Mar dei Caraibi ore 0:30 - (04:30 UTC)
Argentina scivola agilmente sulle onde inseguendo la scia luminosa della luna al primo quarto; al nostro zenith è la cintura di Orione, mentre la Stella Polare è al giardinetto a soli 15° sull'orizzonte. La notte si preannuncia limpida e tranquilla, alcune stelle cadenti solcano il cielo. Contrariamente a quanto stabilito, poiché spira un vento da levante, stiamo seguendo da più di 2 giorni una rotta più a sud sia della lossodromia congiungente le mete di partenza e di arrivo e decisamente più a sud della curva che ci eravamo prefissati e che rivolge la concavità verso la penisola di Guaiajira.
E' da circa 60 ore che procediamo di gran lasco, mura a sinistra, con un angolo di 150° tra la prua e la direzione del vento vero, angolo che occorre ulteriormente abbassare quando cala l'intensità del vento o aumenta quella dell'onda. Fino ad ora si è tenuta mediamente una velocità di 7-8 Kn. L'Aliseo soffia sui 15-20 Kn e l'onda si mantiene sotto i 2 m di altezza picco-picco. In questi 3 giorni di navigazione di manovre se ne è fatte ben poche. La notte precedente verso le 3,30 si è ridotta la superficie velica della randa di un quarto con la classica manovra di “presa di terzaroli” (ahi imprecisione del linguaggio marinaresco!), ma verso le 9,30 del mattino si è di nuovo riaperta tutta la tela. Tra le 12:20 e le 14:40 si è fatto un bordo con mura a dritta vuoi per evitare alcune celle temporalesche vuoi per riportarci su una rotta più a nord che eviti le pericolose, in tutti i sensi,acque del Venezuela.
La mattinata di oggi è stata dedicata a sistemare il generatore idrodinamico di energia elettrica dal nome improbabile di “Watt&Sea”. Inizialmente si era pensato di denominarlo “Joule&Sea”, ma gli si è dovuto cambiare nome poiché dopo pochi minuti di funzionamento l'elica si riempie
di alghe e quindi genera tanta potenza per un breve periodo, ma energia pressoché nulla.
L'operazione di pulizia dell'elica va effettuata portandosi nella spiagetta di poppa, tenendosi con la mano sinistra allo strallo per non finire in acqua, con la destra si deve sfilare una coppiglia che va poi tenuta con la bocca per avere la mano libera e quindi si urla, per farsi
sentire nonostante il frastuono della scia turbolenta, di cazzare una certa scotta... incredibilmente fino ad ora nessuna coppiglia è finita in mare!
Ma alla fine siamo ricorsi al generatore Diesel.
Tramite satellitare abbiamo preso contatti col nostro agente a Colon che dovrà istruire le pratiche per il passaggio del Canale. Questi ci ha chiesto di inviargli il nostro “slip number”. Si è ipotizzato che per il passaggio del Canale occorra che gli equipaggi siano provvisti di mutande speciali, un po' come le celeberrime “mutande tattiche” un tempo in dotazione dell'esercito italiano. Ma poi si è scoperto trattarsi del numero del pontile su cui si va a dormire.
Sandro
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