Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

giovedì 29 gennaio 2015

In rotta verso Colon: sesto giorno di navigazione

Da più di mezza giornata procediamo sempre al gran lasco, ma con mura a dritta, questo poiché Méteo France ci ha suggerito di tenerci più a nord dove il vento è men forte, o, per essere più precisi, l'intensità del vento espressa in nodi è la stessa, ma in un caso i nodi sono viola e nell'altro si tratta di nodi rossi che sono notoriamente più cazzuti. Si sono prese 2 mani di terzaroli, il che,nel caso specifico, significa che abbiamo ridotto a metà la superficie velica della randa ed abbiamo abbassato il suo centro di spinta di radice di 2. Attualmente il vento
soffia da 65° a 25 Kn e ce ne stiamo andando per 253° dritti dritti verso le coste del Nicaragua. Le onde sono aumentate lievemente di ampiezza, che ora supera di poco i 2 m tra cresta e cavo, ma sono più irregolari ed impongono all'imbarcazione continue orzate e poggiate. Il nostro giovane amico francese che abbiamo imbarcato a St. Martin solo ora si è reso conto che una traversata di mille e passa miglia non è la stessa cosa di una gita alla spiaggia più vicina. Un nostro membro dell'equipaggio, non un bruto, ma uno che segue virtute e conoscenza, che chiameremo con un nome di fantasia Novello Odisseo ha avuto
la notte scorsa una fulminante illuminazione, ha conosciuto se stesso ed ha percepito la seguente intuizione.  Traversare al “gran lasco” il mar dei Caraibi lasciandosi trasportare dagli Alisei è una profonda metafora esistenziale: bisogna lasciarsi condurre dalle vicissitudini della vita, governandole, non assumendo una passiva andatura di poppa che faccia sbattere a dritta e manca la tela ordita dall'esistenza.

Sandro

martedì 27 gennaio 2015

In rotta verso Colon: quarto giorno di navigazione

Mar dei Caraibi ore 0:30 - (04:30 UTC)

Argentina scivola agilmente sulle onde inseguendo la scia luminosa della luna al primo quarto; al nostro zenith è la cintura di Orione, mentre la Stella Polare è al giardinetto a soli 15° sull'orizzonte. La notte si preannuncia limpida e tranquilla, alcune stelle cadenti solcano il cielo. Contrariamente a quanto stabilito, poiché spira un vento da levante, stiamo seguendo da più di 2 giorni una rotta più a sud sia della lossodromia congiungente le mete di partenza e di arrivo e decisamente più a sud della curva che ci eravamo prefissati e che rivolge la concavità verso la penisola di Guaiajira.
E' da circa 60 ore che procediamo di gran lasco, mura a sinistra, con un angolo di 150° tra la prua e la direzione del vento vero, angolo che occorre ulteriormente abbassare quando cala l'intensità del vento o aumenta quella dell'onda. Fino ad ora si è tenuta mediamente una velocità di 7-8 Kn. L'Aliseo soffia sui 15-20 Kn e l'onda si mantiene sotto i 2 m di altezza picco-picco. In questi 3 giorni di navigazione di manovre se ne è fatte ben poche. La notte precedente verso le 3,30 si è ridotta la superficie velica della randa di un quarto con la classica manovra di “presa di terzaroli” (ahi imprecisione del linguaggio marinaresco!), ma verso le 9,30 del mattino si è di nuovo riaperta tutta la tela. Tra le 12:20 e le 14:40 si è fatto un bordo con mura a dritta vuoi per evitare alcune celle temporalesche vuoi per riportarci su una rotta più a nord che eviti le pericolose, in tutti i sensi,acque del Venezuela.
La mattinata di oggi è stata dedicata a sistemare il generatore idrodinamico di energia elettrica dal nome improbabile di “Watt&Sea”. Inizialmente si era pensato di denominarlo “Joule&Sea”, ma gli si è dovuto cambiare nome poiché dopo pochi minuti di funzionamento l'elica si riempie
di alghe e quindi genera tanta potenza per un breve periodo, ma energia pressoché nulla.
L'operazione di pulizia dell'elica va effettuata portandosi nella spiagetta di poppa, tenendosi con la mano sinistra allo strallo per non finire in acqua, con la destra si deve sfilare una coppiglia che va poi tenuta con la bocca per avere la mano libera e quindi si urla, per farsi
sentire nonostante il frastuono della scia turbolenta, di cazzare una certa scotta... incredibilmente fino ad ora nessuna coppiglia è finita in mare! 
Ma alla fine siamo ricorsi al generatore Diesel.
Tramite satellitare abbiamo preso contatti col nostro agente a Colon che dovrà istruire le pratiche per il passaggio del Canale. Questi ci ha chiesto di inviargli il nostro “slip number”. Si è ipotizzato che per il passaggio del Canale occorra che gli equipaggi siano provvisti di  mutande speciali, un po'  come le celeberrime “mutande tattiche” un tempo in dotazione dell'esercito italiano. Ma poi si è scoperto trattarsi del numero del pontile su cui si va a dormire.

Sandro

domenica 25 gennaio 2015

In rotta verso Colon: Primo giorno di navigazione.

Accogliamo tra noi un nuovo marinaio, Alex, un ragazzo francese di Nizza dal cognome vagamente italiano, che ci chiede un passaggio per Panama. Accompagniamo Rita ed Ornella al taxi per l’Habana dove ci lasciamo tra baci ed abbracci.
Infine verso le 12 salpiamo da St. Martin per Colon. Vorremmo volgere una prece alle divinità marine locali, ma nessuno di noi sa chi siano. Conosciamo bene gli dei che per millenni hanno imperversato nel nostro Mediterraneo, ma quelli del Mediterraneo Caraibico sono ignoti ai più. Quindi seguendo i migliori spiriti dell’illuminismo, con le note del grande salisburghese ed i versi del poeta di Ceneda intoniamo la seguente invocazione:

“Soave sia il vento,
tranquilla sia l’onda
ed ogni elemento
benigno risponda
ai nostri desir,
al nostro partir,
pe’l nostro patir”  (gli ultimi due versi sono spuri)

Issiamo tutta la randa ed apriamo completamente il  fiocco, in quanto il vento non sembra eccessivo, e dopo un bordo di lasco con mura a tribordo per scapolare l’isola di St. Martin, strambiamo e ci disponiamo sempre di lasco, ma con mura a babordo su una rotta di 240°.
La rotta per Colon in realtà sarebbe di una decina di gradi in meno, ma si decide di cavalcare l’Aliseo che man mano che si procede verso Sud piega a destra ed aumenta di intensità in quanto diminuisce la componente orizzontale dell’accelerazione di Coriolis che, nell’approssimazione geostrofica, è l’unica forza per unità di massa che si oppone alla  omponente orizzontale del gradiente di pressione.
Al tramonto vediamo distintamente il raggio verde del sole. Nella notte si procede sempre a vele spiegate al lasco con mura a babordo con un vento di una quindicina di nodi a sette, otto nodi di velocità, speriamo che continui così.

Sandro

sabato 24 gennaio 2015

Il racconto degli ultimi 5 giorni

Lunedì 19 gennaio: Ile Fourchoue San Martin

Di buon ora lasciamo la boa nell’Anse du Grand Colombier  dans l’île de Saint Barthélemy. Bartolomeo come il fratello di Cristoforo Colombo, ma anche come la notte in cui gli ugonotti fuggirono  dalla Normandia  per fondare questa colonia.
Ci portiamo col motore, in assenza quasi completa di vento, all’Ile Fourchue, a 3 NM a NW  da Saint Barthélemy. In una splendida rada, antico cratere vulcanico, ed evitando lo scoglio “la Baleine” ci ormeggiamo ad una boa.
In rada fervono le attività “shampistiche” della componente femminile dell’equipaggio e quelle nautico-cantieristiche della componente maschile. In previsione delle prossime traversate nelle calme equatoriali  di cui già abbiamo avuto un assaggio, è previsto l’imbarco di una dozzina di taniche di carburante in aggiunta ai 400 l del serbatoio del gasolio. Per assicurare tali taniche vengono montati un paio di golfari dal nostro bravo comandante mandrillo che col mandrino filetta l’alluminio dello specchio di poppa.
Inoltre il nostro giovine alternatore si scalda un po’ troppo nelle lunghe traversate, e seguendo il precetto di curare i sintomi e non le cause, si decide di montargli sopra un aspiratore, per la connessione elettrica per nostra fortuna ci possiamo  avvalere di un prezioso schema
fornitoci da un esperto che così recita: collega il nero al negativo poi metti il rosso al positivo,
e se no’l vuoi a tutte l’ore inserisci pur l’interruttore.
Si passano le ore in rilassanti bagni nelle calde acque di gennaio insieme alle tartarughe marine ed infine dopo una giornata di tutto relax Rita, la nostra cuoca di bordo, ci prepara un aperitivo a base di rhum delle Antille, ed una splendida cena calabro-caraibica tipica.
Nel complesso per l’equipaggio qui giunto col volo del 14 gennaio questa è la quinta giornata di piacevole soggiorno nelle tranquille acque dei Caraibi, in rade ospitali, in piacevole compagnia… una vacanza da sogno!

Martedì 20 gennaio: Rade de Marigot, île de Saint Martin

La mattina dalla rada della Fourchoue poco ricettiva al segnale telefonico si inviano messaggi a destra e manca nel tentativo di arruolare qualche sfaccendato per rimpolpare l’equipaggio per la prossima traversata,equipaggio  ormai ridotto a soli tre uomini in barca dopo le recenti defezioni. Infine si lascia la boa e ci si dirige nel canale di Saint Martin.
Approfittando della clemenza del vento e del mare si ripassano le manovre essenziali che su Argentina sono abbastanza complesse: prese di terzaroli, strambate ed altre manovre ed alla fine ci troviamo le drizze e le scotte talmente ingarbugliate che per sbrogliarle è dovuta intervenire Ornella che nel frattempo stava leggendo il manuale “Cime tempestose” di Charlotte Bront.
Ci fermiamo all’ancora nella baia di Simpson  e di qui col tender entriamo nella laguna omonima e ci si dedica allo shopping nautico (cime d’ormeggio, filo elettrico per il sonetto di ieri, le famose taniche, scarpe da sbarco e quant’altro).
Infine alla ricerca di un ridosso protetto per passare una notte tranquilla si finisce per fare mezzo giro dell’isola e dare fondo nella baia di Marigot in prossimità del canale d’accesso alla laguna dalla parte francese.

Mercoledì 21 gennaio: Ilot de Tintamarre San Martin

Andiamo a terra col tender scandagliando il fondo fino al benzinaio per prepararci la strada per domani  quando dovremo rifornirci con la barca che pesca 2,40 m. Qui un signore un po’ scorbutico scende dal suo tender imprecando contro tutti coloro che ormeggiano i canotti troppo stretti, forse si riferiva a noi; quando poi lo rincontriamo dentro il negozio, dove ci eravamo recati per una crisi di astinenza da tanica, gli chiediamo se ha qualche idea sulla possibilità nel pacifico di riempire le “bouteilles à gas”, il suo sguardo si illumina e dopo una breve digressione sui raccordi francesi ed americani del gas si scioglie in un panegirico osannante sugli atolli del Pacifico con i loro paradisi sommersi.
Infine si salpa ed essendo una giornata di vento fresco viene dedicata allo studio delle manovre della trinchetta. Si risale il vento con dei bordi e si arriva alla conclusione che per eseguire bene le virate occorrono 5 membri di equipaggio:

1. Un bravo timoniere che imposta la manovra e dà i comandi,
2. Un prode prodiere di sopravvento che mette in forza la sartia volante
e molla la scotta di trinchetta,
3. Un prodiere di sottovento che lasca la volante e cazza la scotta.
4. Un addetto allo scartellamento della randa
5. Un ufficiale di bordo che prima della virata espleta le procedure di immigrazione e dopo la virata quelle di emigrazione dalle acque territoriali dell’isola in cui si effettua la virata; è dalla abilità di quest’ultimo che dipende l’incolumità della barca che non si vada ad arenare sugli scogli.
Infine ci ormeggiamo alla boa davanti alla splendida spiaggia caraibica ad ovest dell’isoletta di Tintamarre in compagnia di numerose tartarughe e di pesci tropicali, ma non abbiamo molto tempo da dedicare ai bagni poiché occorre dedicarsi ai lavori di manutenzione.

giovedì 22, venerdì 23 gennaio: Marina di Fort Louis, Marigord, St. Martin

Facciamo un lungo bagno nelle acque cristalline dell’isolotto di Tintamarre facendo attenzione a non urtare le tartarughe marine che numerose brucano le alghe sul fondo della baia.
Infine torniamo a motore in quasi completa assenza di vento nella baia di Marigord per gli ultimi preparativi per il trasferimento verso Panama.
Si fa il pieno del gasolio, comprese 5 taniche da 20 l che probabilmente non serviranno a nulla, si riempie la cambusa di ogni ben di Dio, si smonta il tender, il nostro agile comandante si porta a 20 metri sul livello del mare, tanto è alto il nostro albero, per respirare aria di montagna con la scusa di verificare che drizze e bozzelli siano in chiaro. Infine ci si dedica a quelle innumerevoli attività che precedono un trasferimento di più di mille miglia.
C’è pure chi dal molo approva piani di studio inserendo tra le materie obbligatorie per laurearsi in Ingegneria “Danza Caraibica”.
La sera siamo tornati da “chez coco” che tanto ci era piaciuto il primo giorno del nostro arrivo, siamo stati accolti da  una formosa e ridanciana cameriera nera tutta protesa in avanti nella parte superiore del corpo e indietro nella parte inferiore, ma nel complesso ben equilibrata. Con uno dei nostri che le ha chiesto del pane si è esibita in una risata omerica “ah ah, monsier a demandé du pain, ah, ah…” e noi tutti sbellicarci dalle risa per questa insulsa richiesta.

Sandro

martedì 20 gennaio 2015

St.Barthélemy: un nuovo equipaggio.

E' quasi una settimana che non mando notizie ed allora, vinta la pigrizia, ecco qualche aggiornamento. Intanto c'è un nuovo equipaggio: Piero Festa, Sandro Iannetta con signora Ornella mentre Enrico ed Orietta il 15 sono tornati a Roma. Credo che per Orietta la partenza sia stata come la festa del 25 aprile: la liberazione dalla barca su cui ha giurato di non mettere più piede visto il mal di mare che ha dovuto sopportare. Inoltre ,purtroppo, abbiamo calcolato un po' troppo superficialmente le distanze tra un'isola e l'altra ed in più il vento era un po' sopra le medie quindi bellissime veleggiate ma Orietta e Rita non se le sono proprio godute. In 15 giorni abbiamo fatto troppe miglia ma del senno di poi.....
Comunque una stagione un po' strana per quanto riguarda il vento: prima tanto, ora molto poco tanto da costringerci a raggiungere San Bart a motore. Stasera siamo nella famosa baia di Colombier (parco marino) dove, nonostante l'affollamento di barche, continuano ancora a girovagare numerose tartarughe marine. Con il nuovo equipaggio siamo in giro attorno a San Martin, e isolotti limitrofi, senza fare grosse navigazioni un po' per riposarsi e un po' per accumulare energie per la traversata da qui a Panama: 1100 miglia impegnative anche perché siamo rimasti in soli 3 maschietti. Le signore il 24 prenderanno un aereo per Cuba e mentre noi passeremo notti insonni in navigazione, loro chi lo sa...
Ci dovremmo rincontrare a Colon (Panama) il 1 di febbraio. Altre notizie per i prossimi giorni ve le daranno Piero e Sandro a cui cedo volentieri la penna anche per migliorare un po' lo stile. 
Ciao, Paolo

mercoledì 14 gennaio 2015

Da Barbuda verso San Bartolomé

L'altro ieri sera siamo arrivati alla spiaggia Ovest di Barbuda dove ero stato nel 2009 con Pino, Orazio e signore. Ne avevamo un ricordo bellissimo e invece le condizioni quest'anno sono del tutto diverse probabilmente per la stagione. L'acqua torbida ed il vento forte non ci hanno concesso di godere delle bellezze di quest'isola selvaggia e solitaria.  La spiaggia è sempre bellissima con la sua laguna dietro; le barche si contano su una mano (probabilmente per lo slalom tra i reef che bisogna fare per avvicinarsi a terra). Enrico ed Orietta ieri sono scesi a terra, accompagnati con il gommone che non potendo arrivare a riva li ha costretti ad un bagno fuori programma. Il loro intento era fare due passi nella capitale e pranzare al ristorante. Purtroppo per loro Codrington non offre assolutamente nulla e  l'agognato pranzo si è trasformato in qualche cracker e formaggino comprato nell'unico negozietto aperto. Poi la sera abbiamo riattraversato i reef per tornare davanti al porto per fare frontiera in uscita.  Purtroppo c'era mare agitato e non si poteva dormire li così siamo andati avanti infilandoci di nuovo in mezzo ai reef per andare sottocosta ma il sopraggiungere della notte ci ha obbligato a buttare l'ancora in mezzo ai reef. 
Anche se eravamo lontani 1 miglio dalla costa abbiamo passato una notte decente. Stamattina abbiamo provato a raggiungere la costa per andare in auto al porto. Niente da fare:troppo pericoloso navigare tra i reef con vento di 25-30 nodi e allora si torna davanti al porto. Purtroppo ancora troppo vento e scendere con il gommone a terra per fare dogana sembra un azzardo anche perché il fuoribordo da qualche giorno fa le bizze: ieri si è fermato e per fortuna ho gettato un ancorotto che mi ha permesso di non andare alla deriva. Chiamiamo inutilmente il porto: tutto tace. Poi chiamiamo Antigua, dove ci avevano fatto l'ingresso e, incredibile, ci rispondono ma tutto inutile perché ci
rimandano alla radio del porto dove non ci aveva risposto nessuno. Dopo mezz'ora di tentativi decidiamo di andarcene. Rotta verso san Bartolome dove speriamo di chiarire la nostra impossibilità a fare frontiera. Il pericolo sono le multe spesso salatissime.  MORALE: anche questa volta dovevo fare il clandestino;non avrei avuto problemi. Poi vi dirò come è andata. 

Ciao. Paolo

giovedì 8 gennaio 2015

Verso Antigua

Forse vi chiederete perché Paolo scrive sempre quando sta andando verso qualche destinazione. La risposta è che mentre si naviga mi fa piacere sentire gli amici vicini, poi lo scopo del viaggio è quello di andare, poi in genere c'è meno da fare perché per ora l'autopilota fa egregiamente il suo lavoro. Le isolette di le Santes sono state un ritorno piacevole: un po' frettoloso perché purtroppo il 14 dobbiamo stare a St.Martin dove avverrà il cambio di equipaggio. Le Santes sono piccole isole dove gli abitanti sono solo europei, infatti qui non ci sono terreni coltivati come nella vicina Guadalupa e quindi ecco solo persone legate al turismo; immancabile è il solito forte, questa volta francese (Fort Napoleon), che proteggeva la rada in cui si rifugiavano le navi francesi. Leggendo la storia dei forti si può intuire come sia stato tormentato il possesso di queste isole caraibiche: prima ad una nazione, poi all'altra, poi ancora alla prima...e così via. Ma mentre queste isole sono sotto l'influenza diretta della Francia o più blanda dell'Inghilterra (ma la moneta ha sempre l'effige della Regina Elisabetta) c'è da chiedersi perché la Spagna, che pure le ha scoperte tramite Cristoforo Colombo, non sia più presente. Penso che la Spagna sia stata solo interessata a depredare l'oro delle popolazioni dell'America centro - meridionale senza preoccuparsi di creare presidi permanenti. Ecco vi ho dato uno spunto su cui documentarvi. Magari mandate qualche commento.
Ciao, Paolo.

mercoledì 7 gennaio 2015

Dominica...verso Guadalupa

Oggi si naviga da Dominica verso Guadalupa. 20 nodi, mare formato esattamente come in oceano per la gioia di Orietta che in partenza si sdraia fuor e se sta lì incollata fino a che non si arriva in acque ridossate. Per sua fortuna oggi sono poche miglia: dovremmo arrivare per pranzo alle isolette di Les Saintes; ci eravamo stati 6 anni fa con Orazio, Laura e Pino. Un posto molto piacevole, almeno così me lo ricordo. Ieri e l'altro ieri siamo rimasti fermi a Dominica, dove abbiamo fatto i clandestini, nel senso che mi sono seccato di tutte queste pratiche doganali e non le ho fatte: è andata bene, nessuno ci ha controllato. Dominica assomiglia un po' a St.Vincent: molto verde con il solito vulcano, i fiumi che scendono dalle montagne bagnate da continui e improvvisi acquazzoni. Qui a Dominica c'è anche un fiume navigabile: l'Indian River. Appena arrivati ci hanno subito offerto la navigazione lungo il corso del fiume. E' stata interessante, soprattutto per la vegetazione, credo simile a quella della foresta amazzonica. Naturalmente l'accompagnate dopo essere stato pagato per quello pattuito ha reclamato ma, qui bisogna farci il callo; ci provano sempre tutti. Certo le condizioni economiche di queste isole sono abbastanza difficili e ognuno cerca di arrangiarsi come può.

Paolo

La vegetazione lungo l'Indian River

domenica 4 gennaio 2015

Buon 2015 da Argentina

Primo diario del nuovo anno. Siamo ancora a Martinica ma in navigazione verso Dominica.  L'ultimo diario profetizzava riparazioni impegnative a Le Marin, il porto piů organizzato e fornito di Martinica e dei Caraibi. Abbiamo migliorato il dissalatore mettendoci (tramite assistenza autorizzata) una pompa supplementare, messo (sempre tramite rigger) una calza alle volanti che si stavano consumando per sfregamento. Il tutto a costi molto elevati; qua è alta stagione come a Ponza d'estate. Poi io, con santa pazienza, mi sono messo per l'ennesima volta ad aggiustare il w.c. destro molto stressato dalle sollecitazioni oceaniche:sembra un destino inevitabile che si rompano sempre all'inizio di ogni crociera. Ho cambiato tutti i pezzi e le guarnizioni con le mani nella M.  
Comunque speriamo che durino. A proposito di calze: andando in testa d'albero ho scoperto che una drizza spi era attorcigliata su l'altra a causa di un errore commesso in oceano nel riporre la drizza;risultato calza rotta, speriamo si possa riparare da qualche parte altrimenti buttati 400 euro.
Un po' di cronaca: il 29 è arrivata Orietta, moglie di Enrico e per la notte di capodanno siamo andati in 4 in un ristorante di  Fort de France con cenone e musica.
Cena scadente (io ho mangiato il canguro o presunto tale mentre gli altri hanno preso pesce) :il tutto lasciava molto a desiderare. La musica era un po' meglio ma così assordante che ad un certo punto io sono dovuto uscire per ristabilire l'equilibrio acustico;gli altri invece erano più coinvolti al punto che Enrico e Orietta si sono buttati nella mischia; ma io si sa sono poco avvezzo ai locali.
Ieri, dopo aver fatto le pratiche di uscita, ci abbiamo ripensato e abbiamo visitato Fort de France: ci sono alcuni edifici fine 800 molto interessanti dal punto di vista dell'architettura ed il forte del 1600 bello solo per il panorama. Oggi a vela e motore verso la punta nord di Dominica.

Paolo