Accogliamo tra noi un nuovo marinaio, Alex, un ragazzo francese di Nizza dal cognome vagamente italiano, che ci chiede un passaggio per Panama. Accompagniamo Rita ed Ornella al taxi per l’Habana dove ci lasciamo tra baci ed abbracci.
Infine verso le 12 salpiamo da St. Martin per Colon. Vorremmo volgere una prece alle divinità marine locali, ma nessuno di noi sa chi siano. Conosciamo bene gli dei che per millenni hanno imperversato nel nostro Mediterraneo, ma quelli del Mediterraneo Caraibico sono ignoti ai più. Quindi seguendo i migliori spiriti dell’illuminismo, con le note del grande salisburghese ed i versi del poeta di Ceneda intoniamo la seguente invocazione:
“Soave sia il vento,
tranquilla sia l’onda
ed ogni elemento
benigno risponda
ai nostri desir,
al nostro partir,
pe’l nostro patir” (gli ultimi due versi sono spuri)
Issiamo tutta la randa ed apriamo completamente il fiocco, in quanto il vento non sembra eccessivo, e dopo un bordo di lasco con mura a tribordo per scapolare l’isola di St. Martin, strambiamo e ci disponiamo sempre di lasco, ma con mura a babordo su una rotta di 240°.
La rotta per Colon in realtà sarebbe di una decina di gradi in meno, ma si decide di cavalcare l’Aliseo che man mano che si procede verso Sud piega a destra ed aumenta di intensità in quanto diminuisce la componente orizzontale dell’accelerazione di Coriolis che, nell’approssimazione geostrofica, è l’unica forza per unità di massa che si oppone alla omponente orizzontale del gradiente di pressione.
Al tramonto vediamo distintamente il raggio verde del sole. Nella notte si procede sempre a vele spiegate al lasco con mura a babordo con un vento di una quindicina di nodi a sette, otto nodi di velocità, speriamo che continui così.
Sandro
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