Cari amici ecco il nuovo blog  che vi racconterà il viaggio intorno al mondo di Argentina con Paolo ed Enrico.
Ringrazio Edoardo Scotto che lo ha realizzato e lo aggiornerà con il diario di bordo insieme a Renato. Saremo così in contatto con tutti coloro che vorranno seguirci nella nostra avventura. Come probabilmente saprete, dopo la prima traversata atlantica con Enzo, Argentina ha dovuto aspettare qualche anno gravato da problematiche varie,dubbi e incertezze prima di poter riprendere il largo.Nel frattempo su Argentina sono state apportate tante migliorie la cui realizzazione mi ha comportato un anno di intenso e faticoso lavoro. Eccoci quindi pronti a" respirare il vento degli Alisei",come dice la frase di H.Martinson, ma partendo da una convinzione intima di ricerca di se stessi. Frase sicuramente abusata da chi è sempre in cerca d'avventura in qualsiasi campo sia esso mare,montagna o quant'altro. E' per questo motivo che invece di aprire il blog con una foto "gagliarda e potente" apriamo con una foto raccolta e meditativa: la foto di Argentina all'ancora in una baia di una piccola isola greca " Kyra Panagia" dove è situato il Monastero ortodosso omonimo abitato da un monaco solitario. L'anno scorso quando abbiamo visitato il monastero mi sono fermato in un punto panoramico e dall'alto ho visto Argentina, sola, racchiusa in questa magnifica insenatura ed ho provato una sensazione intima, di raccoglimento, probabilmente esaltata anche dal luogo. Credo che questo spirito,questa sensazione mi accompagnerà durante la nuova lunga avventura.
Buon viaggio e buon vento a tutti gli amici che navigheranno con noi e buona lettura a tutti quelli che ci seguiranno da lontano e che incontreremo ogni anno al nostro "Argentina Party".
Ciao a tutti. 
Paolo.

sabato 3 ottobre 2015

Un battesimo del fuoco, anzi dell'acqua

22/09/2015: Huahine
"Quanto ci vorrà per arrivare a Huahine?" chiedo con aria fintamente disinteressata. E' l'ora di pranzo del 21 settembre, siamo appena tornati da una breve escursione a terra nell'isola di Mo'orea, per arrivare in fondo alla baia d'Opunohu, dove è ormeggiata Argentina e dove nel 1984, hanno girato alcune scene del film sull'ammutinamento del Bounty, e stiamo per "azzannare" un piatto di spaghetti al tonno. "Ma - risponde pensieroso Paolo - ci sono 85 miglia da fare, le previsioni meteo dicono che non ci sarà un vento molto forte, meglio viaggiare di notte". Guardo con un sorriso Gianni: questo viaggio è il suo battesimo del fuoco, anzi dell'acqua, e non si aspettava di dover affrontare subito la prima notte di navigazione su una barca. Paolo lo rassicura: "dovremmo farcela in 12, 14 ore al massimo se il vento ci assisterà". Alle sei del pomeriggio, dopo un bagno ristoratore con maschera e pinne per osservare il variopinto mondo sottomarino, lasciamo Mo'orea, con le vele spiegate. E' l'ora del tramonto, uno spettacolo da togliere il fiato. Le fotografie si sprecano. Vella ha preparato per cena uova sode e patate lesse, così evita di dover scendere sottocoperta per cucinare durante la navigazione. Un modo per evitare il mal di mare. Poi si sistema con un cuscino dietro la testa, appoggiata allo schienale della panca, nel pozzetto all'aria aperta, a scrutare le stelle alla ricerca della croce del sud. Gianni resta seduto imperterrito di fronte a lei, convinto di farcela a resistere al mal di mare senza particolari accorgimenti; io saluto tutti e vado a stendermi sul letto in cabina, a scopo preventivo. Alle otto di sera, dopo aver mangiato, Paolo ed Enrico stabiliscono i turni di guardia al timone per evitare che vada fuori rotta. Comincia Enrico: andrà avanti fino a mezzanotte, poi Paolo fino alle 4 del mattino e di nuovo Enrico fino alle sei, quando si conta di essere tutti svegli, ormai in vista di Huahine. Ma il vento comincia a fare subito i capricci: è ballerino, non viene sempre dalla stessa direzione e per giunta l'onda, mano a mano che entriamo in mare aperto, diventa sempre più alta. Il timone automatico segue il vento e perde spesso la rotta. Noi dobbiamo andare verso nord ovest e finché il vento arriva di traverso, da est o nord est, va bene ma quando arriva da sud est, cioè da dietro la barca, allora sono guai. Per mantenere la rotta bisogna andare avanti a zig zag e i tempi si allungano. Gianni, verso l'una e mezzo di notte, alza bandiera bianca e lascia Paolo da solo a fare la guardia. Va in cabina a cercare di dormire, ma poco dopo si sente uno strano rumore: il timone automatico non funziona più e Paolo deve intervenire. Si è rotto un bullone ma il capitano trova il modo di rimettere in sesto la baracca con uno dei suoi proverbiali miracoli. Si riparte, ma il vento comincia a calare e si va avanti a rilento. Unico vantaggio, cala anche di intensità l'onda, ma i tempi si allungano sempre di più. Verso le cinque del mattino, salgo nel pozzetto per un appuntamento che non voglio perdere: l'alba. E quando mi ricapiterà più di assistere a uno spettacolo simile, in mezzo ad un oceano, mi sono detto. Tutti gli altri dormono, tranne Enrico ovviamente, che sta facendo il suo turno di guardia. Con l'arrivo della luce si intravede in lontananza l'isola dove siamo diretti, ma Enrico mi gela: ci vorranno almeno altre sei ore se non di più, per arrivare. La notte insomma non basta, occorrerà tutta la mattinata successiva, a causa del vento ballerino e per giunta diventato anche troppo leggero. Bevo un caffè e torno a stendermi in cabina, con la soddisfazione di essere stato l'unico dell'equipaggio a godermi l'alba sull'Oceano Pacifico.
Alle otto, torno nel pozzetto e trovo tutti lì che aspettano un ordine dello skipper, quello di accendere il motore: il vento ormai è diventato un refolo e la randa svolazza senza riuscire a raccogliere neanche quello. Finalmente alle dieci, l'ordine arriva e alle tredici, dopo 19 ore di navigazione, riusciamo a farcela: l'ancora viene calata in una baia incantevole, nell'isola di Huahine, la nostra seconda tappa del tour polinesiano. Nella lingua locale Huahine significa "il sesso delle donne". Sono proprio curioso di sapere perché gli abitanti hanno chiamato la loro isola proprio così, ma questo lo scopriremo la prossima volta.

Piero

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