Lunedì 19 gennaio: Ile Fourchoue San Martin
Di buon ora lasciamo la boa nell’Anse du Grand Colombier dans l’île de Saint Barthélemy. Bartolomeo come il fratello di Cristoforo Colombo, ma anche come la notte in cui gli ugonotti fuggirono dalla Normandia per fondare questa colonia.
Ci portiamo col motore, in assenza quasi completa di vento, all’Ile Fourchue, a 3 NM a NW da Saint Barthélemy. In una splendida rada, antico cratere vulcanico, ed evitando lo scoglio “la Baleine” ci ormeggiamo ad una boa.
In rada fervono le attività “shampistiche” della componente femminile dell’equipaggio e quelle nautico-cantieristiche della componente maschile. In previsione delle prossime traversate nelle calme equatoriali di cui già abbiamo avuto un assaggio, è previsto l’imbarco di una dozzina di taniche di carburante in aggiunta ai 400 l del serbatoio del gasolio. Per assicurare tali taniche vengono montati un paio di golfari dal nostro bravo comandante mandrillo che col mandrino filetta l’alluminio dello specchio di poppa.
Inoltre il nostro giovine alternatore si scalda un po’ troppo nelle lunghe traversate, e seguendo il precetto di curare i sintomi e non le cause, si decide di montargli sopra un aspiratore, per la connessione elettrica per nostra fortuna ci possiamo avvalere di un prezioso schema
fornitoci da un esperto che così recita: collega il nero al negativo poi metti il rosso al positivo,
e se no’l vuoi a tutte l’ore inserisci pur l’interruttore.
Si passano le ore in rilassanti bagni nelle calde acque di gennaio insieme alle tartarughe marine ed infine dopo una giornata di tutto relax Rita, la nostra cuoca di bordo, ci prepara un aperitivo a base di rhum delle Antille, ed una splendida cena calabro-caraibica tipica.
Nel complesso per l’equipaggio qui giunto col volo del 14 gennaio questa è la quinta giornata di piacevole soggiorno nelle tranquille acque dei Caraibi, in rade ospitali, in piacevole compagnia… una vacanza da sogno!
Martedì 20 gennaio: Rade de Marigot, île de Saint Martin
La mattina dalla rada della Fourchoue poco ricettiva al segnale telefonico si inviano messaggi a destra e manca nel tentativo di arruolare qualche sfaccendato per rimpolpare l’equipaggio per la prossima traversata,equipaggio ormai ridotto a soli tre uomini in barca dopo le recenti defezioni. Infine si lascia la boa e ci si dirige nel canale di Saint Martin.
Approfittando della clemenza del vento e del mare si ripassano le manovre essenziali che su Argentina sono abbastanza complesse: prese di terzaroli, strambate ed altre manovre ed alla fine ci troviamo le drizze e le scotte talmente ingarbugliate che per sbrogliarle è dovuta intervenire Ornella che nel frattempo stava leggendo il manuale “Cime tempestose” di Charlotte Bront.
Ci fermiamo all’ancora nella baia di Simpson e di qui col tender entriamo nella laguna omonima e ci si dedica allo shopping nautico (cime d’ormeggio, filo elettrico per il sonetto di ieri, le famose taniche, scarpe da sbarco e quant’altro).
Infine alla ricerca di un ridosso protetto per passare una notte tranquilla si finisce per fare mezzo giro dell’isola e dare fondo nella baia di Marigot in prossimità del canale d’accesso alla laguna dalla parte francese.
Mercoledì 21 gennaio: Ilot de Tintamarre San Martin
Andiamo a terra col tender scandagliando il fondo fino al benzinaio per prepararci la strada per domani quando dovremo rifornirci con la barca che pesca 2,40 m. Qui un signore un po’ scorbutico scende dal suo tender imprecando contro tutti coloro che ormeggiano i canotti troppo stretti, forse si riferiva a noi; quando poi lo rincontriamo dentro il negozio, dove ci eravamo recati per una crisi di astinenza da tanica, gli chiediamo se ha qualche idea sulla possibilità nel pacifico di riempire le “bouteilles à gas”, il suo sguardo si illumina e dopo una breve digressione sui raccordi francesi ed americani del gas si scioglie in un panegirico osannante sugli atolli del Pacifico con i loro paradisi sommersi.
Infine si salpa ed essendo una giornata di vento fresco viene dedicata allo studio delle manovre della trinchetta. Si risale il vento con dei bordi e si arriva alla conclusione che per eseguire bene le virate occorrono 5 membri di equipaggio:
1. Un bravo timoniere che imposta la manovra e dà i comandi,
2. Un prode prodiere di sopravvento che mette in forza la sartia volante
e molla la scotta di trinchetta,
3. Un prodiere di sottovento che lasca la volante e cazza la scotta.
4. Un addetto allo scartellamento della randa
5. Un ufficiale di bordo che prima della virata espleta le procedure di immigrazione e dopo la virata quelle di emigrazione dalle acque territoriali dell’isola in cui si effettua la virata; è dalla abilità di quest’ultimo che dipende l’incolumità della barca che non si vada ad arenare sugli scogli.
Infine ci ormeggiamo alla boa davanti alla splendida spiaggia caraibica ad ovest dell’isoletta di Tintamarre in compagnia di numerose tartarughe e di pesci tropicali, ma non abbiamo molto tempo da dedicare ai bagni poiché occorre dedicarsi ai lavori di manutenzione.
giovedì 22, venerdì 23 gennaio: Marina di Fort Louis, Marigord, St. Martin
Facciamo un lungo bagno nelle acque cristalline dell’isolotto di Tintamarre facendo attenzione a non urtare le tartarughe marine che numerose brucano le alghe sul fondo della baia.
Infine torniamo a motore in quasi completa assenza di vento nella baia di Marigord per gli ultimi preparativi per il trasferimento verso Panama.
Si fa il pieno del gasolio, comprese 5 taniche da 20 l che probabilmente non serviranno a nulla, si riempie la cambusa di ogni ben di Dio, si smonta il tender, il nostro agile comandante si porta a 20 metri sul livello del mare, tanto è alto il nostro albero, per respirare aria di montagna con la scusa di verificare che drizze e bozzelli siano in chiaro. Infine ci si dedica a quelle innumerevoli attività che precedono un trasferimento di più di mille miglia.
C’è pure chi dal molo approva piani di studio inserendo tra le materie obbligatorie per laurearsi in Ingegneria “Danza Caraibica”.
La sera siamo tornati da “chez coco” che tanto ci era piaciuto il primo giorno del nostro arrivo, siamo stati accolti da una formosa e ridanciana cameriera nera tutta protesa in avanti nella parte superiore del corpo e indietro nella parte inferiore, ma nel complesso ben equilibrata. Con uno dei nostri che le ha chiesto del pane si è esibita in una risata omerica “ah ah, monsier a demandé du pain, ah, ah…” e noi tutti sbellicarci dalle risa per questa insulsa richiesta.
Sandro