Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

mercoledì 27 luglio 2016

22 luglio 2016 Lofanga Island lat 19 49 S long 174 49 WELCOME TO LOFANGA

WELCOME  TO LOFANGA

Partiamo da Pangai verso ovest per visitare un'isoletta che il portolano
definisce molto interessante per lo snorkelling.   Prima a motore per
evitare i reef a pelo d'acqua poi a vela in acque piu' tranquille
navighiamo tutta la mattina .  Alle 12 buttiamo l'ancora su 13 metri di
sabbia.  Maschera e pinne, si apre sotto di noi il consueto mondo di
pesci, coralli e spugne.  I colori sono vivissimi, l'acqua trasparente
come ormai siamo abituati da Niue ed ancor prima da Palmerston.
E' sempre bello...ma forse di queste isole comincio ad averne un po di
stratificazione.  Rimpiango un po le alte montagne delle Marchesi.
Forse alle Fiji qualche camminata in mezzo ai boschi mi dara' qualche
novita'.

I bambini all'uscita dalla Chiesa

Prima di pranzo ci passa a salutare un catamarano di neozelandesi che
avevo inconrtrato l'anno scorso alle Tuamotu. Dopo due chiacchiere ci
offrono un po'di pesce :ne avevano pescato troppo.  E cosi' ci
recapitano due bei tonni da 4 kg l'uno. Noi contracambiamo con mezza
bottiglia di burbon.
La spiaggia di Lofanga

Nel pomeriggio scendiamo a terra. Ci accoglie un cartello scritto a mano
“Welcome to Lofanga”.  Una stradina a prato inglese si inoltra tra file
di tronchetti della felicita' fino al villaggio.   Ma, sorpresa, sembra
deserto.  Un cancello chiude una recinzione alta un metro.  Mentre
Enrico, Mariano e Pietro si arrendono e tornano sulla spiaggia, io non
demordo e comincio a contornare il confine in mezzo alla foresta.
Possibile che non ci sia nessuno o che siano tutti a dormire?  E' vero
oggi e' domenica, la giornata dedicata al riposo per legge Tongana.
Giro,giro... alla fine vedo lontani tre uomini in giacca e cravatta
nera.   Io saluto e il piu' giovane si alza e mi viene incontro.  Mi
invita ad entrare aprendomi un vicino cancello secondario.  “My name is
Sivihiva (che in polinesiano vuol dire uomo sorridente)   I am Paolo”.
Poi mi presenta gli altri due: sono il pastore della libera chiesa
Tongana (cristiana) ed il cosi detto sindaco.  Entrambi mi salutano
cordialmente ma senza alzarsi (in fondo e' domenica ed e' vietata ogni
fatica).  Sono tutti azzimmati nei loro completi e cravatta nera ma a
piedi nudi.   Sivihiva, invece , il piu' giovane e' vestito di tutto
punto anche con le scarpe nere tirate a lucido.  Anche lui e' un
notabile perche' e' il maestro elementare di ben 25 bambini.  Mi invita
a visitare la sua scuola.


Il maestro di Lofanga

cartelloni didattici
Accetto volentieri ma lo prego di
accompagnarmi a ritrovare gli altri tre.  Lui ovviamente acconsente e,
una volta recuperati i nostri, ci apre le porte della scuola.  Aule
essenziali ma decorose con appessi alle pareti tanti cartelloni
didattici: dalla geografia,alle scienze...fino alle arti visive  che
sorastano una serie di scatolette e lattine.  Questi ultimi oggetti mi
incuriosiscono e ne chiedo l'utilita'.  Sivihiva mi spiega che in
un'isola senza comunicazioni e ovviamente senza televisione, anche
l'educazione a fare la spesa e' importante.  Poi ci chiede se abbiamo da
regalargli penne, matite, quaderni....qualsiasi cosa utile per la
didattica e ci racconta che la barca dei neozelandesi (quelli che ci
hanno regalato i tonni) gli hanno portato quaderni, libri in inglese e
tante penne.  Mi sento a disagio perche', purtroppo, non abbiamo niente
di tutto questo.  Mi tornano alla mente i viaggi negli anni ottanta in
India o in Africa quando partivamo con scatole di penne BIC.
Pazienza, sara' per un'altra volta.
Cartelloni didattici

Dopo averci presentato sua moglie e i suoi bei bambini ci lasciamo con
un saluto pieno di illusoria speranza.     “Come back” dice  e io
rispondo “May be” pur sapendo che non e' vero.
Ci avviamo verso l'uscita del villaggio , ma una sosta alla chiesa
Tongana, che nel frattempo ha iniziato la funzione domenicale, e'
d'obbligo.   Anche qui tutti azzimmati nei bei vestiti della festa ma
senza scarpe.   I bambini in chiesa, per nulla interessati alla
funzione, rispondono divertiti alle mie smorfie e  linguaccie lanciate
dall'ultimo banco.   Poi usciamo seguiti dal codazzo dei ragazzini;
divertiti mi circondano per farsi fotografare.
E cosi', con quest'ultimo bel ricordo, torniamo in barca a cucinarci il
tonno dei neozelandesi.
Paolo 
Fuori della Chiesa

martedì 26 luglio 2016

19 luglio 2016 Taunga Island lat 18 44 S long 174 01 W



NAVIGARE NELLE ACQUE DEL PIU' FAMOSO AMMUTINAMENTO : IL BOUNTY

Due giorni dopo la rimpatriata tra italiani siamo partiti da Neiafu per andare a buttare l'ancora in un paio di isolette sperdute sempre dell'arcipelago di Vava'u.
Non sono molte le miglia tra Il capoluogo e questa manciata di fazzoletti di terra sparpagliati nell'oceano ma il senso di isolamento si tocca con mano.
Spesso un villaggetto spunta tra le palme. Se scendi a terra, zigzagando con il gommone tra le teste di corallo, ti accoglie qualche bambino sorridente o pescatori cordiali appena tornati con la loro barchetta.
A terra l'atmosfera e' di una grande tranquillita'; i pochi abitanti che
incontri accennano un saluto senza preoccuparsi dei tre forestieri.   Le
case semplici e pulite si raccolgono attorno alla onnipresente chiesa che, grazie ai contributi spremuti dalle varie confessioni agli abitanti (almeno cosi' ci ha raccontato Mario il ristoratore), appare sempre come la piu' importante e ben tenuta costruzione.
La sera in barca, dopo la partenza di Gianni,  sono passato dal ruolo di sguattero a quello di cuoco essendo il meno peggio della compagnia.
Nessun lamento si e' sentito: promosso chef

La chiesa cattolica di Santa Teresa D'Avila

Pangai. Dopo i cicloni rimangono le bidonville


21 luglio  2016  Ha'ano Island  lat 19 40 S  long 174 17 W

Stamattina alle quattro, rallegrati da una splendida luna, siamo partiti dalle isole di Vava'u Group verso sud.  Una sessantina di miglia ci separano dall'arcipelago di Lifuka.
L'aliseo ci spinge veloci in bolina verso Ha'ano l'isola piu a nord del capolugo Pangai.
Mentre navighiamo in una bella giornata di sole e vento ci appaiono all'orizzonte due coni vulcanici: Kao, alto mille metri come Stromboli e Tofua un po piu' basso ma ancora attivo.
Proprio in queste acque e' avvenuto  nel 1789 il piu' famoso ammutinamento della storia:
quello del Bounty.    I marinai che erano passati per Tahiti si erano
rilassati con le polinesiane e mal digerivano le fatiche e le privazioni che dovevano sopportare per realizzare la missione del Bounty: portare a Giamaica l'albero del pane che sarebbe stato usato come cibo per gli schiavi.  Dovevano addirittura rinunciare all'acqua da bere per innaffiare le preziose piantine.  E cosi' un giorno, memori dei piaceri polinesiani, stanchi delle privazioni e anche delle eccessive punizioni inflitte dal capitano Bligh si ammutinarono sotto la guida del comandante in seconda Christian Fletcher.
Invece di uccidere Bligh, Christian, un vero gentiluomo, lo mise su una scialuppa di 7 metri con 18 marinai lealisti, un sestante,una carta nautica, un barile d'acqua e uno di acciughe.  Era come dare ad un condannato a morte la possibilita' di scappare sotto il fuoco dei
cecchini, ma almeno la forma era salva.   Contro tutte le aspettative
Bligh riusci' con quella barchetta a percorrere quasi 4000 miglia fino a Timor. Non poche furono le difficolta' incontrate, non ultima quella dei rifornimenti.  Una volta dovette fuggire precipitosamente dagli indigeni che, alle Fiji, lo rincorrevano per catturarlo e fargli fare la fine del suo precedente comandante James Cook: lessato nel pentolone.
A Timor attese che passasse una nave inglese e torno' a Londra nel 1790 accolto come un eroe.  Racconto' dell'ammutinamento.
Nel frattempo Fletcher e i suoi veleggiarono fino a Pitcairn dopo essere tornati a Tahiti (per caricare un drappello di “vahine” polinesiane) ed aver vagato nel Pacifico alla ricerca di un posto sicuro.
Pitcairn era segnata sulle carte nautiche dell'epoca in maniera totalmente sbagliata e quindi un posto sicuro (almeno cosi' sperava
Fletcher) per sfuggire alle regole della Royal Navy.  Comunque per 20 anni gli ammutinati restarono al sicuro almeno rispetto alla marina inglese.  Non tanto tranquilli rispetto alla vita sull'isola; infatti le continue  e feroci liti tra di loro giunsero addirittura ad un massacro.
John Adams,unico sopravvissuto, fu scoperto da una nave americana che
passava li per caso.   Ma solo nel 1814 due navi inglesi arrivarono a
Pitcairn per sottoporlo a processo per ammutinamento.   Poi la vicenda,
ormai rarefatta dalla storia, si concluse con la grazia per John: in fondo si era riscattato con un comportamento irreprensibile ed aveva contribuito a colonizzare/inglesizzare un'isola dimenticata dalla geografia.
Dopo 25 anni la giustizia inglese aveva compiuto il suo corso!
Dopo due secoli non e' mutata la natura della impostazione della Royal Navy.
Margaret Thatcher, primo ministro conservatore inglese negli anni ottanta, invio' la flotta per riconquistare le isole Falklands.
Sperdute nell'oceano Atlantico verso l'Antartide erano state occupate
dagli incauti Argentini.   Margaret non esito' a impegnare sterline dei
sudditi per mostrare agli Argentini e al mondo intero di che pasta erano fatti gli inglesi.
Ma credo che questi siano ormai orgogli di altri tempi.  Oggi, in un mondo totalmente globalizzato, la scelta della Gran Bretagna di ucire dalla Comunita' europea si puo' tranquillamente paragonare ad un salto
nel buio e nel vuoto.   Good save the Queen!!!!!
Paolo


21 luglio 2016  Pangai Lifuka  lat 19 48 S  long 174 21W

Dopo una notte tranquilla all'isoletta di Ha'ano, salpiamo l'ancora e ci avviamo al largo. Mentre finiamo le ultime operazioni per mettere in vela, all'improvviso compare sotto la barca un bel colore verde al posto del profondo blu.  Terrorizzato guardo la carta; non c'e' niente segnato eppure quella testa di corallo che sta passando sotto di noi a 4 metri
di profondita' e' reale, non un sogno.   La cartografia ,in questi mari
del sud, e' spesso incompleta.  Ancora oggi con tutta la perfezione dei mezzi di rilevamento ci sono zone, di scarso interesse per la navigazione commerciale, che non sono state controllate.
Naturalmente, dopo questa sorpresa scelgo di percorrere una rotta piu'
al largo per arrivare al capoluogo Pangai.  Nonostante le proteste di Enrico, decido di aprire il solo fiocco per andare un po' piu' piano: un impatto a 5 nodi e' sicuramente meglio che a 10 (direbbe il compianto Catalano).
Un ultimo slalom a motore tra i coralli e buttiamo l'ancora di fronte a Pangai.  Inaspettata una chiamata sulla radio: e' Mariano (l'amico
italiano che avevamo conosciuto con Mara a Neiafu).    Qualche giorno
prima ci aveva chiesto se poteva unirsi a noi per una navigazione fino
alle Fiji.   Abbiamo accettato volentieri perche' siamo solo in tre in
barca e perche', anche conoscendolo poco, ci e' sembrata da subito una persona piacevole.
Dopo un quarto d'ora e' gia' imbarcato e penso sia a suo agio.
Il pomeriggio scendiamo a terra.  Sbarchiamo col tender sul rustico porto dove soldati e soldatesse neozelandesi stanno costruendo un paio di edifici per migliorare la ricettivita'.
Qui,come in tutte le Tonga ed anche in altre isole del Pacifico occidentale, la Nuova Zelanda e l'Australia estendono il loro protettorato, dispendioso durante il perido di pace,ma sicuramente utile in caso di conflitti.
La sera a cena in un semplice e simpatico ristorantino dove Aloisio e la mogie ci offrono ottime aragoste ecc,ecc a solo 20 euro a testa.
Paolo 
La costa sopravvento di Pangai -Lifuka

mercoledì 20 luglio 2016

17 luglio 2016 Matamaka Vava'u lat 18 47 S long 174 05 W

UNA  RIMPATRIATA  TRA  ITALIANI

Ieri Gianni ha preso l'aereo per tornare a Roma.  Peccato; e' stato un
vero amico che avevo  conosciuto ai tempi del CAI.  Ci eravamo appena
sfiorati all'epoca ma poi, grazie a Gabriele e Andrea (che pur dovevano
venire in barca), eccolo di nuovo a riallacciare una vecchia e flebile
amicizia.   L'ultima sua traccia ,da vero signore, e' stata la sorpresa
di far trovare a Pietro (che arrivava con lo stesso aereo con cui lui
sarebbe partito) il tassista (pure pagato) con il cartello: Pietro,
sailing boat Argentina.   E cosi' Pietro Valenti ci ha raggiunto
comodamente e con l'aria assonnata di uno che ha viaggiato per 40 ore e
dopo due parole di saluti se ne andato a nanna.
La mattina dopo e' domenica e, dato che la costituzione del Kingdom of
Tonga impedisce a tutti di lavorare o fare qualsiasi cosa che implichi
fatica (compreso fare sport), decidiamo di accompagnare con la barca
Mario  (il ristoratore di Orvieto) e la sua famiglia italo-tongana
sull'isola di Matamaka dove vive un suo amico italiano: Beppe.
A completare la compagnia si aggiungono Mara e Mariano, due pescaresi
barcaroli gravitanti anche loro attorno al ristorante di Mario.
Mario e sua moglie Milo hanno preparato il pranzo intero con addirittura
il timballo di pasta.  Infatti con teglie, insalatiere e fagotti si
presenta una tribu' composta da Mario, Milo e le tre figlie. Chiudono la
processione i rappresentanti dell'abbruzzo.  Ben dieci persone salgono
su Argentina e dopo un'ora di navigazione mettono piede sulla piccola
isola di Matamaka.
Qui, in un villaggetto di poche anime, vive Beppe, personaggio ancor
piu' eccentrico di Mario.   Uffiale della Folgore, ha partecipato, in
qualita'di copilota,navigatore ed armiere, alle missioni di pace (almeno
cosi' venivano chiamate!!!???) in Irak, Bosnia e Somalia.
E qui subito scatta la comunanza con Pietro che come militare di leva in
Aereonautica ha vissuto,seppur da Roma, i periodi di almeno una di
queste missioni.
I due rievocano fatti e misfatti della nostra arma alata comprese le
poco nobili gesta, pregne di ambiguita', di mascheramento delle
responsabilita' nell'episodio dell'abbattimmento dell'aereo dell'Itavia
sui cieli di Ustica.
Strano tipo questo Beppe: a vederlo un uomo tranquillo ma con un passato
difficile e faticoso da cui forse e' voluto scappare rifugiandosi in
questo posto senza storia e senza tempo.  Anche lui ha una compagna
tongana e due figli avuti da lei.
Siamo in 14 attorno al tavolo di Beppe: molti piu' gli italiani che i
tongani.
Matamaka.  Argentina e le barche che riporteranno a Neiafu le persone che hanno trascorso il we sull'isola

Dopo pranzo una passeggiata al villaggetto vicino.
Anche qui quattro case attorno all'unico edificio di una certa
consistenza: la chiesa.  No so di quale setta cristiana sia, certo non
cattolica.  C'e' la funzione in corso; entro incuriosito.   Non piu' di
dieci persone assistono al sermone di uno scatenato individuo vestito
con giacca e cravatta nera.  Piu' che una predica sembra un atto
d'accusa strillato in faccia ai poveretti (chi sa di quali colpe si sono
macchiati!) i quali, per altro, non sembrano interessati piu' di tanto.
Due signore eleganti sopportano il fastidio degli acuti della voce
diluendolo con il ventaglio, due giovani ragazze si interrogano con gli
sguardi ogni volta che il tono della voce supera i decibel ammessi dal
normale udito, un'altra signora contornata da quattro marmocchi
pestiferi cerca solo di tenerli a bada e, infine, due uomini, anche loro
in completo nero soportano la litania con il capo chino concentrandosi
sul sigificato del sermone.....o, piu' probabilmente, dormendo.
Poi finalmente il nostro beneamato caccia un ultimo urlo e si tace; un
canto dolce e melodioso conclude la funzione.  Mi ricordo dei cori
polinesiani ascoltati l'anno scorso in una chiesa alle isole Marchesi.
Dopo piu' di 3000 miglia ancora una lingua con molte vocali e poche
consonanti rende il canto affascinante.
Torno a Matamaka: e' ora di ripartire.
La nostra brigata, con le pentole vuote, arriva al moletto dove
un'inaspettata e piccola folla si accalca per salire a bordo delle
barche.  Ci sono ragazzi e ragazze che tornano, dopo il week end passato
in faniglia, a Neiafu.  Li, durante la settimana, frequentano la scuola.
  Li ho rivisti il giorno dopo  con la divisa dei loro grembiuli come si
faceva da noi una volta: circa 60 anni fa (almeno cosi' mi pare di
ricordare).
Paolo

venerdì 15 luglio 2016

15 luglio 2016 VAVA'U

I am leaving tomorrow.

Mi dispiace per gli assidui lettori di questo blog, ma Paolo mi ha
chiesto di scrivere almeno una volta e dunque sono costretto a tediarvi
con la mia prosa.
Come sapete siamo a Vava'u e il 13 siamo andati a zonzo per questo
bellissimo arcipelago. Siamo entrati, con molta attenzione visto che le
carte non sono assolutamente precise e il fondale e' pieno di coralli
affioranti, nella Blue Lagoon. Il posto e' magnifico ed essendo la
barriera che lo separa dall'oceano estremamente bassa, sembra di
ancorare in mare aperto. Abbiamo passato la notte in completa solitudine
e la mattina dopo siamo ripartiti in direzione di Kulo dove, per pura
fortuna ( sto scherzando ma il nome di questo scoglio mi ispira) abbiamo
ancorato in una baia tranquilla e riposante. Questa volta non soli ma
con altre 5 o 6 barche, abbiamo passato la notte. La mattina del 14
siamo partiti in direzione di Mariner Cave, una grotta con l'apertura
sotto il livello del mare e dove, secondo la leggenda, un principe
locale ha nascosto la sua innamorata perseguitata per motivi politici .
Paolo e' entrato ma e' restato alquanto deluso essendo una grotta
piccola e buia senza nulla di particolare. Forse che il principe volesse
solo levarsi di mezzo la fidanzata diventata insopportabile? Molto piu'
interessanti le Swallows Cave che si trovano a poca distaza.
E veniamo a oggi !5 Luglio. Moby Dick di Melville inizia cosi': Qualche
anno fa'-non mette conto precisare quando-a corto o meglio a secco di
quattrini e senza niente di speciale a trattenermi sulla terraferma,
pensai di darmi per un po' alla navigazione e di vedere la parte
acquorea del mondo. E cosi' anche io sono partito per conoscere la parte
acquorea del mondo e oggi, udite udite, ho incontrato la mia balena! E
proprio cosi': abbiamo nuotato per circa un'ora a pochi metri da varie
balene e giocato con un loro cucciolo! Un'emozione grandissima e un
esperienza che non sara' facile ripetere: addirittura quello scetticone
di Paolo, che a forza di viaggiare per tutto il mondo, non si stupisce
piu' di niente, e' restato colpito!. Tutto cio' grazie a un'
organizzazione locale, Beluga Diving, che si e' non poco prodigata per
rendere il tutto possibile.
Balene a Vava'u (Tonga).

Panorama di Neiafu
Dentro la laguna blu






E ora, visto che purtroppo per me e' arrivato il momento di ripartire,
sono necessarie un po' di considerazioni e ringraziamenti generali di
questo mio periodo su Argentina.
Eppure avevo letto libri su Magellano, su Cook, su Bougainville e su
altri navigatori che avevano solcato, a volte per primi, questi mari. Ma
non avevo capito niente!! Non mi spiegavo perche' molti dei marinai di
Magellano pensassero che il mondo finisse all'improvviso precipitando
nel nulla, fino a quando non mi sono girato intorno per 360 e ho visto
l'orizzonte da tutte le parti; sembra di galleggiare su un immenso
piatto e che il mare all'orizzonte finisca improvvisamente. Non mi
spiegavo perche' Cook ci mettesse cosi' tanto per sbarcare su una nuova
isola fino a quando non ho visto la difficolta' per percorrere una passe
per entrare in un atollo. Non mi spiegavo perche' Bougainville mettesse
quattro ufficiali di guardia quando ha attraversato il mar dei coralli
fino a quando non ho visto l'attenzione che bisogna fare per non
prendere una testa di corallo (non segnata sulla carta) quando si naviga
all'interno di qualche laguna. Insomma non c'e' stato un momento che non
abbia pensato a che razza di uomini fossero questi nostri antenati che
hanno navigato e scoperto tutto questo oceano senza mappe, satelliti,
piloti automatici, eco scandagli, radars, i-pad e altre simili
diavolerie e con navi difficilissime da condurre.Altro che andare sulla
luna!!! Molto piu' difficile e avventuroso. Poi vieni a scoprire che
almeno 500 anni prima di Magellano molti popoli avevano solcato questi
mari spostandosi per centinaia e centinaia di miglia solo con delle
canoe e non riesci a capire come tutto cio' sia stato possibile visto
che ha me e' sembrato incredibile e' super avventuroso il viaggio che ho
avuto l'opportunita' di fare e per il quale devo ringraziere in primis
Paolo che non solo mi ha permesso di salire sulla sua barca e di fare
quest'esperienza, ma con una pazienza di Giobbe, mi ha insegnato come
muovermi, cosa fare e cosa non fare, come controllare la rotta durante i
turni di guardia notturni, come assicurarmi quando il mare fa le bizze,
come leggere una carta e mille altre cose che hanno reso questa
avventura veramente fantastica.
Un ringraziamento va anche alle altre persone che ho conosciuto a bordo
di Argentina: a Rita che mi ha spiegato i segreti della cucina in barca
sperando di farmi diventare, ma senza successo, un grande cuoco; a
Sandro che mi ha permesso di ascoltare, visto che non sono stato in
grado di assorbire, la sua profonda cultura; a Enrico che mi ha tenuto
compagnia con grandi chiacchere: a Bruna Cavallaro che, a sua insaputa,
mi ha prestato le pinne.
In fine un grandissimo grazie ad ARGENTINA che mi ha fatto provare un
mare con vento di 35 nodi e onde di 6 metri filando sicura e felice fino
a 20 nodi, che mi ha fatto vedere dei fantasmagorici tramonti su un mare
tranquillo, che mi ha fatto conoscere la bonaccia, il giardino dei
coralli di Taha'a, il “ja ora'naa” il saluto dei cordiali abitanti di
Maupiti. E ancora il fantastico micro cosmo di Palmestrom, le meraviglie
di Niue, lo scoglio in mezzo all'oceano e i colori dell'arcipelago delle
Tonga con le sue balene.
Domani si parte e mi porto dietro i colori, l'infinito e gli splendidi
ricordi di un incredibile e meraviglioso viaggio. GRAZIE DI TUTTO!!!
Gianni
La chiesa cattolica con la porta santa del Giubileo

mercoledì 13 luglio 2016

10 luglio 2016 Neiafu. Vava'u. Tonga Lat 18 39 S Long 173 59 W



TONGA : THE FRIENDLY ISLANDS

La sera dell'otto luglio mentre finivo di scrivere il diario in navigazione stava cambiando la data ( da 8 a 9 luglio) e stava improvvisamente e inspiegabilmente calando il vento.
Le previsioni davano almeno 10 nodi ma niente: il vento era sceso a
numeri inutilizzabili due ,tre nodi.   Abbiamo avvolto il fiocco e
acceso il motore.  Cosi' per altre 24 ore fino all'arrivo. Prima del
tramonto siamo arrivati a doppiare il capo nord dell'isola Vava'u.   Il
sole ancora illuminava le alte pareti rocciose: sembrava di stare di fronte ad un'isola del Mediterraneo ma le palme in cima marcavano la differenza.  Dopo poco calava la notte e, con l'aiuto della cartografia
elettronica, entravamo nel protettissimo fiordo di Neiafu.   Presa una
boa per ormeggiarci e poi a letto contenti di essere arrivati nell'isola del giorno dopo.

La baia di Vavau  Neiafu

11 luglio Neiafu
La mattina, dopo un bel sonno, cominciamo a chiamare con la radio la capitaneria per chiedere la loro visita in barca per le formalita'
d'ingresso.  Inutile, qui nessuno risponde.   Decidiamo di scendere a
terra e, dopo un po' di tempo perso per un problema al serbatoio del gommone, mettiamo piede sulla banchina.  Andiamo in capitaneria ma qui ci dicono che dobbiamo affiancarci con la barca al molo.  Torna in barca, accendi il motore, attracca al molo, torna nell'ufficio e gia' si sono fatte le 11.
Capisco che qua perderemo quasi tutto il giorno per la burocrazia.  E cosi' sara'.
Prima il funzionario dell'immigrazione, poi il pagamento delle tasse d'ingresso e per ultimo il funzionario per l'ispezione sanitaria.
Avevamo buttato un po' di frutta e verdura,ancora utilizzabili, ma non
di bell'aspetto.   Tutto inutile: il giovane e grasso (a occhio circa
130  kg) ufficiale sanitario si limita a compilare moduli, chiedere tasse e offerte per l'isola e, in piu', a tossirmi in faccia senza la
benche' minima mano davanti alla bocca.   Mentre cerco in qualche modo
di proteggermi penso all'ironia della situazione: la sanita'
rappresentata da un simile soggetto!
Comunque, tra una visita e l'altra si sono fatte le tre, quindi niente
partenza per spiagge esotiche.   Unica nota positiva, durante la noiosa
burocrazia, il casuale incontro con Nanni Acquarone di Best Expedition.
L'anno scorso l'ho visto alle Galapagos , alle Marchesi ed ora mi racconta del suo programma di ripassare di nuovo sopra l'Alasca: il passaggio a nord ovest ma questa volta fatto al contrario, a nord est.
Ci vuole certo una grande tenacia e determinazione, ben superiore alla mia, per andarsi a ficcare con una barca, se pur di acciaio, tra i ghiacci e iceberg oltre il circolo polare artico. Bravo Nanni!!!
La sera andiamo a cena al ristorante Bellavista.   Mario, originario di
Orvieto, e' venuto qui 20 anni fa alla ricerca di un posto tranquillo.
Ha messo su il ristorante e sposato almeno una moglie che si da' da fare
come un treno.   Lui vaga, inoperoso, tra i tavoli e intrattiene i
clienti con il suo atteggiamento e abbigliamento di impiegatuccio delle poste.  Ti aspetteresti tutt'altro personaggio da uno che e' scappato dall'Italia per cercare pace.  Cosi' e' la vita!

Riposo sotto un grande albero

Al mercato una signora con il classico gonnellino


12 luglio Neiafu
Dopo un po' di spesa al mercato ( che prezzi!!! come faranno questi a
campare?) girovaghiamo per qualche foto.  Ecco la signora con il tradizionale gonnellino di foglia di palma, i ragazzi che vanno a scuola, gli operai che armeggiano intorno al porto.
Tutto in un'atmosfera rilassata e tranquilla.   Infatti qui alle Tonga
il ritmo e' ancor piu rallentato rispetto alla Polinesia. La domenica e'
vietato,per legge, lavorare e si va in chiesa: cattolica, mormone o protestante che sia.
Le Tonga sono l'insieme di tre arcipelaghi per un totale di 170 isole
vulcaniche o coralline di cui solo 45 abitate.    E l'unico paese della
Melanesia (non piu' Polinesia) che non sia stato conquistato e l'unico governato da una monarchia costituzionale.  Il re, che racconta di essere di discendenza divina, e' come tutti i tongani di stazza elevata.
Suo padre Taufa'ahau Tupou IV quando, nel 1976, tento' di pesarsi ruppe la bilancia che era arrivata a segnare 210 kg!  Qui la taglia non e' un problema ma, al contrario, un segno di ricchezza e prestigio.
Ben si coniuga l'opulenza con la vita tranquilla e rilassata delle “Frendly Islands”: cosi' battezzate da Cook quando fu accolto “da un gran numero di indigeni dai corpi perfetti e dagli occhi espressivi” ( ora sono rimasti solo questi ultimi ).
Oggi lo sono ma tanto frendly non dovevano essere all'epoca del capitano inglese perche' progettarono di catturarlo, durante una festa per tutto l'equipaggio, e ,secondo tradizione, mangiarselo.  Fu solo una feroce litigata tra i capi indigeni, che non erano tutti d'accordo sul metodo, che preservo' il nostro navigatore.  Si salvo' quella volta ma non dopo qualche tempo alle Hawaii quando,per unanime decisione dei capi tribali, fini' nel pentolone (come nella nota barzelletta del bunga bunga resa famosa dal nostro,non rimpianto, ex ex Presidente del Consiglio).  E con lui tutte le sue scoperte.

Paolo