico. 
Sandro


Isla Rey: Auguri a tutte le donne

Isla del Rey, Las Perlas, domenica 8 marzo
Questa notte con la bassa marea siamo andati giù di 4 m, ma non abbiamo toccato il fondo, almeno nel senso letterale dell'espressione, e forse anche in quello metaforico, poiché qui non esiste limite inferiore. Nella notte si sono materializzati come fantasmi un numero impressionante di scogli duri e minacciosi che al nostro arrivo nessuno aveva notato. Essendo passati solo due giorni dal plenilunio e mancando meno di un mese a Pasqua la marea è stata piuttosto intensa, anche se meno intensa di quella sfruttata da Mosè prima e sei ore dopo dalle truppe del faraone. Seguendo la teoria di Darwin, Edward, mi sembra, figlio del più noto Charles, in cui si ipotizza la terra come una sfera d'acqua soggetta all'attrazione lunare e solare i cui effetti si sommano in sizigie (luna piena e nuova) mentre si sottraggono quando i due astri visti da terra sono in quadratura, le ampiezze di marea non superano le poche decine di centimetri ed i loro periodi sono di poco inferiori alla mezza giornata (12 ore meno un ventottesimo per la luna, meno un trecentosessantacinquesimo per il sole). La teoria di Darwin molto utile per la comprensione del fenomeno è assolutamente inadeguata sotto l'aspetto quantitativo. Il suo principale difetto consiste nell'essere una teoria statica che non tiene conto della dinamica del fenomeno. L'onda di marea si dovrebbe propagare compiendo mezzo giro della terra in poco meno di 12 ore, velocità impensabile sui bassifondi quali sono anche quelli degli oceani per onde così lunghe, non parliamo poi delle velocità dell'onda di marea sulla piattaforma continentale. Ne segue un accumulo di acqua che provoca un innalzamento dei livelli in prossimità delle coste. Prevedere col calcolo tali livelli è un problema di estrema difficoltà, data la complessità delle condizioni al contorno, e di difficile soluzione anche con i moderni potenti computers. Nei cent'anni passati il problema è stato brillantemente risolto calcolando con estrema esattezza i periodi e le fasi dei diversi moti astronomici, ne sono stati individuati più di cento agli inizi del '900, ed esprimendo il livello di marea come somma di modi periodici la cui intensità viene misurata in situ nei vari punti di osservazione. Con tali osservazioni la marea astronomica è oggi prevedibile con esattezza in tutte le parti del mondo. Ben altro discorso vale per le variazioni di livello dovute alle differenze di pressione atmosferica le cui previsioni hanno la stessa affidabilità delle previsioni metereologiche. Fortunatamente per ora, in mare aperto, queste ultime hanno scarsa rilevanza, l'hanno nei sistemi chiusi lagunari. Dopo una breve immersione si è rinunciato ad osservare alcunché a causa della torbidità dell'acqua ricca di microorganismi e di vegetali provenienti dalle isole. Si è salpato e ci si è portati all'Isla del Rey in prossimità della foce del Rio Cacique. Durante la traversata si sono pescati un maccarello ed un carangide. Questa sera, 8 marzo, si è festeggiata Rita con una cena a base di pesce. 
Sandro

lunedì 9 marzo 2015

Lasciamo Panama e ci avventuriamo nel Pacifico

Isla Casaya, Las Perlas, sabato 7 marzo
Venerdì mattina si salpa dalla rada dell'isola di Naos (Panama) e dopo un lungo slalom tra i portacontainer alla fonda, in attesa per il Canale, ci dirigiamo verso sud-est a vele spiegate con vento fresco e mare calmo come si addice ad un Oceano veramente Pacifico. Nel primo pomeriggio, percorse una trentina di miglia al traverso e poi al lasco, diamo fondo a sud dell'isola di Contadora nell'arcipelago delle Las Perlas cosidette poiché......Sì!  E' sempre lui, il nostro mitico eroe Vasco Nuñez Balboa, che pochi giorni dopo essere giunto nella località “panamà”, ossia ricca di pesce, su quello che a lui apparve come “Mare del Sud”, venne a sapere dagli indigeni che non lungi v'erano delle isole ricche di ostriche strabordanti di perle. Si affrettò a battezzarle solennemente Islas Las Perlas ed a dichiararle appannaggio della Cristianissima e Cattolicissima Corona d'España con tutte le loro ricchezze attuali e future. Si ripromise di raggiungerle immantinente per spedire un carico di preziosissime perle al suo amatissimo sovrano: non fece in tempo! Come ormai tutti sanno il feroce governatore Pedro Arias de Avila, più noto come Pedrarias, con prove palesemente false lo accusò di alto tradimento e lo fece decapitare.  Pedrarias inviò sulle isole il suo degno cugino Gaspar de Morales che sterminò la popolazione indigena con i famigerati cani da combattimento e si impossessò di tutte le perle fino allora estratte. In seguito nell'isola di Contadora si insediò l'Ufficio Contabile di spedizione delle perle in Spagna. In questo Ufficio transitò agli inizi del '600 la famosa perla di 31 carati detta la  “peregrina” poiché peregrinò di mano in zampa da quelle di Filippo II di Spagna, a quelle di Queen Mary di Gran Bretagna fino a quelle del barboncino di Liz Taylor: las perlas a los perros! L'atterraggio nell'Isla La Contadora, facile in aereo, è pressoché impossibile via mare. Coloro che l'hanno tentato col dinghy si sono ritrovati ad annaspare a quattro zampe sulla spiaggia a mo' di tartarughe col canotto al posto della corazza. Noi ci siamo andati a nuoto accolti con tutti gli onori su un tappeto floreale steso sulle limpide acque, ma ahimé si trattava di petali urticanti, almeno secondo Rita. Veniamo infine catapultati dalla risacca nella Playa delle Suécas, delle svedesi, in mazzo alle medesime che si crogiolavano al sole in altissima uniforme, cioè completamente ignude; noi in costume da bagno ci siamo sentiti in grave imbarazzo come se fossimo sbarcati senza vestiti in una colonia di suore. Una simpatica signora belga fiamminga, visto che preferiva rivolgersi in inglese piuttosto che in francese, ci ha spiegato che per andare a terra occorre aspettare la bassa marea. Che relazione ci sia tra la risacca e la marea è cosa tutt'ora ignota ai cultori dell'idraulica marittima, comunque la signora aveva ragione.
Questa mattina, armati di tutti i possenti mezzi di sbarco, siamo giunti col dinghy sul bagno asciuga nella, con nostro grande stupore, calma più totale. Temendo la marea montante abbiamo trasportato con fatica il canotto molto in alto, ancorandolo per maggiore sicurezza, ed al nostro ritorno la marea era ulteriormente scesa, sicché siamo dovuti ridiscendere per lungo tratto ri-trasportando canotto ancora e ammennicoli vari attraverso una spiaggia piena di bagnanti sghignazzanti alle nostre spalle. Infine si salpa con l'idea di fermarsi all'Isla Mogo Mogo, un'isola molto nota in Italia ai cultori di TV spazzatura, nessuno di noi però aveva avuto la Ventura di sapere di un'Isola così Famosa non pascendosi di unreality shows. Il canale tra Mogo Mogo e Chapera è un tubo "Ventura" in cui soffia troppo vento e l'accelerazione della corrente ci induce a rinunciare alla sosta ed a proseguire per un ancoraggio più sicuro tra le Islas Casaya, Bayoneta e Vivienda abbastanza lontani dalla costa su un fondale di circa 6 m. Qui inizia una lunga disquisizione sulle maree del Pacifico, se riferite all'ora locale o a quella di Londra, in ogni caso, non avendo ben chiara la situazione, abbiamo predisposto quattro pali per sostenere la barca ed approfitteremo della possibilità di pulire la carena. 

Sandro

Un brindisi ar dente !!!

Playita de Amador, venerdì 6 marzo
Ozii panameñi. Infine l'equipaggio di Argentina raggiunto il Pacifico nella città di Panama si è tolto più di un dente. Per cominciare un'estrazione di radice, operazione che ormai si insegna solo ai dentisti, eseguita con mano magistrale in uno studio odontoiatrico sito in località dal felice nome di "tumba muerto". La prima giornata infatti si è conclusa con un brindisi ar-dente. Grande impegno è stato dedicato alla telenovela in più puntate dal titolo “Tropilgas”, telenovela che si conclude con l'acquisto da parte del protagonista principale di una sfavillante bombola in prezioso alluminio con dentro 4 galloni, che fanno un indescrivibile fracasso al mattino, e con attacco  panameño, bombola che potrà essere ricaricata solo sotto il controllo del “benemerito Corpo Bomberos de Panama”, cioè mai. Anche la cultura ha avuto il suo spazio con visita al Museo della Biodiversidad situato lungo la Causeway, la calzada (strada rialzata) lungo l'accesso al Canale che unisce gli isolotti di Flamenco, Perico, Naos (dove stiamo) e Culebra alla terraferma in località Amador nei pressi della Marina Balboa. Il maggiore interesse di tale museo risiede nella sua fantasiosa architettura dai tetti policromi opera recentissima di Frank Gehry che si può definire “da Bilbao a Balboa”. Si sono anche osservati con attenzione i rascacielos di Puenta Pacifica dove si è ammirata l'architettura di stile composito gotico-dorico-corinzio-pacchianico frutto dell'arte di architetti che hanno letto con attenzione Vitruvio saltando a pié pari il capitolo “de proporzione”, accade pertanto di trovare enormi colonne più larghe che alte, sormontate da un capitello corinzio più alto della colonna stessa.
Si è fatto anche del moto camminando nel Parque Natural Metropolitano dove abbiamo fatto la conoscenza con un bradipo che però non ci ha degnato di molta confidenza e dove abbiamo raggiunto un mirador dove, con molta immaginazione, si mirava Miraflores e la Baia di Panama. Oltre al nutrimento dello spirito si è provveduto anche al nutrimento del corpo con l'imperdibile degustazione al Mercado de Mariscos dei frutti di mare aromatizzati all'essenza di pesce marcio e, per i palati più fini, all'essenza di cloaca. L'estenuante ricerca di ulteriori taniche scrause per gasolio mette a dura prova i rapporti interpersonali tra la ciurma. Infine dopo aver riempito al colmo la cambusa di viveri, le taniche di benzina, i serbatoi di gasolio e d'acqua, i barili di ruhm si parte verso l'ignoto Oceano Pacifico. 
Sandro