Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

sabato 29 ottobre 2016

29 ottobre 2016 Malolo island lat 17 45 sud long 177 12



CLANDESTINI A MALOLO IN ATTESA DI PARTIRE

Dopo vari ripensamenti il guru di Enrico ha scritto che la data buona
per partire e' domenica 31.    La prima indicazione era per venerdi,poi
sabato, ora domenica: speriamo sia quella giusta e finale.
Fatto sta che, siccome l'uscita nostra e della barca si puo' fare solo dal lunedi al venerdi perche' la polizia e la dogana delle Fiji non lavorano nel week end, abbiamo dovuto lasciare il porto di Vuda due ore
dopo il fatidico timbro sui documenti.   Cosi',ieri, mentre ci accingevamo ad apparecchiare per il pranzo, sono arrivati due fijiani e due fijiane che, sul molo davanti alla barca, hanno intonato un coretto di ringraziamento per la nostra presenza e di augurio per il viaggio.
Simpatica iniziativa ma dopo mezz'ora un solerte marinaio del porto ci ha avvisato che dovevamo mollare gli ormeggi.
Uscire dal porto ma non poter partire e allora per seguire le indicazioni del guru e quindi aspettare un giorno siamo tornati alla vicina Malolo da clandestini.
Malolo island in attesa di partire

Oggi giornata di relax e piccola preparazione della barca.
Montato anche il Watt sea che ci fornira' l'energia elettrica durante la traversata.
Il caro amico Watt Sea che ci fornirà energia elettrica

Da domani diari senza foto perche' la scheda dati finira' dopo poche miglia e per comprarne una neozelandese ci vorranno almeno dieci giorni.
Buona traversata a noi.
Paolo

giovedì 27 ottobre 2016

20 ottobre 2016 DENARAU MARINA lat 17 45 sud long 177 23 est

ULTIMO CAMBIO DI EQUIPAGGIO

Arrivati due giorni fa alla marina da cui ero partito il 17 agosto con
Fulvio e gli altri alla scoperta delle Fiji.
Domani Stefano, Dolores e Michele saliranno in aereo diretti a Roma
mentre ieri sono arrivati Enrico e Marco con cui partiro' verso fine
mese per la Nuova Zelanda.
Dopo piu' di due mesi in giro per isolette ed atolli direi che le Fiji
le ho girate abbastanza e credo sia stata giusta la scelta di non
affannarsi a visitare anche le Vanuatu.     Le difficolta' per le
formalita' di entrata e uscita dai vari paesi mi hanno sinceramente
scoraggiato; in piu non credo ci siano paesaggi e popolazione cosi'
differenti da quello che ho visto finora.     Si alle Vanuatu so che
c'e' un vulcano ancora attivo e lo spettacolo dei locali che si buttano
giu' da una torre di canne legati solo per un piede (veri antesignani
del bungee jumping) ma credo che sopra e sotto il livello del mare le
cose siano piu' o meno simili dato che ci troviamo alla stessa
latitudine su isole sempre di origine vulcanica.
Vedremo l'anno prossimo!

23 ottobre
MALOLO  ISLAND

Per la traversata verso la Nuova Zelanda Enrico ha contattato un routier
neozelandese (sono quelli che ti consigliano quale rotta fare e quando
partire su un percorso che presenta notevoli salti di vento).
Il guru per ora dice che bisogna aspettare e allora per non ammuffire
dentro alla marina scegliamo due giorni ad un'isoletta vicina 10 miglia:
Malolo
Malolo island

Il vento ci spinge veloci in una rada ad est dove, per fortuna, ci sono
solo due barche.   Ad ovest dell'isola vari resort e una specie di
marina attirano molte piu' barche di cui vediamo spuntare gli alberi
aldila' della collinetta.
Snorkeling e pulizia della carena perche' sembra che i neozelandesi
siano particolarmente attenti (direi fissati) a preservare le specie
endemiche che potrebbero essere contaminate da organismi importati ( i
biologi mi scuseranno per il linguaggio cosi' rozzo ).
Domani torneremo in porto ma questa volta a Vuda marina dove tutto e'
piu' semplice per espletare le pratiche di uscita dalle Fiji.

25 ottobre
KOROYANITU NATIONAL HERITAGE PARK

Ieri siamo entrati in Vuda marina, un porto circolare molto piu' piccolo
e umano di Denarau.  Li torme di turisti si accalcavano per salire sui
veloci catamarani che li avrebbero portati nei posti piu famosi (ma non
per questo piu' belli) delle Fiji: le isole Mamanucas e Yasawa.   Io le
ho fate con l primo equipaggio; per carita' belle... ma sopratutto dove
la folla si dirada!
In piu' a Vuda si respira un'aria rilassata e simpatica essendo il porto
da cui parte la maggioranza delle barche per raggiungere la NZ: insomma
un'atmosfera di navigazione fatta di chiacchiere fra veri sailers.
Oggi decidiamo una gita all'interno, verso una montagna di 1200 metri
per dare l'ultima ochhiata dall'alto alle coste di Viti Levu.
Un furgone fuoristrada ci “scassona” fino ad Abaca dove comincia il
sentiero per la cima.  Paghiamo il biglietto di ingresso al parco e,
sotto un sole gia' feroce alle dieci di mattina, ci avviamo.     La
prima parte e' tutta allo scoperto  e appaiono tutte le pareti da cui
saltano belle cascate ridotte dalla prolungata siccita'.
Sul sentiero di salita




Il rifugio in cima

Poi si entra nel bosco e il sentiero si impenna ma l'ombra degli alberi
(accuratamente descritti da cartelli da noi quasi trascurati) ci regala
un po' di sollievo.  Inoltre un torrentello, incrociato un paio di
volte, ci rinfresca adeguatamente.
Alle 12 siamo in cima: un piccolo rifugio permette di dormire ed
ammirare all'alba e al tramonto i profili delle varie isole ed i reef
che le circondano.
Noi purtroppo, a mezzogiorno, ci accontentiamo di una visione generale
un po' appannata dalla foschia del mezzogiorno.
Al ritorno, un bagno nel torrente ci toglie tutta la stanchezza
accumulata.
La sera torniamo in barca e da domani cominceremo a consultare le carte
meteo ed il famoso guru per decidere la data della partenza.

Paolo

martedì 18 ottobre 2016

11 ottobre 2016 isola di BEQA lat 18 22 sud long 178 9 est

BEQA,YANUCA,VITI LEVU...LE ULTIME ISOLE PRIMA DI TORNARE A CASA

La mattina dell'11 ottobre lasciamo di buonora l'ormeggio alla baia
verde con le palme e spiaggia per  dirigerci verso l'isola di Beqa.
Partiamo a motore e dopo riusciamo a mettere a vela, bolina stretta.
Dopo una serie di bordi accediamo alla laguna interna attraverso il Bala
Passage per arrivare a Malumu bay, insenatura molto profonda e ben
ridossata dove c'e un piccolo resort. Ormeggiamo vicino ad una barca
americana ed una signora in canoa viene a farci visita e ci racconta le
meraviglie del posto.
La laguna pero' ha un'acqua molto scura e non ci invita, percio'
decidiamo di esplorare il punto d'accesso alla baia dove abbiamo
indicazioni di poter fare un buon snorkelin sul reef.
Ci dirigiamo quindi con il tender verso la punta dal nome
impronunciabile (UCUIQAMRN POINT) e nasce subito una discussione se
ormeggiare sul reef oppure ad un invitante spiaggetta. Noi maschietti
siamo propensi al reef mentre Dolores caldeggia la spiaggetta. Decidiamo
naturalmente per la seconda!
Stefano e Paolo pinneggiando se ne vanno verso la parte piu' esterna
dove, poi ci racconteranno, incontrano uno squaletto ed una tartaruga,
oltre ai vari pesci tropicali.
Noi rimaniamo all'inizio del reef e restiamo piacevolmente sorpresi
dalla quantita' e dai colori dei coralli e dei pesci incontrati. Dolores
rimane incantata dalle tante e giganti stelle marine blu cobalto.
Di ritorno sulla spiaggia abbiamo la sensazione di essere alle terme per
la temperatura ed il colore del mare ed io rimango a mollo per un po'.
Rientrando alla barca decido di offrire un'aperitivo a tutto
l'equipaggio al resort.
La mia idea viene premiata dall'accoglienza del posto, troviamo un
gruppo di fijiani che ci allietano con la loro musica, rigorosamente dal
vivo, e ci invitano anche a ballare! Ci inseriamo tra gli ospiti, un po'
attempati, del resort e ci divertiamo con loro bevendo un mojito!
Un po' di sano  consumismo non guasta!






12 ottobre
Ripartiamo da Malumu bay in direzione di Vaga bay, altra baia ridossata
sull'isola di Beqa.   Posizioniamo la canna e mettiamo a mare come esca
un polipetto  artificiale ed artigianale confezionato con la
collaborazione preziosa di Stefano. All'altezza del Vaga Reef
all'improvviso parte la lenza con l'inconfondibile rumore del mulinello.
Mi precipito alla canna mentre Stefano prende posizione alla spiaggetta
di poppa.
Recupero la lenza e Stefano porta a bordo un bel tonnetto da 10 kg
circa.
Anche i non pescatori pescano!

Con questa preda, pulita subito e tagliata a tranci, ci mangeremo per
diversi giorni con tante ricette diverse!    Una vera
prelibatezza....anche se un po' ripetitiva!
Approdiamo davanti ad un piccolo paese e ci incuriosisce una barca di
ragazzi, non certo locali, che si sono diretti, attraverso un passaggio,
all'interno della foresta pluviale. Decidiamo di seguirli pensando di
trovare  una grotta o una sorgente d'acqua dolce. Troviamo invece una
sorta di comunita' di ragazzi, stile figli dei fiori, che vivono ai
margini di questo paese. Un ragazzo inglese ci mostra il luogo e ci
propone un'immersione, che rifiutiamo.
Decidiamo di fare ancora un'escursione sul reef, senza Dolores, e
troviamo acque limpidissime e una miriade di coralli e di pesci
multicolori e pure una cernia ci viene a salutare.

13 ottobre
Altro giorno, altra isola, partiamo verso Yanuca Island. Proviamo
l'uscita dalla pass che ci serve come traccia per l'indomani e ci
dirigiamo verso l'ancoraggio davanti ad una splendida baietta di sabbia
bianca.

Troviamo gia' ormeggiato un grosso panfilo i cui passeggeri hanno acceso
un bel falo' a riva.
Scendiamo anche noi alla spiaggetta e facciamo uno splendido bagno in
acque cristalline.
Poi a nanna presto perche' domani ci aspetta una lunga navigazione.
Alle sei tutti in coperta, pronti per la partenza. Direzione Natadola
Harbor a sud di Nadi, sempre sull'isola di Viti Levu.
Nonostante l'incertezza prima della partenza, causa un bollettino che
prevedeva venti deboli, troviamo un vento portante di circa 20 nodi che
ci permette una media molto alta ed anticipiamo l'arrivo previsto.
Ormeggiamo davanti ad un grandioso resort circondato da una spiaggia
bianca e lunghissima. Finalmente la spiaggia che sognava Dolores!
Nella baia soffia un vento fastidioso e devo proprio insistere per
andare a riva con il tender.   Pero' una volta arrivati veniamo ripagati
dalla magnifica spiaggia con un mare dalle tonalita' verde/azzurro che
sembra una piscina. Ci sguazziamo dentro come ragazzini.
Ritornati in barca e, purtroppo da lontano, assistiamo ad una
manifestazione  di danze e canti tribali, con fiaccole e tamburi molto
coinvolgenti.
A completamento della giornata assistiamo al sorgere di una luna piena
meravigliosa.
Ma il vento continua a soffiare forte e al mattino tocca i 25/30 nodi.
Cielo plumbeo e pioggia, decidiamo di lasciare la baia per dirigerci
verso Nadi.
Mare formato, randa con due mani di terzaroli e fiocco. Filiamo a 9/10
nodi con onde di almeno due metri.
Arriviamo al Nauvala Passage e di bolina entriamo nella pass che e'
molto larga e non ci preoccupa.
Dopo un tempo che sembra interminabile entriamo a Toba co Nadi ed
ormeggiamo in attesa di entrare in porto domani.
La nostra vacanza, ricca di esperienze e conoscenze, finisce qui. Siamo
davvero grati ad Argentina ed al suo comandante per il lungo viaggio tra
queste isole meravigliose e piene di fascino.

Michele e Dolores 

giovedì 13 ottobre 2016

10 ottobre 2016 SUVA lat 18 8 sud long 178 24 est

10 ottobre 2016  SUVA  UNA GIORNATA PARTICOLARE ......E PURE QUELLA DOPO!

Ieri mattina siamo venuti al traverso da Levuka a Suva, la capitale
attuale.
Il vento ci ha regalato una bella velocita' di 10 nodi gps e siamo
arrivati per l'ora di pranzo. Nel pomeriggio volevamo scendere a terra
ma la pioggia, che qui e' quasi la norma, ci ha fatto rimandare al
giorno dopo.
Oggi continua a piovere ma rassegnati scendiamo con il gommone al
moletto del Roial Yacht Club.
Faccio da guida a Dolores, Michele e Stefano in una citta' che ormai
conosco bene. Gli propongo il museo ma mi sembrano piu' interessati al
centro commerciale e allora dentro in una ripassata di consumismo che
non si vedeva da tanto.
Poi ,sempre sotto l'acqua, breve passeggiata lungo la via principale
fino al Grand Pacific Hotel.  Costruito intorno al 1920 ( a giudicare
dall'architettura e dalle decorazioni) e' stato appena ben restaurato e
ben arredato con mobili d'epoca. Tutt'altra storia del piu' antico
decadente Royal Hotel di Levuka.
I saloni del Royal Pacific Hotel


Alcune vetrine espongono le foto storiche con la giovane regina
Elisabetta che fa visita alle sue colonie quando ancora le Fiji avevano
interesse per la corona; ricordiamoci che per la proclamazione di
indipendenza ( o piu' prosaicamente per la dismissione) era venuto il
figlio Carlo.  Quando la forma e' sostanza!
Foto della regina Elisabetta alle Fiji

Comunque un giretto per i bei saloni convince Dolores a restare ed
offrirci il pranzo al ristorante.  Ambiente raffinato ed elegante
frequentato da molti occidentali e pochi fijiani, cibo buono e porzioni,
come da copione, dimensione nouvelle cousine.
Pioggia. Prendiamo un taxi e poi col gommone in barca a finire un
pomeriggio che si annuncia monotono.
E invece no! L'aumentare violento ed improvviso del vento preludono ad
una fine giornata particolare.  Invece che da sud est,come da norma di
aliseo, il vento viene da quasi ovest dove ,essendoci solo poco  reef a
protezione, si creano onde importanti.   Quaranta nodi e forte
beccheggio ma la nostra ancora tiene; molliamo ancora un po' di catena
per migliorare la tenuta ma non troppa perche' dietro a noi c'e' un
relitto che compare solo con la bassa marea.
In questa enorme baia di Suva giacciono mestamente almeno una decina di
relitti e  una quantita' di pescherecci cinesi, arrugginiti e  cadenti,
galleggiano miracolosamente aggrappati a boe ancor piu' arrugginite.  Il
colore marrone dell'acqua, sotto un cielo bagnato, grigio ferro, non
aggiunge allegria al panorama.
La navetta alla deriva che di notte ci ha sfiorato

Pescherecci cinesi legati insieme ad un'unica boa

Comunque mentre stiamo a guardare, ormai nel buio, tenendo d'occhio sia
la nostra posizione sia le altre barche e navi, una barca francese di 13
m speda l'ancora e comincia a scarrocciare verso di noi.  A bordo  se ne
accorgono, accendono il motore e contrastano le onde ma mentre ci
passano davanti a pochi metri scompare la nostra boa  con la sua luce
che segnala la posizione della nostra ancora.   Addio boa, hanno
tranciato il cordino che la tiene legata all'ancora.  La barca francese
ci passa a 3 metri e poi fortunosamente riesce
ad affiancarsi ad un'altra barca che la traina generosamente lontano
dalla costa.
Per oggi sono salvi. Ma per noi la giornata non e' finita.  Il vento si
calma un po' e ceniamo.  All'improvviso delle grida mi fanno uscire di
corsa.  A tre metri ci sta passando un peschereccio cinese alla deriva
agganciato all'ultimo momento da un rimorchiatore.  Anche stavolta e'
andata!
Dopo un po' di guardia il vento diminuisce ancora e andiamo a dormire
con un programma di controllo.

11 ottobre
Cielo coperto ma non piove finalmente e il vento e' modesto.  Dolores
vuole andare dal parrucchiere essendo questa l'unica possibilita' della
crociera.  Michele e Stefano la accompagnano anche per comprare alcune
esche.
Tornano e vado con Michele a parlare con il francese che ieri ci aveva
distrutto la boa.  Lui riconosce subito la sua responsabilita' e fara'
la denuncia alla sua assicurazione.  OK scriveremo il modulo dopo
pranzo.  Non siamo ancora arrivati in barca col gommone che sentiamo un
fischio: ci voltiamo e vediamo il loro gommone andare alla deriva.  OK
lo riportiamo: e due a zero a nostro favore contro la Francia.
Dopo pranzo ci avviamo in gommone alla barca dei francesi. Un vento
improvviso violentissimo spazza la rada.  Le barche oscillano
furiosamente e quella francese, un'altra volta speda l'ancora ed
indietreggia velocemente verso il relitto.  Urlo piu' che posso e
finalmente escono.  A soli cinque metri dal relitto riescono col motore
acceso ad evitarlo ma danno troppo motore avanti e la cima del loro
grippiale finisce nell'elica bloccandola.  Panico totale.   Alla deriva
riescono ad aprire il fiocco per cercare di non essere sbattuti a terra
ma con la catena dell'ancora che struscia sul fondo non riescono a
manovrare.  La fortuna vuole che si ficcano con il loro timone sulla
cima di ormeggio di un altra barca che era attaccata a una boa.
Sbattono contro l'altra barca ma almeno sono fermi in una posizione
assurda ma fermi.  Per cercare di aiutarli Michele e Stefano partono col
gommone e riescono a piazzargli un'altra ancora che gli permettera' di
scostarsi dalla barca contro cui si erano  fermati.  Tre a zero contro
la Francia!
Io ero rimasto in barca vista la violenza del vento.  Quando tornano
Michele e Stefano decidiamo di cambiare ormeggio.  Ormai in questa
grande rada sembra di essere il bersaglio di tutti quelli a cui molla
l'ancora.
Prima che faccia notte ce ne andiamo in una rada piu' piccola ma molto
piu' protetta dove sembra che il vento non esista.
La notte, attaccati addirittura ad una boa, finalmente dormiamo
tranquilli.
Un'altra giornata particolare!

Paolo

domenica 9 ottobre 2016

7 ottobre 2016 LEVUKA isola di OVALAU lat 17 41 sud long 178 50 est



LEVUKA : DOVE COMINCIA E FINISCE LA DOMINAZIONAZIONE INGLESE SULLE FIJI

L'isola di Gau si allontana mentre con la prua a nord ovest puntiamo su Ovalau.
E' un po' una tappa obbligata sia per curiosare sui luoghi che hanno fatto la storia delle Fiji sia per comprare qualcosa di fresco dato che in cambusa sono rimaste solo scatolette e pasta.
Infiliamo la passe che interrompe il reef proprio di fronte a Levuka, la capitale dell'isola e prima capitale di tutte le Fiji.
l lungomare di Levuka

La ex sede della massoneria

Nel primo pomeriggio ancoriamo di fronte al lungomare disegnato da edifici coloniali e chiese delle varie confessioni cristiane.
La discesa a terra con il gommone presenta ,come al solito, la difficolta' di scelta del punto di atterraggio perche' con una marea di un metro e mezzo rischi di trovare il gommone o troppo vicino agli scogli o troppo lontano e per raggiungerlo devi fare un mezzo bagno.
Passeggiamo sul lungomare.  Gli edifici coloniali sono occupati per lo piu' da negozi e ristoranti.  Ecco il Royal Hotel del 1860, il primo albergo occidentale in tutto il Pacifico e poi ancora la prima sede del Fiji Time primo giornale stampato in tutto il Pacifico e quindi primo giornale del mondo dato che la giornata inizia proprio da qui, dall'antimeridiano di Greenwich.
C'e' anche  il rudere della loggia massonica. Costruita in stile neoclassico a forma di tempio greco, con i simboli del compasso e della squadra ben in evidenza sul frontone, fu poi additata dai metodisti come luogo di culto del diavolo e ovviamente di riti satanici. Comunque resistette fino al 2000 quando fu abbandonata.
Tutti questi edifici della seconda meta' dell'ottocento testimoniano un'intensa presenza occidentale, sopratutto inglese, venuta alle Fiji alla ricerca di affari e fortuna.
In realta' Levuka sorse ben prima, nel 1830 quando fu scelta, per la posizione, come stazione di pesca alle balene.  Frequentata da pescatori ma anche da avventurieri di ogni tipo, divento' di fatto la citta' piu'
importante delle Fiji fin dal 1840 per divenire poi la capitale ufficale solo dal 1874.  In quell'anno le Fiji entrarono a far parte dell'impero
britannico.   Cakobau, il capo fijiano che era riuscito ad assoggettare
tutte le isole, cedette la sovranita' alla regina Vittoria proprio qui a Levuka nel 1874.  E proprio qui a Levuka, quasi cent'anni dopo, nel 1970, le Fiji tornarono libere.
Quarantasei anni fa' un'altra regina inglese concesse l'idipendenza, ma per la cerimonia Elisabetta non venne di persona, mando' il figlio Carlo per iniziarlo ai doveri di un sovrano.  Incombenze inutili dato che il povero Carlo probabilmente saltera' il turno a favore del figlio William.
Domani,incredibile coincidenza, ci sara' la commemorazione di quell'evento.

8 ottobre  INDIPENDENT DAY
Indipendent  day, inizio della cerimonia

Viene ammainata la bandiera inglese

Sale la bandiera fijiana


Il luogo della cerimonia e' alle porte di Levuka dov'era la residenza del governatore inglese.  Alle nove, come in un film coloniale, in un quadrilatero, attorno alla bandiera, sono schierati da un lato i militari, dall'altro la banda, gli invitati e infine le due delegazioni
ufficiali.   Ci sono i fijiani con i capi in costume tradizionale, ci
sono gli inglesi con il governatore in feluca ed un giovane biondo,occhi azzurri e capello di paglia, che  rappresenta il principe Carlo.
Le delegazioni inglese e fijiana. Carlo è  quello più alto
Le due delegazioni sono a piedi scalzi: i fijiani per tradizione, gli inglesi per cortesia.
Inizia la cerimonia.  Discorsi dei capi delegazione, colpi a salve di cannone, ammaina bandiera inglese e sua consegna a Carlo, alzabandiera fijiana, altri colpi di cannone.  Una folla di scolaretti con grembiule scoppia in un appauso ed agita furiosamente la bandierina nazionale.
La banda

Celebrates day

Il corteo davanti ai magazzini Morris, i primi dal 1850

I carri allegorici

Miss Levuka incollata al suo telefonino

Insomma una rievocazione di un pezzo di storia, retorica ma comunque interessante per chi oggi puo' valutare gli eventi non piu' come cronaca ma,appunto, come storia.
La banda intona gli inni nazionali fra l'irrigidimento del busto delle delegazioni ufficiali. Anche due australiani, che avevamo conosciuto ieri sera a cena, assumono un comportamento consono alla cerimonia.
L'impero ha certamente lasciato il segno.
Poi,banda in testa,  parte un corteo che attraversa la citta'.  Ci sono anche carri allegorici con sopra una canoa simbolo dell'orgoglio fijiano per la colonizzazione delle isole e anche (come poteva mancare) Miss Levuka.  In realta' sembra piu' indiana che fijiana ma come al solito tutto si mischia e si aggiorna. La signorina dal viso indiano ma dalla corporatura fijiana non puo' separarsi un attimo dal suo telefonino durante le pause; quando invece la banda riprende lei abbassa il
telefonino e sparge sui mortali ammaglianti sorrisi.    Il tutto finisce
nel grande prato di Nasau park.  Sul palco, allestito per l'occasione, dopo i brevi discorsi di circostanza ecco i cantanti e le band assordare tutto il parco.
Sembra di stare a piazza San Giovanni il primo maggio!

Paolo