Bonsoir madame! Gianni, con aria galante, saluta così la poliziotta della dogana appena atterrati a Papeete. La poliziotta lo guarda stupita e lo corregge sorridendo: bonjour monsieur! pas bonsoir...
Tradotto: ma che buonanotte signore! Sono le sei del mattino... Effetti del jet leg.
E' buio, il sole ancora non è uscito ma per noi che veniamo da Roma è come se fosse appena tramontato, perché ci sono dodici ore di differenza fra l'Italia e la Polinesia francese. Per giunta si scivola indietro nel tempo perché ci siamo spostati verso ovest: siamo partiti giovedì mattina, 17 settembre, e anche se abbiamo volato per trenta ore, quando arriviamo è venerdì mattina, 18 settembre. Ecco spiegata la divertente gaffe di Gianni. Ma a parte questa confusione mentale, il jet leg non fa alcun altro effetto su di lui: è pimpante e caricato come una molla, al contrario della sorella che invece è completamente rintronata dalla differenza di fuso orario. Per fortuna su Argentina ci accolgono con molta comprensione e la partenza per la nostra prima tappa, Moorea è rimandata a domenica. Sabato c'e' una gita in programma al Lavatube, un tunnel scavato nella roccia dalla lava vulcanica, sulle pendici di una delle montagne di Tahiti, con Salvatore e Lucia, mentre Enrico si farà una delle sue immersioni che gli piacciono tanto, nella Vallee blanche. Cosi' Vella avrà tempo per riprendersi. Gianni non ha dubbi: vengo anche io al Lavatube. La mattina di sabato, alle sei e mezzo, tutti si svegliano per andare alle rispettive destinazioni. Enrico, con la sua tuta da sub, Paolo, Salvatore Lucia e Gianni con la torcia frontale. Vella resta invece a dormire, Piero penserà a custodire la barca. Ma il tubo scavato dalla lava è pieno d'acqua a causa della pioggia caduta per tutta la notte e la gita salta. I prodi speleologi tornano alla base navale e tutto finisce in gloria. Per compensare la delusione, la sera si va a cena fuori,anche perché Salvatore e Lucia partono per l'Italia e devono correre in aeroporto a fare il check in per non finire in posti poco gradevoli.
Domenica mattina finalmente si levano gli ormeggi ma prima, Paolo sale in cima all'albero per riparare una luce che si e' spenta e non si riaccende più. E'uno spettacolo vederlo appeso a una corda ad altezze vertiginose mentre armeggia con brugole e nastro adesivo. Intanto Enrico ripiega la sua bici da barca. Finalmente, alle 11:30 Argentina fa rotta verso Moorea. Su questa bellissima isola chi ha letto i diari precedenti sa tutto perché e' una tappa obbligata verso altri lidi, tranne l'origine del nome: Moorea significa "lucertola gialla" e deriverebbe dal nome di una delle famiglie che la governarono, mentre secondo altri il toponimo si riferisce a un'immagine apparsa a un sacerdote durante una sua visita sull'isola. Sta di fatto che qualunque sia l'origine del nome, questa isola è affascinante per la sua natura quasi dolomitica e per le spiagge pronte ad accogliere i naviganti come noi o i turisti che si fermano per qualche giorno nei bungalow sistemati lungo la strada che circonda l'isola. Durante la stagione invernale gli ottomila abitanti della "lucertola gialla" si dedicano alla coltivazione dell'ananas. Sono quelli che ne producono di più in tutta la Polinesia. Dopo Moorea, nel nostro caso, il tour prevede una sosta alle isole di Hauhine, poi Bora Bora, Tahaa e infine Raiatea, insomma il meglio del meglio delle Isole Sottovento, nel più ampio l'arcipelago delle Società.
Unica delusione di una giornata stupenda dopo tre ore di navigazione di bolina e al traverso,non aver avvistato neanche una balena. Ci siamo rifatti con un ottimo tonno in padella per cena, cucinato da Vella che ormai ha brillantemente superato i danni della differenza di fuso orario.
Piero