Isla Cañas, Las Perlas, lunedì 9 marzo
Splendido spettacolo all'alba al risveglio nella spettacolare rada alla foce del Rio Cacique, dove ancora una volta ci ritroviamo soli, unica barca nel raggio di parecchie miglia. Infatti l'altra piccola vela con salpancora umano di norvegesi qui giunti da Capo Horn è già salpata, loro sì che sono dei veri marinai! Il silenzio è rotto solamente dai fragorosi tonfi dei pellicani e dai successivi schiamazzi delle rondini di mare. La scena è sempre la stessa: il pellicano vola elegantemente in volo planato ad una discreta altezza sul mare, poi improvvisamente avvista qualcosa in queste acque torbide e poco trasparenti, abbassa repentinamente il lungo becco che funge da cloche e si getta in una picchiata a mo' di Stuckas, ma, a differenza di questo, non richiama il becco a pelo d'acqua, ma dà una solenne craniata nel mare che lo rincretinisce al punto tale da continuare così per tutta la sua esistenza, subito accorrono solerti le rondinelle che massaggiano la testa del pellicano, gli puliscono il becco e lo rimettono in grado di rialzarsi. Lasciamo la rada e ci infiliamo nel periglioso stretto che separa l'Isla Rey dall'Isla San Telmo, passaggio irto di scogli che, come avverte il nostro portolano, il celeberrimo “Panama Cruising Guide” di Eric Bauhaus, qui alle Las Perlas sono più duri che altrove, come se il naufragar tra corallinei scogli fosse men duro. Per districarci nel dedalo delle secche accendiamo il “Pigolatore” un ecoscandaglio ad ultrasuoni che scansiona il profilo del fondale davanti alla prua della barca. Tra questi scogli, sempre secondo il Bauhaus, giace da cento anni “the Ancon, a mysterious submarine, occasionally visited from scientists”. Cosa ci sarà poi da studiare in un sottomarino affondato è un mistero, non sarà una scusa per una vacanza al mare? Infine giungiamo a motore risalendo il debole vento nella splendida rada a sud della Isla Cañas nei pressi dello stretto ed impraticabile canale che la separa dalla Isla del Rey. Qui di fronte dovrebbe esserci il villaggio Cañas, ma per tutta la giornata non si vede nulla che tradisca la presenza umana, solo verso sera vediamo passare una barca di pescatori locali e di notte spunteranno due deboli luci. Si dedica il pomeriggio alla pulizia della carena in vista della prossima traversata. Si utilizza un piccolo compressore alimentato elettricamente che permette l'immersione fino a 6 m in acque normali, qui molto meno a causa della maggiore densità di quest'acqua ricca di plancton e di vegetali di tutti i tipi provenienti dalla foresta pluviale. Tra l'altro l'acqua è così torbida che è difficile verificare il lavoro svolto, come mai faranno i pescatori di perle? Sempre per la scarsa visibilità temiamo di non riuscire a cambiare il passo dell'elica, che vorremmo aumentare prima di affrontare la zona di convergenza equatoriale. A sera Rita ci prepara sempre con grande passione uno dei suoi eccellenti aperitivi al ruhm aromatizzato con zucchero di caña e una specie di limone color arancio in sostituzione del frutto della passione ormai terminato. Ci prepara anche una meravigliosa pasta con la bottarga del maccarello e con abbondanti trance del carangide pescati ieri, pesci che avevamo già assunti in piccole dosi via via crescenti per mitridaticizzarci da eventuali tossine di ciguatera presenti nel Pacifico.
Sandro
Sandro
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