Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

sabato 5 settembre 2015

Concerto per albero maestro, scotte, paterazzi, sarte volanti e draglie

02/09/2015 NOTTE POLINESIANA
Non ricordo esattamente dove si era, se a Rangiroa o ad Apataki, ancorati abbastanza bene ma con un bel po' di onda e sopratutto tanto vento. La musica non era di quelle "facili", come una qualsiasi sinfonia beethoveniana. Questa era roba dodecafonica, roba per palati esperti ed esigenti. Cercare una qualsiasi melodia di fondo era inutile, non c'era. C'era invece, questo sì il suono; se preferite, il rumore.  Il ritmo, con un basso di fondo, lo davano le scotte rotolanti, or di qua, or di là. I toni acuti li davano le vibranti drizze metalliche, accompagnate dalle sartie volanti, che essendo volgari corde (qui le chiamano cime) avevano un suono più ordinario, quasi volgaruccio. Il rollare dei tamburi era fornito dallo scafo tutto, che ogni tanto si alzava su se stesso e poi ricadeva, con un bel tonfo. Le draglie, quelle ringhierine che stanno sul bordo della barca, salmodiavano come tanti violini lontani. I paterazzi invece, quelli davano solo una vibrazione, afona ma continua. Sul tutto, come in certa musica dodecafonica, spiccava la prorompente personalità del compositore, il vento. Il nostro Beethoven, o Nono che dir si voglia, è il dominante vento da Est, uno dei mitici "Trade winds", che con il loro regime costante hanno alimentato il commercio oceanico, in tal modo fornendo le indispensabili basi della colonizzazione delle Americhe e di parte dell'Oriente. Il colonialismo, la rivoluzione industriale europea, lo schiavismo, senza Trade Winds forse ci sarebbero ugualmente stati, ma certamente con diverse manifestazioni e svolgimento storico. Lo spettatore ordinario davanti a tanta musica d'avanguardia esce sul pozzetto, per controllare se la barca è in pericolo, ma vedere che le porte delle cabine dei duumviri sono tranquillamente chiuse gli dà un senso di tranquillità; e torna a cercare di dormire, ma il concerto si replica fino al suo stordimento.
Salvatore

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