KOMODO come le GALAPAGOS (anzi peggio)
4 luglio Alle
4 di mattina vado a dormire un'ora dopo non so quante
strambate per arrivare a Komodo. Il vento tra le isole cambia continuamente di
direzione ed intensita'. Resta Enrico di
guardia.
Alle 5,30 mi chiama: siamo ormai vicini, bisogna
ammainare e buttare l'ancora. Le prime
luci dell'alba ci mostrano un lunghissimo pontile.
La baia di Komodo |
Comincia male,penso tra me e me; se c'e' una cosa del
genere vuol dire che ci arrivano tante barche.
E infatti alle 8 il molo e' gia' pieno di barche locali che vomitano sul
pontile centinaia di turisti.
Ci affrettiamo a scendere a terra dove ci accoglie su un
altro moletto un compunto guardia parco:”you are welcome.... go to buy the
ticket”.
Acquistato il titolo d'ingresso veniamo affidati ad un
giovanotto in divisa munito di un lungo bastone biforcuto. Dice che gli
servira' per tenere a bada i pericolosi Varani e quindi di stare uniti e dietro
di lui. Obbediamo e ci avviamo e ,guarda
un po', ne incontriamo subito uno. Sta
camminando tranquillamente, incurante della nostra presenza, dirigendosi verso
un mucchio di mondezza che ,ovviamente essendo in un Parco Nazionale dichiarato
dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanita', viene buttata tranquillamente a terra.
I famosi draghi di Komodo passeggiano lungo l'acquedotto |
Un drago alla ricerca di cibo nella spazzatura |
Il tutto per la gioia dei turisti che mitragliano il
poveretto con una gragnuola di foto. C'e' anche chi si sdraia a terra il piu'
vicino possibile all'animale per farsi fotografare mentre imita la sua
andatura.
Sembra di essere alle Galapagos dove le poche tartarughe
giganti le abbiamo viste in un recinto sorvegliato e quindi in cattivita' ma
almeno li c'erano le fregate che volavano libere e tranquille.
Avevamo scelto il percorso piu' lungo sperando di vedere
qual'cosa di piu'...e infatti un altro paio di lucertoloni li incontriamo ma
sono tutti molto restii ed appena ti avvicini oltre i 10 metri loro tolgono
il disturbo. Una
salita in cima ad una collina ci permette di vedere
un bel panorama della baia: bella e selvaggia ma
infestata da decine e decine di barche per turisti.
Scendiamo e dopo aver comprato un altro biglietto per
fare lo snorkeling, in barca raggiungiamo il posto consigliato.
A solo 3-4 metri vediamo bei coralli,tartarughe e tanti
pesci. Allora
forse e' vera la magnificienza dei fondali decantata
dalla guida.
Rassicurati dall'antipasto decidiamo di proseguire:
domani faremo un'immersione con le bombole.
I divings sono solo a Labuan Bajo e allora nel primo pomeriggio alziamo
le vele e in tre ore di nagigazione, molto interessante fra decine di scogli e
isolette, arriviamo nella
rada di Bajo.
Scendiamo subito a terra , comincia ad essere tardi,
alla ricerca del diving.
Cinque minuti di strada e non c'e' che l'imbarazzo della scelta. Labuan e' organizzatissima, e' quasi
un'industria per portare a spasso i turisti a vedere draghi e/o a fare
immersioni. Domani appuntamento alle 7,20.
Due passi per la caotica citta' ci portano al mercato del
pesce e alle bancarelle del cibo da strada.
Un po' scettici sull'igiene,ma sollecitati da Maurizio, ci sediamo e
scegliamo il pesce,i gamberi,le seppie. Tutto ottimo a 310.000 rupie (22 euro
in tre escluse le birre comprate al negozio).
5 luglio
Puntuali io ed Enrico arriviamo in ufficio e veniamo
destinati al gruppo che fara' le immersioni piu' belle
(almeno cosi'
dicono). La nostra
guida sara' Marta una giovane e bella spagnola che
ha deciso col suo compagno di stabilirsi qui. Dopo 2 ore di
navigazione su questi barconi, vecchi e malandati ma dal
motore potente, eccoci tornati nelle acque di Komodo.
Marta ci spiega con un disegno come sara' l'immersione
intorno ad un piccolo faraglione; si raccomanda di stare uniti e dietro di lei. Io non ho problemi essendo per me questa
attivita' molto delegata ad altri mentre Enrico, piu' bravo, scalpitera',
quando avvistato uno squalo posato a 40 metri, verra' ripreso da Marta che
inflessibile ha fissato il limite di immersione a 30 metri.
Il fondo e' molto vivo, pieno di coralli e pesci,
tartarughe e quant'altro. Veramente bello.
Dopo due ore un altra immersione: questa volta in
corrente per vedere le mante che nuotando controcorrente si nutrono di
plancton. Ci tuffiamo e subito veniamo trascinati via; Marta avanti,noi dietro
ad arrancare a zig zag in cerca della manta perduta. Voliamo su un fondo piatto e spoglio; i
pescatori in questa zona avevano usato la dinamite per
pescare ed il corallo non c'e' piu'. Alla fine la benedetta Manta si
fa vedere. Ci
appiattiamo sul fondo per non disturbarla e per cercare di contrastare la
corrente attaccati ai pochissimi sassi che sporgono.
Carino ma niente di che rispetto alle mante viste in
apnea alle Fiji.
Tutto non si puo' avere.
Risaliamo in barca,pranziamo e ci dirigiamo
per la terza immersione o per una camminata nell'isola di
Rinja che fa
parte del parco di Komodo. Io, se pur deluso dai Varani del giorno
prima, scelgo la seconda possibilita'. Sono stufo di dovermi bardare come un
palombaro con tutta quella roba pesantissima addosso. Enrico invece opta per la
terza immersione.
Sceso a terra insieme a gli altri no divers passiamo per
la solita trafila del biglietto, della guida, delle foto con il varano. L'unica variante si presenta quando,vedendo
che il giro sta per finire, chiedo di poter andare su una collinetta per vedere
il panorama della baia.
Impossibile!
Ribatto che sono solo cinque minuti in piu'. No son almeno quindici dice il
capogruppo. Insisto tanto dovremo
aspettare che torni la barca a prenderci.
Timidi segni di consenso da parte degli
altri turisti.
Alla fine la spunto. In cinque
minuti siamo in cima ed
i colori ammorbiditi dalla luce del tramonto regalano a
tutti belle
inquadrature. “It
was worth while!” ne valeva la pena e' il commento
che mi sussurrano,grati, gli altri turisti.
Il ritorno in barca vede spegnersi le ultime luci del
giorno e piu'
tardi accendersi quelle del porto.
6 luglio Alle 8
arriva un barchino del Port Autority che ci intima
di andarcene dato che deve arrivare una grande nave. Bene, e' la spinta per affrettarci a
partire. Io d'altronde sono sveglio
dalle cinque e non vedo l'ora di salpare l'ancora: dobbiamo fare 240 miglia
verso ovest per arrivare alle isole Gili di Lombok.
Paolo
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