Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

mercoledì 29 aprile 2015

Arrivati !!!

Arrivati! 
La nostra splendida navigazione Pacifica si conclude alle Baia delle Vergini (in realtà Verghe) a Fatu Hiva alle 8;00 ora locale di lunedi 27 aprile, dopo 16 giorni e 22 ore di navigazione. Negli ultimi giorni abbiamo eseguito le nostre prime strambate, su un vento instabile e a tratti debole,ma nel complesso siamo stati costretti ad una sola notte ed una piccola parte di pomeriggio di navigazione a motore.Buono cosìIn tutta la traversata non abbiamo mai incontrato un'imbarcazione ad eccezione del Solaris 48 Noe, partito con noi e arrivato questa mattina. Ci sentiamo presto, per raccontarvi di questa splendida isola!
Un saluto
Enrico 




domenica 26 aprile 2015

La sfiga si abbatte su Argentina: in 24 ore perdiamo 3 bele

25/4/2015: Oceano Pacifico
NON E' VERO MA CI CREDO,OVVERO COME IL COMBINATO DISPOSTO DELLA SFIGA CI HA FATTO ROMPERE TRE VELE.
L'antefatto: L'altro ieri Marco incede con passo deciso nella dinette con lo specchio tondo del bagno rotto in due pezzi e annuncia sette anni di sfiga. Ieri sempre Marco scopre nell'armadietto il sale cascato dalla saliera e ribadisce che la sfiga della giornata è dovuta a questi due eventi: appunto il combinato disposto.
Il fatto: Ieri in mattinata issiamo il Jennaker grande ma, dopo pochi minuti, misteriosamente cade in acqua. Immediatamente ci impegniamo a recuperarlo e ci riusciamo senza danni; controlliamo e scopriamo che l'anello d'acciaio che lo tiene sospeso in cima all'albero si è rotto. Dopo aver riposto il primo jennaker decidiamo di mettere su il secondo più piccolo. Issiamo ma il cordino di recupero, misteriosamente troppo corto, sfugge e la vela non si può più chiudere. Allora lo ammainiamo senza calza, nella maniera tradizionale e riusciamo a riportarlo in barca. Controlliamo e lo rimettiamo di nuovo ma questa volta il cordino per aprirlo si rompe e la vela rimane aperta per i due terzi. Dopo una breve discussione decidiamo di lasciarlo comunque su, lo tireremo giù la sera. Prima del tramonto andiamo per ammaimarlo ma il cordino di chiusura non funziona e la vela ormai sgonfia sbatte,tocca l'acqua,si riempie e scoppia come come un palloncino troppo gonfio. Il jennaker è ormai tutto in acqua ridotto a brandelli. Con grande fatica lo riportiamo in barca:è un groviglio inestricabile di tessuto e cordini. Speriamo che il velaio di Tahiti,a cui lo porteremo quando ci arriveremo non prima di due mesi, sia in grado di ripararlo. Riponiamo anche questa vela con un certo scoramento perché siamo rimasti con il solo genoa come vela di prua. In sole 24 ore risultano inservibili tre vele compreso il drifter che abbiamo rinunciato ad usare per evitare ulteriori logoramenti. Pazienza. Poi, mentre rimuginiamo, parte il cicalino della canna da pesca. Improvvisamente non pensiamo più alle vele e l'attenzione vira sulla cattura del pesce. Enrico recupera furiosamente il mulinello, Marco si prepara col raffio ad afferrare la preda, io al timone per rallentare la barca. Recupera, recupera viene portato sotto bordo un bel tonnetto ma,nel momento di tirarlo su,si slama e lo perdiamo. Non è proprio giornata.  
NON E' VERO MA CI CREDO.

Paolo

Quattordicesimo giorno di navigazione: verso Fatou Hiva

24/4/2015 Oceano Pacifico
Il quattordicesimo giorno di navigazione è ormai agli sgoccioli, 460 sono ormai le miglia che ci separano da Fatou Hiva. Pensiamo di arrivare tra domenica sera e lunedi mattina, ma il vento continua ad essere abbastanza variabile, quindi chissà. Nelle ultime ore abbiamo subito rallentamenti con vento ballerino, buoni recuperi cavalcando le onde oceaniche col gennakerone, il forfait del vecchio drifter, a cui, dopo tante ore di Atlantico e Pacifico ha ceduto lo strallo tessile. Ci mancherà, pazienza. In una bozza di bilancio finale, potremmo cominciare con i" non abbiamo mai". In tutti questi giorni di pacifico non abbiamo mai avvistato un'imbarcazione. Siamo partiti da San Cristobal assieme a Noe, uno splendido Solaris 48 condotto da Varazze a qui da una coppia di tedeschi, con cui abbiamo perso il contatto la seconda notte di navigazione: da allora non abbiamo più avvistato neanche la scia di un aereo.In Pacifico si è veramente soli! Da San Cristobal non abbiamo mai eseguito una strambata. Il vento ci costringe spesso ad orzare oltre la nostra giusta rotta, ma abbiamo sempre navigato mure a sinistra al lasco, a volte gran lasco. Se l'aliseo non si mette deciso a sud est potremmo essere costretti ad una strambata a ridosso della meta; vedremo. 
Le nostre manovre si sono pertanto limitate a cambi di vele e qualche presa di terzaroli. I turni di guardia, organizzati come in Atlantico in 4 h di giorno e 3 di notte, svolti da un membro di equipaggio con il sottoscritto in appoggio in caso di manovre o emergenze, si sono rivelati funzionali e poco faticosi.Peraltro anche qui, come in Atlantico, la navigazione è stata abbastanza tranquilla. Bene! E' arrivato il momento di calare le esche a mare perché è quasi finita la scorta di pesce fresco e non vorremmo mangiare uova e scatolette fino alle Marchesi.
Ci sentiamo all'arrivo!

Enrico

mercoledì 22 aprile 2015

Oceano Pacifico: E la barca va !!!

21/4/2015: Oceano Pacifico
Siamo ormai a 1000nm da Fathu Hiva,stiamo procedendo a circa 8,5-9 nodi. Finalmente il vento, da 17 a 20 nodi, è finalmente ruotato da est a sud est consentendoci un angolo migliore.Abbiamo tenuto a riva il drifter per circa 36 ore,ammainandolo nella notte e stiamo procedendo col fiocco.Se il vento dovesse salire ancora valuteremo una mano di terzaroli. Abbiamo ancora 2-3 pasti col marlin che abbiamo congelato, quindi tra oggi e domani ricominceremo a pescare. Cercheremo di cambiare pesce, magari un tonno, chissa. Le stellate notturne sono pazzesche.Navighiamo con la Croce del Sud a sinistra,che si staglia su una luminosissima Via Lattea,e l'Orsa Maggiore a destra, bassa sull'orizzonte,in posizione per noi mediterranei strana. L'Orsa Minore è appena sotto l'orizzonte con la Stella Polare. E la barca va...coi suoi rumori ed i suoi movimenti ormai familiari, spinta da un bel vento che ormai profuma di Marchesi.A presto!
Enrico

Oceano Pacifico: nono giorno di navigazione

19/4/2015: Oceano Pacifico
Ieri abbiamo brindato al superamento di metà strada tra le Galapagos e le Marchesi. In realtà abbiamo percorso più di metà se teniamo conto dell'arco fatto per scendere di latitudine dalle Galapagos per  andare a prendere gli alisei. Grandi letture caratterizzano le ore diurne mentre l'autopilota Raymarine porta la barca per ora egregiamente. L'altro autopilota B&G sta dando segni di stanchezza. Per ora ci stiamo astenendo dal pescare perchè abbiamo ancora pesce congelato ma credo che domani Enrico non resisterà alla tentazione di buttare l'amo.
Paolo

domenica 19 aprile 2015

Oceano Pacifico: Settimo giorno di navigazione

17/4/2015: Oceano Pacifico
Dopo la cattura del bellissimo marlin, stiamo banchettando a pranzo e cena con pesce in tutte le salse e cotture. Ne avremo ancora per 3 giorni di questo pesce che assomiglia molto come sapore al pesce spada: alla fine rimpiangeremo le sardine. Giorgio comunque lo cucina benissimo e con la fantasia evoca sempre la presenza dei migliori bianchi secchi. Purtroppo però l'unica cosa da bere è la birra balboa comprata a Panama; e meno male che c'è. 
Paolo

Oceano Pacifico: Sesto giorno di navigazione

16/4/2015: Oceano Pacifico
Finora una navigazione tranquilla e facile con vento non superiore ai 15-18 nodi al traverso. Le onde sono quindi più basse che in Atlantico e la barca se ne va, mura a sinistra (non abbiamo mai strambato), tra 7 e 10 nodi alternando la vela di prua: di giorno il drifter, di notte il fiocco. Pesca: ieri niente. Solitudine: totale; dopo i primi 2 giorni che abbiamo navigato vicino alla barca a vela, che vi avevo detto, non abbiamo più incontrato nessuno anche se questo è il sesto giorno di navigazione ed abbiamo percorso più di mille miglia. Io ho cambiato il mio ruolo da pulitore a cuoco per variare un po' e affiancare Giorgio con cui ci divertiamo a creare piatti improvvisati a volte con successo,a volte con tragiche schifezze. 
ULTIMISSIME:ABBIAMO APPENA PESCATO UN MARLIN DA 18 KG.

Paolo

mercoledì 15 aprile 2015

Quarto giorno di navigazione: banchettiamo con mahi mahi e marlin


14/4/2015: Oceano Pacifico
Dopo una partenza con poca aria, peraltro prevista, siamo entrati in una depressione decisamente più vasta dei soliti squalls, all'interno della quale abbiamo navigato per oltre 24 h, con vento tra i 15 e i 24 nodi. Usciti dalla depressione riecco il sole, ma è rimasto un bel sud est sui 15 nodi che continua a spingerci tra gli 8 e i 9 nodi. Forse non è ancora l'aliseo stabilizzato che dovremmo trovare sotto i 6-7 gradi di latitudini, siamo a 4,5 ora, ma lo sembra, speriamo mantenga. Al momento, il programma di navigazione evidenzia che mancano 2350 nM alla meta, 11 giorni all'arrivo, ma è improbabile riuscire a mantenere questa media; vedremo. Nel frattempo, abbiamo integrato la dispensa con un mahi mahi, la lampuga nostrana, ed uno splendido marlin, già assaggiati in varie cotture e in parte congelati. Un altro marlin è arrivato fin sotto la barca, per essere alla fine graziato dalla nostra pippagine: sicuramente la nostra pesca è sostenibile.
Bene, rilassiamoci e proseguiamo la nostra Pacifica navigazione.
A presto,
Enrico

lunedì 13 aprile 2015

Terzo giorno di navigazione: 2700 nM all'arrivo


Siamo entrati nella routine delle traversate: turni di guardia,turni di cucina e di pulizia. Per ora mancano i veri acquazzoni con colpi di vento (classici dell'Atlantico), ma devo dire che non li rimpiangiamo affatto. Il vento finalmente è aumentato a 13-15 nodi per cui ormai si fila a 7-9 nodi diretti sulle isole;potremmo essere entrati nel regime degli alisei ma è ancora presto per dirlo perché la fascia con venti variabili o assenti,caratteristica della zona equatoriale,può arrivare fino ai 6-7 gradi di latitudine sud e noi siamo ancora a 4 circa. La nostra lenza taglia l'acqua per miglia e miglia ma finora non ha dato alcun risultato:pesci zero;forse ancora non si è abituata al magnifico mulinello che Enrico a portato da Roma. Abbiamo a fianco una barca che fa la nostra stessa rotta:un bel  Solaris 48 con bandiera italiana ma equipaggio tedesco. Abbiamo tentato di parlarci ma,forse per la radio forse per la lingua,non riusciamo a comunicare. Andiamo comunque a poca distanza ed è piacevole vedere una macchia bianca delle vele in tutto questo immenso azzurro. 
Paolo

domenica 12 aprile 2015

Verso le Marchesi: Secondo giorno di navigazione

11/4/2015: Oceano Pacifico
Secondo giorno di navigazione. Vento debole da sud est variabile, intensità dai 4 ai 10 nodi, piano piano ma si va a vela. Teniamo una rotta attorno ai 130 gradi, decisamente più bassa dei 160 gradi che ci porterebbero alle Marchesi, ma bisogna agganciare un aliseo più stabile ed intenso intorno, speriamo, agli 8-9 sud di latitudine. Tuttavia, grazie ad una corrente favorevole di 2 nodi riusciamo a mantenere una media accettabile. Siamo partiti ieri a mezzogiorno da San Cristobal tra saluti alle altre barche e squilli di avvisatore acustico, tra l'indifferenza dei locali che si chiedevano probabilmente il motivo di tanta agitazione. Le Galapagos, sia io che Marco e Giorgio, le abbiamo viste tutto sommato poco ma, sono sicuramente particolari, se non altro perché uniche. Marco ne è rimasto entusiasta, a Giorgio sono piaciute molto, a me sono piaciute abbastanza in terra, mi hanno assolutamente entusiasmato sott'acqua. Forse in seguito riusciremo a inserire qualche foto o filmato delle nostre immersioni. La cosa che mi ha comunque colpito maggiormente dei loro abitanti, gentili e rilassati, è la completa e benevola accettazione della natura, anche quando scomoda, (le foche sono le assolute padrone delle zone vicino al mare, sporcano, puzzano e spesso diventano aggressive, in contrasto con quanto sono belle e giocose in acqua)ebbene non ho mai visto gesti di impazienza o tanto meno violenti da parte degli abitanti, che si limitano a battere le mani tentando di farle spostare. Ne ho visto una bloccare completamente il traffico con quelli in paziente attesa; pensate a Roma.
Intanto la barca va....su un mare calmo...anzi Pacifico.
Un saluto a tutti,

Enrico.

Come creare un mito senza pagare i diritti all'inconsapevole autore

Sarò volutamente polemico e chiedo anticipatamente scusa agli amici biologi, zoologi, naturalisti e simili. Vorrei parlarvi del mio giudizio sulle Galapagos ora che me ne sto allontanando. Noi ingegneri siamo spesso troppo sintetici e drastici nei giudizi ma, sulle Galapagos credo che ci sia molto fumo e poco arrosto.  Insomma, le tanto decantate isole, offrono la possibilità di vedere 4 animali e basta. I luoghi sono belli ma niente di che. La spiaggia più bella del sud America (secondo la guida Lonely Planet) è sicuramente inferiore a Castelporziano a 20 km da Roma. E' vero che si vedono le tartarughe giganti ma tutte in semilibertà (prima erano condannate a morte dagli spagnoli e dagli inglesi che le caricavano sulle navi per mangiarsele) nel senso che stanno in recinti didattici e allora mi chiedo:che differenza c'è con quelle viste allo zoo?  Per il resto ci sono iguane (già viste ai Caraibi),fregate (già viste in oceano), pinguini piccoli piccoli e sule dalle zampe azzurre,queste si forse presenti solo qui.  Mi sembra che sia stato inventato in queste isole un mito sfruttando il nome dell'inconsapevole Darwin che per altro passò in queste isole nell'800 poco tempo ed elaborò la sua teoria evoluzionista a casa nella sua Gran Bretagna.  Un piccolo tributo a Darwin gli abitanti delle isole lo hanno reso intitolandogli i lungomari di tutte le isole più importanti ma per il resto hanno usato il suo nome per fare soldi.  Infatti appena arrivi sull'isola,o con aereo o con la barca, ti fanno subito cacciare rispettivamente 120 o 170 $,poi se arrivi un barca ti tartassano per stare 20 giorni fermo in una rada con una spesa di 700$. E' come se ai turisti che atterrano a Fiumicino venisse chiesta una tassa di 1.000.000 euro per poter visitare i monumenti unici al mondo (facendo la debita proporzione tra 4 animali e la cupola di Michelangelo). Ma la cosa più ridicola è il passaggio alle frontiere per le persone o per la barca. Infatti ogni persona che arriva da altri posti o da una diversa isola delle Galapagos stesse viene perquisita nei bagagli da sorridenti ragazzi che con guanti di gomma ti rivoltano il bagaglio analizzando pure la suola delle scarpe. Naturalmente il tutto si conclude con un ok del bagaglio perché altrimenti addio turismo e addio dollaroni portati dai turisti. Per la barca poi, per giustificare l'assurdo balzello, ecco arrivare in ispezione una torma di giovani funzionari che ,tra una risata e l'altra riempiono moduli e moduli e fanno finta di fare disinfestazioni di chi sa quali virus,batteri o cose simili portate da un altro continente. Ora dico,va bene pagare qualcosa ma, mantenere tutta una giovane generazione forse è un po' troppo. In Grecia ,quando arrivi in barca, succede una cosa simile (ma senza ridicole ispezioni),e almeno la tassa è quasi simbolica. Concludendo,per uno di noi,non particolarmente interessato all'unicità della tartaruga,forse vale la pena venire alle Galapagos una settimana ma nell'ambito di un viaggio in Equador che credo sia l'unico paese che con distanze ragionevoli offra un quadro completo della molteplicità degli aspetti di uno dei più grandi e bei continenti. Cronaca:Rita, Sandro e Mario sono tornati a Roma mentre sono arrivati, Enrico Marco e Giorgio con cui siamo appena partiti (10 aprile) dalle Galapagos verso le Marchesi. 

Paolo

martedì 7 aprile 2015

Galapagos: si cambia equipaggio

Puerto Baquerizo Moreno, giovedì 2 aprile
Oggi arriverà il nuovo skipper ed il nuovo equipaggio, mentre il vecchio si imbarcherà alla spicciolata verso l'isola di Santa Cruz dove tra pochi giorni s'involerà per l'Europa. Resterà solamente Paolo, solo nella sua personale crociata contro i lobos marinos, alla lettera lupi di mare, i leoni di mare galápageñi un po' più piccoli del normale e con le pinne, adattatesi all'ambiente di queste isole, che a mo' di zampe permettono loro di salire con facilità le scalette delle barche ormeggiate nella rada. Ieri primo di aprile, un po' seccati di questa guerra di Argentina contro di loro, si sono rivolti al brujo, allo stregone, de la buya encantada, che ha cominciato ad affondare la boa rischiando di trascinare Argentina nell'abisso. Accortici in tempo di ciò si è cambiata boa tra due ali di foche sghignazzanti. Oggi la vecchia boa galleggia tranquilla sorridendo sorniona e rivelando la vera natura dell'accaduto: un pesce d'aprile!
Sandro

giovedì 2 aprile 2015

6 giorni a spasso per le Galapagos: alcune foto













6 giorni a spesso per le Galapagos...a piedi

Puerto Baquerizo Moreno, martedì 31 marzo.
L'equipaggio di Argentina è ora ritornato a bordo dopo un giro esplorativo di sei giorni alle altre isole dell'Archipélago de Colon. Non avendo espletato le complicate pratiche che consentano di spostarsi con la propria imbarcazione in 4 distinti ormeggi si sono dovute utilizzare le lance pubbliche e si sono dovuti utilizzare, con difficoltà, i letti non cullanti degli alberghi a terra. Per evitare di compromettere la biodiversità delle specie animali e vegetali delle diverse isole, ad ogni imbarco vi è il rituale del controllo bagagli. Il controllo è così accurato che una tartaruga gigante nella valigia potrebbe passare inosservata. Nel percorso via mare i bagagli restano sigillati ad evitare che qualche balena possa entrare inopinatamente nello zaino. Dopo un breve scalo a Puerto Ayora in Santa Cruz si è sbarcati a Puerto Villamil in Isabela. Isabela come la regina di Castilla e poi di Spagna che finanziò la spedizione per la ricerca della via occidentale alle Indie in barba ai portoghesi; la via si perse in mille inciampi ed ora Argentina sta cercando di ritrovarla. Villamil come il generale José de Villamil eroe dell'indipendenza sudamericana dal giogo spagnolo, fu con Simon Bolivar uno dei padri fondatori della Gran Colombia e poi, quando questa si disgregò, dell'Ecuador di cui costituì l'Armada, rappresentando la corrente liberale di Guayaquil in contrapposizione alla conservatrice Quito. A lui si deve l'abolizione della schiavitù in Ecuador, circa mezzo secolo prima dei più progrediti stati del nord.
Nel 1833, giocando d'anticipo su Stati Uniti e Gran Bretagna, annesse l'Archipélago de Colon all'Ecuador e ne divenne il primo governatore. Vagamente ispirandosi al socialismo utopistico alla Saint Simon cercò di colonizzare le Isole dell'arcipelago che producevano guano in abbondanza, oltre a pesci e tartarughe giganti. I coloni, gente assai rozza, per lo più galeotti ed ex militari, dimostrarono di non saper cosa farsene delle sue idee illuminate e questa prima colonizzazione si risolse in un fiasco colossale sia sotto l'aspetto economico che sotto quello politico e sociale. Isabela è un'isla encantada che non ha mai cessato di stupirci. Si è saliti a più di mille metri sul Volcano Sierra Negra, l'ascesa è in modesta pendenza grazie al carattere effusivo, non esplosivo, delle eruzioni. La rigogliosa flora, sebbene molto diversa da quella mediterranea, conferisce all'ambiente un carattere molto simile a quello dei nostri monti, ma la fauna è spettacolarmente diversa: una miriade di uccelli, canarini, fringuelli di Darwin, le tijeteras così chiamate per la loro caratteristica coda a tijera, a forbice, ed infine loro los galápagos.
Si è infine raggiunto l'immenso cratere, lo mas grande del mundo, con i suoi 11 km di diametro, solcato da vene cromatiche con tutte le sfumature dal nero scuro al rosso cupo a seconda dell'età della colata lavica e del grado di ossidazione del ferro; qua e là venature di zolfo giallastro. Un'altra interessante escursione è stata al Centro de Creanza, una unità di terapia intensiva neonatale per tartarughe giganti, dotata di incubatrici formate da uno strato di terriccio di lava riscaldato ad energia solare, strato che viene scavato dai nuovi galápagueños in allegria prima di essere affidati alle amorevoli cure del Centro fino allo svezzamento che avviene dopo 8 anni. Per arrivare al Centro occorre moderare la velocità per non investire le iguane che si recano alla spiaggia traversando disciplinatamente la strada nelle apposite strisce pedoguanali,  materializzate da due cime d'ormeggio parallele, quindi ci si inoltra nella foresta di mangrovie e cactus giganti contornando stagni in cui riposa una moltitudine di uccelli tra cui i celeberrimi fenicotteri rosa delle Galápagos, dotati di una sola zampa ed una sola coscia, come le gru di Chichibio il cuoco. Ci si è inoltre recati a percorrere e fare snorkeling nell'isolotto Tintoreras dal nome dei pescecani con la caratteristica macchia bianca sulla coda, che qui albergano a frotte, dove si sono potuti ammirare anche i famosi minuscoli pinguini delle Galápagos, los secundos mas pequeños del mundo, la nostra guida aveva denominato il gruppo “tintoreras sexy”, ma l'unico aspetto sexy era costituito dal fatto che ad un certo punto Paolo,
deluso dalla visita, si è decisamente rotto. L'apogeo dell'interesse e dell'emozione lo si è infine raggiunto all'escursione a Cabo Rosa, in una splendida laguna con isolotti separati da una rete intricatissima di canali e collegati da una miriade di ponti formati da una lava più consistente dello strato sottostante che disgregandosi ha dato origine a Los Tunneles. Gli isolotti con i loro caratteristici cactus centenari sono abitati da colonie di uccelli tra cui gruppi di pinguini e le famose sule piedi blu. Tutto ciò si rispecchia nelle calmissime acque della laguna, protetta da una serie di bassi fondali su cui le poderose onde dell'oceano frangono, la parte più avventurosa consiste nel superare tale barriera. Ci si apposta con la lancia con venti persone a bordo nella zona dove le immense onde oceaniche aumentano di ampiezza, ma ancora non frangono, spiando il momento opportuno. Nella snervante attesa in cui la lancia va su e giù a mo' di tappo di sughero, l'ansia dei passeggeri va alle stelle, quando improvvisamente il comandante, osservando i flutti, giudica giusto il momento, sguinzaglia immediatamente i mille e più cavalli dei fuoribordo e si lancia a tutta manetta nel cavo tra due onde dove il moto dell'acqua è rivolto al contrario ed è necessaria tutta la potenza dei motori per non farsi raggiungere e traversare dall'onda alle spalle che nel frattempo si ingrandisce paurosamente per poi ribaltarsi a pochi metri alla nostra poppa nel classico frangimento a tunnel tanto apprezzato dai surfisti. Rita è scomparsa sotto il sedile in preda ad inizio di infarto ed ha ripreso a parlare solo alla fine, mentre alcune ragazze sghignazzano rumorosamente in preda ad una crisi isterica. Il ritorno è meno pericoloso ma più traumatizzante dovendo in questo caso traversare tutte le onde che corrono in senso opposto ed ad ogni superamento di cresta si cade violentemente nel cavo successivo, per coloro che quest'anno hanno saltato la stagione sciistica questa è un'ottima opportunità di molleggiarsi sulle ginocchia nel vano tentativo di salvare il coccige. Al ritorno ci si è poi fermati a Puerto Ayora un paio di giorni sempre amorevolmente accolti ad ogni movimento dalle ragazze dell'Agenzia Sharksky che, come ovvio che sia all'equatore, sono tutte rigorosamente alte, bionde, occhi cerulei e carnagione chiara e tra loro parlano in tedesco. Nell'Isla Santa Cruz si è visitata la mas hermosa playa del mundo molto ben frequentata da educatissime famiglie di iguane, lo stagno de las ninfas tra le mangrovie coloro che si ritengono ninfe prendono il sole in bikini, ed infine il celeberrimo Centro Darwin con annesso Centro de Creanza per galápagos e coloratissime iguane terrestri. Ma l'aspetto più interessante di Santa Cruz è costituito dalle birre che qui si sono adattate all'ambiente assumendo forma di lattina e non di bottiglia come nelle altre isole. Tornati ieri sera a bordo abbiamo avuto la lieta sorpresa che i leoni marini lasciati a guardia di Argentina avevano invitato tutti i loro amici della baia in un grande festino.
Sandro