01/10/2015: Bora Bora
Pensavamo di andare direttamente da Taha'a a Bora Bora, ma al momento di partire per l'isola più famosa dell'arcipelago (scopriremo poi il perché), il comandante ci ha gelato: "prima, debbo fare un salto a Raiatea". Enrico e Paolo lasceranno li' la barca, quando fra dieci giorni rientreranno in Italia per qualche mese e vogliono sincerarsi che tutto sia a posto nel cantiere dove Argentina verrà "alata a secco", cioè tirata a terra, per chi non é padrone del linguaggio marinaro. La giornata del 29 dunque se ne va tutta per il sopralluogo al cantiere. Ne profittiamo per informarci sulle condizioni meteo: il mare é un po' agitato e il vento arriva da sud est. Noi dobbiamo andare verso nord ovest, quindi la barca verrà spinta da dietro.Tradotto, andremo ad una andatura di lasco, meno impegnativa di quella di bolina. Partiamo il 30 mattina e le previsioni si rivelano esatte: la barca vola sull'acqua, ma un rollio continuo accompagnerà il nostro viaggio verso Bora Bora, perché le onde arrivano da sud ovest, cioè dal lato sinistro della barca. Entriamo nella laguna che circonda l'isola dopo tre ore e mezzo di navigazione e finalmente il rollio finisce. Nuvole che non annunciano niente di buono, coprono la cima del monte Pahia, un grande blocco di basalto ammantato dalla foresta pluviale, posto al centro dell'isola. Quando il tempo é bello, é visibile da molto lontano e rende subito riconoscibile Bora Bora per il suo caratteristico profilo. é l'ora di pranzo: Enrico suggerisce di mangiare in coperta, al riparo del tendalino, ma arriva la pioggia e Vella se la prende tutta, perché è seduta nell'unico angolo non riparato. Delizie della vita in barca, dove bisogna fare attenzione a ogni dettaglio per non finire con il mandare qualche accidente al dio del mare. Diciamoci la verità: fra coloro che hanno vissuto per poco o tanto tempo su Argentina, chi non ha mai dato una "capocciata" alla sbarra che sta sopra l'ingresso nella dinette? oppure una botta al ginocchio quando si scende lungo la ripida scaletta per andare sottocoperta? o un'incornata del piede al pedalino dell'acqua sotto il lavello in cucina? E mi fermo qui per non disamorare chi vuole seguire Paolo ed Enrico nelle prossime tappe del loro entusiasmante giro del mondo. Naturalmente scherzo,pero'... Il pomeriggio del 30 passa per fare la spesa e visitare il paese davanti al quale é ormeggiata Argentina. Visto che il tempo non accenna a migliorare decidiamo per il giorno dopo, il 1 ottobre, di esplorare l'isola da terra, con una bicicletta, sulla strada che corre lungo la costa. Ci danno in affitto degli esemplari un po' antiquati, senza freni al manubrio. Per frenare bisogna spingere indietro i pedali. Operazione complicata, che costa presto una scivolata a Gianni, con relativa escoriazione al ginocchio e al gomito. Niente di grave, ma la gita viene interrotta e sono costretto a rimandare la ricerca del motivo per cui quest'isola é diventata la più famosa dell'arcipelago polinesiano. Se ne riparla al prossimo appuntamento.
Piero
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