Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

domenica 8 aprile 2018

7 aprile 2018 lat 15 44 sud long 20 43 ovest



QUASI A META’ STRADA VERSO IL BRASILE

L’aliseo continua a spingerci lentamente verso le coste del Sud America.
Il vento generalmente non supera i 15 nodi e quindi andando col vento quasi in poppa si cammina poco e più di 150 miglia al giorno non riusciamo a fare.
Poi ogni tanto c’è pure una perturbazione che fa salire rapidamente l’intensita del vento costringendoci a ridurre le vele per poi, magari dopo un’ora, mollare completamente ed allora obbligarci ad accendere il motore.
Una prima metà della rotta leggermente sotto tono.  Non che la cosa dispiaccia, anzi il tempo generalmente buono e la navigazione pacifica hanno pervaso il nostro spirito di tranquillità….. ben venga!..... (magari ben venga anche qualche pesce perché per ora niente).
L’arrivo è previsto fra circa una settimana a Salvador de Bahia, la città dove più di ogni altro posto in Brasile l’incontro tra Africa e Sud America ha creato una simbiosi di due culture in origine tanto diverse.
Baia di Salvador de Bahia, previsto punto di arrivo in Brasile.

E’ come se si tornasse indietro di milioni e milioni di anni quando, prima della deriva dei continenti, l’Africa e il Sud America erano attaccate proprio lungo la costa del Brasile.
Salvador, oggi capitale dello stato di Bahia, è stata fino al 1763 capitale dell’intera nazione.
I portoghesi arrivarono per primi nel 1500 un po’ più a sud a Porto Seguro, piantarono la bandiera potoghese, la croce per marcare un territorio che doveva diventare cattolico ma poi ripresero il mare verso l’Asia e l’Africa dove il commercio di spezie, avorio e diamanti garantivano un guadagno sicuro.
La leggenda vuole che un anno dopo il nostro Amerigo Vespucci sia entrato nella grande baia di Salvador il primo novembre battezzandola, ovviamente, Baia de Todos os Santos.
Ma bisogna aspettare il 1549 quando Tomè de Souza tornò, agli ordini del re del Portogallo, a Salvador per fondarvi la prima capitale del Brasile e iniziare lo sfruttamento del paese con la coltivazione della canna da zucchero.
All’inizio i portoghesi costrinsero le popolazioni locali a lavorare nei campi, poi quando non erano più sufficienti gli indigeni, iniziarono il turpe mercato degli schiavi.   E proprio Salvador fu il maggior centro dove arrivavano e venivano comprati i neri.
Per tre secoli, fino a metà dell’ottocento, deportarono dall’Africa circa tre milioni e mezzo di schiavi verso Bahia cuore economico del Brasile coloniale.
Intanto stuoli di coloni-avventurieri si spingevano sempre più ad ovest alla ricerca di nuovi terreni ed altre ricchezze tra cui l’oro, scoperto però molto più tardi.  La loro avanzata che ampliava i confini del Brasile verso occidente si fermò solo davanti alle difficoltà delle montagne e al conflitto di interessi con un'altra nazione cattolica : la Spagna che ormai era ben presente in tutta la fascia che dalla catena delle Ande arriva fino all’oceano Pacifico.
Ci vollero quattro anni di confronto, sotto l’egida di Santa Romana Eclesia, per arrivare nel 1750 con gli spagnoli al trattato di Madrid che fissava definitivamente i confini e le rispettive aree di influenza.
E così da quella data il portoghese è la lingua del solo Brasile mentre tutto il resto dell’America Latina parla spagnolo.
Tornando a Salvador c’è da ricordare come l’enorme afflusso di schiavi abbia portato al mantenimento di molte tradizioni della cultura africana e quando, in nome della “vera ed unica religione” quella cattolica (ovviamente) vennero vietate le pratiche religiose aficane, i neri si riunirono in modo catacombale per celebrare i riti del Candonblé.
Nacque, così, una religiosità che fondeva le loro divinità con i santi cattolici.
Un bell’amalgama che anche in altri campi come la musica ed il cibo crearono un arricchimento fra le due culture bianca e nera che influisce ancora oggi sulla vita e la storia brasiliana.
Se non ci sono novità ci risentiamo all'arrivo.
Paolo

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