Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

sabato 23 giugno 2018

TERCEIRA: UN’ISOLA RICCA DI STORIA


17 – 20 giugno

La sveglia suona presto domenica 17 giugno. Alle sette del mattino tutti in piedi, si parte per Terceira e il comandante entro un’ora vuole mollare gli ormeggi. Facciamo colazione in fretta, con la speranza di navigare finalmente a vela.
Lasciamo Graciosa con un po’ di malinconia: a quasi tutto l’equipaggio, questa piccola isola è piaciuta molto, ma le aspettative di trovare altrettanto interesse, se non maggiore, nell’isola che stiamo per raggiungere, sono alte.
Di Terceira dicono molte cose: innanzitutto che ogni giorno c’è una festa, in secondo luogo che gli abitanti dell’isola sorridono sempre. Due motivi più che validi per passarci qualche giorno. Ma ce ne sono tanti altri, come scopriremo presto.
Questa è stata la terza isola dell’arcipelago ad essere scoperta, nel
1432: ecco perchè l’hanno chiamata così, anche se in origine fu battezzata con il nome di “isola di Gesù Cristo”. Definizione presto abbandonata, forse perché troppo impegnativa. Meglio una più anonima, appunto, Terceira.
Chiostro del convento di San Francisco
Gli insediamenti iniziarono quindici anni dopo la scoperta e sono continuati in modo consistente nei secoli successivi per la favorevole posizione geografica. Del resto il motto dell’isola, “Muito nobre, leal, sempre constante”, (nobilissima, leale e sempre costante), evidenzia l’importante ruolo che Terceira ha svolto nella storia del Portogallo.
La baia di Angra, dove nel 1534 è stata fondata quella che poi è diventata la capitale dell’isola, Angra do Heroismo (dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco nel 1983), è diventata presto l’emporio di tutte le Azzorre, fungendo da punto di smercio dei diversi prodotti provenienti dalle altre isole e da scalo intercontinentale delle navi che viaggiano fra Europa e Americhe.
Ma torniamo alla navigazione: mezz’ora dopo aver lasciato Graciosa, finalmente il comandante si decide ad aprire la randa e subito dopo anche il fiocco, grazie a un vento che ci consente di proseguire senza motore, con una andatura a bolina, molto apprezzata dall’equipaggio. Si andrà avanti così per quattro ore.
Poi, mano a mano che ci avviciniamo a Terceira, il vento cambia direzione, diventa ondivago e soprattutto cala: si torna a navigare a motore e il fiocco viene richiuso. Resta in piedi la randa, più per bellezza che altro. Dobbiamo superare la punta dell’isola che ci si presenta a sinistra della prua. Aldilà del capo, ci aspetta il porto di Praia da Vitoria, dove speriamo di trovare un posto per Argentina.
Dopo otto ore di navigazione, finalmente entriamo nel porto, ma l’unica posizione per ormeggiare che troviamo è in seconda fila, appoggiati a un gigantesco catamarano. Dall’imbarcazione, una signora molto cortese, di nazionalità canadese, ci aiuta nella delicata operazione di avvicinamento.
Risolti i problemi, scendiamo a terra per una passeggiata in paese, che si conclude con una cena a base di pizza. Niente male.
La mattina dopo prenotiamo due rent a car per il 19 e il 20, spostiamo Argentina in un posto più tranquillo, poi in autobus andiamo a visitare Angra do Heroismo. Sono tanti i monumenti segnalati come molto interessanti dalle guide, ma troviamo aperte solo le chiese. Niente da fare per i musei: il lunedì sono chiusi.
Partiamo dalla cattedrale, del ‘500, la più grande chiesa delle Azzorre.
Il palazzo dei capitani, dobbiamo accontentarci di vederlo solo da fuori, così come il convento di san Francesco, sede del museo della città. E’aperto invece il giardino botanico, ricco di varie specie di flora ben conservata.
Il giardino botanico di Angra
A questo proposito Massimo ci fa notare che sono pochissime le specie autoctone. Quasi tutti i fiori, le piante e gli alberi delle Azzorre sono arrivati dalle Indie, dal Giappone, dalla Cina. Il clima favorevole li ha aiutati a crescere e  consolidarsi.
La città si rivela al’altezza delle aspettative: in effetti, il titolo di patrimonio mondiale dell’umanità se lo è meritato ampiamente. All’ingresso del porto, un antico ospedale, oggi trasformato in una chiesa dedicata alla misericordia, serviva a curare i naviganti che tornavano dalle Americhe malati di scorbuto e non solo.
Fuori dalla chiesa, Paolo fa un insperato incontro con un famoso navigatore portoghese che lo ha preceduto nei suoi giri per i vari oceani, Vasco de Gama, immortalato in una statua ad altezza d’uomo: Vella e Rita non si lasciano scappare l’occasione di fotografarli insieme.
Difficilmente ricapiterà un’altra volta.
Due navigatiori a confronto
La città era difesa sui due lati del porto da due fortezze, costruite nello stesso periodo storico della cattedrale e molto ben conservate:
all’interno, ospitano la prima un hotel di lusso, l’altra una guarnigione militare, con batterie antiaeree ancora attive, pronte a colpire eventuali apparecchi nemici che sorvolino il cielo dell’arcipelago. Ma il rischio appare molto lontano, fortunatamente.
Alle sei del pomeriggio, l’equipaggio riprende l’autobus per tornare su Argentina, a Praia da Vitoria. Stasera si cena a bordo: le tre Grazie hanno in programma una pasta condita con le melanzane, accompagnata da un buon vino locale. Anche in questo caso le aspettative sono ampiamente ripagate. Domani, con le nostre auto in affitto, andremo ad esplorare l’interno del’isola.
Martedì mattina partiamo all’alba delle dieci: la prima tappa del giro è la cima più alta dell’isola, a quota mille metri, così ha deciso il comandante. Da lì però, la speranza di godere un bel panorama viene vanificata dalla nebbia. La caldeira comunque è sempre suggestiva, perché anche qui ci troviamo sui bordi del cratere di un vulcano.
Chiesa e convento di San Francesco
Si torna giù passando in mezzo a un fitto bosco pieno di alberi del tutto diversi rispetto a quelli a cui siamo abituati. Somigliano alle sequoie americane ma Il nostro esperto botanico, professor Massimo Di Rao, ci fornisce il nome scientifico esatto di quest’albero, che rivela la sua provenienza asiatica: criptomeria japonica.
Ci fermiamo a fare uno spuntino in un’area perfettamente attrezzata per i picnic, completa di toilette e grill, intorno a un faro posto in una posizione spettacolare: la vista spazia su un lungo tratto della costa rocciosa nera e frastagliata. Le onde si infrangono ogni volta in modo diverso.
Si potrebbe restare per ore ad osservare il panorama senza annoiarsi mai, ma Paolo vuole andare a camminare su un sentiero che porta ad un lago, un percorso che aveva studiato sulla carta la mattina prima di partire. Il resto dell’equipaggio però preferisce scendere sulla costa alla ricerca di una piscina naturale riparata dalle onde, in cui immergersi alla ricerca di un pò di fresco. E il comandante si ritrova da solo a fare il suo trekking.
La sera invece tutti d’accordo nel concludere la giornata in quello che viene indicato sulla guida come il miglior ristorante dell’isola, “ilpescador”: la fama viene confermata da piatti squisiti che superano l’esame rigoroso delle tre signore e anche dei loro mariti, compreso lo scrivente.
Mercoledì si prevede pioggia e si decide allora di tornare nella capitale di Terceira a visitare il museo che lunedì era chiuso, per approfondire la conoscenza della storia della città, a cominciare dall’origine del suo nome così strano.
Angra vuol dire baia, e fin qui ci siamo, ma perché “do Heroismo”?
Scopriamo che nel 1829 gli abitanti si schierarono in una epica battaglia, in favore del re del Portogallo, contro il fratello che voleva usurparne il trono. Da qui la decisione del re di aggiungere da allora quelle due parole al primo nome: la città, per un certo periodo, divenne addirittura capitale dell’intero Portogallo.
Ma, a giudicare dai reperti e dai documenti conservati nel museo, l’intera isola ha vissuto vari periodi travagliati nella sua storia, persino una invasione napoleonica. La colonizzazione religiosa fu affidata a francescani e gesuiti, ma questi ultimi dopo meno di duecento anni vennero cacciati dall’isola, facendo in tempo comunque a lasciare parecchie testimonianze della loro presenza.
Il palazzo che ospita la sede attuale del governo della regione autonoma delle Azzorre, ad esempio, che era prima il centro di potere dei capitani generali dell’isola, è stato costruito e abitato dai gesuiti. Il convento dei francescani con la sua chiesa annessa, ospita attualmente il museo storico della città.
In giro per l’isola numerosi sono gli “imperios”, cappelle votive dipinte con colori sgargianti, così chiamate perché fra i costruttori venivano scelti gli “imperatori”, cioè i capi della confraternita del santo Spirito, che per un anno dovevano occuparsi dell’assistenza ai poveri.
Un imperio in onore dello Spirito Santo
La temuta pioggia per fortuna non arriva e finita l’escursione culturale in città, ne profittiamo per cercare una piscina naturale in cui concludere la giornata, ma non si fa in tempo purtroppo, come avrebbero desiderato ardentemente Rita e Giovanna. Si deve tornare, fare la spesa per cucinare in barca. Per giunta ci siamo “beccati” anche una multa per divieto di sosta ad Angra do Heroismo e dobbiamo andare alla locale stazione di polizia e pagare 60 euro a macchina. Ma rimandiamo a domani il versamento. Ci aspetta una carbonara con le zucchine, accompagnata dal solito buon vino locale.
Piero

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