IN NAVIGAZIONE DA COCOS ISLAND A RODRIGUEZ
Ieri siamo partiti da Cocos, l'ultimo atollo di questo giro del mondo.
Il resto della navigazione prevede qualche altra isola, non molte, ma
nessun'altra con formazione geologica come questa. E' stato un
piacevole revival degli anni trascorsi in Pacifico; invece per
Maurizio,Marco e Stefano il primo della loro vita.
Sarebbero rimasti volentieri qualche giorno in piu' ma la tabella di
marcia imposta dal programma (che deve tener conto delle assenze di
Enrico) ci obbliga a partire. Un altro motivo per restare sarebbe stato
quello di far amicizia,in questo posto sperduto, con gli equipaggi delle
altre sei barche tutte riparate in questa baia.
C'erano svedesi,australiani,neozelandesi e pensate... una barca di
romani, si proprio di quelli che prima di partire stavano a Fiumara
(Fiumicino).
Marzia ed Alessandro hanno abbandonato il “biondo Tevere” nel 2010 e non
hanno ancora una data di rientro. Infatti loro resteranno qui ben un
mese e poi andranno alle Comore,canale di Mozambico per arrivare verso
novembre in Sud Africa; chi sa se ci ritroveremo a Durban meta finale
della navigazione di quest'anno. E pensare che Marzia l'avevo
conosciuta piu' di dieci anni fa ai tempi delle regate “Roma per due e
Roma per tutti”. Faceva parte di un equipaggio tutto femminile ed io ed
Enzo Scotto che su Argentina cercavamo di passare la boa di Lipari
chiedemmo acqua, grazie alla superiorita' della nostra barca. La
risposta ve la lascio immaginare ma non fu certamente da gentil donne.
Ora stiamo navigando con rotta ovest, circa una ventina di gradi in piu'
rispetto alla rotta diretta verso Rodriguez. Questa scelta ci e' stata
suggerita da Bob,il solito metereologo che ci ha aiutato per andare
dalle Fiji in Nuova Zelanda e da li per tornare alle Vanuatu.
Lui ha scelto questa rotta perche' dice che a latitudini piu' basse c'e'
molto vento; invece generalmente si va piu' a sud proprio per poter poi
poggiare quando il vento rinforza. Speriamo che abbia scelto bene!
Per adesso l'aliseo e' costante e il tempo bello, speriamo che duri
cosi' fino all'arrivo. Data prevista 5-6 agosto.
Questo e' l'ultimo diario perche' Renato (che lo pubblica) andra', come
voi, in vacanza. Riprendera' a fine mese prossimo.
Buone vacanze a tutti.
Paolo
... il grande e forte aliseo, pieno di impeto e gioia, salubre e vitale: un'eterna e costante boccata d'aria. "H.Martinson"
Cari amici ecco il nuovo blog che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti.
Paolo.
giovedì 27 luglio 2017
martedì 25 luglio 2017
25 luglio Cocos Island lat 12 05 sud long 96 52 est
UNA SOSTA POCO UTILE
Ieri mattina presto siamo arrivati a Cocos, un piccolo atollo formato da
tre isolette sperdute nell'Oceano Indiano.
Anche questo e' un protettorato australiano e anche qui c'e' sempre una
nave militare alla fonda che presidia la situazione per evitare sbarchi
(tipo Lampedusa). Anche se arrivare fino qui dall'Indonesia (la terra
piu' vicina) con barche approssimative, come quelle che portano da noi i
migranti, mi sembra una cosa molto difficile.
Infatti questo tratto da Christmas a Cocos ci ha dato un anticipo di
quello che potrebbe essere il vento nell'oceano Indiano. Fino ad ora
sempre tra i 20 e i 30 nodi e mare di conseguenza.
La prossima tratta fino all'isola di Rodriguez sara' di 2000 miglia.
Ho titolato questo post in quel modo perche' un atollo su cui avevamo
riposto tante aspettative si e' rivelato difficilissimo da fruire.
Intanto la cosa piu' complicata e' scendere a terra. Si perche' dal
posto in cui siamo ancorati (appena sotto Direction island l'isoletta
piu' a nord) si puo'facilmente scendere a quest'isola ma bisogna andare
a quella piu' a sud, Home island, dove c'e' il posto di polizia e
qualche negozio. Sono circa 2 miglia controvento (20-30 kn) tra corali
e bassifondi. Bisognerebbe avere un tender molto piu' grosso con un
motore da almeno 15 cv.
Quindi assolto l'obbligo, nell'isola piu' importante, delle pratiche di
entrata (e purtroppo tocchera' rifarlo anche per l'uscita) per il resto
si sta in barca.
Sicuramente il mare qui e' bellissimo: un breve bagnetto ieri ci ha
mostrato coralli e tanti inoffensivi squaletti, ma il diving per le
immersioni e' aperto solo sabato e domenica e sta nella terza isola
ancora piu' lontana. Anche oggi siamo scesi a terra (all'isoletta
vicina) dove la vegetazione, il mare turchese mi hanno ricordato i
colori e le sensazioni bellissime delle Tuamotu. Si, sicuramente un
pregio queste Cocos lo hanno: quello di darti un ultimo richiamo dei
favolosi mari del sud.
Poiche' e' impossibile spedire foto ritornate con la memoria alle
immagini delle Tuamotu o delle San Blas: le classiche palme da cocco
piantate su linee di sabbia dorata e un caledoscopio dal blu al
marrone,dal turchese all'oro.
Domani partiremo per questa lunga traversata e penso di mandarvi ancora
qualche diario perche' poi Renato (che con passione e pazienza pubblica
i blog che gli invio) andra' in vacanza e vi sara' quindi un chiuso per
ferie.
Buon vento a noi.
Paolo
Ieri mattina presto siamo arrivati a Cocos, un piccolo atollo formato da
tre isolette sperdute nell'Oceano Indiano.
Anche questo e' un protettorato australiano e anche qui c'e' sempre una
nave militare alla fonda che presidia la situazione per evitare sbarchi
(tipo Lampedusa). Anche se arrivare fino qui dall'Indonesia (la terra
piu' vicina) con barche approssimative, come quelle che portano da noi i
migranti, mi sembra una cosa molto difficile.
Infatti questo tratto da Christmas a Cocos ci ha dato un anticipo di
quello che potrebbe essere il vento nell'oceano Indiano. Fino ad ora
sempre tra i 20 e i 30 nodi e mare di conseguenza.
La prossima tratta fino all'isola di Rodriguez sara' di 2000 miglia.
Ho titolato questo post in quel modo perche' un atollo su cui avevamo
riposto tante aspettative si e' rivelato difficilissimo da fruire.
Intanto la cosa piu' complicata e' scendere a terra. Si perche' dal
posto in cui siamo ancorati (appena sotto Direction island l'isoletta
piu' a nord) si puo'facilmente scendere a quest'isola ma bisogna andare
a quella piu' a sud, Home island, dove c'e' il posto di polizia e
qualche negozio. Sono circa 2 miglia controvento (20-30 kn) tra corali
e bassifondi. Bisognerebbe avere un tender molto piu' grosso con un
motore da almeno 15 cv.
Quindi assolto l'obbligo, nell'isola piu' importante, delle pratiche di
entrata (e purtroppo tocchera' rifarlo anche per l'uscita) per il resto
si sta in barca.
Sicuramente il mare qui e' bellissimo: un breve bagnetto ieri ci ha
mostrato coralli e tanti inoffensivi squaletti, ma il diving per le
immersioni e' aperto solo sabato e domenica e sta nella terza isola
ancora piu' lontana. Anche oggi siamo scesi a terra (all'isoletta
vicina) dove la vegetazione, il mare turchese mi hanno ricordato i
colori e le sensazioni bellissime delle Tuamotu. Si, sicuramente un
pregio queste Cocos lo hanno: quello di darti un ultimo richiamo dei
favolosi mari del sud.
Poiche' e' impossibile spedire foto ritornate con la memoria alle
immagini delle Tuamotu o delle San Blas: le classiche palme da cocco
piantate su linee di sabbia dorata e un caledoscopio dal blu al
marrone,dal turchese all'oro.
Domani partiremo per questa lunga traversata e penso di mandarvi ancora
qualche diario perche' poi Renato (che con passione e pazienza pubblica
i blog che gli invio) andra' in vacanza e vi sara' quindi un chiuso per
ferie.
Buon vento a noi.
Paolo
domenica 23 luglio 2017
22 luglio oceano Indiano lat 11 14 sud long 101 41 est
IN NAVIGAZIONE VERSO COCOS ISLAND
21 luglio Oggi partiremo verso Cocos ma prima cercheremo di vedere se
si puo' fare qualcosa per il generatore e il watt&sea (idrogeneratore)
che hanno deciso di scioperare. Gia' ieri era venuto a bordo Tony,
l'unico meccanico dell'isola;aveva fatto i primi tentativi e preso sia
la pompa del gasolio del generatore sia i libretti di istruzione dei due
oggetti.
Alle otto puntuale e' sul molo e lo portiamo a bordo. Comincia a
trafficare col generatore e dopo un'ora sentenzia che la pompa e'
kaput,probabilmente anche la centralina ce ne vorrebbe una nuova ma per
venire dall'Australia impiegherebbe almeno una settimana:escluso.
Passiamo al watt&sea e facciamo tutte le prove che lui ha trovato
leggendo su internet. Anche qui niente da fare: cercheremo di ripararlo
all'isola di Reunion dove, essendo Francese come l'idrogeneratore, forse
c'e' l'assistenza. Altrimenti lo spediremo in Francia per la revisione
tanto la barca dovra' stare ferma fino al 10 ottobre quando ritornera'
Enrico per fare l'ultimo tratto Da Reunion a Durban, sud Africa. Per il
suo disturbo 12 ore di lavoro ci sfila 750$ australiani, piu' di 500
euro; non male per non aver riparato niente.
L'unica nostra fonte di energia sara' l'alternatore del motore.
Verso le 13 ,dopo un bagno sotto la barca per fissare negli occhi il
magnifico fondale, alziamo le vele con rotta 260 per 530 miglia.
L'aliseo ci spinge regolare a 8-10 nodi, il tempo e' buono e la
navigazione piacevole anche se un po' scomoda perche' al traverso.
Nonostante tutto decido di cimentarmi in una carbonara. Per me era
buona (azzardo, ottima) ma i cuochi ufficiali di bordo Maurizio e
Stefano mi criticano aspramente per aver fatto il soffritto con la
cipolla!! Consulteremo l'Artusi e Lisa Biondi per vedere chi ha
ragione.
22 luglio 6 di sera. Siamo circa a meta' percorso e quindi un po' in
anticipo sui tempi per arrivare a Cocos almeno con le prime luci del
mattino. Procediamo randa in seconda mano e trinchetta ma Argentina
fila lo stesso a sette nodi e mezzo. Stasera Maurizio e Stefano si sono
ripresi il loro ruolo ufficiale per un risotto con la zucca ma
finalmente il soffritto lo fanno con cipolla! Io terro' sempre fede
alla scuola della mia signora Rita che per fortuna rivedro' finalmente
tra meno di un mese in Madagascar.
Paolo
21 luglio Oggi partiremo verso Cocos ma prima cercheremo di vedere se
si puo' fare qualcosa per il generatore e il watt&sea (idrogeneratore)
che hanno deciso di scioperare. Gia' ieri era venuto a bordo Tony,
l'unico meccanico dell'isola;aveva fatto i primi tentativi e preso sia
la pompa del gasolio del generatore sia i libretti di istruzione dei due
oggetti.
Alle otto puntuale e' sul molo e lo portiamo a bordo. Comincia a
trafficare col generatore e dopo un'ora sentenzia che la pompa e'
kaput,probabilmente anche la centralina ce ne vorrebbe una nuova ma per
venire dall'Australia impiegherebbe almeno una settimana:escluso.
Passiamo al watt&sea e facciamo tutte le prove che lui ha trovato
leggendo su internet. Anche qui niente da fare: cercheremo di ripararlo
all'isola di Reunion dove, essendo Francese come l'idrogeneratore, forse
c'e' l'assistenza. Altrimenti lo spediremo in Francia per la revisione
tanto la barca dovra' stare ferma fino al 10 ottobre quando ritornera'
Enrico per fare l'ultimo tratto Da Reunion a Durban, sud Africa. Per il
suo disturbo 12 ore di lavoro ci sfila 750$ australiani, piu' di 500
euro; non male per non aver riparato niente.
L'unica nostra fonte di energia sara' l'alternatore del motore.
Verso le 13 ,dopo un bagno sotto la barca per fissare negli occhi il
magnifico fondale, alziamo le vele con rotta 260 per 530 miglia.
L'aliseo ci spinge regolare a 8-10 nodi, il tempo e' buono e la
navigazione piacevole anche se un po' scomoda perche' al traverso.
Nonostante tutto decido di cimentarmi in una carbonara. Per me era
buona (azzardo, ottima) ma i cuochi ufficiali di bordo Maurizio e
Stefano mi criticano aspramente per aver fatto il soffritto con la
cipolla!! Consulteremo l'Artusi e Lisa Biondi per vedere chi ha
ragione.
22 luglio 6 di sera. Siamo circa a meta' percorso e quindi un po' in
anticipo sui tempi per arrivare a Cocos almeno con le prime luci del
mattino. Procediamo randa in seconda mano e trinchetta ma Argentina
fila lo stesso a sette nodi e mezzo. Stasera Maurizio e Stefano si sono
ripresi il loro ruolo ufficiale per un risotto con la zucca ma
finalmente il soffritto lo fanno con cipolla! Io terro' sempre fede
alla scuola della mia signora Rita che per fortuna rivedro' finalmente
tra meno di un mese in Madagascar.
Paolo
venerdì 21 luglio 2017
20 luglio bis Christmas islands
A SPASSO PER CHRISTMAS
20 luglio Il giorno dopo l'assalto scendiamo a terra.
Un enorme pontile serve per varare due piccoli rimorchiatori che aiutano
ad attraccare le tre navi che settimanalmente vengono a caricare i
fosfati.
L'isola dall'ottocento e' divenuta praticamente una cava a cielo aperto.
Nonostante cio',grazie alla pignoleria australiana, il mare e'
pulitissimo e ricco di pesci e coralli,poi anche andando in giro dentro
l'isola non si vedono particolari sconci del territorio.
Andiamo all'ufficio turistico per aver qualche notizia. Una cartina e
una piccola pubblicazione ci guideranno nel giro. Dopo aver tentato
inutilmente di ricaricare due bombole del gas, io Maurizio e Stefano
affittiamo un fuoristrada che piu' sdrucito (nel senso della
carrozzeria) non si puo'. Ce lo da un taxista a cui avevamo chiesto di
accompagnarci ad un rent car. L'ufficio era chiuso e lui ci ha
proposto la sua auto. Prima di partire contattiamo Tony l'unico
meccanico dell'isola per cercare di riparare il generatore: verra'
appena puo'.
Maurizio alla guida (a destra come in tutti i paesi anglofoni) ci porta
nei vari posti indicati dalla cartina. Piccole baie turchesi
incassate in fondo a lunghi fiordi che smorzano la furia del mare; Blu
hole dove invece la forza delle onde spinge al cielo colonne di spruzzi
attraverso dei buchi verticali nella scogliera; grotte in cui arriva il
mare con un frastuono assordante; uccelli delle piu' varie specie volano
in cielo o a terra stanno a guardia dei loro piccoli appena usciti dal
guscio; foreste dagli alberi giganteschi in cui razzolano tranquilli
milioni di granchi rossi e pochi poderosi granchi del cocco.
Quelli rossi sono la carettiristica di quest'isola e infatti il suovenir
piu' venduto sono proprio loro in tutte le forme, dimensioni, materiali.
Si perche' a novembre escono dai boschi e vanno verso il mare a
deporre le uova e allora sia assiste ad una specie di flagello di Dio
come per le cavallette. In milioni si riversano dappertutto invadendo
strade,cortili ecc. Quella settimana e quindi impossibile circolare a
meno di non fare marmellate mostruose cosa vietatissima dalla legge.
Maurizio che oltre ad essere perfetto anglofono ne ha anche assorbito la
mentalita' si comporta di conseguenza; appena vede un puntino rosso
uscire dalla boscaglia arresta la macchina e aspetta che il crab sia
passato (non sulle strisce!).
Insomma un bel giro in un'isola per alcuni aspetti molto simile a quella
di Niue; ricordate quella dell'anno scorso nell'oceano Pacifico dopo la
Polinesia? Entrambe due scogli vulcanici conficcati in mezzo al mare.
Paolo
20 luglio Il giorno dopo l'assalto scendiamo a terra.
Un enorme pontile serve per varare due piccoli rimorchiatori che aiutano
ad attraccare le tre navi che settimanalmente vengono a caricare i
fosfati.
L'isola dall'ottocento e' divenuta praticamente una cava a cielo aperto.
Nonostante cio',grazie alla pignoleria australiana, il mare e'
pulitissimo e ricco di pesci e coralli,poi anche andando in giro dentro
l'isola non si vedono particolari sconci del territorio.
Andiamo all'ufficio turistico per aver qualche notizia. Una cartina e
una piccola pubblicazione ci guideranno nel giro. Dopo aver tentato
inutilmente di ricaricare due bombole del gas, io Maurizio e Stefano
affittiamo un fuoristrada che piu' sdrucito (nel senso della
carrozzeria) non si puo'. Ce lo da un taxista a cui avevamo chiesto di
accompagnarci ad un rent car. L'ufficio era chiuso e lui ci ha
proposto la sua auto. Prima di partire contattiamo Tony l'unico
meccanico dell'isola per cercare di riparare il generatore: verra'
appena puo'.
Maurizio alla guida (a destra come in tutti i paesi anglofoni) ci porta
nei vari posti indicati dalla cartina. Piccole baie turchesi
incassate in fondo a lunghi fiordi che smorzano la furia del mare; Blu
hole dove invece la forza delle onde spinge al cielo colonne di spruzzi
attraverso dei buchi verticali nella scogliera; grotte in cui arriva il
mare con un frastuono assordante; uccelli delle piu' varie specie volano
in cielo o a terra stanno a guardia dei loro piccoli appena usciti dal
guscio; foreste dagli alberi giganteschi in cui razzolano tranquilli
milioni di granchi rossi e pochi poderosi granchi del cocco.
Red crab |
Il granchio del cocco |
Quelli rossi sono la carettiristica di quest'isola e infatti il suovenir
piu' venduto sono proprio loro in tutte le forme, dimensioni, materiali.
Si perche' a novembre escono dai boschi e vanno verso il mare a
deporre le uova e allora sia assiste ad una specie di flagello di Dio
come per le cavallette. In milioni si riversano dappertutto invadendo
strade,cortili ecc. Quella settimana e quindi impossibile circolare a
meno di non fare marmellate mostruose cosa vietatissima dalla legge.
Maurizio che oltre ad essere perfetto anglofono ne ha anche assorbito la
mentalita' si comporta di conseguenza; appena vede un puntino rosso
uscire dalla boscaglia arresta la macchina e aspetta che il crab sia
passato (non sulle strisce!).
Insomma un bel giro in un'isola per alcuni aspetti molto simile a quella
di Niue; ricordate quella dell'anno scorso nell'oceano Pacifico dopo la
Polinesia? Entrambe due scogli vulcanici conficcati in mezzo al mare.
Paolo
giovedì 20 luglio 2017
19 luglio Christmas island
ARGENTINA ASSALTATA DAI.....MILITARI IN (QUASI) ASSETTO
DI GUERRA
19 luglio 2017. Nel
post di ieri vi avevo lasciato perche' stavano arrivando quelli della Quarantine, e invece no, sono
arrivati su un grande gommone super tecnologico quelli del Custom ed
Immigration.
Puntuali come un orologio svizzero rispetto
all'appuntamento comunicatoci per radio, ci abbordano e occupano, manu
militare, la barca. Li comanda
una bella giovane bionda che con modi spicci e
decisi e ovviamente col sorriso sulle labbra intima a noi
ed agli altri militari dove collocarsi.
Il Capo |
Due militi vengono spediti dentro la barca (entrando con
gli scarponi,anche se pulitissimi, ai piedi).
Altri due a guardia del pozzetto.
Lei seduta al tavolo del pozzetto dove viene ammesso Enrico
che da Bali e' lo skipper ufficiale e Maurizio,traduttore. Io, Marco e Stefano veniamo confinati dietro al timone come ai
tempi della scuola elementare quando ti mandavano,per punizione, dietro la
lavagna.
Intanto il megagommone supertecnologico rimane affiancato
con altri due militi a bordo che invece di legarlo tranquillamente ad Argentina
fanno avanti e indietro con i motori belli su di giri ....per allietare le
nostre orecchie.
La squadra con il loro gommone |
Come al solito domande,protocolli da riempire e
sopratutto controlli.
Mentre procede la parte burocratica, riemerge un milite
con una scatola in mano.
What is this? Eparina
what do you need it for? Serve
per evitare i trombi in caso di traumi violenti interviene Stefano, medico di
bordo, poi tradotto da Maurizio. Per
fortuna non hanno trovato la morfina che abbiamo a bordo, sempre per lo stesso
motivo per alleviare il dolore, e che avevamo dimenticato di dichiarare.
Probabilmente tuta questa severita' nasce dal fatto che
quest'isola e' un obiettivo dell'immigrazione e del traffico di droga
dalla vicina Indonesia.
Dopo un'ora di controllo tutto e' OK, si alzano e sempre
con la Kapo' in testa tolgono il disturbo.
La cosa strana e' stata che il drappello supertecnologico ed armato fino
ai denti non aveva un timbro da apporre sul passaporto per cui ufficialmente
non risulta il nostro ingrasso.
Dobbiamo fare ancora la famosa Quarantine: Enrico e
Maurizio scendono a terra per questo.
Tutto il contrario degli altri posti dove la prima cosa era accertarsi
che non avevamo problemi sanitari a bordo
(Quarantine) con conseguente perdita di alcuni generi
alimentari guidicati batteriofori.
Abbiamo quindi,al contrario della Nuova Zelanda, salvato
prosciutti,formaggi ecc.
Finalmente la buracrazia e' soddisfatta e siamo liberi.
La serata si conclude con un'ottima matriciana preparata
dall'illustrissimo professor Anania.
Paolo
martedì 18 luglio 2017
18 luglio Christmas island lat 10 25 sud long 105 40 est
Alle tre di pomeriggio entriamo nella baia NW dell'isola di Christmas,
prendiamo una boa e ci mettiamo in attesa dell'arrivo dei funzionari
della quarantine. Arriveranno fra due ore e ispezioneranno la barca per
vedere se portiamo microbi o sostanze inquinanti. Sembra una cosa ben
strana ma questi australiani sono meticolosi ed ossessivi quanto i
neozelandesi. Hanno paura che contaminiamo il loro territorio con chi
sa quali microrganismi. Sicuramente quando arriveranno ci faranno
buttare frutta, verdura o cos'altro? Vedremo.
Intanto due righe sulla traversata. Siamo partiti da Bali tre giorni fa
e abbiamo percorso 580 miglia con un buon aliseo che ci ha spinto in
maniera tranquilla fino qui.
Purtroppo durante la traversata abbiamo avuto alcuni inconvenienti. Si
e' rotto l'idrogeneratore che credo potremo riparare solo a Reunion. In
piu' il generatore era gia' rotto e quindi per produrre elettricita'
abbiamo dovuto far ricorso al motore,ultima fonte di energia anche se la
barca filava a vela a 10 nodi. Poi anche il dissalatore aveva smesso di
produrre ma per fortuna con Stefano, che oltre ad essere un ottimo
medico e' anche un ottimo compagno di navigazione e riparazione, ci
siamo messi d'impegno ed abbiamo risolto il problema; ci potremo ancora
lavare! E si perche' il prossimo posto dove ci legheremo ad una banchina
ed avremo acqua ed elettricita' sara' a Reunion cioe' fra 3000 miglia.
Speriamo almeno di trovare qui un meccanico per riparare il generatore.
Quest'isola si chiama Christmas perche' fu naturalmente scoperta il
giorno di Natale, per l'esattezza il 25 dicembre 1643 dal capitano
William Mynors, un inglese che come tanti giravano il mondo in cerca di
territori su cui piantare la bandiera Union Jack.
Oggi l'isola e' amministrata dall'Australia ed e' per questo che sono
cosi' rigorosi. Dal sito noonsite.com apprendiamo che addirittura e'
vietato scaricare in mare le acque chiare cioe' quelle del lavandino di
cucina e bagno: figuriamoci quelle scure cioe' gli scarichi del
gabinetto. Cioe' per lavarsi e andare al gabinetto dovremo andare a
terra dove sono previsti bagni e docce. Speriamo che stanotte io non ne abbia bisogno visto che i miei disturbi intestinali si stanno esaurendo.
Ora smetto perche' tra 5 minuti arriveranno gli australiani. Com'e'
andata ve lo diro'al prossimo post.
Paolo
prendiamo una boa e ci mettiamo in attesa dell'arrivo dei funzionari
della quarantine. Arriveranno fra due ore e ispezioneranno la barca per
vedere se portiamo microbi o sostanze inquinanti. Sembra una cosa ben
strana ma questi australiani sono meticolosi ed ossessivi quanto i
neozelandesi. Hanno paura che contaminiamo il loro territorio con chi
sa quali microrganismi. Sicuramente quando arriveranno ci faranno
buttare frutta, verdura o cos'altro? Vedremo.
Intanto due righe sulla traversata. Siamo partiti da Bali tre giorni fa
e abbiamo percorso 580 miglia con un buon aliseo che ci ha spinto in
maniera tranquilla fino qui.
Purtroppo durante la traversata abbiamo avuto alcuni inconvenienti. Si
e' rotto l'idrogeneratore che credo potremo riparare solo a Reunion. In
piu' il generatore era gia' rotto e quindi per produrre elettricita'
abbiamo dovuto far ricorso al motore,ultima fonte di energia anche se la
barca filava a vela a 10 nodi. Poi anche il dissalatore aveva smesso di
produrre ma per fortuna con Stefano, che oltre ad essere un ottimo
medico e' anche un ottimo compagno di navigazione e riparazione, ci
siamo messi d'impegno ed abbiamo risolto il problema; ci potremo ancora
lavare! E si perche' il prossimo posto dove ci legheremo ad una banchina
ed avremo acqua ed elettricita' sara' a Reunion cioe' fra 3000 miglia.
Speriamo almeno di trovare qui un meccanico per riparare il generatore.
Quest'isola si chiama Christmas perche' fu naturalmente scoperta il
giorno di Natale, per l'esattezza il 25 dicembre 1643 dal capitano
William Mynors, un inglese che come tanti giravano il mondo in cerca di
territori su cui piantare la bandiera Union Jack.
Oggi l'isola e' amministrata dall'Australia ed e' per questo che sono
cosi' rigorosi. Dal sito noonsite.com apprendiamo che addirittura e'
vietato scaricare in mare le acque chiare cioe' quelle del lavandino di
cucina e bagno: figuriamoci quelle scure cioe' gli scarichi del
gabinetto. Cioe' per lavarsi e andare al gabinetto dovremo andare a
terra dove sono previsti bagni e docce. Speriamo che stanotte io non ne abbia bisogno visto che i miei disturbi intestinali si stanno esaurendo.
Ora smetto perche' tra 5 minuti arriveranno gli australiani. Com'e'
andata ve lo diro'al prossimo post.
Paolo
14 Luglio BALI MARINA
3 GIORNI A SPASSO PER BALI
11 luglio. Alle 8 arriva puntuale Uaial, l'autista che ci portera' a
conoscere quest'isola, meta classica di turismo internazionale. La
caratteristica di Bali e' di essere l'unica isola rimasta induista ed,
in parte, buddista. Furono i commercianti indiani,arrivati qui gia' nel
primo secolo D.C., a diffondere queste religioni nelle isole piu' a sud
dell'arcipelago indonesiano. Poi nel VII secolo arrivarono i
commercianti arabi mussulmani e la maggior parte dell'Indonesia segui'
l'Islam. Oggi ben l'86% della popolazione e' mussulmana, il 9%
cristiana (dall'avvento di portoghesi e poi degli olandesi) e solo il 2%
induista concentrata a Bali;il resto ancora animista sopratutto nelle
zone piu' remote.
Questa caratteristica fa di quet'isola un unicum del piu' popoloso
arcipelago del mondo: 250 milioni di persone,la quarta nazione al mondo
dopo Cina,India e Stati Uniti.
La prima sosta e' ad un negozio laboratorio di tessuti per acquistare,
dice Uaial, il sarong: un pezzo di stoffa con cui cingersi i fianchi
(uomini e donne) per poter entrare nei templi. In realta' di
laboratorio c'e' poco dato che le signore messe in bella mostra davanti
ai telai a mano iniziano a lavorare solo quando ci avviciniamo. Il
resto e' un enorme negozio in cui graziose fanciulle si sperticano a
magnificare la qualita' dei tessuti per convincerti ad acquistare.
Niente,i prezzi troppo alti e l'eccessiva pressione del personale ci
convincono a uscire a mani vuote. Compreremo un sarong poco dopo da un
ambulante quando ci fermeremo in un parcheggio con panorama.
Arriviamo al Pura (tempio) Besakih. E' il piu' importante di Bali. In
realta' si tratta di un vasto complesso costituito da 23 diversi templi
collegati tra loro su cui primeggia il Pura Penataran Agung.
Quest'ultimo tempio su sei terrazze lungo il pendio che sale verso il
Gunung Agung: la montagna piu' alta e venerata di Bali. Questo vulcano
attivo (ma ha sempre risparmiato il tempio) alto 3000 metri fa da sfondo
alle pagode slanciate del complesso. Qui, al contrario dell'India da
dove proviene l'Induismo, i templi sono caratterizzati da queste
semplici pagode multipiano che gia' risentono della vicinanza
dell'estremo oriente. Nel Tamil Nadu (sud India,massimo centro
dell'Induismo) il tempio e' una vera citta' con alte torri decorate da
un tripudio di sculture che narrano tutta la mitologia indu',con grandi
edifici porticati, con grandi vasche-piscine dove fare abluzioni e
offerte.
L'atmosfera che si respira a Pura Penataram Agung e' molto variegata:
dal misticismo evidente dei monaci, ai sorrisi dei ragazzi portati qui
in gita scolastica, ai petulanti vu cumbra' che ti infastidiscono come
mosche, alle processioni di turisti occidentali e giapponesi che si
riconoscono immediatamente dal pallore ancora non svanito sotto i pur
potenti raggi del sole e dal mal acconciato sarong. A proposito di
indossare il sarong, questa e' una delle regole per poter entrare nei
templi, ma il regolamento,tra le tante altre cose, vieta l'ingresso alle
donne incinte o interessate dal ciclo. Chi sa quante turiste avranno
violato le prescrizioni!
Ritorniamo al parcheggio,invaso da taxi e pulman, mentre Uaial ci viene
incontro.
La seconda tappa e' al lago Batur, un grande lago in un enorme caldera
vulcanica; la cima,da cui scendono le recenti colate laviche, e' ornata
da un bel pennacchio di fumo. Il pranzo,vista lago, mi fa assaggiare un
coregone locale: un vero schifo e forse causa di dissenteria per qualche
giorno.
Nel pomeriggio ci affacciamo sulle risaie di Tegal Lalang dichiarate
dall'Unesco patrimonio dell'umanita'. Sui terrazzamenti un formicolio
di turisti ci fa desistere dalla sia pur interessante passeggiata.
Si va verso Ubud. Ecco Goa Gajah, un tempio scavato dentro il fianco di
una collina. Si entra attraverso la bocca di una divinita' scolpita
nella roccia che con le mani,per proteggere i fedeli e allontana gli
spiriti maligni. All'interno una buia camera a T in cui troneggia il
linga di Shiva.
Anche qui ondate di turisti che nel percorso prestabilito cascano nelle
grinfie di una vecchia che ti benedice e ti segna sulla fronte con 5
chicchi di riso e un fiore all'orecchio,il tutto per una offerta che
moltiplicata per il gran numero delle persone fa un bel gruzzoletto.
Ovviamente anche noi ci siamo cascati.
Poi invece Yeh Pulu ci offre finalmente un posto silenzioso,immerso
nella foresta solcata da ruscelli; nessun turista. Un bassorilievo
scolpito sulla roccia nel XIV secolo mostra lungo i suoi 25 metri tante
scene di vita quotidiana. Alla fine del percorso una fonte in cui
un'altra vecchia che ti benedice e a cui do molto piu' volentieri
un'offerta.
La sera ceniamo insieme sotto un patio fatto di colonne di mogano, a
terra un parquet con listoni da far invidia alle piu' lussuose case
italiane: qui il legno non manca.
12 luglio. Enrico e Maurizio restano a Ubud. Io continuo altri due
giorni proseguendo il giro consigliato da Giuseppe Fisicaro, esperto
capogruppo di Avventure nel mondo.
La prima tappa a Pura Luhur Batatau: un altro tempio importante ma ,per
fortuna quasi deserto. Bello anche per il silenzio e la solitudine.
Seconda tappa alle risaie di Jatuliwith: belle ma piove, nemmeno una
foto.
Terza tappa al tempio Pura Ulun Danu. Un immenso parcheggio anticipa
quello che ci sara' dentro. Infatti folle di persone si accalcano nei
luoghi piu' belli di questo tempio sull'acqua per selfarsi con grandi e
smaglianti sorrisi. Con l'ombrello aperto passeggio in mezzo alle
bellissime pagode costruite sul bordo o dentro il lago astraendomi sia
dalla pioggia che dalla massa urlante.
“Il posto sarebbe bellissimo” dice una signora e allora io “si,se non
ci fosse tutto questo casino”. “Come ha ragione”. Ci presentiamo. Denise
e Franco sono una coppia di Brescia in giro come me senza viaggi
organizzati.
Subito e' un contatto simpatico e piacevole ritrovandoci con giudizi e
idee in comune anche parlando della situazione italiana. Chiacchieriamo
riparati sotto il tetto di una pagoda finche' non vedo il povero Uaial
che fradicio mi e' venuto a cercare pensando che mi fossi perso. Mi e'
sembrato di tornare indietro negli anni. 1990 con Rita in India. In un
tempio Indu giravo da solo e anche li l'autista affannato mi e' venuto a
cercare temendo che mi fossi perso, cioe' che lui avesse perso la fonte
di reddito costituita dal mio portafoglio.
Se si fosse persa Rita forse non sarebbe stato cosi' preoccupato,
infatti la sua considerazione era principalmente per me. Apriva la
porta della macchina a me non a Rita; se Rita esprimeva un desiderio
,lui chiedeva prima a me il permesso. Le signore mi scuseranno...ma che
bella sensazione!
Saluto Denise e Franco e partiamo verso Munduk. Un paesetto in mezzo
alle montagne del nord dove Giuseppe straconsiglia un giro a piedi tra
foreste,cascate,risaie.
L'albergo che ho prenotato con internet (23 euro compresa colazione) mi
accoglie con letto a baldacchino in legno massello tutto istoriato e
zanzariera e un magnifico terrazzo sulla valle. Finalmente ha smesso di
piovere e i colori del tramonto mi fanno ben sperare.
13 luglio. Parto a piedi alle 8 munito di una fotocopia del percorso
che mi ha dato l'albergo. Una bellissima foresta punteggiata di
villaggetti in cui tutti hanno l'antenna parabolica anche se la casa non
e' finita. Dopo un paio di errori (c'e' una fitta rete di sentierini)
riesco ad arrivare a Coral waterfall. Una bella cascata in mezzo alla
foresta dove una modella sta posando con lo sfondo del getto d'acqua:
tutto il mondo e' paese.
Torno indietro e imbocco il sentiero per le risaie. Anche qui un altro
errore ma, chiedi a destra e manca, riesco a trovare uno che parla
inglese. “Sei andato troppo avanti,devi tornare indietro, se vuoi ti
accompagno io” OK. Mi porta con il suo motorino che va pure sugli
strettissimi sentierini e mi deposita al bivio che avevo superato. Gli
lascio una mancia. Mi incammino totalmente da solo in mezzo alle risaie
bellissime anche se ormai non piu' verdi perche' e' stato appena
raccolto il riso. Poi altri villaggetti, ognuno con il suo tempietto.
Qui si spende piu' per fare i templi che per farsi la casa. Anche in
questi posti sperduti i templi sono fatti con mattoni e moltissima
pietra scolpita. Le statue,le colonne, i capitelli,le decorazioni, i
bassorilievi nella stessa pietra sono fatti con grande raffinatezza.
Alla fine ne e' uscia una bella camminata di 5 ore tra natura e piccoli
insediamenti incontrando tante persone gentili e sorridenti.
14 luglio. Ieri sera sono arrivati Marco e Stefano. Con loro, in cinque,
traverseremo l'oceano Indiano per arrivare il 18 agosto a Reunion.
Oggi giornata dedicata alle pratiche burocratiche per fare l'uscita e
alla spesa. Domani partiremo e questo e' l'ultimo diario con le foto a
meno di non trovare internet a Christmas e Cocos Islands.
Paolo
11 luglio. Alle 8 arriva puntuale Uaial, l'autista che ci portera' a
conoscere quest'isola, meta classica di turismo internazionale. La
caratteristica di Bali e' di essere l'unica isola rimasta induista ed,
in parte, buddista. Furono i commercianti indiani,arrivati qui gia' nel
primo secolo D.C., a diffondere queste religioni nelle isole piu' a sud
dell'arcipelago indonesiano. Poi nel VII secolo arrivarono i
commercianti arabi mussulmani e la maggior parte dell'Indonesia segui'
l'Islam. Oggi ben l'86% della popolazione e' mussulmana, il 9%
cristiana (dall'avvento di portoghesi e poi degli olandesi) e solo il 2%
induista concentrata a Bali;il resto ancora animista sopratutto nelle
zone piu' remote.
Questa caratteristica fa di quet'isola un unicum del piu' popoloso
arcipelago del mondo: 250 milioni di persone,la quarta nazione al mondo
dopo Cina,India e Stati Uniti.
La prima sosta e' ad un negozio laboratorio di tessuti per acquistare,
dice Uaial, il sarong: un pezzo di stoffa con cui cingersi i fianchi
(uomini e donne) per poter entrare nei templi. In realta' di
laboratorio c'e' poco dato che le signore messe in bella mostra davanti
ai telai a mano iniziano a lavorare solo quando ci avviciniamo. Il
resto e' un enorme negozio in cui graziose fanciulle si sperticano a
magnificare la qualita' dei tessuti per convincerti ad acquistare.
Niente,i prezzi troppo alti e l'eccessiva pressione del personale ci
convincono a uscire a mani vuote. Compreremo un sarong poco dopo da un
ambulante quando ci fermeremo in un parcheggio con panorama.
Arriviamo al Pura (tempio) Besakih. E' il piu' importante di Bali. In
realta' si tratta di un vasto complesso costituito da 23 diversi templi
collegati tra loro su cui primeggia il Pura Penataran Agung.
Il tempio di Pura Besakin |
Pagode del tempio Pura Besakin |
Quest'ultimo tempio su sei terrazze lungo il pendio che sale verso il
Gunung Agung: la montagna piu' alta e venerata di Bali. Questo vulcano
attivo (ma ha sempre risparmiato il tempio) alto 3000 metri fa da sfondo
alle pagode slanciate del complesso. Qui, al contrario dell'India da
dove proviene l'Induismo, i templi sono caratterizzati da queste
semplici pagode multipiano che gia' risentono della vicinanza
dell'estremo oriente. Nel Tamil Nadu (sud India,massimo centro
dell'Induismo) il tempio e' una vera citta' con alte torri decorate da
un tripudio di sculture che narrano tutta la mitologia indu',con grandi
edifici porticati, con grandi vasche-piscine dove fare abluzioni e
offerte.
Sculture in arenaria su un portale del tempio |
Draghi a guardia dell'ingresso |
Uno strumento musicale con canne di bamboo |
Il grande bassorilievo di Yeh Pulu |
L'atmosfera che si respira a Pura Penataram Agung e' molto variegata:
dal misticismo evidente dei monaci, ai sorrisi dei ragazzi portati qui
in gita scolastica, ai petulanti vu cumbra' che ti infastidiscono come
mosche, alle processioni di turisti occidentali e giapponesi che si
riconoscono immediatamente dal pallore ancora non svanito sotto i pur
potenti raggi del sole e dal mal acconciato sarong. A proposito di
indossare il sarong, questa e' una delle regole per poter entrare nei
templi, ma il regolamento,tra le tante altre cose, vieta l'ingresso alle
donne incinte o interessate dal ciclo. Chi sa quante turiste avranno
violato le prescrizioni!
Ritorniamo al parcheggio,invaso da taxi e pulman, mentre Uaial ci viene
incontro.
La seconda tappa e' al lago Batur, un grande lago in un enorme caldera
vulcanica; la cima,da cui scendono le recenti colate laviche, e' ornata
da un bel pennacchio di fumo. Il pranzo,vista lago, mi fa assaggiare un
coregone locale: un vero schifo e forse causa di dissenteria per qualche
giorno.
Nel pomeriggio ci affacciamo sulle risaie di Tegal Lalang dichiarate
dall'Unesco patrimonio dell'umanita'. Sui terrazzamenti un formicolio
di turisti ci fa desistere dalla sia pur interessante passeggiata.
Si va verso Ubud. Ecco Goa Gajah, un tempio scavato dentro il fianco di
una collina. Si entra attraverso la bocca di una divinita' scolpita
nella roccia che con le mani,per proteggere i fedeli e allontana gli
spiriti maligni. All'interno una buia camera a T in cui troneggia il
linga di Shiva.
Le risaie di Tegal Lalang |
Anche qui ondate di turisti che nel percorso prestabilito cascano nelle
grinfie di una vecchia che ti benedice e ti segna sulla fronte con 5
chicchi di riso e un fiore all'orecchio,il tutto per una offerta che
moltiplicata per il gran numero delle persone fa un bel gruzzoletto.
Ovviamente anche noi ci siamo cascati.
Poi invece Yeh Pulu ci offre finalmente un posto silenzioso,immerso
nella foresta solcata da ruscelli; nessun turista. Un bassorilievo
scolpito sulla roccia nel XIV secolo mostra lungo i suoi 25 metri tante
scene di vita quotidiana. Alla fine del percorso una fonte in cui
un'altra vecchia che ti benedice e a cui do molto piu' volentieri
un'offerta.
La sera ceniamo insieme sotto un patio fatto di colonne di mogano, a
terra un parquet con listoni da far invidia alle piu' lussuose case
italiane: qui il legno non manca.
12 luglio. Enrico e Maurizio restano a Ubud. Io continuo altri due
giorni proseguendo il giro consigliato da Giuseppe Fisicaro, esperto
capogruppo di Avventure nel mondo.
La prima tappa a Pura Luhur Batatau: un altro tempio importante ma ,per
fortuna quasi deserto. Bello anche per il silenzio e la solitudine.
Seconda tappa alle risaie di Jatuliwith: belle ma piove, nemmeno una
foto.
Terza tappa al tempio Pura Ulun Danu. Un immenso parcheggio anticipa
quello che ci sara' dentro. Infatti folle di persone si accalcano nei
luoghi piu' belli di questo tempio sull'acqua per selfarsi con grandi e
smaglianti sorrisi. Con l'ombrello aperto passeggio in mezzo alle
bellissime pagode costruite sul bordo o dentro il lago astraendomi sia
dalla pioggia che dalla massa urlante.
“Il posto sarebbe bellissimo” dice una signora e allora io “si,se non
ci fosse tutto questo casino”. “Come ha ragione”. Ci presentiamo. Denise
e Franco sono una coppia di Brescia in giro come me senza viaggi
organizzati.
Franco e Denise, due bresciani conosciuti nel tempio di Pura Ulun Danu |
Prima di finire la casa si piazza l'antenna parabolica |
Subito e' un contatto simpatico e piacevole ritrovandoci con giudizi e
idee in comune anche parlando della situazione italiana. Chiacchieriamo
riparati sotto il tetto di una pagoda finche' non vedo il povero Uaial
che fradicio mi e' venuto a cercare pensando che mi fossi perso. Mi e'
sembrato di tornare indietro negli anni. 1990 con Rita in India. In un
tempio Indu giravo da solo e anche li l'autista affannato mi e' venuto a
cercare temendo che mi fossi perso, cioe' che lui avesse perso la fonte
di reddito costituita dal mio portafoglio.
Se si fosse persa Rita forse non sarebbe stato cosi' preoccupato,
infatti la sua considerazione era principalmente per me. Apriva la
porta della macchina a me non a Rita; se Rita esprimeva un desiderio
,lui chiedeva prima a me il permesso. Le signore mi scuseranno...ma che
bella sensazione!
Saluto Denise e Franco e partiamo verso Munduk. Un paesetto in mezzo
alle montagne del nord dove Giuseppe straconsiglia un giro a piedi tra
foreste,cascate,risaie.
L'albergo che ho prenotato con internet (23 euro compresa colazione) mi
accoglie con letto a baldacchino in legno massello tutto istoriato e
zanzariera e un magnifico terrazzo sulla valle. Finalmente ha smesso di
piovere e i colori del tramonto mi fanno ben sperare.
13 luglio. Parto a piedi alle 8 munito di una fotocopia del percorso
che mi ha dato l'albergo. Una bellissima foresta punteggiata di
villaggetti in cui tutti hanno l'antenna parabolica anche se la casa non
e' finita. Dopo un paio di errori (c'e' una fitta rete di sentierini)
riesco ad arrivare a Coral waterfall. Una bella cascata in mezzo alla
foresta dove una modella sta posando con lo sfondo del getto d'acqua:
tutto il mondo e' paese.
Coral waterfall |
Camminando lungo il sentiero |
Un piccolo tempio in uno sperduto villaggetto |
Le risaie di Munduk dove già è stato raccolto il riso |
Torno indietro e imbocco il sentiero per le risaie. Anche qui un altro
errore ma, chiedi a destra e manca, riesco a trovare uno che parla
inglese. “Sei andato troppo avanti,devi tornare indietro, se vuoi ti
accompagno io” OK. Mi porta con il suo motorino che va pure sugli
strettissimi sentierini e mi deposita al bivio che avevo superato. Gli
lascio una mancia. Mi incammino totalmente da solo in mezzo alle risaie
bellissime anche se ormai non piu' verdi perche' e' stato appena
raccolto il riso. Poi altri villaggetti, ognuno con il suo tempietto.
Qui si spende piu' per fare i templi che per farsi la casa. Anche in
questi posti sperduti i templi sono fatti con mattoni e moltissima
pietra scolpita. Le statue,le colonne, i capitelli,le decorazioni, i
bassorilievi nella stessa pietra sono fatti con grande raffinatezza.
Alla fine ne e' uscia una bella camminata di 5 ore tra natura e piccoli
insediamenti incontrando tante persone gentili e sorridenti.
14 luglio. Ieri sera sono arrivati Marco e Stefano. Con loro, in cinque,
traverseremo l'oceano Indiano per arrivare il 18 agosto a Reunion.
Oggi giornata dedicata alle pratiche burocratiche per fare l'uscita e
alla spesa. Domani partiremo e questo e' l'ultimo diario con le foto a
meno di non trovare internet a Christmas e Cocos Islands.
Paolo
venerdì 14 luglio 2017
10 luglio BALI
BENVENUTI A BALI IL DIVERTIMENTIFICIO DELL ' INDONESIA
9 luglio Alle quattro di pomeriggio arriviamo davanti al
canale d'ingresso del porto di Bali Benoa sulla punta sud dellisola.
La forte corrente di marea che percorre il canale ora comincia a fluire a
favore per entrare. Ammainiamo le vele e a motore inziamo il percorso
tra le boe rosse e verdi che delimitano il passaggio.
Mentre ci avviciniamo notiamo decine e decine di oggetti volanti. Sono aquiloni, materassi (!?), paracaduti con appese o infilate dentro decine di persone. Sono trainati da motoscafi che sfrecciano a folle velocità rischiando di aggrovigliare le corde che sollevano gli oggetti volanti.
Insomma peggio di Rimini all'ennesima potenza.
Procediamo, con attenzione, dentro al canale fino ad arrivare di fronte a Bali Marina. Io avevo cercato inutilmente di prenotare da febbraio e anche il nostro agente di Kupang ,Frenky dice di aver telefonato e prenotato. Non sarà così perché il marina alla radio ci risponde che non c'è posto. Adocchio una barca francese legata in banchina e allora forte della comune bandiera chiediamo il favore di legarci a loro. OK, grazie, problema risolto.
A terra l'ufficio del marina ci dice che siamo in lista d'attesa. Domani forse si libera un posto. Speriamo! Intanto la musica a tutto volume proveniente da decine di barconi per turisti che partono e arrivano in continuazione ci spaccano i.... timpani. Pazienza, speriamo che stanotte almeno abbassino il volume.
Mentre ci avviciniamo notiamo decine e decine di oggetti volanti. Sono aquiloni, materassi (!?), paracaduti con appese o infilate dentro decine di persone. Sono trainati da motoscafi che sfrecciano a folle velocità rischiando di aggrovigliare le corde che sollevano gli oggetti volanti.
Insomma peggio di Rimini all'ennesima potenza.
Procediamo, con attenzione, dentro al canale fino ad arrivare di fronte a Bali Marina. Io avevo cercato inutilmente di prenotare da febbraio e anche il nostro agente di Kupang ,Frenky dice di aver telefonato e prenotato. Non sarà così perché il marina alla radio ci risponde che non c'è posto. Adocchio una barca francese legata in banchina e allora forte della comune bandiera chiediamo il favore di legarci a loro. OK, grazie, problema risolto.
A terra l'ufficio del marina ci dice che siamo in lista d'attesa. Domani forse si libera un posto. Speriamo! Intanto la musica a tutto volume proveniente da decine di barconi per turisti che partono e arrivano in continuazione ci spaccano i.... timpani. Pazienza, speriamo che stanotte almeno abbassino il volume.
10 luglio Fortunatamente il posto si è liberato e finalmente piazziamo la barca come si deve. A terra completiamo altre pratiche burocratiche e incontriamo Uaial che ci farà da autista per tre giorni per girare l'interno dellisola. Veramente Maurizio ed Enrico si fermeranno domani sera ad Ubud ed io proseguiro' col driver come un vero signore inglese in viaggio tutto solo.
Poi vi dirò.
Paolo
lunedì 10 luglio 2017
9 luglio in navigazione verso BALI lat 8 36 sud long 115 35 est
ISOLE GILI - LOMBOK : UN BUON POSTO PER ANDARE IN VACANZA
NEI MARI TROPICALI
7 luglio Dopo una
navigazione di 240 miglia alle cinque di pomeriggio caliamo l'ancora sulla
costa ovest di Gili Meno.
La navigazione e' stata la piu' varia possibile: dal
vento forte all'assenza totale. Cio' e' dovuto al fatto che ,navigando
sottovento alle isole (a nord di Sumbawa e Lombok) l'aliseo e' bloccato dalle
montagne o accelera molto in corrispondenza di valloni o di canali.
Scendiamo, con difficolta' (per il reef) a terra e dopo
aver prenotato le immersioni per Enrico eccoci seduti al ristorante sulla
spiaggia.
Il mare dell'isola Gili Meno - Lombok |
8 luglio Le isole
Gili, tre coriandoli a sole 2 miglia dalla piu'
grande Lombok, stanno diventando una meta turistica molto
frequentata sia per la sua vicinanza a Bali (l'isola piu' visitata
dell'Indonesia) sia per il bel mare contornato da barriere coralline piene di
vita sottomarina in cui lo snorkeling e il diving offrono soddisfazioni a piene
mani.
Noi abbiamo scelto Meno,quella di mezzo,che, secondo la
guida, e' la
“meno” incasinata di questo piccolo arcipelago. Un'isola ovale lunga
un chilometro e mezzo bordata tutt'attorno di bellissime
spiagge ed oltre da una barriera notevole.
Mentre Enrico fa le sue immersioni, io cerco febbrilmente
di inviare messaggi a Mirel (un tecnico della Tecnomar) per vedere se riesce a
trovare un pezzo del primo autopilota che si e' piantato improvvisamente. Ce lo
porteranno,se si trova, Marco e Stefano che ci raggiungeranno a Bali il 13.
Poi con Maurizio ci facciamo una bella passeggiata lungo
tutto il perimetro dell'isola. Spiagge,reef e palme. Poi tanti turisti,tutti occidentali, a
prendere la tintarella o a mangiare nei tanti ristoranti disseminati, insieme a
modeste pensioni e lussuosi resort, lungo tutta la costa.
Insomma un buon posto per farsi un po' di mare tropicale
a prezzi contenuti dopo magari aver visitato la perla dell'Indonesia: Bali
Sulla spiaggia |
Vu cumpra |
Una bella casa all'interno dell'isola |
Il solo mezzo di trasporto |
9 luglio A Bali
ormai mancano poche miglia. Il nostro agente Frenky ci
ha prenotato un posto nel marina. A me Bali marina non mi ha mai risposto.
Vedremo!
Paolo
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