Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

sabato 3 ottobre 2015

Alla ricerca della manta perduta

28/09/2015: Raiatea Taha'a
Per dare un senso al titolo di questo capitolo del diario di bordo, bisogna fare un passo indietro e partire da domenica mattina, il 27 settembre, quando dopo aver fatto la spesa per rifornire la cambusa, e aspedito foto a parenti e amici via internet per mostrare le immagini più belle di Huahine, si parte per Taha'a,la terza tappa del nostro viaggio fra le Isole della Società. Nell'ultimo snorkelling prima di levare l'ancora, tra un corallo e l'altro, avevamo intravisto alcune razze ferme sul fondo marino, con la loro lunga coda, Meglio non avvicinarsi, suggerisce Paolo, perché quando si arrabbiano la usano come una frusta per cacciare gli intrusi. Domani invece sarà diverso, a Taha'a incontreremo le mante, molto più grosse ma molto più innocue, conclude il "comandante". Domenica mattina dunque, lasciamo Huahine con la curiosità di vedere da vicino questi bestioni che girano con la enorme bocca spalancata per catturare il plancton di cui si nutrono. Cinque ore di navigazione, da est a ovest, quasi tutte di bolina perché si va controvento. E’ l'andatura più scomoda per chi é a bordo, ma anche quella più affascinante, con la barca inclinata di 20/25 gradi e continue virate per arrivare alla "passe", il punto in cui é possibile superare la barriera corallina ed entrare nella laguna che circonda l'isola. Per fortuna il mare é tranquillo. Arriviamo nella baia di Haamene nel primo pomeriggio di domenica e gettiamo l'ancora davanti a un' isoletta, il motu Mahae. é privato ma Enrico, Vella ed io, decidiamo di andare ugualmente a visitarlo: con 500 franchi polinesiani, cioè 4 euro a testa, ci fanno ormeggiare il gommone e ci danno anche tre sdraio per goderci il panorama della vicina barriera corallina. Il terreno sabbioso é molto curato, c'é un'area attrezzata per cucinare alla griglia il pesce e persino una rete per giocare a pallavolo. Bisogna solo stare attenti a che non ti cada in testa un cocco quando si stacca dalla cima di una delle tante palme sparse sull'isoletta. La sera la cuoca di bordo ha preparato un ottimo arrosto, condito da verdura mista ripassata in padella: dopo cena controlliamo sulle carte nautiche il modo migliore per arrivare al punto in cui si troverebbero le mante, secondo il portolano. Non sarà facile perché all'interno della laguna c'é poco fondo e si va molto adagio, ma con l'aiuto degli strumenti di bordo, la mattina di lunedì arriviamo sul posto, dopo aver fatto un breve salto a terra nel paesino di Patio per rifornirci di pane, latte e verdura fresca. Il luogo indicato dal portolano si trova fra la punta meridionale del motu Tehotu e la costa dell'isola, cinque miglia oltre il paese. Siamo vicini alla barriera corallina, sul bordo di un salto di roccia: l'acqua della laguna passa nel giro di poco spazio da quindici/venti metri di profondità a due/tre. A segnalare la differenza c'é il colore del mare, da blu scuro a verde chiaro. Dopo alcuni tentativi, Paolo ed Enrico riescono a trovare il punto giusto in cui gettare l'ancora, senza rischiare di sbattere con la chiglia contro qualche corallo. Finalmente ci si può tuffare, con maschera e pinne, alla ricerca della manta, ma nessuno riesce a individuarla. Enrico, Gianni e Piero, dopo una breve pausa per mangiare qualcosa, vanno con il gommone sul motu, che si trova poco distante dalla barca. Hanno visto un motoscafo fermo davanti a una capanna. Forse c'é qualcuno in grado di dare qualche "dritta" per trovare le mante, ma quando arrivano restano spiazzati: non c'é nessuna manta da queste parti, mai vista, dice un gentile polinesiano, che vive su questo isolotto insieme alla moglie. Si torna su Argentina per riferire la ferale notizia, ma Paolo non si rassegna e torna a tuffarsi per esplorare il fondo marino alla ricerca della manta perduta. Niente da fare e alla fine si torna a ormeggiare Argentina davanti a Patio. Resta il dubbio: chi ha detto la verità, il portolano o il polinesiano che vive sul motu? Meglio pensare a organizzare il programma di domani. Si potrebbe visitare una piantagione di vaniglia e un allevamento di perle. Sono il vanto dell'isola. In fondo c'é sempre tempo per cercare la "manta perduta" da qualche altra parte.

Piero

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